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indireinforma

27 Febbraio 2013

La didattica di domani alla prova delle scuole italiane

Future Classroom Scenarios: la sperimentazione del progetto europeo iTec, in collaborazione con European Schoolnet

di Leonardo Tosi

Recenti monitoraggi, svolti in ambito nazionale ed internazionale, hanno evidenziato ancora il forte radicamento della lezione cattedratica nella pratica educativa quotidiana.
Dai quesiti proposti dalla C.M. 101/2011 emerge che nel 76% delle scuole (hanno partecipato alla rilevazione 4.436 istituzioni scolastiche tra istituti comprensivi e circoli didattici per un totale di 60.084 classi) la modalità didattica più diffusa è la lezione frontale.

 

Fonte: Esiti del monitoraggio sulle Indicazioni (art. 1, c.4 DPR 89/2009) (MIUR, 2012)

 

Anche nell’ultima indagine internazionale sull’insegnamento e l’apprendimento (TALIS, Teaching And Learning International Survey) emerge una certa predilezione per i metodi tradizionali d’insegnamento contraddistinti da lezioni frontali e da un insegnamento di stampo verbale. Evidentemente le conquiste della scienze cognitive non sembrano ancora aver trovato uno spazio adeguato nelle pratiche di tutti i giorni.

 

Fonte: TALIS: Creating Effective Teaching and Learning Environments (OCSE, 2008)

 

Esiste sicuramente una difficoltà legata all’eredità di un modello di scuola che si è consolidato nel dare risposte ad una società, quella industriale, in cui la conoscenza era una risorsa rara e la necessità prioritaria era quella di dotare il più ampio numero possibile di giovani di un corpus di conoscenze uniformi. In questo senso era evidente l’enorme potenzialità del libro in grado di garantire, nella sua sequenzialità testuale, un corpus unico e compiuto di nozioni e conoscenze facilmente trasferibili a una moltitudine indistinta di utenti. In questo sistema le informazioni venivano facilmente codificate in un volume, lasciando poi ai ragazzi il compito di acquisire le conoscenze e restituirle nei momenti della verifica.

Lezione frontale, testo alfabetico unico e programmi ministeriali erano i cardini di un modello standard perfettamente controllabile e funzionale alle esigenze della società industriale.
Oggi che l’informazione è liberamente accessibile e le competenze richieste dalla società della conoscenza sono completamente diverse, la scuola, pur tra mille difficoltà, sta affrontando un processo di profondo cambiamento sia grazie a iniziative promosse a livello centrale e/o regionale, sia attraverso iniziative autonome che trovano nella rete tra scuole sempre più spesso una formula di successo. Viene da chiedersi come sia possibile, in questo contesto, contribuire a facilitare il passaggio dalla tradizionale didattica ex- cathedra a una didattica attiva centrata sullo studente. Oltre alla formazione un ruolo importante spetta alla sperimentazione e in particolare a quelle modalità in grado di favorire la trasferibilità su larga scala di nuovi paradigmi in grado di integrare l’utilizzo delle nuove tecnologie.

Il progetto iTEC propone una metodologia didattica basata sulla sperimentazione di scenari educativi e Learning Activity che propongono percorsi attivi di apprendimento con l’uso delle nuove tecnologie. Tale metodologia inverte il tradizionale ruolo docente/studente mettendo lo studente al centro del proprio percorso di costruzione delle conoscenze affidando all’insegnante il ruolo di guida, coach, facilitatore degli apprendimenti. Il seguente grafico evidenzia le “Learning Activity” del quarto ciclo di sperimentazione previste dal progetto. Le attività devono essere sviluppate dagli alunni sotto la guida del docente che, come evidenziato sull’asse verticale, svolge funzioni legate alla guida e alla facilitazione degli apprendimenti.

