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MEDIA EDUCATION

Il computer non solo a scuola ma per la scuola

Intervista a Jonathan Renaudon-Smith, Vice-Presidente di INK Media

di Gianluca Torrini
07 Marzo 2006

 

Proviamo a immaginare come sarà la scuola del futuro. Anche considerando la vostra iniziativa, non è difficile supporre ogni studente con il proprio computer sotto braccio, sempre online. Tutto ciò potrebbe significare la fine della classe così come oggi la intendiamo: non più un ammasso di computer isolati dentro una stanza, ma personal computer utilizzabili in ogni luogo della scuola.

Già una volta ho lavorato in una scuola nella quale avevamo previsto un computer portatile per ogni alunno. Era probabilmente il primo esperimento in Gran Bretagna che raggiungeva questo rapporto tra computer e alunni di 1 a 1. Ho imparato molto da quell'esperienza, e la prima cosa che ho voluto fare è chiedere agli insegnanti come tutto questo avesse modificato il loro modo di fare scuola. E comunque, pur avendo avuto molte risposte, è impossibile immaginare la miriade di cose che gli alunni fanno con il loro portatile mobile. Un pc, per un ragazzo, diventa in modo rapidissimo qualcosa di personale, come un lettore mp3 o il cellulare. Il computer è usato sia dentro che fuori le regolari lezioni, e dentro e fuori l'edificio scolastico, visto che il wireless glielo permette.
Ma la cosa che mi ha più interessato è che l'accesso alle conoscenze e alle altre culture diventa qualcosa di facile e naturale, e quindi né artificiosa né programmata. Gli alunni smettono velocemente di pensare al proprio portatile come qualcosa di estraneo, per considerarlo invece come un tool indispensabile attraverso il quale si può imparare, comunicare, rilassarsi e divertirsi.
Ed in tutto questo il ruolo dell'insegnante non perde di valore; al contrario, il docente rimane una forza ed una guida stabile per aiutare i giovani a muoversi dentro la giungla dell'apprendimento.

Il docente rimane quindi una figura fondamentale. Ma cosa succede invece alle modalità d'insegnamento?

Di sicuro un approccio inclusivo che assicuri una equità naturale all'accesso è imprescindibile. All'inizio, con un computer non cambia il modo in cui gli alunni prendono appunti, fanno i compiti a casa e se li fanno correggere online. Solitamente dopo poco tempo gli insegnanti abbassano la guardia e accettano il pc all'interno del proprio modo d'insegnare. Le lezioni stesse iniziano a includere sempre più compiti basati su progetti, e gli alunni cominciano a rapportarsi non solo all'insegnante per cercare informazioni. I banchi vengono così sistemati in gruppi, allontanandosi dal modello classico in cui tutti guardano l'insegnante. Ci troviamo quindi davanti all'opportunità di incoraggiare coscientemente tutte quelle qualità di lavoro di gruppo che i datori di lavoro cercano costantemente. Nel tempo, per esempio, si potrebbero avere scuole che offrono corsi gestiti da insegnanti di altre scuole nelle materie che coprono con più difficoltà.
Sono piccoli passi per rendere oltretutto molto più flessibili gli orari, con gli studenti più grandi potrebbero seguire i corsi anche totalmente online, sempre, spero, sotto la guida di un insegnante aggiornato e altamente specializzato. Tutto ciò dovrebbe portare gli insegnanti a essere più "la guida accanto", invece che il "saggio" ex cathedra.
Personalmente non credo che le scuole spariranno con l'avvento delle nuove tecnologie. I giovani hanno bisogno di guide, delle materie pratiche e delle interazioni che avvengono dentro la scuola. Quello di cui ha bisogno la scuola è invece lo sviluppo di un'alfabetizzazione alle nuove tecnologie, per garantirne un utilizzo maturo ed effettivo che accompagni gli alunni durante la carriera scolastica. Ed alcuni buoni esempi stanno iniziando a emergere.

Proprio l'utilizzo del computer ci porta a considerare un altro problema da risolvere, quello del digital divide. Ma troppe volte dimentichiamo quello che lei ha chiamato "alfabetizzazione", ovvero lo sviluppo di una competenza linguistica che permetta di utilizzare al meglio le tecnologie. Per le persone che non hanno mai utilizzato un computer è difficile, se non impossibile, comunicare con successo o capire realmente il contenuto di una comunicazione online. Cose si può fare per superare questo ostacolo?

La mancanza di competenze per le nuove tecnologie se esiste è normalmente associata agli adulti che sono in qualche modo impauriti da un computer. Le scuole sono in qualche modo piene di "nativi digitali", cresciuti in un mondo di bit. Questi imparano giocando e facendo, non leggendo manuali, ma ci sono sicuramente delle competenze che devono acquisire. Sappiamo che le ICT possono e devono essere insegnate, sempre nel contesto di una materia o di un argomento significativo per il curriculum dello studente.
Comunque, si deve sicuramente incoraggiare l'idea che si può utilizzare il computer come uno strumento, come useremmo una calcolatrice. Ed attraverso l'uso di questi strumenti speriamo che i giovani saranno incoraggiati nello sviluppo di thoughtfulnes, resourcefulness, insightfulness dell'essere umano. Anche per i contenuti, sarebbe una buona idea avere dei server dentro ogni scuola, per ridurre la loro dipendenza dalla larghezza di banda.
Sarebbe infine ottimo pensare ad insegnanti e studenti impegnati insieme nella costruzione dei contenuti, in un approccio costruttivista all'insegnamento, non considerando quest'ultimo come un assorbimento passivo di contenuti da un qualcuno o qualcosa, sia che provenga da un libro o da un formato digitale. INK Media si è attivata proprio per facilitare questo processo, creando software in grado di incoraggiare l'approccio collaborativo di cui parlavo prima.

