Indire, sito ufficiale
Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa MIUR
immagine di contorno      Formazione separatore dei progetti      Documentazione separatore barra alta      Didattica separatore barra alta      Comunicazione separatore barra alta Europa
contorno tabella centrale
SISTEMI EDUCATIVI EUROPEI

Il caso di Enja Riegel, autrice di "Come realizzare una scuola di successo"

Storia della scuola di Wiesbaden, ai primi posti nell'indagine PISA per i livelli di apprendimento

di Alessandra Mochi
14 Novembre 2005

Banca Dati Dia, IndireUna scuola di successo


In Germania Enja Riegel è un nome famoso nel mondo della scuola: è l’autrice del libro “Come realizzare una scuola di successo”, divenuto un best-seller nel settore educativo, nonché la preside coraggiosa della Helene-Lange-Schule, la scuola di Wiesbaden, nel Land dell’Assia, che ha avuto i migliori risultati nell’indagine PISA, il Programme for International Students Assessment dell’Ocse che valuta i livelli di apprendimento dei quindicenni nel mondo.
Al seminario su “Il governo della scuola autonoma: responsabilità e accountability”, tenutosi a Roma il 29 settembre scorso, organizzato dall’Associazione TreeLLLe e dalla Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, la signora Riegel ha raccontato la sua esperienza perfettamente in linea con il tema della giornata sul governo della scuola e cioè sugli organi collegiali e sulla dirigenza nella prospettiva di una scuola effettivamente autonoma e responsabile.

Un sogno da realizzare


Attraverso metodi innovativi, molta creatività e disciplina, Enja Riegel, all’età di 65 anni, ha realizzato il suo sogno, quello di portare i suoi studenti ai primi posti nel mondo, alla pari con i bravi finlandesi e giapponesi, dando così nuovamente speranza a una Germania che era rimasta stordita dai risultati dell’indagine PISA  precedente in cui era finita al di sotto delle medie europee. Fino dal giorno in cui, nel 1982, la signora Riegel mise piede in quella che era stata la sua scuola, e in cui il clima non era dei migliori, con un corpo docente fortemente demotivato, e un sensibile calo delle iscrizioni, la sua ‘vision’ fu subito chiara: farla diventare una scuola in cui gli studenti imparano a vivere oltre che a studiare. “Studiare venti vocaboli, imparare a memoria un paio di formule ed essere interrogati ogni tanto non rappresentano neanche per gli studenti delle sfide. Se questo è tutto ciò che la scuola sa offrire, non c’è da stupirsi che i giovani a scuola si annoino” sostiene la Riegel, e aggiunge che “i giovani devono imparare ad assumersi le proprie responsabilità all’interno della comunità”. Appena assunto l’incarico, si mise subito all’opera, affrontando anche le iniziali resistenze di un’amministrazione restia ai processi di innovazione.
A poco a poco è riuscita a portare tutti dalla sua parte, a trasformare il tradizionale ginnasio (Gymnasium) in un istituto comprensivo (integrierte Gesamtschule) in cui non si danno voti nei primi due anni, in cui gli insegnanti lavorano più ore e in cui l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita è la parola d’ordine.
Insieme a un gruppo di 4 o 5 insegnanti, è andata personalmente in giro per l’Europa a visitare le migliori scuole per trovare idee nuove con l’obbiettivo di sviluppare una ‘vision’ comune di scuola eccellente.

Banca Dati Dia, IndireUna scuola da abitare e una leadership con mentalità imprenditoriale