 

Fonte: Aalto University

 

La metodologia per scenari è stata elaborata e sperimentata nell’ambito del progetto coordinato da European Schoolnet grazie ad una partnership di università ed enti di ricerca europei (tra cui Indire, Università di Aalto , Università di Lisbona, Università di Namur, Futurelab) ed è sottoposta alla valutazione della Manchester Metropolitan University che, negli ultimi anni, ha valutato la ricaduta di alcuni dei più importanti processi di innovazione didattica supportati dalle tecnologie su larga scala (si veda ad esempio il noto “Evaluation of the Primary Schools Whiteboard Expansion Project” commissionato dal governo britannico). Nei primi tre cicli di sperimentazione oltre 60 classi di 34 scuole italiane hanno messo alla prova la nuova metodologia evidenziandone pregi e difetti e fornendo un prezioso contributo per la messa a punto di un approccio che ambisce a ridisegnare la didattica del terzo millennio.

In un’ottica di turn over tra scuole pilota (sono cinque i cicli di sperimentazione previsti dal progetto), le scuole italiane coinvolte nel quarto ciclo dei pilot europei sono 16.

Le scuole italiane che partecipano al quarto ciclo di sperimentazione iTEC All’inizio di ogni ciclo i docenti delle classi delle scuole iTEC si riuniscono in un seminario di start-up in cui iniziano a progettare le proprie Learning Story e pianificare le attività da svolgere con la propria classe. Il processo ha inizio da una serie di scenari di riferimento elaborati dai partner di progetto e successivamente “prototipati” per la sperimentazione dall’Università di Aalto in Finlandia. Tali scenari sono modelli riferiti a situazioni didattiche significative, i cui componenti includono: obiettivi di apprendimento, metodologie didattiche, configurazione degli spazi fisici, setting tecnologici, organizzazione del tempo- scuola, risorse e contenuti . Le risorse didattiche sono spesso rappresentate da persone fisiche (esperti, docenti di altre strutture, rappresentanti del mondo aziendale, compagni o colleghi ecc.).

 

 

Gli scenari, selezionati e modificati attraverso un rigoroso meccanismo condiviso tra ricercatori e docenti di diversi paesi europei, sono sviluppati in modelli sperimentabili e messi a disposizione dei docenti sotto forma di “Learning Activity”. Si tratta di una serie di attività didattiche da assemblare e riorganizzare attraverso un approccio narrativo ad opera del docente in base alla propria programmazione curricolare. In questo senso le attività didattiche sono la traduzione operativa degli scenari e la narrazione è il modo in cui i docenti si appropriano del modello. Ogni docente ha dunque la sua “Learning Story” di riferimento che rappresenta ex- ante uno strumento di pianificazione ed ex-post una modalitàagrave; narrativa per documentare il percorso di sperimentazione. Lo scenario è la componente strategica dell’intero impianto metodologico: esso ingloba gli orientamenti sovranazionali, nazionali e locali. In prospettiva è il punto di incontro tra le competenze chiave europee, le indicazioni (o linee guida) nazionali per il curricolo e l’espressione dell’autonomia scolastica e del curricolo di istituto. Particolare attenzione è riservata alle competenze digitali dei docenti attraverso un frame work europeo che sviluppa in chiave più operativa e vicina alla pratica didattica gli Standard UNESCO sulle competenze TIC dei docenti.

 

 

La “Learning Activity” è invece la componente più significativa in funzione del graduale capovolgimento del tradizionale paradigma didattico: da un approccio frontale prevalentemente legato alla lezione cattedratica a metodologie centrate sullo studente. Approcci per scoperta, percorsi individualizzati, attività di gruppo, contesti di realtà, integrazione di risorse esterne alla scuola, collaborazione a distanza, sono gli elementi che i docenti sono chiamati a sviluppare, col supporto delle tecnologie digitali, nello svolgimento delle attività curricolari. Il progetto mira ad affinare la metodologia nel corso di cinque cicli di ricerca- progettazione- sperimentazione- valutazione in modo da consegnare ai diversi paesi europei un modello in grado di accompagnare la scuola verso una didattica attiva supportata delle tecnologie digitali e di rete. Allo stesso tempo i risultati emersi saranno analizzati ed elaborati per fornire ai ministeri europei elementi in grado di orientare gli interventi di politica educativa lungo le direttrici di una innovazione sostenibile ed estendibile su larga scala.

 

Foto: Scuola San Giorgio di Mantova (credit G. Moscato)