di Paola Conti e Marco Baù
19 Giugno 2006
Innanzi tutto un ricordo, come un omaggio.
Trattare della formazione del personale ATA rimanda infatti, nella memoria, ai tempi in cui i funzionari dell’allora Provveditorato agli Studi e taluni attuali Direttori, agli albori del decentramento amministrativo, accoglievano responsabili e assistenti amministrativi - un po’ disorientati - e li introducevano nei tortuosi meandri della legislazione scolastica, al ritmo dei DPR che recepivano le contrattazioni sindacali con il Ministero.
Era una via di mezzo tra il dovere d’ufficio e una sorta di volontariato, con risultati indecifrabili, ancorché ricercati dall’indubbia passione di quei protagonisti. In seguito, fu necessità più chiaramente codificata organizzare corsi di aggiornamento per il passaggio nei gradoni previsti dalle griglie retributive e, alla fine degli anni ’90, con i fondi per l’autonomia e per l’arricchimento dell’offerta formativa, affluirono alle scuole risorse economiche che permisero (nell’ambito delle direttive previste dalla legge 440/97) l’autorganizzazione di corsi finalizzati al conseguimento degli obiettivi formativi progressivamente emergenti.
Con il contratto del 1999 siamo giunti alla chiara introduzione del concetto fondamentale della formazione e della qualificazione del personale, come diritto dovere essenziale allo sviluppo e alla concreta realizzazione della scuola autonoma e, con l’intesa del 20.7.2004 tra l’ARAN e le OO.SS., alla moderna strutturazione della formazione del personale ATA.
In quest'ottica il corsista non è più l'allievo che assiste a lezioni frontali impartite da un docente, ma un protagonista attivo, teso ad operare responsabilmente delle scelte nell’ambito di un patto formativo che lo porterà all’acquisizione di crediti svolgendo una attività, che potremmo definire dialettica nel suo divenire, lungo un percorso facilitato non da un docente, appunto, ma da un e-tutor che assiste, guida, stimola, propone, induce a riflessioni e approfondimenti dei temi preferiti.
Per arrivare ad una validazione delle attività che, coerentemente a quanto detto, non coincide con una professorale valutazione, ma è il logico e finale risultato di un lavoro di sponda tra il corsista e il suo tutor che appone un suggello conclusivo al lavoro. Il materiale, che costituisce la base professionale (nel senso stretto e culturale in una più vasta accezione) da cui attingere gli argomenti da sviluppare nel percorso, è contenuto nella piattaforma PuntoEdu ATA ed è costituito da numerosi lavori di autori che, sulla base della loro preparazione teorica e della esperienza professionale acquisita, propongono studi, esegesi, schemi e dati che emergono dalle fonti normative e contrattuali che regolano i vari aspetti del rapporto di impiego nella trama dei profili contrattuali.
La nostra esperienza, come autori ed e-tutor, è partita nel gennaio del 2005 presso l’INDIRE, con incontri indispensabili per la messa a fuoco degli aspetti strutturali e organizzativi, come derivato pratico delle premesse contrattuali.
Un veloce compendio dei vari momenti di coordinamento.
A maggio dello stesso anno si è tenuto a Montecatini Terme il seminario residenziale destinato ai tutor senior (figura funzionale alla armonizzazione del lavoro dei tutor junior collegati). Contemporaneamente è iniziato il lavoro come autori, destinato a costruire, come detto, la piattaforma concettuale, normativa, contenutistica ed esplicativa, in fin dei conti, degli aspetti delle varie professionalità del personale ATA. Dal mese di giugno si sono succeduti gli incontri regionali destinati a tutti gli e - tutor impegnati nella formazione PuntoEdu ATA.
Come appare chiaro questo vasto lavoro di scambio e di confronto è stato necessario non solo per l’ovvia considerazione che l’attività formativa - abbandonati i vecchi aspetti di parcellizzazione e spontaneismo - si presentava come esigenza nuova e tutta da impostare, ma anche necessitante di una omogenea strutturazione a livello nazionale, da incanalare su binari di efficienza ed equità.
Insomma, una macchina complessa da assemblare senza precedenti prove: per precisare i contenuti della piattaforma; per stabilire i criteri guida che avrebbero presieduto alle attività dei percorsi; per mettere a fuoco linee omogenee di validazione delle attività; per precisare il concreto lavoro dei tutor junior nell’approccio e nell’indirizzo dei corsisti; per rendere produttiva la direzione dei tutor senior nello scambio delle esperienze di volta in volta emergenti; per articolare il lavoro di tutti utilizzando gli strumenti informatici e le varie possibilità della “rete”.
Finalmente, nell’ottobre 2005 partono, in Toscana, i corsi per gli assistenti amministrativi e , contemporaneamente, come ultima messa a punto della macchina, si tengono incontri tra tutor senior e junior sulla definitiva organizzazione, sulle modalità di conduzione, sull’attuazione dei programmi, sulla soluzione dei vari problemi emergenti.
A gennaio del 2006 hanno inizio i corsi per i collaboratori scolastici, preceduti da un corso propedeutico di informatica allo scopo di consentire ai partecipanti l’uso dei computer e dei vari accessi. Prendono così forma i percorsi: dai materiali di studio accessibili si passa agli interventi sui forum tematici, per pervenire alle attività ed alle esercitazioni con gli elaborati finali validati dai tutors.
In particolare, per i corsi riservati ai Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi, si utilizzano, oltre al resto, anche laboratori sincroni di gruppo (sui temi della comunicazione) con l’intervento di un moderatore che stimola i corsiti a sviluppare le problematiche su leadership, sulle relazioni, sulla negoziazione che quotidianamente emerge nel concreto dispiegarsi dell’azione direttiva nelle nostre scuole.
A giudizio di chi scrive, tutta la complessa attività iniziale ha prodotto risultati più che soddisfacenti visti i contenuti espressi, ai vari livelli, negli elaborati finali. Fatte salve le differenze scaturenti dalle soggettività in gioco (tutor e corsisti con le loro individualità che non potevano non produrre percorsi differenziati), possiamo dire che il totale prodotto finale ha ripagato gli sforzi di ognuno in questa prima esperienza nella nostra regione. Ogni categoria professionale ha manifestato connotati corrispondenti alla sua origine operativa: dai collaboratori scolastici più “abituati” al lavoro di gruppo e quindi più naturalmente motivati ad una interpretazione collettiva del lavoro nei percorsi, ai Direttori, più inclini ad una iniziale interpretazione individualistica nell’approccio ai vari temi.
Forse, però, il risultato più accattivante (sul piano umano e psicologico) è stata proprio la constatazione che le categorie “di base”, partendo dal gruppo, hanno manifestato progressivamente differenziazioni marcate dalle rispettive personalità con apporti sorprendenti per la loro originalità. Per contro, le categorie “di vertice” (i DSGA), da una iniziale comprensibile ritrosia a mettersi in sintonia con i problemi e le parallele esigenze dei colleghi e, pertanto, dalla conseguente propensione alla soluzione personale delle questioni, si sono via via aperti agli altri in una oltremodo “simpatica” condivisione dei problemi offrendo le qualità personali e mettendole a servizio del gruppo. Forse è proprio questa elasticità intenzionale il patrimonio fondante ( ovviamente strutturata sulle competenze professionali e culturali) che induce a ben sperare sulle future attività di qualificazione del personale delle nostre istituzioni.
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