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LEARNING OBJECTS

Oggetto didattico, questo sconosciuto

Viaggio all'interno di un oggetto didattico: come funziona, perché funziona

di Marisa Trigari
05 Novembre 2004

Luogo chiacchierato, ma in concreto poco esplorato, l’oggetto didattico, almeno nell’ambito della scuola italiana. Eppure, al di là dei prodotti commerciali, non manca materiale nato in quello che dovrebbe essere il contesto più naturale di sviluppo: la ricerca-azione didattica.

All’iArchivio GOLD Indirenterno del progetto GOLD, la banca dati nazionale Indire delle migliori pratiche didattiche, buoni insegnanti hanno cominciato a socializzare oggetti didattici prodotti in situazione con i quali hanno corredato la descrizione narrativa di un percorso didattico di successo. 
Se la descrizione del processo restituisce il senso complessivo e irripetibile di quella specifica esperienza, all’oggetto didattico gli autori hanno riconosciuto una natura bifronte che è il primo segno di qualità: l’oggetto didattico (O.D.) ha una personalità precisa che nasce dallo specifico contesto in cui è stato prodotto e sperimentato - un certo gruppo di alunni, un certo insegnante, una determinata cultura disciplinare e pedagogica - ma è anche uno strumento che ha una sua autonomia, può viaggiare da solo, può incontrare altre esperienze ed inserirsi al loro interno - flessibile e polivalente,  può essere nella cassetta degli attrezzi di più insegnanti -.  
 
Per capire quali sono altri elementi che qualificano un buon oggetto didattico in maniera forte, suggeriamo un rapido viaggio in  un caso concreto, uno dei tanti possibili: il ‘WEBQUEST’ elaborato nel Circolo Didattico ‘Montello – Anna Frank’ di Bari, nel contesto di una buona pratica GOLD, selezionata a livello nazionale.

L’oggetto in questione nasce all’interno di un modulo di apprendimento sulla ‘pubblicità’ per ragazzi/e di 9-10 anni,  modulo che nella descrizione complessiva dell’esperienza denuncia una triplice serie di obiettivi:

  • di conoscenza e competenza:
    - rendere gli alunni consapevoli dei linguaggi e delle strategie comunicative del messaggio pubblicitario;
  • di diversificazione nell’ambiente di apprendimento:
    - mettere gli alunni in situazione di apprendimento mediato da tecnologie diverse, e particolarmente dalle Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione (TIC);
  • di sviluppo cognitivo:
    - sviluppare modalità di apprendimento costruttivista, sollecitare processi metacognitivi, sviluppare capacità di pensiero laterale.                                                                                                           

Per facilitare il raggiungimento di questi scopi, un gruppo di insegnanti ha progettato e costruito, adottando la strategia del webquest, un percorso online per gli alunni, che è appunto il nostro oggetto didattico.
Il percorso parte da un compito “vero” e preciso: costruire in 20 giorni un manifesto per scoraggiare comportamenti negativi nel quartiere e una pubblicità per reclamizzare un oggetto prodotto da altri alunni.

Ma per rispondere alla richiesta è necessario sapere e saper fare.
E allora gli alunni sono invitati a fare una ricognizione dell’esistente nel settore, ad individuare generi e tipologie; a ricostruire la struttura tipo interna del messaggio, a confrontare la produzione italiana con quella straniera.
Il percorso consentirà anche un affondo su attività e distribuzione dei ruoli all’interno di una agenzia pubblicitaria, aprirà accessi agli strumenti informativi sulla normativa, suggerirà strade per conoscere un po’ di storia del settore e analizzarne l’evoluzione.
Una volta create conoscenze e competenze, gli alunni diventeranno autori: dopo un’esplorazione di prodotti elaborati da coetanei, creeranno i messaggi pubblicitari richiesti.Archivio GOLD Indire
Un test di valutazione permetterà infine di valutare le conoscenze acquisite.

I punti di forza di questo O.D.?
Sono quelli, innanzitutto, di una buona applicazione in situazione della strategia adottata del webquest, un percorso ormai ampiamente sperimentato – soprattutto in ambito anglosassone – che coniuga compiti e attività di apprendimento con la navigazione in rete in un ambiente ispiratto al costruttivismo pedagogico:

  • il punto di partenza è un problema concreto da risolvere (La vostra scuola, in collaborazione con la circoscrizione, vi chiede di...: si chiede all’alunno di produrre qualcosa ‘che serve’ e per cui non ha ancora le conoscenze e le abilità necessarie. Le attività da svolgere sono percepite non come esercizi accademici, ma come mezzi per un fine;
  • i giovanissimi studenti sono invitati a lavorare usando canali e strumenti tradizionali (Guardatevi intorno e annotate…), ma anche facendo largo uso di Internet, in modo non casuale, ma mirato e guidato: per ciascun compito il percorso suggerisce come cercare informazioni e ad analizzare il problema accedendo ai link verso  fonti e risorse Internet potenzialmente utili  (Consultate il lavoro…, Ricorrete al sito..., Se vi può servire tenete presente il sito...);
  • il tutorato implicito, costituito dalla serie dei compiti e dalla segnalazione dei siti, lascia ampio spazio all’alunno per costruirsi con un impegno personale informazioni, occasioni di riflessione, confronto, valutazione, fino al momento in cui le competenze acquisite non gli permettono di diventare a sua volta autore;
  • si chiede agli alunni di lavorare insieme (Scegliete un gruppo di cinque amici...), tutelando l’aspetto sociale dell’apprendimento, consci dei rischi del rapporto solitario ragazzo-macchina;
  • si chiede di formare non un gruppo purchessia, ma piuttosto un gruppo funzionale, (Raggruppatevi tenendo presente che è necessario almeno uno che sappia...) perché ciascuno degli alunni possa mettere a frutto competenze o attidudini prevalenti: c’è posto per chi sa disegnare meglio, per chi ha più familiarità con il computer, per chi ha più spiccate capacità di scrittura;
  •  un menù strutturato semplice e chiaro accompagna lo studente in ogni ambiente, mostrandogli dov’è e dove potrebbe eventualmente tornare o andare. Più importante ancora, la serie dei compiti definisce un filo rosso strategico nella molteplicità caotica del web: nessun rischio di perdere la bussola, mentre si impara che una strategia programmata di ricerca per obiettivi è quella che consente di navigare con sicurezza e padronanza, dominando il mezzo;
  • non si tratta di una situazione chiusa, ma piuttosto ospitale. In prospettiva, altri obiettivi e altri compiti possono integrare quelli fissati inizialmente. Questo aspetto avrebbe forse potuto essere più esplicito: un buon grado di interattività è assicurato dalla richiesta agli alunni di farsi essi stessi autori, ma far inventare agli alunni altre sfaccettature del compito sarebbe ancora più interessante;
  • il passo della valutazione, in forma di autovalutazione, è espressamente previsto in una misura e nei modi adeguati all’età degli alunni.
     

Archivio GOLD IndireA queste caratteristiche di qualità, il prodotto ne unisce altre che lo definiscono come un learning object nel senso più tecnico del termine: la sua semplice, ma efficace struttura modulare, una  strategia chiaramente disegnata e motivata, un legame con l’ambiente, che non diventa mai restrizione.
Tutti elementi che lo rendono riusabile e trasferibile in tutto o in parte in un gran numero di situazioni: posso chiedere ai miei alunni di usarlo così com’è; posso catturare la sola strategia, riempiendola di contenuti tutti diversi, per esempio all’interno di un percorso di educazione ambientale; posso isolare la serie dei compiti dove si ragiona di linguaggio per trasferirlo in un mio percorso più specificamente linguistico; la storia del problema può interessarmi in un percorso di storia sociale. Posso decidere di adottare l’O.D. in toto, ma integrandolo con compiti nuovi, con nuovi link, adatti ad una classe di età differente.  In una parola, posso farlo mio in mille maniere diverse.

Tornando infine al punto da cui si è partiti,  è importante sottolineare ancora il valore aggiunto che deriva a quest’oggetto dall’essere inserito in quella banca di idee ed esperienze che è GOLD, e cioè il legame stretto, che GOLD conserva all’interno della medesima struttura documentaria – tra oggetto didattico e narrazione strutturata dell’esperienza didattica che l’ha prodotto, qualcosa di totalmente inedito nell’universo degli O.D. disponibili in rete.

Di fronte alle preoccupazioni dei teorici, Wiley ed altri, sempre più interessati a non ridurre l’oggetto didattico a pura tessera di mosaico, la contestualizzazione così garantita appare condizione fondamentale per copiare con intelligenza: un’abilità, come ben sa qualsiasi ex studente vicino o lontano, tutt’altro che meccanica ed elementare...

di Marisa Trigari [m.trigari@indire.it]

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Per approfondire il tema del webquest:

http://webquest.org/: per avere un’idea generale del metodo ed accedere ad una raccolta interessante di wequest

http://www.community.k12.mo.us/webquest/bertels/quest.htm: per confrontare l’ooggetto didattico presentato con uno americano molto simile

http://projects.edtech.sandi.net/staffdev/tpss99/tasksimap/: una mappa per autori di webquest

http://projects.edtech.sandi.net/staffdev/buildingblocks/p-index.htm: una miniguida con esempi per la costruzione di webquest (scuole di S. Diego, USA)

http://www.bibliolab.it/webquest_task/Webquest%20Rubric.htm: per valutare webquest



 

 
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