Un ultima domanda: Indire, nel Convegno del 3 e 4 Marzo, ha invitato professori, ricercatori e insegnanti di tutto il mondo per parlare della scuola che ancora non esiste. Una scuola fuori dalle sue mura, che non si basa solo su banchi e cattedre. La comunicazione digitale, i nuovi media, possono cambiare il concetto attuale di scuola?

Si può già oggi trovare scuole che non danno orari delle lezioni, con studenti che lavorano online su progetti collaborativi che non richiedono necessariamente la loro presenza a scuola. E' difficile capire come tutto questo possa accadere con un curriculum nazionale sovraffollato, ma la scuola, d'altra parte, è l'unico luogo all'interno del quale si possono trovare allo stesso tempo informazioni, esperti e comunità d'apprendimento: nella scuola si possono infatti trovare realmente persone responsabili per l'organizzazione delle esperienza didattiche. Potranno cambiare anche i contratti che si faranno ai docenti, che dovranno riflettere il mutamento degli attuali schemi di lavoro, dando loro maggiore flessibilità nell'organizzazione della settimana lavorativa ed anche una possibilità di riconsiderare il proprio bilancio di vita e di lavoro! Gli insegnanti si ritroveranno in una comunità di pratiche, con colleghi che provengono dal tutto il mondo e non soltanto dalle quattro mura della propria scuola.

 

Re-mediare la scuola - Convegno internazionale

 


 

 

 

 

Jonathan Renaudon-Smith è Vice-Presidente e Education Strategy per INK Media. E' stato insegnante, vice-preside e autore di saggi per molti anni. Ha sviluppato un'esperienza di computer portatili nelle scuole che ha inspirato i programma Anytime, Anywhere Learning in Gran Bretagna. I suoi ideali di garanzia di accesso alle nuove tecnologie si sono poi tramutati in fatti attraverso il tentativo di superare il problema maggiore legato alla diffusione di computer, ovvero il loro costo. Adesso, per superare il digital divide, con INK Media sta producendo un computer da 250 dollari, completamente mobile, senza hard disk o parti da sostituire. Essendo completamente wireless, i file possono essere salvati su un network, su un local server o al limite tramite il collegamento USB. Inoltre, consuma pochissima corrente elettrica. Il portatile è costruito su piattaforma Linux, incude Open Office e una versione curata da INK di Firefox, legge file flash, riproduce musica e video nel suo schermo a colori. Non ci sono quindi licenze da pagare.


http://www.ink.mi-2.biz/index.html



Thoughtfulnes

Per thoughtfulnes si intende generalmente un attributo delle relazioni interpersonali. Si può dire: "è una persona molto riflessiva (thoughtfulnes), attenta", considerando il modo in cui si rapporta agli altri. Thoughtfulnes può essere anche molto di più di questo. Thoughtfulnes può voler dire concentrare l'attenzione su come un numero possa relazionarsi all'altro e come esso possa essere usato, oltre l'apprendimento basilare del "fatto". Capire le implicazioni di un uso thoughtful dei sistemi numerici può essere più importante della padronanza del fatto stesso.

Costruire un contesto personale di ogni cosa che si impara è un modo per sviluppare, individualmente e in modo valido per tutta la vita, thoughtfulnes.

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Resourcefulness

"Il nostro lavoro", dice il dottor Milton MacLaren, "è quello di iniziare a smettere di pensare alle risorse umane, per iniziare a considerarle persona umane con delle risorse". Essere pieno di risorse dipende dalla nostra abilità a fare buone domande, valutare, sintetizzare, e imparare a relazionarsi a se stessi. Essere pieni di risorse ci allontana da una dimensione di intenti per entrare in una di azione: per diventare creatori di conoscenza e non soltanto eredi di conoscenze altrui.

Resourcefulness ci permettere di elaborare strategie, prendere controllo delle nostre vite, misurare i rischi, misurare le competenze richieste e andare quindi oltre al problema, no in un senso commerciale, ma come una parte della nostra vita.

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Insightfulness

Sviluppare insightfulness è un tentativo di organizzare dei dati dentro degli schemi chiamati informazione, organizzare quindi le informazioni in conoscenza, conoscenza in comprensione e comprensione in saggezza.

Insightfulness si riferisce alla creazione profonda di comprensione, sfidando questa comprensioni alla luce delle osservazioni, delle esperienze e delle nuove informazioni. Insightfulness ha un impatto in tutti gli aspetti della nostra umanità, da come ci vediamo in relazione agli altri a come è possibile esaminare le relazioni delle particelle nella fisica.

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