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INIZIATIVE PER LA SCUOLA

NECC 2006

Gli argomenti e le linee guida emerse alla National Educational Computing Conference

di Giusy Callari
19 Luglio 2006

Dal 4 al 7 luglio ha avuto luogo a San Diego la NECC 2006 (National Educational Computing Conference) nei locali del Convention Center.
La conferenza si è caratterizzata come un grande incontro “organizzato”, forte della ricchezza di opportunità che appartiene alla tradizione americana. Diverse le tipologie di attività discusse, dibattute ed elaborate partendo dall’esigenza di inserire le nuove tecnologie nella pratica scolastica e dal bisogno di introdurre modalità operative innovative, da utilizzare per sperimentare modelli avanzati di insegnamento e di apprendimento.

Nel tentativo di sintetizzare e schematizzare si riportano e articolano alcune tematiche di discussione.

Virtual-School

Ormai e’ noto a molti: lo sviluppo dei nuovi modi di insegnare si prefigura e si concretizza in America nelle virtual schools, cosiddette in quanto offrono corsi da seguire interamente online. Per questo tipo di scuole, la prima caratteristica che emerge riguarda il fatto che tutti i componenti dell’istituzione scolastica sono connessi tra loro:

  • gli insegnanti forniscono facilmente e in modo puntuale le informazioni sugli studenti ai genitori;
  • gli studenti possono comunicare con gli insegnanti in modo immediato e ottenendo un veloce riscontro;
  • i genitori si sentono vera parte integrante del sistema-scuola.

Bisogna, tuttavia, mettere in conto che mediamente nei primi cinque anni si registra la funzione del rodaggio della macchina ‘organizzativa’, nel senso che i livelli di successo scolastico si abbassano perché ‘tutti devono imparare’, hanno bisogno, cioè, di costruire la base di partenza comune su cui poggiare il resto della costruzione. Una delle esperienze riportate riguarda una Virtual-School in Florida.
Si tratta di una scuola che va dal livello della scuola dell’infanzia fino al termine della scuola secondaria di primo grado (K-8); vi si sviluppano due tipologie di corsi e il curriculum è costruito in team dagli insegnanti.
Non è stato ancora affrontato il problema del riconoscimento del titolo di studio in quanto tali scuole virtuali si offrono come supporto per il conseguimento di altri titoli, che comunque richiedono un esame (AP – Advanced Placement, SAT – Subject Advanced Test) e che entrano a far parte dei curricula di tutti gli studenti.
In tal modo uno studente-tipo di una virtual school è un alunno che frequenta uno o due corsi e che dovrà sostenere un esame per conseguire il relativo credito.


Digital Text

Di altro tenore sono stati i contributi emersi nel settore del “digital text”.
In questo campo quello che di nuovo sta emergendo è ancora oggetto di ampia discussione.
Sembra cioè, almeno sino ad ora, abbastanza difficile configurare ed immaginare una scuola che vada oltre i libri di testo in modo del tutto innovativo, basandosi preminentemente sulle nuove tecnologie.
La sfida sembra essere quella che riguarda il libro del domani, che dovrà avere il giusto formato, disponibile nel giusto momento, nel giusto posto di utilizzo.
Tutto è poi complicato dal fatto inequivocabile che la tecnologia in continua modificazione non consente di definire un programma di sviluppo che tenga conto della lentezza dell’adattamento al nuovo delle strutture in uso; in altre parole, mentre l’editoria si muove e tenta di percorrere l’iter che la ammoderna, nascono nuovi dispositivi, nuove sfide da parte della tecnologia, che fanno diventare obsoleto un processo che è ancora in fase di completamento, quale può essere la definizione di un nuovo supporto didattico che si propone di affiancare se non sostituire il libro di testo.
Bisogna prefigurarsi un futuro caratterizzato da aspetti completamente diversi dagli attuali, che costringono ad un diverso e nuovo ruolo degli insegnanti; occorre, cioè, pensare ad alunni che avranno strumenti e abilità utili alla costruzione di un proprio itinerario educativo personalizzato.
Di certo, la sfida va colta al volo perché, con il superamento di questa fase, gli alunni potranno, ad esempio, usufruire di:

  • valutazioni on line che, fornendo risultati nell’arco un giorno, consentono feed-back molto proficui, che si rivelano utili quando si interagisce con una generazione che è abituata ad avere riscontri immediati;
  • libri interattivi, che permettono di catturare l’entusiasmo e l’attenzione dello studente, qualunque sia la fascia di età di riferimento, e che inoltre ‘parlano’ in modo multimediale, così come multimediale è il mondo in cui i nostri giovani vivono.


