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SISTEMI EDUCATIVI EUROPEI

Spendibilità e trasparenza della conoscenza

A livello europeo sono sempre di più le iniziative per la certificazione e il riconoscimento delle qualifiche conseguite all'estero

di Erica Cimò
24 Ottobre 2005

Da alcuni anni, il dibattito sulla certificazione e sul riconoscimento a livello europeo dei titoli di studio conseguiti nei rispettivi paesi sta assumendo dimensioni sempre più vaste. L’obiettivo delle riforme europee mira, infatti, sia a riorganizzare l’offerta di formazione che a rendere trasparente e spendibile il bagaglio di conoscenze ed esperienze acquisite.

In generale, la globalizzazione dell’economia - che necessita di una preparazione professionale in tutti i settori per sostenere la concorrenza - e la progressiva importanza delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione rappresentano solo alcune delle evoluzioni che si osservano nella società contemporanea. In particolare, lo sviluppo delle nuove tecnologie rappresenta un’arma a doppio taglio nella misura in cui, da una parte aumenta potenzialmente il tasso di occupabilità attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro, dall’altra rischia, invece, di emarginare alcune categorie di cittadini; è necessario, a tal proposito, che l’offerta formativa preveda un pari accesso ai percorsi di educazione permanente.

Il Consiglio Europeo di Lisbona del 2000 ha costituito una pietra miliare, poiché ha espresso con forza la necessità di una collaborazione più stretta tra i paesi dell’UE e ha promosso lo sviluppo di un quadro comune di azione per il riconoscimento reciproco delle qualifiche e delle competenze dei cittadini attraverso la realizzazione di strumenti certificativi efficaci. Per costruire una società della conoscenza realmente competitiva e forte è necessario, infatti, che anche l’economia dei singoli paesi sia salda e inattaccabile; i futuri cittadini e protagonisti del mercato del lavoro europeo devono, pertanto, trovarsi pronti di fronte a questa sfida e possedere strumenti validi in grado di sostenere questo obiettivo. La certificazione sembra diventata la chiave di volta per aprire gli orizzonti del mercato del lavoro ad una fascia più ampia di cittadini; oltre alla certificazione dei percorsi formativi, anche le competenze acquisite dai cittadini lavoratori in contesti di apprendimento non formali ed informali vengono istituzionalmente riconosciute e concorrono alla valorizzazione dell’esperienza professionale dell’individuo. Inoltre, la frequenza di termini come ‘spendibilità’e ‘trasparenza’ dimostra come esistano principi comuni nei percorsi di riforma dei paesi europei nel settore educativo.

Nel 1992,una risoluzione del Consiglio dell’Unione europea introduce la strategia della trasparenza delle qualifiche come mezzo per favorire la libera circolazione dei cittadini lavoratori. Il documento si propone di fornire l’opportunità, a coloro che lo desiderano, di presentare le qualifiche conseguite nel settore educativo e le esperienze professionali ai potenziali datori di lavoro nei paesi dell’UE, e di favorire l’accesso dei datori di lavoro a descrizioni chiare di qualifiche ed esperienze professionali. Anche il Forum europeo per la trasparenza delle qualifiche professionali, costituito da rappresentanti del Cedefop, da parti sociali e membri della Commissione europea, nasce nel 1998 proprio dall’esigenza di favorire la mobilità dei cittadini e di fare proposte per realizzare azioni concrete; infatti, già nel 2000, il Forum suggerisce di far adottare ai paesi membri un supplemento al certificato come strumento allegato alla certificazione nazionale della qualifica professionale conseguita; una proposta, questa, che ha visto la sua piena realizzazione nel 2005 con il lancio dell'Europass.

La Dichiarazione di Copenhagen del 2002 rafforza e conferma l’obiettivo del Consiglio di Lisbona di promuovere la cooperazione tra i paesi in materia di istruzione e formazione.
Le priorità cui la dichiarazione di Copenhagen si rivolge sono essenzialmente le seguenti:

- il rafforzamento della dimensione europea dell’istruzione e della formazione professionale per consentire che l’Europa venga riconosciuta come un punto di riferimento in materia di apprendimento e accrescere in tal modo la mobilità transfrontaliera;
- l’aumento della trasparenza nel sistema europeo di istruzione e formazione attraverso la realizzazione di strumenti spendibili sul mercato europeo e di reti di informazione che offrano servizi di consulenza e di supporto;
- il riconoscimento delle competenze e delle qualifiche anche attraverso la realizzazione di un sistema di trasferimento di crediti per l’istruzione e la formazione professionale.

