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DOCUMENTAZIONE

Folksonomy: una classificazione sociale del web

Dal caos originario ai frutti della collaborazione

di Isabel de Maurissens
18 Marzo 2006

Folksonomy

La parola folksonomy è un neologismo composto da “folks” (gente) e “taxonomy (1)” (tassonomia). Il termine folksonomy è stato ideato da Thomas Vander Wal (2), architetto dell’informazione, che lo ha coniato durante una discussione online. Ma il vero creatore è Joshua Schachter (3) che nel 2001 ha ideato del.icio.us (http://del.icio.us) - il primo sito che nel 2001 ha applicato la folksonomy - sviluppando un software capace di gestire i suoi bookmarks con oltre 20.000 link. Schachter (2004), 31 anni, definisce del.icio.us come “un bookmark sociale che permette di aggiungere siti preferiti alla propria collezione di link, catalogarli con delle parole chiave, e condividerlo non solo con il proprio browser o pc ma anche con altri”.

E’ una classificazione “dal basso”, creata dagli utilizzatori che attribuiscono una parola chiave, cioè il tag, ad una risorsa (4) messa sul web al fine di condividerla. Le risorse non vengono quindi classificate a priori, ma aggregate dai navigatori/utenti. La condivisione è importante; attribuire un tag tratto dal proprio vocabolario è necessario, ma non sufficiente perché si possa parlare di folksonomy. Secondo Vander Wal, il tag deve essere "parlante" perché possa essere ricercato e recuperato da altri e permettere un scambio tra culture e discipline diverse.

Già nel 2004 deli.cio.us contava più di 200.000 utenti registrati, creando una nuova generazione di web: il cosiddetto web 2.0 (5) che comprende nuovi prodotti - wiki, blogs e tag -  che hanno la caratteristica comune di essere strumenti per la condivisione, perciò definiti sociali, in contrapposizione al web "tradizionale" 1.0, più statico e poco personalizzabile.

Fino ad oggi la creazione dei metadati per classificare le risorse bibliografiche e le risorse online è stata materia di professionisti, in quanto richiedeva l’applicazione di regole precise e dettagliate che trasformassero un linguaggio naturale in linguaggio “controllato” (si considerino gli standard internazionali ISO: 5964:1985, le Dublin core rules, le regole ISBD (M), thesaurus, ontologie, soggettari, ecc.).

Screenshot tratto da Flickr.comOggi sta emergendo un nuovo modo di classificazione e metadatazione, una classificazione “sociale” che non è più riservata ad una determinata categoria professionale; non c’è più bisogno di classificazioni pre-costruite, condivise in ambienti ristretti di professionisti catalogatori.  Il navigatore che crea o segnala una risorsa sul web può attribuirgli dei “tag” liberamente. I tag non hanno bisogno di essere accreditati per esistere. Le informazioni non vengono gerarchizzate, ma raggruppate, aggregate.

Ma quali sono vantaggi e i limiti della classificazione sociale?

Il primo vantaggio è quello di non operare una separazione tra chi crea o segnala una risorsa e chi ne fa la promozione e diffusione.
Nell’indicizzazione tradizionale ci sono due ruoli ben distinti: chi scrive l’articolo e chi documenta la risorsa tramite descrittori di un thesaurus o tramite un soggettario. Le parole chiave (descrittori) così attribuite sono importanti, perché consentiranno di “recuperare l’articolo” nei database.
Un altro vantaggio è la freschezza di linguaggio in quanto, spesso, i termini dei soggettari e dei thesauri non sono aggiornati e quindi non riflettono la dinamicità della lingua. Ad esempio nel thesaurus TEE (Thesaurus europeo dell'Educazione, ed. ultima 1998)  viene usata la parola insegnamento a distanza e a tutt'oggi non è stata ancora introdotta la parola e-learning.

Nell'ambito dell'educazione, le riforme portano con sé una terminologia nuova (ad. es. Pecup, Uda, Osa, Lep ecc.) che non può essere recepita in tempo reale dai vari thesauri. Inoltre il thesaurus di regola ha una dimensione internazionale ed è multilingue, quindi non è specificamente adattabile alle varie realtà nazionali. Invece, la folksonomia permette di recuperare termini connotati localmente. A maggior ragione in Italia sarebbe auspicabile l'applicazione della folskonomy all'educazione perché è un paese di "rolling riforms": ogni riforma porta con sé acronimi, a volte, incomprensibili per i non adetti ai lavori.