Il cambiamento è iniziato dalla ristrutturazione dell’edificio scolastico. La vecchia scuola fatiscente è stata suddivisa in unità abitative per sezione, tante piccole ‘case’ per gli studenti: in ogni casa ci sono le classi, una sala professori e una grande sala comune dove gli studenti possono incontrarsi e lavorare insieme, superando il limite architettonico delle classi. “Si crea così un ambiente che invoglia ad apprendere, in linea con la nostra ‘vision’”, dice la preside che ha fatto costruire in ogni ‘casa’ un palcoscenico, una piccola biblioteca, un piccolo laboratorio mobile con tre o quattro computer da utilizzare gratuitamente. “Il nostro obbiettivo”, continua la Riegel, “è creare un ambiente amichevole, accogliente, aperto, molto diverso dalla scuola tradizionale, dove si possano organizzare mostre e spettacoli, vissuto dagli allievi con senso di responsabilità, tanto che loro stessi sono incaricati di fare le pulizie”. L’iniziativa di affidare le pulizie ai ragazzi è comunemente ritenuta un’iniziativa impensabile per una scuola. Invece, oltre ad avere un alto valore pedagogico per i ragazzi, permette alla scuola di risparmiare quei 27.000 euro all’anno stanziati dal Comune e di utilizzarli per coprire le spese dei progetti. “Bisogna che le scuole entrino nell’ordine d’idee di sviluppare una mentalità imprenditoriale, anziché lamentarsi che il Land o il Comune non mettono a disposizione i mezzi necessari. La maggior parte delle scuole ignorano il valore del proprio lavoro, né pensano di poter investire del denaro in un progetto per poi trarne un guadagno”. E Frau Riegel, invece, si è data da fare: ha affittato gli spazi della scuola per dei concerti e il ricavato è finito nella cassa scolastica.
E nel dire questo, la Riegel conclude sottolineando l’importanza della leadership nel governo della scuola, perché “la dirigenza scolastica ha un ruolo centrale, che deve assumersi le responsabilità, incoraggiare e lasciare spazio”.

Educatori, più che insegnanti


Ma l’innovazione più forte riguarda l’attività di insegnamento: qui gli insegnanti non lavorano più da soli, ciascuno chiuso dietro la porta nella propria classe, bensì in team di otto, dieci docenti e ogni team segue una classe per tutto il percorso scolastico, dal quinto al decimo anno . Non ci sono più le lezioni frontali di 45 minuti condotte dal singolo insegnante, ma lezioni interdisciplinari e progetti che si svolgono anche fuori dalla scuola. In questo modo, gli insegnanti imparano veramente a conoscere i propri studenti e non succede come nelle altre scuole, in cui l’insegnante fa lezione a 300 o 400 studenti alla settimana ed è costretto ad attaccare le foto dei ragazzi accanto ai loro nomi per poterli riconoscere. Ciò modifica radicalmente la funzione del docente che si trova “non più a insegnare delle materie”, come afferma la preside, “bensì a insegnare a degli studenti”, assumendo quindi prevalentemente il ruolo di educatore.
Agli insegnanti che prendono in carico una classe viene richiesto di essere in grado di insegnare anche materie diverse dalla loro, ed essi si impegnano ad impararle dagli altri colleghi specializzati. Se è vero che si impara principalmente dall’esempio, gli studenti di questa scuola toccano con mano l’utilità dell’educazione permanente crescendo in un’atmosfera di curiosità stimolante per l’apprendimento. “Da quando alla Helene-Lange-Schule lavoriamo in modo diverso, e cioè lavoriamo di più passando più tempo dentro la scuola, le assenze per malattia si sono dimezzate. I docenti del team hanno molte più responsabilità dei loro colleghi tedeschi. E il risultato è questo: chi viene messo in grado di decidere, di realizzare e di cambiare è felice. Inoltre, gli insegnanti ricevono un bel feedback dagli studenti e ciò li rende persone più responsabili”, è quanto conclude la signora Riegel.

