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10 Maggio 2013

Mostra fotografica “L’obiettivo sulla scuola: il patrimonio fotografico scolastico”

di Elena Franchi

di Redazione

Articolo pubblicato in http://www.laricerca.loescher.it/

Una mostra fotografica, in cui bambini e ragazzi di molti anni fa ci fissano da immagini in bianco e nero o sono impegnati in attività didattiche in aula e all’aperto. Una banca dati, con software scaricabile gratuitamente, per la catalogazione di fotografie relative alla storia dell’educazione. Sono progetti dell’archivio storico Indire.

 

 verso la scuolaSanremo (IM), alunni in cammino verso la scuola, anni Sessanta.

 

Il patrimonio fotografico conservato dall’Indire ci racconta la storia della scuola attraverso le immagini. Si tratta di fotografie che ci trasmettono l’immagine più positiva della scuola: non la situazione reale della pubblica istruzione con tutti i suoi problemi, quanto l’immagine che la scuola voleva dare di sé, il suo punto di arrivo ideale.

Le origini dell’Indire risalgono al 1925, quando venne organizzata a Firenze la Mostra Didattica Nazionale per esporre materiale proveniente dalle scuole di tutta Italia e mettere in luce i primi risultati conseguiti dalla Riforma Gentile del 1923. Il materiale raccolto costituì il primo nucleo di una collezione permanente che diede origine al Museo Nazionale della Scuola, poi confluito nel Centro Didattico Nazionale. Il Centro Didattico Nazionale venne inaugurato nel 1941 dal ministro dell’Educazione nazionale Giuseppe Bottai nella nuova sede di Palazzo Gerini – dove ancora si trova l’Indire -, la cui sistemazione interna era stata affidata al noto architetto Giovanni Michelucci. È così che iniziarono a confluire a Firenze fotografie (oltre a oggetti e documentazione) dagli istituti scolastici di tutta Italia, fino a formare un archivio di circa 14.000 immagini, a testimonianza della vita scolastica compresa in un arco di tempo che va dagli inizi del Novecento alla metà degli anni Sessanta. Il riordino della fototeca Indire ha dato avvio a un progetto che è sfociato nell’elaborazione del database “Fotoedu. Archivio fotografico per la storia della scuola e dell’educazione”, che ha per fine la messa in rete dell’intero fondo fotografico. Il software “Fotoedu”, inoltre, sarà scaricabile gratuitamente dal sito di Indire e permetterà a scuole e istituti con patrimonio fotografico scolastico di catalogare le proprie immagini per mezzo di una scheda articolata, ma semplice, appositamente elaborata per rendere agevole la schedatura e la ricerca.

Una piccola selezione di questo materiale fotografico è esposta in una mostra a Firenze, ospitata nei locali dell’Archivio storico comunale e aperta fino al 24 maggio, dal titolo L’obiettivo sulla scuola. Immagini dall’archivio fotografico Indire, in cui sono stati messi a fuoco alcuni filoni principali relativi ad attività svolte in aula e fuori dall’aula.

1. Edilizia scolastica
Il percorso si apre con una sezione dedicata all’edilizia scolastica, caratterizzata, dopo l’Unità d’Italia, dall’utilizzo di locali di ogni genere, dai conventi ai magazzini. Nell’ultimo decennio dell’Ottocento si avvierà la costruzione di edifici ad uso esclusivamente scolastico, ma un’inchiesta del 1923 evidenziava come molte scuole fossero ancora “in aule disadatte, antigieniche ed insalubri”. La politica edilizia del fascismo si concentrò soprattutto sulla scuola secondaria, mentre gli anni Cinquanta videro lo sforzo per la ricostruzione degli edifici distrutti o resi inagibili dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale.

2. Arredo scolastico
Seconda tappa, l’arredo scolastico, che riflette l’impostazione didattica e l’attenzione alle esigenze dello sviluppo psico-fisico dei bambini. La lezione frontale, che comportava l’ascolto passivo degli allievi, richiedeva infatti il dominio della cattedra su file di banchi spesso a posti multipli, destinati a ospitare, in poco spazio, il maggior numero di ragazzi.

3. Laboratori scolastici
La sezione dei laboratori scolastici comprende quelle esercitazioni pratiche che integravano la preparazione negli istituti tecnici e professionali, sorti inizialmente nelle città a forte vocazione industriale. Nel caso degli istituti femminili, lo studio serviva sia per la formazione del personale da impiegare nelle imprese locali, che come preparazione della donna al governo e alla cura della casa.

4. Attività espressive e artistiche
Il pedagogista siciliano Giuseppe Lombardo Radice, responsabile dell’istruzione elementare nell’ambito della Riforma Gentile del 1923, diede grande rilievo alle attività espressive e artistiche: il canto, il disegno spontaneo, la recitazione. Gli insegnamenti artistici non dovevano essere intesi come “materie di studio accanto ad altre materie”, ma vissuti come “elemento rasserenatore dell’anima” e mirare a incoraggiare lo sviluppo personale ed espressivo del bambino .