Thomas Vander Wal aggiunge che la folksonomy può essere utile per controllare la completezza della categorizzazione/tassonomia di un sito confrontando i termini utilizzati dai progettisti del sito con quelli usati dai navigatori. Saranno possibili congetture verosimili analizzando le aggregazioni spontanee create dagli utilizzatori.

Un altro vantaggio della folksonomy è proprio il suo carattere sociale, che si costruisce non nel momento in cui si attribuisce un tag, ma quando un'altra persona successivamente potrà, con quel tag, recuperare la risorsa. La stessa risorsa potrà avere più chiavi d'accesso in quanto altri navigatori potranno attribuirgli altri tags con la possibilità di essere recuperata da una comunità online più estesa (broad folskonomy).

Ma quali sono i limiti di questa pratica spontanea?

E’ chiaro che il limite più evidente è l'information retrieval, ossia il recupero dell'informazione. Trovare una risorsa, sì, ma con quali parametri? Non abbiamo nessuno strumento tradizionale a disposizione. Bisogna affidarsi al senso comune che viene dato ad una parola. Infatti la stessa risorsa può essere descritta in diversi modi e questo crea confusione. Ad esempio, per descrivere la "comunità di pratica" potranno essere usati i seguenti tags: community of pratice, educazione non formale, conoscenza, diffusione dell'informazione, processo di apprendimento, apprendimento collaborativo, apprendimento di gruppo, ecc. Secondo Adam Mathes (6) i limiti  possono ravvisarsi nella molteplici declinazioni che un termine può avere.

Ma poi con gli acronimi, i sinonimi, le parole contratte, il singolare e plurale “book/books”, (Delic.iou.s, visto il 14/02/2006) come la mettiamo?

Possiamo sintetizzare che ci troviamo davanti ad un dizionario “incontrollato”, ma che ricchezza!


Broad and narrow folksonomies

Vander Wal (7) distingue due modalità di aggregazione dei dati: broad folksonomies e narrow folksonomies. Nel primo caso alla stessa risorsa vengono attribuiti più tags da più persone seguendo il proprio schema mentale e utilizzando il proprio vocabolario (di conseguenza ci saranno più tags per descrivere la stessa risorsa). Un esempio di broad folksonomies è il sito Del.icio.us. Nelle narrow folksonomies invece le risorse vengono aggregate da poche persone con un unico termine, sempre lo stesso perché magari esiste solo quel termine per indicare quella risorsa. Quindi le narrow folksonomies avranno il vantaggio di essere più precise e facilmente recuperabile con una ricerca mirata.  Un esempio di narrow folksonomies è rappresentato dal sito Flickr. Questi concetti, comunque hanno molto in comune con il thesaurus che utilizza gli stessi termini per descrivere i termini sovraordinati (broad term) e quelli sottordinati (narrow term).

Del.icio.us e flickr: i primi bookmarks che applicano i tag per la ricerca

I due siti sono in pratica dei social bookmarks, cioè dei siti creati per condividere risorse, ma mentre in Delicious (http://del.icio.us) vengono condivise risorse in generale, Flickr (8) (http://www.flickr.com) è specializzato nella condivisione di fotografie. Utilizzano entrambi i tag. Un aspetto interessante è l’utilizzo dell’immagine, che è proprio un buon esempio di Information design per rappresentare i tag più popolari: utilizzando semplicemente il grassetto e un carattere più grande, Flickr, in una nuvoletta, ci fa capire in un colpo d’occhio quali sono i tag più usati.
Popular tags tratti il 18 aprile 2006 da Flickr.comFlickr ha ormai raggiunto più di 5.5 millioni di foto, di cui l'80% è di pubblico dominio (9), ciò significa che gli utilizzatori nelle maggior parte dei casi scelgono di condividere le proprie foto (è possibile, riservare la visione solo ai familiari o amici, conmunicando loro l'indirizzo del proprio account).

Nel paesaggio digitale (10), la folksonomy porta con sé una vera rivoluzione che troverà molte applicazioni soprattutto in ambienti in cui esiste già un linguaggio condiviso, come una banca dati di buone pratiche, una piattaforma e-learning, un settore di ricerca, un ambito professionale ma anche nella didattica. Per gli utenti creare un proprio indirizzo, ad. es. in del.icio.us, è semplice e intuitivo; porre i tag anche, in quanto, se la risorsa è già stata inserita, automaticamente il sistema suggerisce i tags già usati da altri navigatori.