Educazione 'mista'

Significativi anche gli spunti presentati di tipo eclettico, legati all’area del cosiddetto "blended learning".
Lo studente di oggi, è emerso, ha la necessità di partecipare ad un processo di apprendimento basato sulla possibilità di  combinare insieme diverse modalità operative; e si puntualizza proprio la necessità, in quanto nessuno desidera che i nostri giovani studenti perdano lo stimolo ad accostarsi al mondo scolastico come ambito in cui si propone un percorso organizzato di apprendimento.
Gli insegnanti hanno il compito di transitare dal ruolo di dispensatori di informazione a quello di generatori di conoscenza.
All’interno di contesti poli-informativi come quelli attuali, gli scopi dell’educazione e dell’insegnamento sembrano essere quelli di abituare i discenti non tanto (o non solo) a recepire e ritenere le informazioni dispensate dai docenti, quanto a saper usare al meglio le conoscenze che a qualsiasi titolo acquisiscono e che devono saper trasformare in chiave produttiva, per creare nuove forme di conoscenza e cultura.
Peraltro, gli insegnanti, nel tentare di trasformare il proprio ruolo, vivono una situazione difficile, perché hanno il compito di ridurre la distanza esistente tra la loro condizione in evoluzione di soggetti, che gradualmente migrato verso modalitá ‘digitali’ del pensiero (digital immigrants), e quella delle nuove generazioni, che hanno naturalmente interiorizzato i loro percorsi di apprendimento (digital natives).
E la sfida piú grande deriva proprio dal fatto che i docenti, prevalentemente digital immigrants, hanno necessitá di interagire con coloro i quali invece sono digital natives, con estrema facilità di comprensione del mondo delle nuove tecnologie, usando in modo diverso rispetto ai digital immigrants la loro immaginazione.


La sfida dei grandi cambiamenti

Un ulteriore ampliamento delle opportunità di interazione produttiva con le nuove tecnologie è offerta dal magico mondo di internet. La visione delle cose cambia notevolmente nel momento in cui ci si rende conto che non esiste piú un proprio ‘piccolo mondo’ dal quale osservare tutto: oggi ogni "piccolo mondo" può rappresentare la finestra da cui fare sentire la propria presenza. Si è ormai connessi con tutti ed è isolato solo il mondo che non è inserito nella rete. Non esistono angoli remoti del pianeta se non quelli staccati dal web.
Per rimanere all’ambito prettamente scolastico aperto con queste riflessioni, sembra utile porre in evidenza alcune implicazioni legate ai contesti tipici delle scuole:

