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15 Febbraio 2016

Educazione degli adulti, un’opportunità per il sistema educativo italiano

di Alessandra Ceccherelli

In molte parti del mondo si comincia a parlare di migliorare la qualità, e non più solo di ampliare la quantità, delle occasioni di formazione per i cittadini in età adulta. Dalla prospettiva italiana, questo argomento assume una valenza particolare, a causa di rallentamenti nel processo decisionale che di fatto continuano ad ostacolare il cambiamento. Nel nostro Paese, l’educazione degli adulti è stata definita piuttosto tardi dal punto di vista legislativo, ma ha saputo offrire in breve tempo risposte significative al bisogno di cultura della popolazione, prevalentemente attraverso la diffusione di esperienze e buone pratiche che negli ultimi anni hanno realizzato un “sistema di fatto”, spesso purtroppo non adeguatamente supportato dal punto di vista istituzionale.

Le reti scolastiche, avviate con la legge sull’autonomia, possono rappresentare un modello efficace anche per l’Educazione degli Adulti. Tali reti rappresentano un’opzione nuova, che consente di aprire le scuole ai bisogni della popolazione di un territorio. Nel suo articolo “Educazione in età adulta: un’opportunità e una scommessa per il sistema educativo italiano”, Vittoria Gallina*, docente dell’Università “La Sapienza” di Roma, esperta nazionale di Educazione degli Adulti e Ambasciatrice EPALE, invita a ripercorrere una vicenda che, proprio nelle reti di scuole, può trovare lo strumento adeguato a portare a sistema importanti esperienze formative ed educative. Si tratta di una dimensione territoriale dell’Educazione degli Adulti che è stata avviata dalla fine degli anni Novanta, quando il Ministero dell’Istruzione ha affidato alle singole scuole iniziative rivolte alla prevenzione del disagio giovanile, dell’abbandono scolastico, dell’accesso alla scolarizzazione per fasce culturalmente deboli.

La recente riforma dei Centri Territoriali Permanenti (CTP) prevede un’autonomia dei nuovi Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti (CPIA) articolati in reti territoriali, ma gli adempimenti previsti dalla normativa sono lunghi e rischiano di affossare le opportunità introdotte. Al contrario, le attività intraprese dal basso hanno consentito molte attività di sperimentazione organizzativa e didattica nei CTP che, soprattutto per il protagonismo di chi opera sul campo, cambiano in modo significativo il “fare scuola” per la popolazione adulta. Esistono numerosi esempi nell’istruzione formale che potrebbero offrire modelli di lavoro efficaci (ad esempio, il progetto Polis della rete dei CTP del Piemonte, ma anche molte altre iniziative analoghe in diverse regioni italiane) e la messa a regime di sistemi per l’accoglienza e il riconoscimento delle competenze.

Cosa manca ancora al sistema di educazione in età adulta in Italia?
Soltanto nel 2012 le “Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita” hanno finalmente normato in Italia il diritto all’apprendimento permanente. «L’apprendimento permanente deve diventare una realtà per tutti per realizzare e valorizzare le proprie potenzialità attraverso il miglioramento dei sistemi di istruzione e formazione», recita la L. 92/2012. E ancora: «Il centro del sistema di apprendimento permanente è il cittadino, cui si riconosce il diritto alla fruizione di opportunità di apprendimento accessibili ed efficaci». L’apprendimento permanente non è più quindi un servizio alla persona, ma un diritto. Le reti territoriali, preposte a garantire i servizi di informazione, orientamento, accompagnamento e certificazione delle competenze e a offrire opportunità formative formali e non formali, sono lo strumento per l’attuazione di questo diritto.

Tutto a posto, allora? Non proprio. Non solo non sono previsti finanziamenti specifici per queste reti, ma il problema di fondo rimane sempre lo stesso: come coinvolgere i soggetti che non partecipano ad alcuna attività di apprendimento, da adulti, pur evidenziando drammatici deficit di competenze generali e specifiche (vedi il Rapporto nazionale sulle competenze degli adulti OCSE PIAAC del 2014)? Come risolvere il problema della certificazione delle competenze acquisite sul lavoro e quello degli apprendimenti informali? L’esempio di tanti Paesi europei che stanno sperimentando e affinando i loro strumenti può far crescere anche da noi la consapevolezza che l’argomento è urgente e non più rinviabile?

 

Leggi tutto l’articolo “Educazione in età adulta: un’opportunità e una scommessa per il sistema educativo italiano” di Vittoria Gallina*

 

Per approfondire l’argomento:

 


*Vittoria Gallina, Ambasciatrice EPALE dal 2015, è docente a contratto di Educazione degli adulti presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Autrice di numerosi studi e ricerche, collabora con riviste scientifiche sul tema. È anche National Project Manager delle due indagini internazionali dell’Ocse sulle competenze alfabetiche degli adulti (IALS e ALL) e ha collaborato con l’Isfol alla recente indagine OCSE PIAAC.