Ci troviamo dunque tra due estremi: da una parte la classificazione tradizionale, che a volte non riflette i bisogni conoscitivi dell'utente, ma è affidabile nella ricerca. Dall'altra la folskonomy che, al contrario, risponde ai bisogni conoscitivi della gente, perché attinge sempre ad un linguaggio "vivo", ma non usa termini univoci e "controllati".  Probabilmente, ci sarà una contaminazione fra le due per meglio rispondere a criteri di usabilità e di user satisfaction.


NOTE

(1) Secondo Susan Leigh Star, sarebbe meglio parlare di ethoclassificazione, in quanto il termine “tassonomia” implica una classificazione, cosa che la folskonomy non fa.

(2) VANDER WAL, T., Vanderwal.net,  <http://www.vanderwal.net/index.html> visto il 01/03/06

(3) SCHACHTER, J., [sito web personale dell’autore],  <http://burri.to/~joshua/> visto il 23/02/2006

(4) le risorse possono essere una pagina web, una fotografia, un filmato, un audio, un learning object, qualsiasi risorsa che possa essere messa sul web.

(5) s.n., la definizione di web 2.0, <http://en.wikipedia.org/wiki/Web_2.0> visto il 02/03/2006

(6) MATHES, A., "Folksonomies - Cooperative Classification and Communication Through Shared Metadata", in Adammathes.com,  <http://www.adammathes.com/academic/computer-mediated-communication/folksonomies.html > dic 2004, visto il 01/03/06

(7) VANDER WAL, T., Explaining and Showing Broad and Narrow Folksonomies, <http://www.personalinfocloud.com/2005/02/explaining_and_.html> visto il 02/03/06

(8) Flickr è stato acquistato recentemente dal gruppo Yahoo

(9) STONE, B., "Photo for the masses" in Newsweek- Technology & science <http://www.msnbc.msn.com/id/7160855/site/newsweek/page/2/>, 2006 visto il 23/03/2006

(10) ROSENFELD L., MORVILLE P. , dalla definizione di Information Architeture in CAPRIO L., GHIGLIONE B. , Information Architecture, Tecniche nuove, 2003, p. 20


SITOGRAFIA

Per condividere risorse: http://del.icio.us/  in particolare fotografie: http://www.flickr.com/

Altri siti per condividere le risorse:

http://www.tagcloud.com/index.php

http://ma.gnolia.com/

http://www.last.fm/  (musica)

http://www.technorati.com/

http://www.stumbleupon.com/

http://www.digg.com/

http://youtube.com (film)

Un articolo fondamentale sull’argomento:

MATHES, A., "Folksonomies - Cooperative Classification and Communication Through Shared Metadata", in Adammathes.com <http://www.adammathes.com/academic/computer-mediated-communication/folksonomies.html> visto il 01/03/06

altri articoli:

JACOB; E., Classification and categorization: a difference that makes a difference
<http://www.findarticles.com/p/articles/mi_m1387/is_3_52/ai_n6080402> visto il 08/03/2006

MAISTRELLO; S. Ci faremo larga con i tag, in Monthy vision, mar 2006
<http://www.visionblog.it/cgi-bin/vision5_folksonomy.pdf> visto il 01/03/2006

MERHOLZ; P., Mob indexing? Folk categorization? Social tagging? (2005), sito personale dell'autore
<http://www.peterme.com/archives/000444.html>  visto il 02/03/2006

MERHOLZ; P., metadata for the masse (2004)
<http://www.adaptivepath.com/publications/essays/archives/000361.php> visto il 02/03/2006

PERZ, J.C., Del.icio.us: Social bookmarking phenomenon , IDG News Service in 17/11/2005 in Pc world
<http://www.pcworld.idg.com.au/index.php/id;1167981502;fp;2;fpid;1> visto il 13/03/2006

Interventi al “Italian IA summit", Roma 24 febbraio 2006
<http://www.writely.com/View.aspx?docid=bdks9wjfk96g> visto il 03/03/2006

e in particolare:

GNOLI, C., A che servono le classificazioni
<http://www.writely.com/View.aspx?docid=bdkwkwf77tbp>
    
QUINTARELLI E., Social Distributed Classification
<http://www.writely.com/View.aspx?docid=bdk4gjnf3wp5>
     
SIINO,T., Architettura dell’informazione nei blog: il modello blog come “facillitatore” per la organizzazione e la     ricerca delle informazioni
< http://www.writely.com/View.aspx?docid=bdkwn4m3zjd4>

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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