  • Il web cambia la classe
    La classe di una scuola è destinata a rimanere la stessa di tanti anni, fa fino a quando non apriremo del tutto gli occhi e ci accorgeremo che già esiste un nuovo modo di fare lezione che può essere per esempio quello dei corsi gratuiti, con relative video-lezioni, dei professori del MIT di Boston: quali grandi derivazioni di ordine sociologico, psicologico ed educativo  può portare una rivoluzione di questo tipo già in atto!
  • Il web cambia i testi
    Basti pensare a tutto il mondo Wiki e a tutta la problematica che riguarda il digital text.
    La gestione elettronica delle informazioni trasforma anche il modo di rapportarsi con le conoscenze ed i sussidi che sino ad oggi ne hanno facilitato l’apprendimento.
    La prospettiva di tipo lineare dell’apprendimento è sempre piú messa in crisi dalle possibilità di costruzione degli ipertesti che sono consentiti e favoriti dall’uso sempre piú diffuso di testi digitali.
  • Il web cambia l’insegnamento, perciò, si sostiene da piú parti, l’insegnante diventa ‘connettore’, la via di accesso attraverso la quale il giovane gestisce in modo autonomo il proprio iter di crescita.
    La funzione connettiva richiede la capacità di sapersi confrontare, di mettere insieme diversi contributi, di poterli far circolare in un’ottica di rete, di farsi nodo di scambio all’interno delle differenti dinamiche di acquisizione delle conoscenze.
  • Il web cambia l’apprendimento perché modifica i tempi, i luoghi, i modi di acquisizione delle conoscenze ma, soprattutto, influisce sui contenuti stessi dell’apprendimento. In passato l’acquisizione era legata prevalentemente ai tempi scolastici, oggi invece nasce una comunità che ha la possibilità di accedere alle conoscenze quando ritiene più opportuno, nel posto più congeniale, con modalità di approccio che possono non rivolgersi all’istituzione scolastica ma operare delle scelte sui contenuti di cui si vuole appropriare secondo proprie attitudini, necessità e volontà.
  • Il web cambia la letteratura grazie al fatto di essere strumento pubblico e diffuso, l’editoria è costretta a rendersi conto dell’interferenza che il web stesso opera nei confronti di quello che tradizionalmente è stato il suo campo e, di conseguenza, modifica tutta la modalità operativa dell’editoria  e della pubblicazione dei contenuti.

Chi insegnerà agli studenti il corretto utilizzo di questi strumenti? A quale punto di riferimento potranno rivolgersi? Superare allora la paura è una profonda e reale necessità, se la scuola non vuole dimettersi dal suo ruolo di educatrice delle giovani generazioni. Se la scuola si vuole porre come costruttivo filtro tra la realtà e l’educazione delle giovani generazioni è evidente allora come sia assolutamente necessario che all’interno della scuola nascano forme di flessibilità che le consentano di modellarsi ed adattarsi alle multiformi sfaccettature della realta’. Il ruolo delle nuove tecnologie, quindi, resta quello di costruire una nuova strategia per questa seconda decade di vita del web, fornire efficaci esempi di modalità operativa, ma, alla fine, quella che ci troviamo davanti è una strada veramente avvincente ed entusiasmante: alla scuola non resta altro che prendere a piene mani il coraggio di affrontare il nuovo e lanciarsi dentro…il mare aperto.

Una testimonianza in margine alla Convention

L’esperienza della conferenza a San Diego ha consentito a ciascuno di ritagliarsi una propria forma di partecipazione: l’immagine che resta nella mente è quella di un luogo affollato…anzi brulicante; è come la vita di un centro abitato al quale non manca neanche un quotidiano, che già nel primo mattino è disponibile per chi ha perso qualche passaggio del giorno precedente o semplicemente per chi vuole avere davanti un ‘riassunto delle puntate precedenti’.

Non sono tuttavia mancati i momenti aggregativi piú forti, chiamati ‘Keynotes’, che hanno visto la presenza di grandi nomi come il fotografo di fama mondiale, Dewitt Jones, del National Geographic, e Nicholas Negroponte, che è considerato uno dei più grandi pensatori e attori del mondo informatico del nostro tempo.

“La creatività è il momento in cui intravediamo lo straordinario nell’ordinario, e cominciamo a porre la nostra attenzione in una straordinaria visione delle nostre vite”.
Questo il messaggio clou di Dewitt che ha così individuato la piattaforma comune tra la fotografia e l’educazione, tra l’attività di un fotografo e quella di un educatore.
Con la stessa passione con cui ha sempre colto gli attimi migliori per immortalarli nelle sue foto e attraverso le sue stesse foto (favolosi picchi di montagne, fiumi con spettacolari riflessi del sole, cascate con i loro sorprendenti arcobaleni…) ha accalappiato l’attenzione di un di un numerosissimo pubblico discutendo su come un problema può diventare opportunità e come piccoli cambiamenti possono fare la differenza tra buone e favolose foto.
“Viene il tempo” ha detto “in cui bisogna passare dall’immaginazione all’immagina-azione”. Tutto profondamente vero anche in campo educativo!

