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FORMAZIONE

Da dove nasce il bisogno di aggregarsi sui social network?

Come promuovere un cambiamento condiviso

di Iolanda Caponata
30 Agosto 2013

I profondi cambiamenti che hanno modificato la società italiana nei suoi aspetti sociali, economici, culturali e professionali hanno trasformato anche il sistema formativo e didattico offerto dalla scuola, chiamata a rispondere alle nuove esigenze imposte dalla società della conoscenza e scaturite dall'avvento delle nuove tecnologie, di nuovi linguaggi e nuovi modi di comunicare e di apprendere, di nuove pratiche sociali
È ormai opinione in gran parte condivisa che l’utilizzo delle TIC nella didattica favorisca un approccio innovativo e coinvolgente ai contenuti curricolari delle varie discipline. L'obiettivo di una didattica così strutturata è quello di fornire ai nostri ragazzi un bagaglio di competenze culturali e pratiche, così come raccomandato dall'Unione Europea [1], che potranno facilitare il loro inserimento nella società.
Si tratta non solo di diffondere più rapidamente le TIC nella pratica didattica, ma di consentirne un'efficace utilizzazione sia da parte dei docenti sia da parte degli studenti, al fine di ridurre il divario tra nativi digitali e immigrati digitali. Superato, infatti, il dualismo fra cultura tradizionale e cultura globalizzata, i docenti si sono dovuti impegnare a promuovere un percorso formativo volto alla conquista di tre obiettivi: l'acquisizione delle competenze, la capacità d'individuare il possibile e miglior utilizzo dei new media come supporto all'insegnamento curricolare, e la capacità di un utilizzo critico degli stessi. L'introduzione della LIM, i progetti nazionali DIGIScuola e Cl@ssi2.0, i corsi di formazione Didatec, tanto per citarne alcuni, rappresentano in questo senso il percorso intrapreso al fine di adeguare le conoscenze, in ambito comunicativo mediale, dei docenti che non possono più ignorare il "digital divide", spesso causa del fallimento della scuola stessa.

Al di là dei programmi di formazione e di aggiornamento che necessariamente s'impongono, ma che mirano principalmente a fornire strumenti e tecniche, ai docenti è stato chiesto di mettere in discussione il loro modo di fare didattica, il modo di porsi di fronte a una "platea generazionale" sollecitata da stimoli esterni, frutto di una cultura ormai globalizzata, e con la quale è necessario stabilire nuovi stili comunicativi.
L'impresa non è semplice, e non tutti sono disposti ad affrontare il cambiamento; bisogna, inoltre, tener conto che non tutte le scuole sono dotate delle stesse tecnologie: in alcune ancora deve fare il suo ingresso la LIM, in altre già si programmano le attività didattiche con l'utilizzo dei tablet e degli iPad. Credo, e lo affermo per esperienza personale, che sia proprio da queste differenze che nasce il senso d'isolamento di alcuni insegnanti: sentirsi non adeguati all'interno di una scuola che cambia, lavorare con colleghi che non vogliono cambiare o in una scuola non ancora predisposta al cambiamento. Nasce, secondo me, da questi presupposti il bisogno di creare reti sociali basate su relazioni professionali, reti che rompano il senso di isolamento provato da coloro i quali ancora non hanno potuto adeguarsi per le carenze tecnologiche della propria scuola o per la difficoltà di trovare colleghi con cui progettare una didattica innovativa.

Questi presupposti ci hanno indotto a fondare i gruppi "Docenti virtuali" e "Insegnanti 2.0"  su Facebook. Le numerose richieste d'iscrizione giunte in pochissimo tempo sono state, per noi amministratori, la conferma di quanto sia viva l'esigenza d'incontrarsi all'interno di una community  che cammina verso la stessa direzione: apprendere per rimodulare una nuova identità professionale.
I membri iscritti hanno dato vita a uno spazio definito da Giuseppe Riva di "interrealtà" [2] in cui è possibile discutere, confrontare, modificare le proprie esperienze o realizzarne nuove grazie alla dinamicità della rete. Tra gli iscritti sono presenti docenti che hanno già grande esperienza in termini di didattica web 2.0, tanto da aver apportato contributi che li hanno visto impegnati in sperimentazioni innovative con i mondi 3D o con la robotica, e docenti che cercano supporto e consigli perché, dal prossimo anno scolastico, avranno la LIM in classe e non si sentono all'altezza di poter affrontare in modo costruttivo il lavoro che sono chiamati a svolgere.

Colmare le differenze, gli stili d'insegnamento, le differenze territoriali che, inutile negarlo, ci sono; recuperare la motivazione in coloro i quali si sentono soli nell'affrontare le nuove metodologie didattiche che ormai s'impongono nella pratica quotidiana, tentare di avvicinare i più scettici per indurli al cambiamento, sono queste, a mio avviso, le motivazioni che spingono i docenti ad unirsi on line sui social network. Utile citare, a questo punto, le parole di Riva: "Le reti sociali sono anche in grado di trasformarsi in «COIN - COllaborative Innovation Network» (rete collaborativa creativa) quando i suoi membri si caratterizzano per un’elevata motivazione condivisa in grado di guidare l’azione dei membri del gruppo. Quando ciò avviene, la rete sociale si trasforma in un gruppo creativo in grado di produrre nuovi prodotti, nuovi concetti, nuove idee. La condizione necessaria per lo sviluppo di una rete creativa è l’instaurarsi di un’esperienza ottimale di gruppo – definita “Networked Flow” - nella quale l’intenzione soggettiva diventa collettiva, ovvero in grado di guidare l’azione dei membri del gruppo." [3]   

Produrre nuove idee, sperimentare nuove situazioni, promuovere un cambiamento condiviso sono i principali obiettivi prefissi dai due gruppi e non è un caso se, all'indomani del meeting Docenti virtuali e Insegnanti 2.0 tenutosi a Nicolosi, in Sicilia, il 25 ed il 26 luglio scorsi e voluto per dare un volto concreto ad una realtà virtuale che ormai costituisce un punto di riferimento per tutti gli iscritti, i risultati del sondaggio di gradimento proposto hanno confermato che la strada intrapresa è quella giusta. Dei partecipanti all'evento il 53,57% non appartiene a nessuna delle due community, l'87,14% ha dichiarato di ritenere utile, per la propria crescita professionale, essere membro di una comunità su Facebook e il 98,57%  parteciperebbe a un futuro meeting proposto dagli stessi organizzatori. Ma le risposte che abbiamo ritenuto più significative le abbiamo trovate tra i suggerimenti:

  • "Sarebbe interessante censire le provenienze in modo da potersi ricontattare magari a livello provinciale per corsi/incontri di formazione/sviluppo di progetti".
  • "Fare pratica personalmente delle tecniche, dei programmi, delle piattaforme per saper bene applicare in classe tali innovazioni".
  • "Prevedere una fase operativa - interattiva con le diverse tecnologie didattico - multimediali"- "Preventivare uno "spazio" per dei dibattiti e dei laboratori".
  • "Prevedere delle sessioni parallele durante le quali il docente e/o i formatori possano scambiarsi le proprie esperienze".
  • " artecipare a laboratori di applicazione di mezzi e metodologie proposti".

È presente dunque il desiderio di partecipare, ma anche quello di aggregarsi, è sentita la necessità di incontrarsi per discutere tematiche che, inevitabilmente, coinvolgono tutta la classe insegnante e, cosa più importante, c'è la richiesta di approfondire, provare, sperimentare e cambiare.
Cosa abbiamo appreso dall'esperienza del meeting? Il valore aggiunto dei social network sta nella possibilità di sviluppare nuove opportunità di fruizione e diffusione del sapere perché hanno il merito di mettere in contatto le persone, consentendo loro di interagire all’interno di un contesto comunicativo condiviso, immediato e globale. Allora ci si chiede: è possibile considerare "i social network" come comunità di apprendimento?

Il Prof. Domenico Lipari [4] individua i seguenti elementi come caratterizzanti una “comunità di pratica”:

1) condivisione dell’esperienza;
2) prossimità comunicativa;
3) spontaneità ed informalità delle relazioni;
4) cooperazione;
5) improvvisazione;
6) narrazione;
7) identità.

I social network e, nello specifico, Facebook, li includono tutti: gli insegnanti possono raccontare e riflettere sulle loro attività, condividere progetti, sperimentare nuove metodologie e contenuti, collaborare, fornire supporto attraverso il suggerimento di approcci didattici innovativi ai colleghi, membri in un ambiente spontaneo ed informale. Tale scenario offre la possibilità ad ogni singolo di diventare “un emittente” in grado di aggregare un certo numero di "seguaci" che sommato a quello degli altri utenti acquista un importante rilievo per lo sviluppo professionale di ciascuno. Tale scenario offre la possibilità ad ogni singolo di diventare “un emittente” in grado di aggregare un proprio seguito che, se considerato come unico, appare irrilevante ma sommato a quelli degli altri utentiacquista un importante rilievo per lo sviluppo professionale di ciascuno. La formazione e l’aggiornamento, dunque, non più percepiti come percorsi da seguire in modo formale, ma sviluppati dagli stessi insegnanti per gli insegnanti promuovendo una nuova forma di apprendimento “dal basso”, questo è ciò che stanno facendo, da un anno e mezzo a questa parte, i partecipanti dei nostri due gruppi.


Note

[1] http://ec.europa.eu/europe2020/pdf/nd/csr2013_italy_it.pdf

[2] Giuseppe Riva, I social Network, Il Mulino, Bologna, 2009

 
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