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LEARNING OBJECTS

Officina Puntoedu

Dalla documentazione di un progetto scolastico alla progettazione di un Learning Object in un ambiente di apprendimento online

di Giusy Cannella
23 Novembre 2004

Il modello formativo proposto in Puntoedu coniuga soluzioni metodologiche provenienti dalla prassi della didattica adottate e adattate in modo appropriato per la varietà dei discenti, degli obiettivi formativi, del contesto di apprendimento, con strumenti tecnologici tipici  della formazione elearning. L’ambiente, seguendo le indicazioni proposte dai teorici dell’Istructional Design, offre attività che presentano la naturale complessità del mondo scolastico, perché selezionate tra le migliori pratiche della scuola e riprogettate.

Il mondo dell’educazione possiede una ricchezza di informazioni che può diventare una risorsa da tradurre in proposta formativa. Tuttavia è necessario comprendere la relazione funzionale tra un’informazione strutturata e rappresentata per comunicare ed un’informazione utilizzata per attività didattiche che prevedono interazione, come nel caso della formazione elearning. Questo passaggio implica un lavoro di smontaggio e rimontaggio che porta con sé una serie di difficoltà, prima fra tutte la selezione e la riorganizzazione dei materiali. Nelle parole di Pier Cesare Rivoltella: “Il lavoro di ricerca e di organizzazione dei materiali; la finalizzazione dei contenuti a supporto della professionalità docente, e infine la ristrutturazione degli stessi in funzione didattica si trasformano in bisogni formativi di elevata qualità e di grandi dimensioni ”. Dia Indire

L’ambiente scuola è ambiente di apprendimento per eccellenza. Consente di avviare un processo circolare di costruzione della conoscenza che ha luogo a partire dall’esperienza dei soggetti in azione nell’ambiente e prende forma dal materiale nato e sviluppato nel contesto: insomma la ricerca-azione didattica.
Sulla ricerca-azione la letteratura è cospicua tuttavia è importante sottolineare che la progettazione didattica nasce dall’esigenza di intervenire in una situazione con l’obiettivo di sollecitare una riflessione su quale possa essere il modo più ragionevole di procedere per progettare e attuare l’intervento ed infine tornare a riflettere sugli effetti emergenti. Ecco spiegato il fenomeno di “circolarità della conoscenza”.

Le caratteristiche distintive dello studio di caso si ritrovano nel metodo della ricerca-azione. In particolare, la trasferibilità della conoscenza viene assicurata dal fatto che ogni “caso” può inglobare nuclei problematici e situazioni riportabili a situazioni tipo. Più attori possono agire nello stesso contesto in modo da esplorare lo stesso problema da punti di vista diversi; oppure agire in contesti diversi in modo tale da offrire sfaccettature e varianti al problema. 

Gli insegnanti, quindi, non sono solo utenti delle informazioni offerte dall’ambiente di apprendimento virtuale, ma diventano coautori delle attività formative proposte nell’ambiente. Il concetto di attività in un ambiente di apprendimento è qualcosa di più ricco di una esercitazione individuale perché consente ai fruitori della formazione di essere attori della formazione e membri attivi del sistema informativo e sociale.

Lo studio di caso

Si tratta di una tecnica che fa parte di un metodo pedagogico di lavoro di gruppo utilizzato prevalentemente nella formazione degli adulti. Esso presuppone che un problema, riportato nel suo contesto sociale, non ammetta un’unica soluzione, una soluzione tipo, ma che possano esserci soluzioni diverse in funzione di colui che risolve il problema. Il metodo dei casi cerca di superare il livello delle “buone soluzioni” per raggiungere quello dei cambiamenti profondi degli atteggiamenti.

Il metodo dei casi in ambito scolastico/educativo è stato ripreso negli anni ’70 come alternativa agli approcci di tipo sistemico, che erano suggestivi e delineavano scenari stimolanti, ma generavano estraneità e lontananza. Si cercava di calare i soggetti in formazione in un contesto vicino al proprio vissuto, creando immedesimazione e coinvolgimento. Esponente di questa linea fu il Centre for Educational Research and Innovation dell’OCDE.
L’uso in ambito educativo dello studio di caso prevede un approccio all’apprendimento che è quello del learning by doing, lo sviluppo di abilità comunicative e decisionali; l’obiettivo, quindi, non è quello di dare informazioni sul contenuto/argomento oggetto del caso, ma di innescare un processo di apprendimento e capacità di analisi che stimolino un approccio critico alla realtà e sviluppino abilità di ricerca e spirito di collaborazione. Dia Indire

Pertanto sollecita a:

  • contestualizzare la situazione per comprenderne i punti cruciali e gli elementi in gioco;
  • decontestualizzare la situazione per comprenderne gli elementi significativi o rivelatori di “scenari” generali (“schemi” di azione o di pensiero).


Nella tassonomia dei Learning Object, elaborata dall’associazione ASTD, gli studi di caso vengono inseriti nella categoria della Istruzione.

In Puntoedu lo studio di caso si identifica con la documentazione della ricchezza di attività e progetti realizzati sul territorio nazionale dalle scuole, con l’obiettivo di far emergere le Best Practices della scuola. Dalle esperienze di formazione attuate in questi anni è emersa la necessità di elaborare un modello di studio di caso che rispondesse alle esigenze del modello Puntoedu, coniugando caratteristiche essenziali dello studio di caso con i contenuti tratti dal mondo scolastico. Tale modello evidenzia:

  • gli obiettivi e le caratteristiche educative che sottendono la costruzione e l’uso degli studi di caso;
  • i concetti teorici di base utili per leggere il caso, indipendentemente dal contesto e dal processo all’interno del quale questo si è verificato, per facilitare il processo di astrazione al lettore;
  • la narrazione dell’esperienza, all’interno della quale vengono individuati alcuni nodi problematici significativi;
  • per ogni nodo problematico viene illustrata la situazione da cui esso è scaturito;
  • una documentazione del caso che include la storia del percorso che ha dato vita al caso ed i materiali a supporto della sua lettura.

L’obiettivo è quello di mettere in evidenza la ricchezza dei particolari fornendo tutti gli elementi necessari grazie ad un inquadramento generale del problema,  offrire strumenti di lavoro e quindi proporre verifiche.

di Giusy Cannella [g.cannella@indire.it]


 

Per saperne di più:

http://www.timsoft.ro/index-en.shtml
Comunità di apprendimento di Timisoara, che nell’ambito di un Workshop internazionale online, descrive tra gli elementi delle metodologie di elearning il Case Study Approach di Carmen Holotescu e Jane Knight

http://www.otterbein.edu/home/fac/brccbly/general/caseprep.htm
Indicazioni su come scrivere uno studio di caso

A Field Guide to Learning Objects.pdf (492022), White Paper, ASTD

Breve Bibliografia 

Calvani A., Ricerca azione online: modelli per l’innovazione e la sperimentazione educativa, in LTD, Università degli Studi di Firenze, Firenze, 2000.
Rivoltella P. C., Scuole in rete e reti di scuole. Temi, modelli, esperienze, ETAS, Milano, 2003.
Sturman A., A case study Methods in J.P.Keeves, Educational Research, Methodology and Measurement: An International Handbook, Pergamon, Oxford, 1994.
Scardamalia M. and Bereiter C., Knowledge Building. In Lee C. Deighton (Editor), Encyclopedia of Education, Macmillan Reference, New York, 2002.
Tuffanelli L., Ianes D., Formare una testa ben fatta – Edgar Morin entra in classe: giochi di ruolo e didattica per problemi, Erickson, Trento, 2003.
Yin, Case Study Research. Design and Methods, Sage, London, 1989.

 

 

 

 
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