Non meno intenso è stato l’incontro che ha visto Nicholas Negroponte appassionarsi nel racconto di quanto tente di portare avanti con l’associazione non-profit di cui è il fondatore, l’OLPC (One laptop per child).
Non senza una punta di comprensibile orgoglio Negroponte ha dichiarato che il progetto è vivo e che entro il prossimo anno ci saranno nelle mani di milioni di bambini in paesi in via di sviluppo i laptop costruiti per loro. La sollecitazione che Negroponte ha presentato agli intervenuti prende spunto dall'evoluzione delle forme di utilizzo dei computer in ambito educativo.

Si è infatti puntualizzato che in passato l’alunno risultava coinvolto attivamente nella costruzione di programmi didattici (ad esempio mediante il LOGO), per cui i processi di apprendimento venivano favorevolmente stimolati anche dalle procedure tecniche mentre oggi si assiste alla tendenza di pre-confezionare gli itinerari tecnologici tramite l’accostamento a pacchetti applicativi giá pronti (Word, Excel,..), che favoriscono ed agevolano prevalentemente le funzioni di insegnamento.
Si è passati, cioè, dall’uso del computer come strumento valido “per imparare” ( ad imparare) ad una modalitá applicativa più funzionale, grazie alla quale l’ottica è per lo piú centrata “per insegnare” (ad imparare).
Volendo, pertanto, prediligere per ragioni educative la piú antica pratica di accostamento al computer e avendo a cuore, poi, la sorte dei bambini più sfortunati della terra, bisognava pensare ad un computer che costasse poco; l’OLPC è arrivata alla costruzione di un modello di computer semplificato, alimentato con fonti alternative di energia elettrica e avente particolari caratteristiche tecniche, lontane dagli orizzonti del mercato. E' capace di di connettersi ad una rete a maglia, cioè può ‘colloquiare’ con i suoi vicini creando ad hoc una rete locale di quartiere e ciò perché ormai la psicologia moderna guida verso un apprendimento  ‘peer-to-peer’, da pari a pari.
Inoltre, essendo fondamentale per l’abbattimento dei costi che si producano grandi quantità di articoli, l’OLPC si è preoccupata di contattare direttamente i ministeri dell’educazione interessati, permettendo così la vendita in grande quantità e una distribuzione dei laptop come libri di testo senza avere costi di vendite, marketing o di distribuzione che pesano per il 50% nel costo di un normale computer.

Il 7 luglio, le porte della NECC 2006 si sono chiuse…ma, proprio come la stessa NECC insegna ogni anno, il mondo virtuale riesce a travalicare i tempi e gli spazi per cui il fermento iniziato si è solo poi spostato sulla rete per eccellenza, per cui il ‘post-NECC’ in Internet, vede tutto un fiorire di podcast, in rete circolano le pubblicazioni di sensazioni, critiche, impressioni personali di molti partecipanti, incremento di scambi di messaggi, ovviamente via e-mail, per la circolazione delle informazioni e di formazioni di gruppi di lavoro relativi a qualche particolare problema emerso durante un determinato incontro ma non sufficientemente sviluppato e per nascite di nuove amicizie attorno ad un interesse comune.
D’altra parte proprio lo svilupparsi di relazioni interpersonali è stato all’attenzione dell’organizzazione sin dal primo momento, quando a ciascuno iscritto alla convention è stato assegnato un numero, ben visibile nel badge, non univoco per cui trenta partecipanti avevano lo stesso numero; con la scusa poi di un premio, una volta trovatisi, le persone con gli stessi numeri dovevano incontrarsi a un determinato orario e recarsi in un posto stabilito per tentare la sorte.
La ricerca e l’incontro sono stati allora l’occasione per discutere informalmente delle proprie impressioni, del proprio lavoro, e di altri aspetti che, in modo del tutto inatteso e spesso inconsapevole, hanno favorito, anche in questo caso, l’educazione ‘peer-to-peer’ di cui spesso si è discusso tra le sedie della conferenza di San Diego.
Infine, l’attenzione dei partecipanti è stata catalizzata dalla cerimonia conclusiva di NECC 2006, alla quale sono intervenuti esponenti di rilievo della realtá educativa e scolastica della Georgia, al fine di dare appuntamento ai presenti … ad Atlanta (GA), dal 24 al 27 giugno 2007, dove si svolgerà l’edizione del prossimo anno.



 





 

 


 


 

 



 

 
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