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DISABILITA'

La valorizzazione personale

Una Best Practice del Progetto Tecno-inclusion

di Francesco Vettori
19 Ottobre 2006

Intervistiamo Alina Savioli, insegnate presso l'Istituzione Scolastica del Terzo Circolo di Imperia, responsabile del "Progetto Libro".

Potete descrivere come avete realizzato, anzi come realizzare, la Vostra esperienza?

Il progetto prevede la creazione di un ambiente di apprendimento, uno spazio-laboratorio per la costruzione di libri digitali e reali.
Il progetto completo, molto ampio, ha quale finalità principale l’integrazione dell’alunno con disabilità, facendo in modo che questi possa trovare spazio di operatività qualitativamente uguale ai compagni. Per ottenere questo, il progetto si avvale di una fase iniziale e propedeutica, molto importante, in cui il bambino con problemi acquisisce delle competenze da spendere, definibili in abilità strumentali e competenze cognitive. Apprese le capacità strumentali di base, come ad esempio utilizzo degli strumenti informatici, scansione, ridimensionamento immagine, programmi editor di testi - naturalmente ad un livello consono alle possibilità dell’alunno - il bambino è indirizzato all’uso del programma “Mio Libro” per  classificare le immagini, associarle ad un testo e viceversa. Il programma IL MIO LIBRO permette di creare in modo semplice diverse presentazioni personalizzate in formato libro.
E’ propedeutico allo sviluppo ed incremento del vocabolario semantico ed alla comprensione e alla stesura di brevi racconti. Nella nostra esperienza, inizialmente il programma è stato predisposto per presentare paDia Indiregine contenenti immagini di animali, di colori, i giorni, i mesi, le quantità ed il bambino ha semplicemente scritto la parola corrispondente all’immagine per connotarla. In seguito si è passati a descrizioni o storielle, senza forzare il bambino. Puntando sulla semplicità e sulla versatilità di utilizzo del programma si sono creati libretti digitali che sono stati poi proiettati in classe.

Quali sono le motivazioni che Vi hanno spinto a partecipare a un bando dedicato alle tecnologie per disabili nella scuola?

Lo scopo della scuola e di chi vi opera credo sia, tra l’altro, il miglioramento della qualità dell’apprendimento e dell’integrazione scolastica, per tutti.
Questo significa individuazione delle potenzialità di ciascun bambino e trasformazione di queste in capacità. Tale servizio è declinabile secondo modalità, interventi, pratiche e mediante l’utilizzo di molteplici tecnologie che vedono l’alunno in primo piano ed il docente attento osservatore, pronto, se necessario, a modificare, correggere il proprio agire. Lo studio dei metodi e dei procedimenti, la predisposizione e la realizzazione di materiali e strumenti per valorizzare l’alunno come persona è un aspetto fondamentale e qualificante di chi insegna. La professionalità docente si radica e trae linfa in quello che è definibile come uno studio operativo, fatto di progettazione, valutazione formativa in itinere e verifica continua della propria opera, nel contatto vivo e quotidiano con i ragazzi.

Altrettanto importante è l’aspetto della condivisione di pratiche significative per l’integrazione scolastica. Questo comporta valorizzare le esperienze esistenti, perché l’esistente è sperimentato, testato e valutato secondo criteri di efficacia ed efficienza, e poi riflettere, saper adattare l’esperienza in base ai propri bisogni, valutarne la riproducibilità. Queste opportunità sono offerte dal progetto Tecno-inclusion,  “il cui oggetto è la valorizzazione del ruolo che le Nuove Tecnologie possono dare all'inserimento scolastico degli studenti disabili…, attraverso l'esplicitazione di una struttura organizzativa permanente”, dunque un sistema di documentazione di pratiche utili, trasferibili e riproducibili in altri contesti, un archivio a disposizione di una comunità che si forma ed aggiorna secondo criteri di continuità e collaborazione. Ritengo che tutto ciò costituisca una valida motivazione a presentare le proprie esperienze, partecipando al progetto.

Cosa ha significato partecipare ad un progetto come Tecno-inclusion?

Partecipare al progetto Tecno-inclusion vuol dire non solo presentare, ma anche leggere gli altri lavori proposti, coglierne la significatività, le risposte che questi possono dare relativamente ai bisogni specifici della propria scuola, dei propri alunni. Una riflessione, questa, che nasce dalla conoscenza e consapevolezza, da parte dei docenti, delle diverse componenti che influenzano il proprio agire:

  • componenti relative alla individualità del docente stesso, come il coinvolgimento emotivo-affettivo, le strategie risolutive proprie del modo di operare di ciascuno, il modo di atteggiarsi, di cercare risposte, di reagirvi, gli interessi e le motivazioni;
  • componenti relative all’alunno che si ha dinnanzi, i bisogni interiori del ragazzo, le sue aspettative, le esperienze passate (minimi strumentali e prerequisiti), la soglia di attenzione, di interesse, le problematiche, le competenze affettive, cognitive e relazionali;
  • componenti ambientali in genere, tra cui risorse di personale e di strumentazioni presenti nella scuola.