Ladecisione del Parlamento europeo e del Consiglio dell’UE del 15 dicembre 2005, infine, istituisce un quadro comunitario unico per la trasparenza delle qualifiche e competenze con Europass e offre, dunque, uno strumento articolato che risponde sia alla necessità di individuare dispositivi di trasparenza per il riconoscimento delle qualifiche e delle competenze sia al bisogno di istituire reti nazionali di informazione (vedi Centri Nazionali Europass – CNE).

In Italia, la nascita di un sistema di certificazione in linea con gli obiettivi di Lisbona e con il processo di Bruges - Copenhagen ha assunto progressivamente dimensioni concrete, attraverso la realizzazione di canali formativi quali i corsi IFTS o i corsi destinati all’educazione degli adulti, e attraverso l’istituzione del Libretto formativo del cittadino, previsto dal Decreto n.276 del 2003 e approntato da un gruppo tecnico del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il libretto costituisce uno strumento significativo soprattutto per documentare le competenze acquisite dai cittadini e per certificare i crediti formativi conseguiti in contesti di apprendimento tradizionali (formali) oppure ottenuti attraverso esperienze formative (non formali) e esperienze di vita (informali).
Il suddetto decreto definisce questo strumento nel modo seguente: “ […] libretto personale del lavoratore definito, ai sensi dell'accordo Stato-regioni del 18 febbraio 2000, di concerto tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministero dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca, previa intesa con la Conferenza unificata Stato-regioni e sentite le parti sociali, in cui vengono registrate le competenze acquisite durante la formazione in apprendistato, la formazione in contratto di inserimento, la formazione specialistica e la formazione continua svolta durante l'arco della vita lavorativa ed effettuata da soggetti accreditati dalle regioni, nonche' le competenze acquisite in modo non formale e informale secondo gli indirizzi della Unione europea in materia di apprendimento permanente, purché riconosciute e certificate”.

In ambito nazionale ed internazionale è stata frequentemente sottolineata l’importanza del ruolo delle parti sociali, oltre che dei formatori, degli insegnanti e del settore imprenditoriale, nella realizzazione di documenti e dispositivi utili per la legittimazione di un modello di convalida di tali percorsi formativi. Dal Comunicato di Maastricht del dicembre 2004, risultato di un accordo tra i Ministri dell’educazione, sono emersi aspetti importanti per la realizzazione di una crescita economica più equilibrata tra i paesi europei, alcuni dei quali riportiamo qui di seguito:

- promuovere un’economia della conoscenza investendo in materia di formazione e attraverso lo sviluppo delle TIC;
- migliorare la task force dei lavoratori attraverso un mercato del lavoro inclusivo e attraverso l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita;
- promuovere la sensibilità ambientale e la cittadinanza attiva attraverso un contesto macroeconomico più ampio.

L’invecchiamento della popolazione europea necessita di un aggiornamento continuo delle conoscenze e delle competenze e l’Europa deve attrezzarsi per trattenere il capitale umano nel mercato del lavoro con competenze aggiornate. Il lifelong learning rappresenta il cardine di questo processo e risulta fondamentale adattare il sistema di apprendimento, e soprattutto di certificazione dei percorsi formativi, a queste necessità.

La sezione IFTS dell’Indire in collaborazione con l’Unità Italiana di Eurydice sta concludendo una ricerca sulla certificazione nei percorsi di istruzione e formazione professionale post-secondaria nei paesi dell’UE commissionata dalla Direzione Generale per l'istruzione post-secondaria e per i sistemi formativi delle Regioni e degli Enti locali. L’obiettivo della ricerca è quello di offrire una panoramica sulla complessa ed eterogenea architettura degli strumenti certificativi europei.

Leggi il nostro articolo sul progetto H.e.l.e.n.La partita rimane aperta sul tema della certificazione e, poiché uno degli obiettivi comuni ai paesi dell’UE è anche il pieno riconoscimento delle competenze - oltre che delle qualifiche - sembra importante sottolineare che il passpartout per fare dell’Europa un’economia della conoscenza concorrenziale entro il 2010 è rappresentata dalla flessibilità e dalla fiducia reciproca dei sistemi e degli attori del processo educativo nei rispettivi paesi.

[Le fotografie sono di Lorenzo Calistri]

 
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