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17 Gennaio 2018

La vitalità della letteratura nell’istruzione degli adulti. Intervista a Filomena Montella

di Alessandra Ceccherelli

Filomena Montella insegna letteratura italiana al corso serale di II livello dell’IIS Majorana di Bari. Da anni lavora per creare e perfezionare percorsi didattici coinvolgenti per i suoi studenti. Ha portato al serale  la sperimentazione di “Compita – Competenze dell’italiano“, un progetto pilota del Miur per l’innovazione didattica dell’italiano rivolto soprattutto alla scuola secondaria, ma aperto a tutti i livellli; ha iscritto la sua classe al Premio di lettura dantesca, forte della convinzione che la letteratura sia materia fondamentale, anche ai corsi serali.  Recentemente la prof.ssa Montella ha condiviso molte risorse didattiche su EPALE – Elctronic platform for Adult Learning in Europe. L’abbiamo intervistata per conoscere i progetti in corso e i risultati ottenuti.

 

Prof.ssa Montella, qual è il suo metodo per far studiare la letteratura a studenti adulti?

Insegno da molti anni Lingua e letteratura italiana al triennio dei corsi serali di II livello e all’inizio di ogni anno scolastico propongo alle mie classi una riflessione sulla letteratura. Pongo per prima ai miei studenti la domanda: “A cosa serve la letteratura per gli adulti?” e con l’aiuto di Italo Calvino posso proporre loro una prima riposta: «I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che ci hanno preceduto […] I classici servono a capire chi siamo e dove siamo arrivati». Concetto apparentemente facile, ma come farlo capire a un studente adulto che ha lasciato la scuola da molto tempo e che non ha mai avuto modo di confrontarsi con un classico? Come rispondere alle domande di questi studenti adulti che, a volte anche tristi e delusi dalla vita, ti dicono che non hanno tempo di leggere niente, che quando leggono si annoiano e che sono diffidenti sul valore della letteratura? Mi armo di tanto coraggio e imposto la mia didattica “buttando” letteralmente i miei alunni sui testi letterari, al fine di prepararli non sul piano scolastico, ma per stuzzicarli, visto che hanno già alle spalle un’esperienza personale di formazione umana e professionale, sul piano civile, anzitutto etico, e di conseguenza politico. Quindi, attraverso lo studio della letteratura e dell’arte, invito i miei alunni ad approfondire quello che Auerbach definì «lo studio della realtà del mondo». Poi li coinvolgo in progetti concreti che convogliano le loro letture e lo studio in un obiettivo concreto e coinvolgente.

 

Quali sono i progetti didattici che secondo lei si sono rivelati più efficaci?

Nella mia lunga esperienza ho esplorato tante attività diverse. Con una classe III serale abbiamo partecipato al Premio di lettura dantesca “La selva, il monte e le stelle”, promosso dall’Accademia della Crusca e dalla casa editrice Loescher, proponendo un video di lettura del Canto I dell’Inferno. La presentazione del video è stata arricchita da un laboratorio nel quale gli studenti hanno voluto proporre un’analogia fra l’inquinamento della città di Taranto e il disagio psicologico di Dante nell’Inferno. Anche il momento della registrazione è stato importante perché concretamente e operativamente gli alunni coinvolti sono diventati protagonisti di un’opera letteraria, hanno coinvolto anche gli alunni che non avevano aderito all’iniziativa, che si sono prodigati per la regia e per le esigenze tecniche. Ho lavorato anche su Leopardi, grazie a Compita, un progetto di ricerca-azione promosso da Miur e dall’Università di Bari per innovare la didattica dell’italiano. In quel caso, seguendo le indicazioni programmatiche elaborate per Compita, ho proposto un percorso trasversale su Leopardi e la scienza. Attualmente sto lavorando su un vero e proprio “banchetto letterario”. All’alberghiero dove insegno ho infatti proposto un progetto di riscrittura di testi letterari che hanno come protagonista il cibo, con i miei alunni di quinta sto cercando i testi letterari, che saranno trasformati in ricette pronti ad essere sperimentate in cucina.

 

Per concludere quindi, insegnare letteratura italiana non è solo insegnare “la lingua”, né solo “la letteratura”…

Ai miei alunni insegno con forza che la nostra civiltà, attraverso la nostra lingua, attraverso la nostra letteratura, deve continuare a essere orizzonte e bussola, consolazione e riscatto dell’umano.

 

 

Articoli e risorse di Filomena Montella su EPALE: