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ARCHIVI E BANCHE DATI

Dimmi come documenti e ti dirò chi sei

Note a margine del progetto Pr.I.Mul.E.

di Elisa Macherelli
13 Novembre 2006

Dia Indire“Sapere ciò che è stato fatto per poter fare”*: non un’imposizione burocratica che “toglie solo tempo alla didattica”, o un’attività marginale tra i mille doveri di ciascun insegnante. Piuttosto, un’importante occasione di riflessione sull’agire proprio e altrui e perciò una valida opportunità di aggiornamento e arricchimento professionale. Non sempre, però, la tradizionale documentazione cartacea o su file di testo risulta interessante e facilmente fruibile. Lunghe pagine di narrazione sequenziale sono spesso un ostacolo per un’efficace comunicazione degli elementi innovativi di un’esperienza didattica, poiché impediscono ai nodi qualificanti del percorso di emergere e di essere rapidamente trasferiti nella realtà quotidiana degli insegnanti.

I percorsi illustrati sui siti Internet delle scuole, essenzialmente diretti agli alunni e alle loro famiglie, pongono necessariamente maggiore enfasi sui prodotti finali piuttosto che sul cammino che ha portato alla loro elaborazione. Questo tipo di comunicazione a orientamento “pubblicitario” - colorata, accattivante, spesso molto sintetica - non può certo fornire ai docenti le necessarie indicazioni operative per la trasferibilità degli spunti più innovativi. Si è perciò imposta l’esigenza di sperimentare nuove modalità di diffusione per quanto di nuovo e buono viene realizzato dalle scuole.

Il Progetto Pr.I.Mul.E. (Processi Innovativi Multimediali Educativi), nato nel gennaio 2006, ha visto Indire e gli IRRE (Istituti Regionali di Ricerca Educativa) coinvolti in una ricerca di nuovi percorsi per la documentazione dell’innovazione didattica attraverso l’uso di strumenti multimediali.

I risultati di questa ricerca hanno indubbiamente dimostrato che l’introduzione della multimedialità nella documentazione apre molte nuove possibilità. Ad esempio, la documentazione “tradizionale” genera di solito una descrizione dei processi monodimensionale, con un unico punto di vista, quasi sempre quello di chi realizza l’esperienza didattica o del collega che si assume il compito di documentarla.

Un cortometraggio può invece mettere a confronto con maggior immediatezza le diverse percezioni, dando voce a tutte le componenti coinvolte. È inoltre più facile comunicare l’atmosfera, il clima in cui l’esperienza è stata realizzata. Questo è particolarmente importante nei percorsi didattici “ad alto impatto emotivo”, dove il punto di forza non sta tanto nei contenuti disciplinari quanto nelle relazioni che si instaurano tra i diversi attori del percorso educativo (ad esempio, esperienze sull’integrazione scolastica, gli interventi per il potenziamento delle abilità sociali, la prevenzione del bullismo...).

Ma quali sono gli strumenti più efficaci per documentare un’esperienza didattica?
I risultati del progetto Pr.I.Mul.E. hanno ulteriormente ribadito che la risposta a questa domanda non può né deve essere cercata in un modello rigido, univoco. No, quindi, a “ricette” valide una volta per tutte, comode da enunciare in teoria quanto inapplicabili nella pratica. Però rimane fermo un dato di fatto: per ogni tipo di esperienza, quello che fa la differenza tra una documentazione “utile” e una inefficace è la capacità di identificare l’elemento cardine che rende “speciale” un determinato percorso educativo. Quest’elemento può essere costituito da innovazioni strettamente didattiche, anche a livello disciplinare, dalla creazione di un particolare ambiente di apprendimento, dall’instaurarsi di relazioni significative, da un cambiamento organizzativo più o meno rilevante... Chi lavora nella documentazione scolastica sa bene che non è così banale identificare questo “nodo fondamentale”. È frequente, infatti, trovarsi di fronte ad esperienze “appiattite” da schemi rigidi o appesantite da una documentazione farraginosa, percorsi che sembrerebbero a prima vista banali. Ma, andando oltre, parlando direttamente con chi li ha realizzati, si arriva a “toccare con mano” la loro carica innovativa, l’ "idea vincente” che li rende speciali non solo per chi li fa, ma anche per chi si avvicina ad essi con l’intento di ricavarne spunti innovativi. Una volta identificato questo elemento significativo, allora si possono scegliere le attrezzature più idonee per comunicarlo. È importante, a questo punto, avere la consapevolezza delle varie possibilità offerte da ciascuno strumento.

Con la stessa tecnologia si possono ottenere risultati profondamente differenti. Si prenda l’esempio del cortometraggio. All’interno del progetto Pr.I.Mul.E. sono stati proposti due cortometraggi, entrambi estremamente utili, ma diversi fra loro perché ciascuno è adeguato alle peculiari caratteristiche dell’esperienza da rappresentare. L’IRRE Piemonte ha presentato un filmato che documenta un percorso di didattica disciplinare - la metacognizione applicata all’insegnamento della grammatica, e ha scelto il taglio tipico del servizio  giornalistico. L’IRRE Lazio, invece, ha raccontato, sempre tramite cortometraggio, un percorso di integrazione scolastica attraverso il teatro; in questo caso, però, il taglio “narrativo” valorizza indubbiamente l’emergere delle relazioni interpersonali, vero punto di forza di quest’esperienza. L’aumento dei supporti tecnologici a disposizione degli insegnanti, com’è ovvio, ha reso possibile la produzione di svariate tipologie di materiale didattico.

Nell’ambito di Pr.I.Mul.E. si stanno perciò elaborando modelli ipertestuali che forniscano una struttura di base per integrare armonicamente file e documenti di diverso tipo e formato, facilitando un reperimento più rapido delle informazioni. In questo modo, poi, non si è tenuti alla consultazione sequenziale di un intero documento, ma si possono approfondire direttamente i punti che interessano di più. Una documentazione così strutturata può quindi essere facilmente integrata all’interno di una piattaforma e-learning, non più soltanto come materiale “di sola lettura” - come già ora avviene mediante gli “studi di caso” nella piattaforma Puntoedu -  ma come elemento centrale di discussione, scambio e confronto in una “comunità di pratica”.

La documentazione didattica, oltre a comunicare l’innovazione, risponde a molteplici esigenze: archivistiche, metacognitive, pubblicitarie, formative, etc. A seconda dell’esigenza prevalente, si affermerà un determinato stile di documentazione piuttosto che un altro: “dimmi come documenti e ti dirò chi sei!” 

La documentazione con finalità soprattutto “pubblicitarie” privilegerà interfacce grafiche vivaci, testi brevi con un maggior impatto emotivo, file video e audio. La documentazione “formativa”, che intenda inserirsi in percorsi di e-learning, terrà invece maggior conto della fruibilità: utilizzerà perciò software compatibili con la maggior parte dei sistemi informativi creando prodotti “leggeri”, consultabili facilmente anche da chi non ha a disposizione collegamenti Internet veloci. Là dove è forte l’attenzione agli aspetti organizzativi e alla trasferibilità dei processi, sarà significativa l’enfasi sulla scansione temporale del percorso didattico. Nel prototipo per la documentazione didattica in corso di elaborazione presso l’IRRE Lombardia, ad esempio, l’organizzazione dei materiali prodotti è scandita da una vera e propria “linea del tempo”, espandibile a seconda delle esigenze di chi consulta.

Le competenze tecniche e comunicative necessarie per una documentazione multimediale efficace non fanno necessariamente parte del bagaglio professionale di ogni insegnante. Spesso, quindi, è inevitabile ricorrere ad esperti estranei all’Istituzione scolastica. Una documentazione didattica di questo tipo non è più autoreferenziale, ma s’introduce la prospettiva di osservatori esterni. Si tratta indubbiamente di un valore aggiunto, e non solo perché questi, con le loro competenze nell’uso di strumenti e linguaggi specifici, scongiurano i rischi del dilettantismo. Lo sguardo di persone non direttamente coinvolte nei processi didattici coglie più facilmente i loro passi più significativi, evitando di tralasciare quegli elementi che gli insegnanti rischiano di considerare scontati. Quale, però, il ruolo degli esperti esterni rispetto agli insegnanti per la ricostruzione dei percorsi didattici? Semplice strumento o fondamentale guida? La questione, anche all’interno del gruppo di ricerca Indire-IRRE, rimane aperta; è però evidente che la base da cui si deve partire per la ricostruzione di ogni percorso didattico rimane sempre e comunque il punto di vista dei docenti che hanno realizzato l’esperienza.


* La frase tra virgolette riportata in apertura è di Paolo Bisogno, uno dei fondatori di AIDA - 
Associazione Italiana per la Documentazione Avanzata (www.aidaweb.it)

 
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