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8 Dicembre 2012

Wooranna Park Primary School: l’avventura di imparare

Cos’è cambiano in Australia i paradigmi dell'istruzione

di Leonardo Tosi

La Wooranna Park a Melbourne in Australia, come tutte le scuole dello stato di Victoria, accoglie alunni dal livello preparatory fino alla classe sesta. Il ciclo della primaria inizia con la prima (alunni di 6-7 anni) e termina in sesta (11-12 anni).
La scuola ha completato nel 2005 un primo processo di rinnovamento degli ambienti scolastici iniziato nel 1997 con il supporto del Governo dello stato di Victoria. Dal 2005 è iniziata una seconda fase di re-design degli spazi condotta in collaborazione con Mary Featherston, interior designer, attraverso un percorso partecipativo a cui hanno preso parte anche gli alunni delle classi quinte e seste.
La scuola, che si colloca in un’area socio-economica depressa nelle periferie di Melbourne con alunni di diverse nazionalità e ceppi linguistici, è stata considerata un caso-pilota per una più ampia iniziativa volta a ridisegnare gli spazi per la didattica. Nel 1971, quando è stata costruita, la scuola era costituita da due edifici percorsi da lunghi corridoi che conducevano ad aule separate. Nel tempo la scuola ha intrapreso un percorso di ristrutturazione radicale con l’intento di superare il cosiddetto modello “one-size fits all”, in cui tutti gli alunni sono impegnati simultaneamente nello stesso tipo di attività didattica utilizzando gli stessi strumenti di lavoro in uno spazio comune. Si è tentato così di sviluppare una nuova configurazione degli spazi che andasse oltre il tradizionale approccio “cells and bells” (aule e campanelle) con alunni costretti a stare pressoché immobili al proprio banco per lunghi periodi. In passato era sempre stata la componente “bells”, la campanella, a scandire il tempo-scuola, a delimitarlo rispetto alla “ri-creazione”, il recupero delle forze, l’esplosione dei movimenti trattenuti. Gli spazi aperti e gli arredi flessibili degli ambienti della Wooranna Park School hanno fatto cadere la separazione tra i contesti formali e quelli informali in un’ottica di continuità e complementarietà. Niente più spazi di passaggio, di transito, ma spazi abitabili, utilizzabili durante lo svolgimento delle attività didattiche, per il relax, per lo studio, per la lettura, per il confronto. In questa dimensione lo stesso movimento è una componente da accogliere a integrare ai fini di un efficace apprendimento. La mattina invece di entrare in aula e aspettare il docente, gli alunni iniziano subito le loro attività in base al loro piano di studi, il Personal Learning Plan, concordato e aggiornato assieme al proprio tutor. Ogni giornata di scuola è articolata su diversi tipi di attività: workshop, attività tra pari o supportate da un tutor, lavoro di gruppo, incontri individuali col docente. Infatti il docente, non essendo impiegato per tutto il tempo a gestire e controllare il gruppo-classe, può dedicarsi maggiormente alla progettazione e all’organizzazione delle attività, al supporto di situazioni specifiche, ad aiutare piccoli gruppi, a dare suggerimenti o chiarimenti.


Il modello pedagogico si ispira alla scuola-laboratorio di Malaguzzi, in cui i processi di ricerca degli alunni e degli adulti si intrecciano e si evolvono quotidianamente. Il modello della scuola – ci spiega il dirigente scolastico Raymond Trotter – è esplicitato in un documento-manifesto chiamato la Raison d’etre. Esso prevede sei aree principali: principi per l’apprendimento, pratiche educative, valutazione, strutture organizzative, ambienti fisici, paradigma teorico. Un aspetto fondamentale è l’apertura verso l’esterno secondo il concetto di Basecamp, utilizzato da Valerie Hannon per rappresentare un’idea di una scuola che si pone come “ecosistema di apprendimento” in grado di valorizzare l’esperienza e i contesti autentici del mondo reale (Key Trends in Redesigning Education to Engage Learners ). La scuola riconosce e valorizza il fatto che l’apprendimento avviene anche in altri luoghi, in altre agenzie di apprendimento, grazie all’intervento di agenti ed esperti esterni. Gli elementi acquisiti nel contesto esterno sono ricondotti nella scuola all’interno della struttura formale dei saperi attraverso attività di condivisione, analisi, elaborazione, sintesi, concettualizzazione, espressione, valutazione.
Fin dall’inizio è stato chiaro che questo modo di organizzare l’attività didattica richiedeva un diverso ambiente di apprendimento. Gli spazi non potevano più seguire la configurazione frontale docente/cattedra più alunni/banchi disposti in file; era necessaria una riconfigurazione totale. Gli alunni avevano bisogno di accedere costantemente agli strumenti e ai materiali di lavoro, di potersi muovere, di poter godere di ambienti adatti alle attività da svolgere e ai progetti assegnati da completare.
La scuola ha deciso di procedere per gradi ristrutturando via via ampie aree dell’istituto e integrando gradualmente modelli pedagogico-didattici, anche sperimentali, indirizzati specificamente al target di alunni coinvolti.
Il paradigma che sta alla base della rivoluzione degli ambienti della Wooranna Park è quello esplicitato recentemente da Sir Ken Robinson nel video-manifesto dal titolo “Changing Education paradigms”, visto online su Youtube oltre 9.000.000 di volte.


