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10 Ottobre 2017

Presentato al MEF il rapporto OCSE sullo sviluppo delle competenze in Italia

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Lo scorso 5 ottobre, al Ministero dell’Economia e delle Finanze a Roma, è stato presentato l’OECD National Skills Strategy Diagnostic Report – Italy”, un report che individua le sfide e le aree di intervento per lo sviluppo delle competenze e che vuole individuare una strategia per affrontare il low skills equilibrium in cui si trova l’Italia, cioè quella situazione in cui un basso livello di competenze possedute si accompagna a una debole domanda da parte delle imprese.

Il Governo Italiano, in collaborazione con l’OECD (Organisation for Economic Cooperation and Development, in italiano è OCSE), ha infatti avviato all’inizio del 2016 un programma di “National Skills Strategy”, seguendo il modello già applicato in diversi Paesi con il supporto dalla Commissione Europea, al fine di fronteggiare alcune sfide comuni e capitalizzare l’esperienza maturata nei diversi contesti. Il lavoro si è sviluppato attraverso una collaborazione tra il team interministeriale nazionale, composto da rappresentanti del Ministero dell’Economia e delle Finanze, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, del Ministero dello Sviluppo Economico, del Ministero dell’Istruzione, della Ricerca e dell’Università, della Presidenza del Consiglio dei Ministri e le strutture tecniche dell’OCSE.

L’Indire è tra gli oltre duecento stakeholder che hanno contribuito alla realizzazione di questo processo.

Dieci le sfide per le competenze individuate dall’OCSE per l’Italia, per definire le quali l’Organizzazione si è avvalsa dell’analisi diretta dei dati e delle informazioni raccolte in un ciclo di workshop che hanno coinvolto rappresentanti del mondo delle imprese, dei lavoratori, dell’istruzione, degli istituti di ricerca e del Governo. Ciascuna sfida rientra in uno dei quattro pilastri di una strategia sistemica per le competenze: sviluppare competenze rilevanti; attivare l’offerta di competenze; utilizzare le competenze in modo efficace; migliorare le condizioni per un sistema di competenze efficaci.

L’incontro del 5 ottobre è stato introdotto dal Ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan e moderato dalla Coordinatrice del National Team “National Skills Strategy” Daniela Marchesi. I risultati del progetto sono stati presentati dal Segretario generale dell’OCSE Angel Gurrìa. Hanno partecipato alla discussione Marianne Thyssen, Commissario Europeo per l’occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori; Vito De Filippo, Sottosegretario di Stato del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; Luigi Bobba, Sottosegretario di Stato del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; Teresa Bellanova, Viceministro dello Sviluppo Economico; Claudio De Vincenti, Ministro per la Coesione Territoriale e il Mezzogiorno.

All’interno della questione delle competenze che caratterizza l’economia e la società contemporanee, il Segretario Gurrìa ha richiamato alcune delle criticità che affliggono il sistema italiano delle competenze e il ristagno della crescita economica e della produttività che ne conseguono. Nel corso del suo intervento e della successiva discussione è stata riconosciuta l’importanza delle ambiziose riforme per sostenere la crescita varate nel mercato del lavoro (Jobs Act, 2014), nel sistema dell’istruzione (La Buona Scuola, 2015) e dell’innovazione (Piano Nazionale Scuola Digitale, 2015, Piano Nazionale per l’Industria 4.0, per il triennio 2017-20), ma è emersa anche la presenza di alcune criticità. I vari tipi di divide, ovvero di divario geografico, di genere, generazionale, sono emersi ricorrentemente nella discussione, così come la necessità di agire incrementando l’offerta e la domanda di competenze, ad esempio tramite la promozione dell’occupabilità dei giovani e dei soggetti con basse competenze, ma anche le capacità manageriali dei piccoli imprenditori e il sistema produttivo nel suo insieme.

Sul piano della formazione delle competenze, le sfide individuate sono quelle di fornire ai giovani di tutto il Paese le competenze necessarie per continuare a studiare e per la vita; aumentare l’accesso all’istruzione universitaria e al contempo migliorare la qualità e la pertinenza delle competenze; aumentare le competenze degli adulti che hanno competenze di basso livello.