Partecipare al progetto Tecno-inclusion implica inoltre un necessario cambiamento di prospettiva per il docente coinvolto. Occorre che l’insegnante preveda l’eventuale possibilità di utilizzo della propria esperienza in altre situazioni. Un aspetto stimolante e motivante del lavoro. Nel nostro caso, il progetto ed il software abbinato sono stati inizialmente pensati per un utilizzo da parte di uno o più alunni di cui si conoscevano competenze, potenzialità, difficoltà, gusti. Nonostante gli interventi previsti fossero flessibili e versatili, con molteplici tipologie di attività al loro interno e quindi adattabili a diversi alunni e al loro ventaglio di abilità, il software è stato realizzato appositamente per soddisfare i bisogni e gli interessi dei bambini presenti nella nostra scuola, in situazioni ben determinate (tenendo conto delle competenze e disponibilità dei docenti, delle caratteristiche delle postazioni informatiche, ecc).

Condividere l’esperienza nel progetto Tecno-inclusion comporterà, dunque, una seconda fase in cui verrà riveduta l’accessibilità e la portabilità del software, due aspetti importanti per la trasferibilità dell’esperienza e perché questa possa essere efficace in più contesti.

La Vostra è stata premiata quale una delle best practices: come è stata vissuta la disabilità e come è stato accolto quanto stavate facendo dagli alunni?

La difficoltà di apprendimento e di relazione è correlata al contesto in cui è inserito il bambino.
Nella nostra esperienza la disabilità è arginata ed il lavoro è affrontato con tranquillità e sicurezza, in una parola, con semplicità.  Tutti gli alunni della classe hanno un ruolo nella pratica, ed è il ruolo che meglio li caratterizza; tutti lavorano, producono, interagiscono in base alle loro possibilità, capacità ed interessi, tre aspetti, questi ultimi, fondamentali nella creazione di motivazione ed autostima.
L’autostima è legata alla riuscita, ad una riuscita percepita tale dal bambino, non fittizia.

Integrazione è una parola molto bella, ma nella pratica quanto è reale l’integrazione dei disabili e quanto è fatta di apparenza?
In questa esperienza si è cercato di creare un ambiente positivo e propositivo, un contesto appropriato per ogni alunno, con disabilità o meno, sfruttando sia il discorso di responsabilità individuale che di responsabilità condivisa verso uno scopo comune, in una realtà nella quale il bambino possa, ma soprattutto sappia muoversi, individualmente e nella interazione con i compagni.

Ho usato il termine semplicità, forse proprio perché in esso è racchiusa la finalità di tutto il lavoro: rendere semplice, il più semplice possibile, ciò che spesso risulta difDia Indireficile.

Partendo dal Vostro caso di insegnanti, avete qualche suggerimento da dare a chi si occupa di  tecnologie didattiche?

Il miglior suggerimento penso possa essere quello di occuparsi di tecnologie didattiche, ossia partire dalle esigenze degli alunni in difficoltà, così da poter individuare le loro potenzialità (possibilità operative) e trasformarle in capacità reali.

Mi spiego meglio. Quando si parla di utilizzo del computer con un alunno disabile occorre aver chiari gli obiettivi che ci si pone, cosa si vuol ottenere.
Tale consapevolezza parte dall’osservazione funzionale della disabilità nel caso specifico, quindi dall’individuazione delle caratteristiche motorie, cognitive e percettive del soggetto per comprenderne le esigenze e le potenzialità da sviluppare. È l’alunno ad indicarci quello di cui ha realmente bisogno per poter fare, imparare, crescere in un percorso di apprendimento.
L’insegnante non può e non deve avere delle tecniche di intervento fisse, deve essere flessibile nelle scelte e nelle proposte.
La professionalità dell’insegnante che si occupa di tecnologie didattiche è quella di saper leggere nella disabilità e proporre attività per ridurla.
  
Le tecnologie didattiche (qui intese come software ed hardware) sono uno strumento versatile: possono e devono essere modellate sulla singola persona, su i suoi bisogni, sulle sue abilità residue.

In sintesi:

  • consentono di creare materiale adeguato a specifiche esigenze didattiche
  • sono modificabili ed adattabili
  • creano motivazione
  • attivano strategie
  • permettono di inserire in modo attivo l’alunno disabile in un tessuto di azioni e di relazioni mediante attività di tipo cooperativo


Utilizzare programmi ed ausili adatti alle esigenze del singolo è importante nel valorizzare un tipo di insegnamento individualizzato volto non a discriminare il portatore di deficit, ma a metterlo in condizione di “giocare alla pari” con i suoi compagni.

 
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