5. Cinematografo e proiezioni luminose
Grande importanza assume anche l’introduzione nella scuola delle proiezioni luminose fisse e animate. Nell’ambito della Riforma Gentile, le scuole erano state invitate a “valorizzare i nuovi programmi”, secondo le circolari dell’epoca, con l’ausilio delle proiezioni luminose fisse e animate; sono gli anni in cui vengono fondati l’Istituto LUCE (L’Unione Cinematografica Educativa), e l’Unione Radiofonica Italiana (URI, poi EIAR, Ente Italiano Audizioni Radiofoniche, la futura RAI), che negli anni Trenta porterà la radio nelle scuole. Ogni scuola ben attrezzata avrebbe dovuto dotarsi di tre tipi di apparecchi: episcopio, diascopio e cinematografo.

6. Refezione scolastica
La mensa, una volta chiamata refezione scolastica, ci richiama alla mente la minestra di riso di Gian Burrasca, propinata 6 giorni su 7 due volte al giorno. La refezione scolastica fu in principio considerata un servizio per indigenti: i pasti scolastici, infatti, dovevano integrare le povere diete familiari a base di polenta e pane giallo. Venivano distribuite due refezioni calde e una merenda, secondo tabelle dietetiche fissate dai medici.

7. Foto di classe
La foto di classe scandisce la vita scolastica e personale di ognuno di noi. La foto di gruppo, che ha i suoi precedenti nella pittura, come affermazione dell’identità collettiva e rappresentazione di continuità, dalla fine dell’Ottocento si diffonde anche nelle scuole, a conclusione dell’anno scolastico o per ricordare eventi importanti.

8. Cura del corpo
Dalla fine dell’Ottocento il bambino diventa il destinatario privilegiato della propaganda igienica volta al risanamento, fisico e morale, della società. Un ruolo chiave viene affidato agli stessi insegnanti, incaricati di verificare ogni mattina la pulizia personale degli scolari, oggetto di valutazione nella pagella. La cura del corpo si integrava con l’attività ginnica.

9. Ginnastica
La ginnastica entra nella scuola come “Ginnastica militare” già con la Legge Casati del 1859, per poi affermarsi nel 1878, sempre con impronta militaresca, ma anche finalità educative.
Lo sport dovette superare molti ostacoli prima di affermarsi, soprattutto per quanto riguarda la partecipazione delle donne alle attività ginniche, considerate poco decorose. Il fascismo attribuì molta importanza alla preparazione fisica come occasione per rafforzare la salute, per vivere collettivamente e come preparazione alla guerra.
Il dopoguerra dovette fare i conti con la distruzione di palestre e attrezzature, ma anche con l’avversione per tutto quanto era stato incoraggiato dal regime fascista; di conseguenza anche l’insegnamento dell’educazione fisica venne trattato con diffidenza. Un momento importante fu l’istituzione, nel 1968, dei Giochi della gioventù, con lo scopo di diffondere il senso civico dello sport.

10. Scuola all’aperto
La definizione di “scuola all’aperto” comprende istituti molto diversi tra loro, ma accomunati dalla convinzione che il sole e l’aria fresca giovassero alla salute. Si tratta di scuole rivolte a bambini gracili e predisposti alla tubercolosi, o motulesi.

11. Gite scolastiche
Le gite e i viaggi di istruzione vennero incoraggiati dal Ministero della Pubblica Istruzione fin dalla fine dell’Ottocento, per far conoscere ai giovani, in giorni di ferie, monumenti antichi, musei e mostre e incrementare la conoscenza del patrimonio artistico nazionale. Il Ministero spesso prometteva aiuti economici e facilitazioni ferroviarie che non riusciva quasi mai a mantenere. La gita scolastica rappresentava, a volte, l’unica occasione per conoscere un’altra città.

12. Laboratori e attività all’aperto
L’attività didattica non si limita al lavoro entro le mura della scuola, ma si estende, dalla fine dell’Ottocento, alla vita esterna, per avvicinare bambini e bambine alla quotidianità attraverso l’esperienza diretta e il contatto con ambienti diversi dall’aula: dalla bottega del vasaio alle attività agricole, alla cura degli animali da cortile o da pascolo.

13. Giochi collettivi
Importante era anche lo spazio dedicato ai giochi, per sottolineare il ruolo educativo e creativo del gioco nello sviluppo dell’essere umano e della società. La Riforma Gentile incoraggiava i giochi di gruppo indicando ai maestri il “mirabile modello da imitare: Don Bosco”. Per i giochi non era prescritto alcun programma, ma si indicavano i risultati morali che avrebbero dovuto conseguire: disciplina, cura del corpo e della pulizia, preparazione allo sforzo, aiuto al più debole e spirito di sacrificio, attitudine al comando.

La mostra, che probabilmente verrà riallestita in altre città, presenta anche oggetti conservati all’Indire, inviati dai vari istituti al Centro Didattico Nazionale: album rilegati con le foto della scuola, quaderni, oggetti realizzati dagli studenti.

Un mondo scomparso, ma ancora ben vivo e presente nel ricco e poco conosciuto archivio storico dell’istituto fiorentino, in cui sembra di sentire l’eco delle parole di Gian Burrasca: “Sono stato a scuola; e rinunzio a dire quel che ho provato nell’andare, nello stare e nel tornare”.