In tale contesto, durante l’incontro sono stati richiamati alcuni risultati incoraggianti degli interventi per la formazione e il riconoscimento del merito di insegnanti e dirigenti, l’introduzione della connettività e della digitalizzazione nella scuola, l’attuazione dell’alternanza scuola-lavoro, la revisione della disciplina dell’apprendistato, il potenziamento dell’istruzione terziaria professionalizzante e la riorganizzazione dell’istruzione/formazione per gli adulti attraverso i CPIA e le politiche attive del mercato del lavoro per gli adulti disoccupati. Sono state suggerite tuttavia alcune aree di intervento tra cui, ad esempio, l’aumento della flessibilità dei percorsi formativi per gli adulti con basse competenze, il miglioramento dell’accesso e della mobilità interna all’istruzione terziaria nell’intero Paese, il sostegno all’alternanza scuola-lavoro (in termini di formazione di dirigenti e docenti e di incentivi alle imprese), il miglioramento della formazione e cura della prima infanzia nelle regioni meridionali.

Relativamente all’attivazione dell’offerta delle competenze, l’Italia deve fronteggiare due sfide: rimuovere gli ostacoli all’attivazione delle competenze sul mercato del lavoro sia dal lato della domanda sia dal lato dell’offerta e incoraggiare una maggiore partecipazione da parte delle donne e dei giovani al mercato del lavoro. In tale ambito è stato rilevato l’aumento dei posti di lavoro e dell’occupazione che le riforme hanno prodotto a partire dal 2015, ma è stato anche suggerito, ad esempio, di rafforzare la collaborazione tra l’Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro e gli attori locali nell’implementazione dei programmi di inserimento nel mercato del lavoro, di estendere i servizi di orientamento per i giovani a tutti i livelli di istruzione, di incoraggiare la diffusione di orari di lavoro flessibili, di migliorare gli incentivi finanziari e i servizi di assistenza per infanzia e anziani, al fine di incentivare il lavoro dei componenti adulti della famiglia di entrambi i generi.

Per l’aspetto dell’utilizzo delle competenze sono state sottolineate l’importanza del Piano Industria 4.0 per rilanciare la scarsa domanda di competenze nel Paese e aiutare le piccole imprese a divenire più innovative e attive sui mercati internazionali, il ruolo degli hub tecnologici nel coinvolgere le imprese e la necessità di sinergie con altri programmi di investimento pubblici e privati che operano a favore delle competenze. Tra i suggerimenti presentati nel Rapporto vi sono l’esigenza di premiare i lavoratori che partecipano all’istruzione e alla formazione, ma anche di creare un sistema di raccolta di buone pratiche per utilizzare efficacemente le competenze dei lavoratori, di migliorare le capacità dei datori di lavoro italiani, di creare di un sistema di assunzioni congiunte (lavoratori con competenze elevate al servizio di più imprese nello stesso territorio o nella stesa filiera) e di attivare legami tra piccole-medie imprese/istruzione terziaria attraverso l’istituzione di programmi di apprendistato per laureati.

Un altro elemento su cui fare leva per stimolare il sistema delle competenze in Italia è il sistema di governance. Per un sistema di competenze efficace occorrerà infatti rafforzare la governance multilivello e i partenariati, promuovere la valutazione e la previsione dei bisogni di competenze per ridurre lo skills mismatch, ovvero il divario fra le competenze possedute dagli aspiranti lavoratori e quelle richieste dalle aziende alla ricerca di personale, e investire sul potenziamento delle competenze. Questo richiederà sempre più strategie a lungo termine in termini di previsioni sui fabbisogni di competenze, il rafforzamento della trasparenza e della responsabilità a proposito delle policy sulle competenze; l’utilizzo di big data per migliorare la valutazione delle competenze in tempo reale; la valutazione del livello di competenze trasversali della popolazione; l’aumento degli investimenti pubblici e privati sulle competenze e l’utilizzo più efficace delle risorse stanziate.

 

>> “OECD National Skills Strategy Diagnostic Report – Italy” (rapporto integrale in inglese)

>> “Strategia per le competenze dell’OCSE – Italia” (sintesi del rapporto, in italiano)

 

 

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