di Erika Bartolini
22 Dicembre 2005
Nell’ambito di una ricerca svolta sui percorsi
di formazione professionale post-secondaria in Europa, è stato approfondito il
tema della certificazione delle competenze acquisite al termine
di questa tipologia di percorsi di formazione nei paesi europei.
La
certificazione è argomento caldo nel percorso di creazione di
un sistema europeo di riconoscimento dei percorsi di formazione professionale. I
paesi presi in considerazione per questa indagine sono quelli appartenenti alla
rete Eurydice che comprende
sia i 25 paesi dell’Unione che i paesi candidati e tre dei paesi dell’AELS/SEE
(Islanda, Liechtenstein e Norvegia). Questo ha permesso di avere un quadro molto
più ampio ed esaustivo del panorama attuale sulla certificazione e di quello che
si prevede avverrà in un prossimo futuro. Il primo dato che emerge è infatti che
gran parte dei paesi europei ha recepito, o dichiara di essere pronto a farlo,
alcuni strumenti messi a disposizione a livello europeo per l’attestazione delle
competenze come i Supplementi al certificato e al diploma introdotti con Europass.
Ciò premesso, non è però possibile, anche
dopo un’attenta lettura, individuare un filo comune che possa legare in qualche
modo esperienze che ovviamente sappiamo essere diverse, ma che tuttavia non
offrono spunti di comparazione. Per quanto riguarda il livello di riferimento
nel sistema di istruzione, la formazione professionale post-secondaria può
essere organizzata solo come proseguimento di quella secondaria, oppure a
livello di istruzione superiore di tipo accademico e/o non-accademico, o
prevedendo tutte le tipologie. Prescindendo dal caso inglese
che per la sua particolarità legata sia all’organizzazione del sistema educativo
che all’alto grado di autonomia degli istituti merita una menzione a parte, non
è possibile individuare una tendenza comune, se non riferita al
dato meramente numerico che la maggior parte dei paesi offrono questo tipo di
formazione sia a livello superiore accademico che non-accademico, pur mantenendo
i due livelli separati.
In Ungheria, al contrario, l’istruzione e
formazione professionale è offerta da istituti di istruzione post-secondaria e
da istituti di istruzione superiore non-universitaria. Entrambe le tipologie di
istituti fanno parte del sistema di istruzione superiore, all’interno del quale,
a partire dal 1996, gli istituti universitari e non-universitari possono offrire
indifferentemente corsi di istruzione universitaria e non, compresi quelli di
tipo professionale. In Inghilterra sono stati recentemente istituiti i
Foundation degrees, diplomi di tipo professionale che affiancano i
Bachelor degrees come primo livello di istruzione superiore della
durata di due anni.
Il percorso di istruzione/formazione intrapreso viene
certificato con un documento la cui forma, contenuto e validità è stabilita, in
genere, a livello nazionale anche se chi lo rilascia fisicamente è sempre
l’istituto che ha offerto il corso. In Germania, la certificazione viene
rilasciata previa autorizzazione da parte dell’autorità competente per
l’educazione del singolo Land, mentre in Inghilterra è il singolo istituto che
stabilisce il contenuto e la forma del certificato ed è responsabile dell’emissione del
documento, e quindi del suo riconoscimento ufficiale. A questo fine, tuttavia,
gli istituti devono ottenere un’autorizzazione con un atto parlamentare o reale.
A prescindere dalle modalità di emissione e rilascio del documento, è
generalizzata la tendenza a un riconoscimento diffuso su tutto il
territorio nazionale della qualifica ottenuta con la formazione,
attestata dalla certificazione. A fronte poi di realtà come quella inglese,
nella quale il riconoscimento della certificazione non è previsto da documenti
ufficiali ma è lasciato al singolo istituto o datore di lavoro, chi ha invece
conseguito un certificato di formazione post-secondaria professionale in
Portogallo, vanta un titolo che non solo consente l’ingresso nel mondo del
lavoro o il proseguimento degli studi, ma che può essere preso in considerazione
per un’eventuale avanzamento di carriera.
Un’indagine sulla
certificazione e sulla sua validità all’interno dei sistemi di istruzione e
formazione, non può poi prescindere da un’analisi dei contenuti e degli aspetti
formali del certificato. Occorre premettere che quando si tratta di
certificazione, più spesso si ha a che fare con un documento
che attesta il completamento di un percorso di formazione professionale, in
genere concluso sostenendo una prova che coinvolge sia aspetti teorici che
pratici della formazione. Sono rari i casi in cui sono previste non tanto
valutazioni ma vere certificazioni delle competenze a livello intermedio.
Partendo dal caso singolare dell’Inghilterra dove, grazie all’autonomia, i
singoli istituti possono decidere se dare alla certificazione una cadenza
intermedia o finale, si passa per la Grecia, dove la formazione è organizzata
per moduli formativi il cui superamento deve essere attestato per ottenere la
certificazione finale del ciclo di formazione, per finire con la Polonia e
Finlandia che prevedono una certificazione intermedia che nel primo caso è
necessaria per ottenere la certificazione finale, mentre nel secondo caso è
rilasciata a richiesta del singolo.
Per quanto riguarda gli aspetti formali, il documento che
viene rilasciato riporta in genere la qualifica e/o il titolo che si ottiene al
termine del percorso di formazione; più raramente è previsto che nel certificato
sia fatto esplicito riferimento ai voti o crediti conseguiti, al livello
ottenuto o alla durata dei corsi, mentre è praticamente assente la menzione alle
competenze, conoscenze e abilità teoriche e pratiche che sono state ottenute al
termine del percorso di formazione. Lo stesso vale per gli standard che possono
sì essere previsti a livello nazionale, anche sotto forma di indicazioni o
modelli di riferimento, ma che mai sono esplicitati nel certificato. A tutto
questo però supplisce, nella quasi totalità dei paesi considerati, il ricorso al
Supplemento al Certificato e il Supplemento al Diploma,
introdotti da Europass. Questo nuovo strumento, laddove è già stato adottato, ha
permesso infatti di andare oltre i confini formali del “foglio di carta”,
arricchendolo di contenuti che altrimenti rimarrebbero sottintesi. Di fatto, in
realtà, tutte le qualifiche risultano essere riferite a competenze, conoscenze e
abilità che sono inevitabilmente connesse al percorso di formazione intrapreso e
concluso, ma che non trovano spazio nel documento.
Ecco quindi che il Supplemento al Certificato e il Supplemento al
Diploma hanno portato a un duplice vantaggio: da un lato, dotare le autorità
educative nazionali di un formato unico per rendere “leggibili” sia a livello
nazionale che europeo, le qualifiche e i titoli rilasciati, esplicitando gli
elementi che le caratterizzano senza appesantire la forma del documento;
dall’altro hanno, o avranno, il merito di conferire alle qualifiche stesse un
riconoscimento che va anche oltre i confini del paese dove sono state
conseguite, senza passare per un livellamento delle forme e dei
contenuti, ma anzi rafforzando le caratteristiche peculiari del percorso di
formazione del singolo individuo.
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