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indireinforma

5 Dicembre 2019

La Labyrinth school di Brno: una scuola aperta al territorio

di Raffaella Carro, Elena Mosa

Nell’ambito delle attività della struttura di ricerca “Architetture e arredi scolastici: progettare nuovi spazi educativi e adattare ambienti di apprendimento esistenti”, i ricercatori Indire stanno approfondendo alcune tematiche volte a osservare esempi di didattica innovativa strettamente correlata alla definizione di nuovi spazi di apprendimento centrati sullo studente e sulle nuove esigenze organizzative dell’ambiente scolastico.

Il caso della Labyrinth School di Brno, in Repubblica Ceca, presenta un contesto che sposa i principi dell’insegnamento di John Dewey, basato sull’idea che l’apprendimento passi attraverso l’esperienza pratica e che la comprensione dei concetti avvenga tramite l’azione e la percezione del mondo. Nell’ambito di questo processo il bambino è il punto di partenza: è a partire da i suoi interessi e dalle curiosità che viene costruita l’attività didattica.

In questa scuola i bambini non stanno seduti per cinque ore ad ascoltare la maestra o a fare esercitazioni. Alla Labyrinth school le parole chiave sono: movimento, personalizzazione, ambiente di apprendimento allargato. Il movimento è una componente chiave nei processi di acquisizione delle conoscenze e di maturazione delle competenze; se è vero che aiuta a tenere ossigenato il cervello, è anche sinonimo di didattica attiva che prende la forma di compiti di realtà, fondamentali per attivare forme di apprendimento significativo.

In questo video, che documenta lo studio di caso condotto dalle ricercatrici Indire Raffaella Carro ed Elena Mosa, si vede come la cura e l’attenzione siano elementi fondamentali per favorire un clima di benessere psicologico e cognitivo. Difficilmente, infatti, si apprende in situazioni di disagio.

 

Un ulteriore elemento fondamentale è, in tal senso, l’ambiente di apprendimento che si estende oltre le mura della scuola per andare a inglobare le strade, i negozi, i musei, i parchi della città di Brno, in pratica qualsiasi luogo sia funzionale ad attivare forme di apprendimento significativo. È infatti possibile andare al supermercato per acquistare la merenda e imparare la matematica oppure alcuni elementi base di cittadinanza, oppure fare un giro per strada e osservare i passanti per riflettere, successivamente in classe, su alcuni elementi che contraddistinguono la società contemporanea.

Quando i bambini tornano in classe non trovano un ambiente standardizzato con la cattedra di fronte ai banchi in file parallele, ma un luogo accogliente, colorato, flessibile, con angoli morbidi e zone diversificate per supportare attività diverse. Negli spazi della Labyrinth, collocati in diversi piani dell’edificio, è possibile riconoscere gli elementi cardine che hanno guidato la riflessione Indire nella creazione del Manifesto “1+4 spazi educativi per la scuola del terzo millennio”:

  • L’agorà, un ambiente polifunzionale che viene usato prevalentemente come mensa, ma anche come zona di svago per grandi e piccini (grazie a un arredo in legno con cuscini e a uno scivolo corredato da libri) e come area di ritrovo assembleare;
  • lo spazio di esplorazione, una zona “maker” dove i bambini lavorano con la carta, le forbici, i colori, l’argilla, i pupazzi, i tablet, il cartone e tutto quello che consente di montare e smontare oggetti fisici o digitali;
  • i corridoi e la scale, che oltre alla funzione connettiva e di transito, sono zone adibite alla mostra dei lavori dei bambini, assolvendo anche la funzione “emotiva” dell’accoglienza e della proiezione del sé, per far parlare un luogo con i linguaggi di chi lo abita;
  • gli spazi individuali e informali, entrambi assorbiti nelle aule;
  • lo spazio di gruppo, ovvero la classe, nucleo centrale delle attività che si svolgono all’interno dell’edificio-scuola. Si tratta di spazi funzionali dove gli studenti si muovono con sicurezza e competenza, grazie alle norme tacite e al regolamento interno che le maestre concordano con gli studenti all’inizio dell’anno e che gli studenti non faticano a rispettare.

Queste considerazioni ci riportano al concetto di scuola come edificio strutturato in ambienti flessibili e polifunzionali, ma anche di scuola aperta al territorio circostante, pronta ad accogliere le molteplici opportunità di apprendimento che si presentano quotidianamente in situazioni reali. Come sosteneva la pedagogista Giuseppina Pizzigoni: «Scuola è il mondo. Maestro è ogni fatto naturale e ogni uomo. Non si insegni: si esperimenti».

 

Per approfondire: