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LEARNING OBJECTS

Learning Object: parola agli insegnanti

Il racconto di un'esperienza diretta di progettazione e realizzazione di un oggetto didattico

di Antonio Sofia
10 Dicembre 2004

Dia IndireDefinizioni e teorie a volte non bastano.
Per comprendere una nuova realtà, può essere utile ascoltare il racconto di un’esperienza diretta.
Anche per i learning object, oltre alle spiegazioni dei modelli formativi, alla base della loro progettazione, e ai pareri di illustri pedagoghi, riferimento teorico e metodologico, è interessante ascoltare chi i learning object li utilizza: gli insegnanti.
Questa intervista, quindi, illustra il percorso di progettazione di un oggetto didattico, dalla formazione ai progetti futuri, percorso sperimentato da uno dei cinque docenti tutor selezionati per partecipare ad un “seminario attivo” presso Indire.

L’intervista che vi proponiamo vede protagonista un’insegnante che ha partecipato al progetto nazionale Educazione alla cittadinanza e solidarietà: un'educazione ai diritti umani che il MIUR conduce da diversi anni con reti di scuole di alcune regioni italiane. Il progetto è stato concepito come un intervento di formazione indirizzato agli studenti ed utilizza il metodo della ricerca/azione. Un percorso metodologico attuato per un intero anno scolastico sui temi dei diritti umani, dell’educazione alla cittadinanza e alla solidarietà agita come snodi interdisciplinari del piano dell’offerta formativa.

Nell’ambito di questo progetto è stato affidato a Indire il compito di strutturare un ambiente di apprendimento dedicato agli insegnanti sul tema della cittadinanza europea. Indire, grazie alle precedenti esperienze di formazione degli insegnanti su scala nazionale, ha potuto mettere a punto un ambiente di apprendimento che, pur mantenendo gli aspetti caratterizzanti dell’elearning (momenti in presenza e momenti online; autonomia di fruizione dei corsisti; coinvolgimento delle risorse della scuola), rispondesse alle esigenze specifiche degli insegnanti.

Puntoedu Europa, questo il nome dell’ambiente progettato da Indire, è stato realizzato con i contenuti che derivano dalla pratica educativa quotidiana degli insegnanti. Pertanto, gli insegnanti non saranno solo utenti della formazione, ma anche autori dei contenuti e delle attività. L’intervento formativo infatti non ha come elemento centrale l’acquisizione di nuovi contenuti, quanto piuttosto il passaggio dalla “teoria alla pratica”. L’ambiente di apprendimento progettato mira a facilitare l’attività tra pari e la costruzione di comunità di pratica, utilizzando come risorse le esperienze didattiche delle scuole.

 
logo Puntoedu europaI corsi di formazione e i seminari attivi hanno permesso a molte scuole di avvicinarsi ai L.O., in un modo guidato e ragionato, permettendo ai partecipanti di comprendere le potenzialità degli oggetti didattici.
 
“Durante il corso di formazione, tenutosi a Firenze presso gli uffici dell’Indire, siamo stati introdotti nel mondo virtuale dei learning object e, “messi in situazione”, abbiamo iniziato ad elaborare in loco lo schema di uno studio di caso.
Ho deciso di impegnarmi nell’elaborazione di uno studio di caso, animata dalla curiosità di apprendere nuove metodologie didattiche e dalle motivazioni trasmesseci dagli esperti incontrati nel percorso formativo: poter provare il piacere di scrivere una narrazione verosimile, la soddisfazione di partecipare a un miglioramento complessivo della scuola, producendo materiali trasferibili ed utilizzabili in contesti sociali diversi”.

Simulare, però, non evita di dover affrontare tutte le problematiche di quando si inizia a sperimentare.
L’innovazione e la ricerca sono inseparabili dal rischio e dalla scommessa; affrontare qualcosa che è nuovo, per quanto si è preparati dai manuali, implica affrontare nuovi problemi.

“L’inizio di ogni attività, se pur interessante e motivante, è sempre problematica.
Dubbi e difficoltà sono affiorati proprio nell’incipit del lavoro di produzione, quando ho tentato di mettere ordine tra le ipotesi di realizzazione dello studio di caso. Organizzare l’attività e seguire gli schemi indicati dagli esperti dell’Indire durante la fase seminariale è stato, di primo acchito, vincolante e mi ha creato delle difficoltà in quanto limitava lo sviluppo della creatività, rinchiudendola in strutture predefinite.
Superato, però, l’approccio iniziale, proprio grazie alle linee guida proposte e al rispetto di esse, l’elaborato finale ha assunto la facies di uno studio di caso ben definito nella sua tipologia”.

L’insegnante, però, non può essere l’unico soggetto coinvolto dalle nuove modalità didattiche: l’approccio degli studenti deve essere considerato centrale perché trovino efficacia. Le connessioni, i rapporti tra docenti e alunni nella mediazione dell’oggetto didattico, creano uno spazio di apprendimento, un ambiente dove i contributi di entrambi gli attori devono sono stimolati e valorizzati.

logo Ceas“Gli alunni con cui ogni giorno ci confrontiamo sono, ormai, oggetto conteso da TV e attività ginniche di vario tipo ed è difficile far nascere in loro la motivazione allo studio o, quanto meno, un interesse per discipline o argomenti connessi alla sfera scolastica, ma un punto di forza c’è!
L’uso di strumentazioni multimediali, che invadono i pomeriggi “spenti” degli studenti di ogni età, nelle attività didattiche è fondamentale.
Non a caso i L.O., toccando i tasti dell’informatica, possono stimolare i discenti ed invogliarli a svolgere delle attività altrimenti aborrite, dal sapore acre del passato.
Mi riferisco, nello specifico, alla “odiata” ricerca trasformatasi in WebQuest, un impegno multimediale attivo, interessante che stimola la creatività”.

Un’innovazione, se conserva nella sua strategia una componente di rischio, intesa positivamente come possibilità di modificarsi nel suo sviluppo, deve prendere in considerazione le proposte e riflessioni di chi l’abbia sperimentata.
Un’ipotesi scientifica, infatti, non si ritiene vera finché non è dimostrata in laboratorio.
Il laboratorio dei learning object è la scuola stessa.

“Perché il L.O. non sia fallimentare deve sviluppare interesse, motivazione e dare risultati visibili.
Un buon prodotto elaborato dagli studenti rafforza, infatti, l’autostima, altra molla da pigiare per innescare curiosità e voglia di continuare a sperimentare, mettendosi in gioco.
Il vantaggio nell’utilizzo dei L.O. è connesso strettamente alla ricaduta delle attività stesse. Se risultano divertenti e rendono l’alunno attore protagonista della didattica, l’effetto positivo non si ridurrà all’immanenza, ma perdurando, consentirà al discente di apprendere attraverso l’esperienza.
Lo svantaggio potrebbe essere connesso al relegare, nel cantuccio della sua postazione multimediale, l’alunno, potenziale attore e, come spesso accade in aule incartapecorite dalla didattica tradizionale, tentare di “riempire” questi contenitori di nozioni informatiche.
Sarebbe un limite utilizzare i L.O. con metodologie vetuste e impostare lezioni frontali con videoproiettori o altri mezzi e sostituirsi ai ragazzi rivestendo ruoli da protagonista”.

La validità delle teorie, le conferme dalle pratiche, non possono bastare se i promotori di uno sviluppo non ottengono disponibilità e collaborazione ai cambiamenti in atto.
La scuola, con le potenzialità delle nuove tecnologie e dei learning object, non può cambiare solo nelle formule didattiche: qualsiasi progettazione deve essere accolta con propensione continua alla ricerca.

“Mi piacerebbe apprendere meglio queste nuove metodologie per stimolare la voglia di fare nei discenti e per confrontarmi con la realtà che cambia continuamente, rendendomi vitale ed attiva.
Vorrei poter proporre agli studenti esperienze didattiche nuove e far scoccare, con la passione ed il coinvolgimento emotivo che caratterizza il mio mestiere, la scintilla del dubbio e della curiosità, fonte di conoscenza”.


Intervista ad Elena Arena, prof.ssa di sostegno in servizio presso il C. P. E. di Panarea.
Articolo curato in collaborazione con Francesco Proia e Giusy Cannella

 
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