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indireinforma

7 Agosto 2020

Erasmus+, i dati sull’impatto del programma

Disponibili due nuovi report su educazione degli adulti e scuola

di Elena Maddalena

Il Programma Erasmus+ offre la possibilità di realizzare mobilità in Europa per la formazione del personale scolastico e dello staff impegnato nell’educazione degli adulti. Chi ha beneficiato di questa opportunità? Che tipi di attività sono state realizzate? Quali le destinazioni scelte? Quale impatto si rileva in termini di competenze nell’insegnamento?

Molte risposte arrivano da due report pubblicati dall’Agenzia Erasmus+ Indire, un’indagine sui risultati delle azioni di mobilità, per misurare l’impatto e riflettere sulla qualità degli apprendimenti. In totale, sono stati analizzati 624 progetti afferenti ai settori Scuola e Educazione degli Adulti (azioni KA101 e KA104) finanziati tra il 2015 e il 2018.

I due report si basano principalmente sull’analisi dei dati estrapolati dai Participant Reporti questionari compilati dai partecipanti all’interno del database europeo dopo aver realizzato la mobilità.

L’obiettivo principale è stato evidenziare e valorizzare la qualità di quelle esperienze di docenti, formatori, dirigenti, amministrativi che hanno realizzato un percorso di apprendimento in un altro Paese. Chi è partito in mobilità ha scelto di vivere e apprendere in contesti europei, per conoscere nuovi programmi e sistemi educativi, per rafforzare le pratiche di insegnamento e gestione delle classi.

Per il settore scuola, dall’indagine emerge che l’Italia è al 7° posto per numero di progetti di mobilità finanziati, dopo Germania, Spagna, Regno Unito, Turchia e Polonia. Nel complesso sono state finanziate, per le mobilità europee, 11.443 persone tra insegnanti, dirigenti e personale della scuola. L’attività ha riguardato in larga misura le donne, che rappresentano il 78% sul totale dei partecipanti, mentre l’età di chi è partito si attesta tra i 47 e i 64 anni e, nel 90% dei casi supera i 50 anni.

La maggior parte dei partecipanti ha scelto di seguire un corso di formazione strutturato (8.000 su circa 11.000 mobilità), alcuni hanno preferito un percorso di job shadowing (quasi 2.800 partecipanti) e solo una minima parte ha realizzato un’attività di insegnamento presso un istituto scolastico all’estero. Le destinazioni preferite dagli italiani sono i paesi anglofoni, in primis il Regno Unito mentre spicca il primato dell’Italia come meta preferita in Europa di un cospicuo numero di docenti e non docenti (8.313).

Dopo l’esperienza, i docenti affermano di aver migliorato i metodi e le pratiche di insegnamento, sostengono inoltre che la conoscenza e rilevanza della materia insegnata è cambiata in modo significativo. Ѐ cresciuta la conoscenza delle opportunità di finanziamento a livello europeo, ampliati i rapporti personali e professionali con istituti di altri paesi.

Anche per il settore educazione degli adulti, i risultati che emergono sono significativi. I questionari analizzati sono circa 1700 afferenti a 88 progetti KA104. Lo staff coinvolto, nella maggioranza dei casi, proviene dal settore non formale, e partono, come per il settore scuola, più le donne rispetto agli uomini, scegliendo di frequentare corsi strutturati, la tipologia di attività preferita. Le motivazioni e i bisogni formativi più ricorrenti sono legati alla conoscenza di buone pratiche in contesti europei e all’acquisizione di competenze spendibili e utili per l’attività professionale.

L’indagine, in entrambi i report, sottolinea che le mobilità per l’apprendimento Erasmus+, nel corso degli anni, hanno riscosso sempre un ampio successo, come indicano le percentuali di gradimento dei partecipanti: per lo staff della Scuola si arriva al 98,4% e per il settore EdA al 97,7%.

 

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