Un primo intervento nella direzione del nuovo paradigma, nel 1997, ha portato alla definizione delle Autonomous Learning Unit per gli alunni di classe quinta e sesta. Tutti gli alunni sono stati riuniti sotto la conduzione di un team unico di docenti. I muri delle aule delle quinte e seste classi sono stati abbattuti e gli arredi tradizionali sono stati sostituiti da strutture moderne, comode e flessibili. Ciascun alunno ha avuto l’opportunità di negoziare il programma scolastico assieme ai docenti adeguandolo alle proprie propensioni ma nel rispetto degli obiettivi nazionali di apprendimento. Sono stati introdotti obiettivi settimanali da concordare con il proprio home teacher, da sviluppare poi in attività didattiche individuali, collaborative o per progetto. Gli alunni, negli ultimi due anni del ciclo, vengono aiutati a sviluppare un approccio autonomo e responsabile (la scuola si ispira all’Autonomous Learner Model di George Betts) verso il proprio percorso di apprendimento personalizzato. Ogni alunno sa cosa ci si aspetta da lui, il supporto su cui può contare e gli obiettivi da raggiungere.
Lo stretto rapporto tra la scuola e le università del territorio ha permesso lo sviluppo di una serie di progetti volti al miglioramento degli apprendimenti in ambiti curricolari specifici. Ne è un esempio il programma di Geocaching, realizzato in collaborazione con i ricercatori della Deakin University con l’obiettivo di migliorare i risultati nell’ambito della spatial visualization e dei measurement concepts. Le lezioni realizzate nell’ambito dell’iniziativa sono state pubblicate e messe a disposizione dei docenti delle altre scuole.
Accanto alla struttura generale degli ambienti di apprendimento la Wooranna Park School ha iniziato a sviluppare piattaforme specifiche di apprendimento (Stimulating Learning Platforms) avvalendosi della collaborazione degli alunni e della loro immaginazione per creare situazioni strettamente legate alle esperienze reali. La prima piattaforma è stata la “nave del dragone” (Dragon Boat) realizzata per i bambini del secondo anno mentre la seconda iniziativa in questa direzione è la creazione di una “nave spaziale” (Spaceship) prevalentemente per gli alunni del terzo anno.
La Dragon Boat è organizzata in aree differenziate (Science ICT, Workshop Area, Reading Cubby and Dark Room) ed è dotata di computer e connessione in Rete per permettere l’utilizzo di Google Sea come ambiente simulato di navigazione. I viaggi immaginari (che per la piattaforma del terzo anno avverranno nello spazio) diventano pretesti per esplorare, affrontare situazioni problematiche e cercare soluzioni che implicano l’utilizzo di conoscenze e abilità matematiche e scientifiche. Oltre a familiarizzare con i concetti di distanza, velocità, rotazione, tempo ecc. gli alunni imparano anche l’alfabeto morse e la comunicazione attraverso simboli e segni (sull’esempio delle bandiere nautiche e marittime). Grazie a un monitoraggio condotto dalla Monash University la scuola la scuola conoscerà presto anche l’impatto specifico sugli apprendimenti dell’uso delle stimulating learning platforms e dunque deciderà come estendere le piattaforme anche agli altri livelli.


Oggi circa il 70% del tempo è impegnato in apprendimento autonomo o nelle attività delle Small Learning Communities, gruppi di alunni che lavorano in modo collaborativo in base a quanto assegnato dal docente. Gli spazi della scuola sono differenziati e flessibili ma personalizzati rispetto all’età degli alunni che accolgono: nel primo anno è favorito l’approccio del gioco e l’attività esperienziale; nei livelli più alti subentrano ambienti di lavoro per progetti, piccoli teatri, spazi aperti e veri e propri mini-studios di lavoro predisposti con arredi flessibili e sedili morbidi ed ergonomici.
Negli ultimi anni la scuola ha introdotto in modo capillare tecnologie digitali e di rete. L’uso di iPod e blog ha facilitato l’integrazione tra le attività didattiche e il mondo esterno. Strumenti di videoconferenza sono utilizzati in classe per interloquire direttamente con esperti esterni. Nelle classi quinta e sesta è stato attivato un Autonomous Learners Group e gli alunni hanno potuto dialogare con il professor Stephen Heppell, docente di New Media Environments (presso la Bournemouth University), che ha introdotto l’iniziativa. In questo caso tutti gli alunni dei due livelli hanno la possibilità di partecipare al gruppo per sviluppare senso di responsabilità e competenze di gestione autonoma dei propri percorsi. La capacità di comprendere gradualmente le proprie propensioni e valorizzarle in un’ottica di apprendimento lungo tutto l’arco della vita è considerato un aspetto prioritario specialmente per gli alunni che si apprestano a terminare il ciclo scolastico.
Se volessimo usare un termine di grande attualità e ragionare in termini di “valore aggiunto” potremmo dire che la scuola garantisce elevati standard di apprendimento considerando in particolare il contesto socio-culturale-economico in cui si colloca. Questo risultato è stato confermato nel corso degli anni attraverso le prove dell’Achievement Improvement Monitor (AIM) (le prove di valutazione nazionali dello stato di Victoria prima del 2008) e poi attraverso il National Assessment Program – Literacy and Numeracy (NAPLAN). In un’ottica di valorizzazione e completa trasparenza rispetto alla comunità territoriale, la scuola ha attivato iniziative di valutazione (aggiuntive rispetto alle prove nazionali) focalizzate sulle competenze di calcolo, lettura e problem solving in particolare delle classi del terzo, quarto, quinto e sesto anno. Tali iniziative rientrano nell’ambito di un’iniziativa sviluppata con il supporto della Melbourne University per diffondere la cultura della valutazione all’interno della scuola, sulla base del modello PLT (Professional Learning Team) messo a punto da Patrick Griffin, direttore dell’Assessment Research Centre presso l’Università di Melbourne.
La Victorian Schools Innovation Commission considera la Wooranna Park School come un caso esemplare in grado di costituire un framework di riferimento per tutte le scuole dello Stato, un modello internazionale. Infatti la graduale sostituzione degli ambienti scolastici configurati per la didattica frontale con spazi aperti e progettati per favorire attività di apprendimento diversificate è una priorità per lo stato di Victoria, che si prefigge di ricostruire o rinnovare tutte le scuole dello stato entro il 2017. A questo scopo il Dipartimento per l’Istruzione ha commissionato un documento guida per gli edifici scolastici del nuovo millennio che evidenzia tre tipologie di “zone” per la didattica: riflessiva, creativa ed interattiva. Le aree di tipo riflessivo favoriscono lo studio indipendente, la ricerca, la lettura, mentre le aree creative e interattive sono costruite per la negoziazione in gruppi più o meno ampi.
Se nel secolo scorso gli edifici scolastici avevano una configurazione piuttosto standard e consolidata nelle caratteristiche fisiche – dice Viv White della Victorian Schools Innovation Commission – oggi un istituto scolastico è visto prima di tutto come un ambiente da abitare, in cui convivere, apprendere e lavorare, sia per i ragazzi che per gli adulti”. “L’ambiente fisico non influisce solo sull’efficacia dei processi di insegnamento e apprendimento, ma crea anche le condizioni per l’esplorazione, l’espressione, la riflessione…”.
Tutto il governo australiano si è dimostrato particolarmente sensibile alla necessità di rinnovamento degli spazi per la scuola. Assieme al piano nazionale per l’educazione digitale DER (Digital Education Revolution) il piano per la ristrutturazione e la costruzione di nuovi edifici scolastici BER (Building the Education Revolution) è una delle iniziative più imponenti che hanno caratterizzato la politica educativa australiana degli anni recenti.
In occasione di un seminario organizzato recentemente proprio dal Department of Education and Early Childhood Development australiano, uno dei maggiori esperti in ambito di design innovativo e tecnologie per la scuola, Prakash Nair, ha indicato le caratteristiche della scuola per gli anni a venire: “ogni studente riceverà un’istruzione personalizzata, apprenderà cose diverse in tempi diversi, in ambienti differenziati e in modi diversi rispetto alle altre persone”.

 

Si ringrazia il Dirigente Scolastico della Wooranna Park Primary School, Raymond Trotter, per la collaborazione, per i contenuti e le informazioni messe a disposizione.