Banca DAti DIA, IndireUn’organizzazione rivoluzionaria del tempo-scuola


Nella scuola di Wiesbaden, a metà dei due quadrimestri, gli alunni scelgono una tematica da approfondire e, per sei settimane, si impegnano in progetti di ricerca interdisciplinare, che li impegna per metà del tempo curricolare, con il sostegno degli insegnanti nel ruolo di consulenti. Il loro lavoro si conclude con una presentazione, alla quale vengono invitati genitori e amici, e in occasione della quale i ragazzi hanno la possibilità di dimostrare ciò che hanno scoperto. Poi ci sono gli stage, che durano dalle 5 alle 7 settimane, durante i quali ci si dedica al teatro, mettendo su uno spettacolo diretto da un regista professionista, pagato con i soldi risparmiati dalle pulizie, oppure si lavora anche a 700 chilometri da casa in asili o in aziende, partendo in gruppi di 6 o 7 ragazzi. “Seguire per forza i programmi non ha molto senso, è molto più importante che i ragazzi imparino a mettersi in gioco”. Certo è che dietro a tutte queste iniziative c’è un forte e unanime consenso dei genitori che hanno deciso di iscrivere i loro figli a questa scuola. Progetti come questi non potrebbero essere realizzati senza il sostegno delle famiglie. “I genitori sono alleati importanti” dice la Riegel, “ e perché lo diventino, ma soprattutto per realizzare una tale innovazione, bisogna perseguire obbiettivi veramente giusti e soprattutto essere sicuri di dove si vuole arrivare”.

Un modello da riproporre


Enja Riegel è convinta che, da quella che un tempo era la sua scuola, escono ragazzi in grado di studiare e di lavorare in maniera autonoma, capaci di presentare alla classe o a un pubblico più ampio i risultati del loro lavoro e di impegnarsi sul piano sociale.
Nonostante tutti i successi conseguiti, la prima scuola della Germania non ha conquistato le simpatie del governo che sta continuando a ignorarla. Ma la signora Riegel è convinta che il suo modello funzioni e che può essere riproposto ovunque. Anche in altri paesi.

L’ultima parola spetta ai dirigenti scolastici, e dipende molto dal loro coraggio e dalla loro voglia di impegnarsi. E ciò si deduce dalla chiusura dell’intervento della dirigente che conclude con una piccola rivelazione affermando che “tutto ciò che ha fatto, l’ha fatto in segreto, perché il permesso non l’avrebbe mai ottenuto”; poi, con la sicurezza di chi la sfida l’ha vinta, esorta il pubblico presente al seminario, costituito in gran parte da dirigenti scolastici, con questa parole: “Chiedete il permesso dopo aver ottenuto il successo e nessuno ve lo negherà”.

 

Enja Riegel risponde infine ad alcune domande sulla scuola in Germania in un questionario, predisposto dall’Associazione TREELLLE  e dalla Fondazione per la Compagnia di San Paolo, per il seminario su “Il governo della scuola autonoma: responsabilità e accountability” (Roma, 29 settembre 2005). Scarica le domande

 
Articoli correlati

La professione docente in Europa
di Simona Baggiani (26 Febbraio 2014)

L’educazione alla cittadinanza in Europa
di Erika Bartolini (14 Giugno 2012)

L’insegnamento delle scienze in Europa
di Erika Bartolini (13 Marzo 2012)

L’insegnamento della matematica in Europa
di Erika Bartolini (01 Marzo 2012)

Costruire la “Dimensione europea dell’educazione”
di Rudi Bartolini (19 Gennaio 2012)

Intervista a Francesca Brotto
di Francesca Brotto (18 Gennaio 2012)

L'istruzione secondaria superiore in Europa
di Simona Baggiani (06 Novembre 2011)

Lo zoccolo comune di conoscenze e competenze in Francia
di Simona Baggiani (22 Settembre 2008)

L’idea di qualità nell’organizzazione del sistema-scuola in Francia
di Francesco Vettori (19 Settembre 2008)

Le competenze in Inghilterra sotto la lente di ingrandimento
di Alessandra Mochi (29 Luglio 2008)

Sempre più competenze nei Curricoli Europei
di Unità Italiana di Eurydice (06 Luglio 2008)

Le nuove competenze della scuola francese
di Simona Baggiani (06 Luglio 2008)

"Ogni alunno è per noi fondamentale"
di Carmela Grassi (30 Giugno 2008)

La sfida della mobilità ai sistemi d'istruzione e formazione
di Maria Vittoria Marini Bettolo Marconi (03 Giugno 2008)

La strategia di Lisbona
di Simona Baggiani (30 Ottobre 2007)