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ARCHIVI E BANCHE DATI

Un sistema per conservare "il processo"

Dall'analisi qualitativa dei documenti alla costituzione di comunità di pratica per il miglioramento della didattica

di Caterina Orlandi
09 Febbraio 2007

In questo articolo prendiamo in esame la seconda fase del lavoro di analisi e riflessione, quello relativo ai documenti allegati, avendo sempre come riferimento i risultati della sperimentazione dei 75 progetti del PON IFTS che riguardava le figure professionali del settore Turismo.
Una delle maggiori difficoltà che abbiamo incontrato nell’analisi di tali materiali è dovuta alla presenza nella Banca Dati di una documentazione disomogenea, sia in relazione ad un confronto dei progetti tra loro sia, all’interno del singolo progetto, in relazione alla possibilità di confrontare ciò che è stato dichiarato con ciò che è stato agito.
Di seguito, vengono presentate le tabelle con il materiale documentario affluito alla Banca Dati, che ha dovuto, per la lettura, venire selezionato e ridistribuito. Spesso le collocazioni del materiale sono errate, forse anche per una non precisa e corretta proposta classificatoria da parte del sistema.
La lettura di questi dati è di per sé indicativa di “vuoti” che rendono opaca la gestione dei corsi in parti estremamente significative. Perciò concentreremo l’interesse con un’analisi più dettagliata su alcuni percorsi riferiti a ciò che riteniamo dovrebbe essere il modo di procedere nella Banca Dati.
Lo scopo è quello di tracciare un percorso sistematico di ciò che futuri corsi IFTS potrebbero documentare utilizzando più funzionalmente la Banca Dati e di fare una riflessione sulle modalità e le tipologie di contenuto della documentazione da presentare. L’individuazione e l’uso di protocolli efficaci per la documentazione possono consentire di dare il dovuto risalto a quei progetti che evidenziano una gestione migliore, nei quali cioè si può rilevare l’uso costante e diffuso di pratiche efficaci. Una buona documentazione può favorire la costituzione di comunità di pratica per il miglioramento della didattica.
Nel frattempo, le note che seguono vogliono avere valore, da un lato, di segnalazione di criticità; dall’altro, di sottolineatura di valori nascosti, che speriamo in futuro possano essere correttamente messi in luce.


Rilevazione fatta su 67 corsi

Tipologia documenti/ N. documenti
  
Materiali didattici  1635
Verifiche  829
Prove di inizio  74
Dossier del corsista  702
Relazioni di stage  636
Documenti del CTS  220
Relazioni di monitoraggio  200
Prove d'esame  44
Bacheca  93
Curricula docenti  843
Curricula tutor  234
  
Totale  5510

I dati di sopra e la corrispondente figura mostrano gli allegati pervenuti alla Banca Dati da 67 dei 75 progetti.


Il dato complessivo, relativo ai 67 corsi che hanno inserito gli allegati, è di per sé modesto se confrontato col numero di corsisti e di docenti e con le voci esaminate, ma è significativo se si riflette sul fatto che è la prima volta che si richiede una documentazione in itinere delle attività condotte nella gestione di un percorso formativo.

Dettaglio della tipologia dei materiali didattici (Rilevazione fatta su 56 corsi)

Tipologia materiale/ N. allegati inseriti
    
Materiali didattici   863
Strumenti   156
Modalità formativa   62
Altro   246
Non indicato   308
    
Totale  1635


Una tipologia di documenti particolarmente interessante di cui intendiamo riportare qui i risultati dell’analisi è quella delle prove di accesso e di selezione

N. e tipologia dei documenti relativi alle prove iniziali

Tipologia Prove/ Totali
  
Procedura di accesso   8
Procedura di selezione   62
Procedura di accreditamento delle competenze - Fase 1 Individuazione e definizione delle eventuali acquisizioni pregresse   2
Procedura di accreditamento delle competenze - Fase 2 Riconoscimento del/dei credito/i formativo/i corrispondente/i   2
Altro   1
    
Totale   75

Gli allegati ai 75 progetti che afferiscono a vario titolo alle prove di accesso  e selezione ai corsi sono complessivamente solo 75 documenti di vario tipo, di cui 47 esaminati:

Tipologia dei documenti esaminati

Tipologia documento/  N. documenti
  
Prova di preselezione per candidati sprovvisti di diploma di Scuola Secondaria Superiore  1
Griglie  per colloqui ( motivazionali)  4
Verbali di inizio corsi e graduatorie candidati  14
Attestato di frequenza per un tutor  1
Test attitudinale ( sebbene così definito, è un test con domande a risposta multipla su diverse “materie”)  1
Prove di verifica per accertamento competenze in ingresso( 1 corrisponde alla denominazione, l’altra è ancora un test generico di accertamento di “cultura”)  2
Bando di ammissione al corso   1
Graduatorie senz’altra indicazione  2
“Questionari” di cultura generale analoghi ai test a risposta multipla precedentemente citati  4
Test di inglese a risposta  multipla  3
Test di “selezione” analoghi ai precedenti  14
  
Totale   47

La tipologia del test a risposta multipla è nettamente privilegiata, nonostante offra scarsissime garanzie per l’accertamento delle competenze.


Ben poco di questa modesta documentazione fa riferimento ad uno stesso progetto, rendendo difficile ricostruire un minimo di “storia” che narri come funziona l’accesso dei candidati.
Un progetto ha messo in rete 5 verbali iniziali, 1 griglia di colloquio motivazionale, un test di cultura generale; un altro 3 verbali iniziali e 1 test di selezione; un altro ancora è quello che  ha inserito nella Banca Dati 4 test di cultura generale e 3 di inglese; vi è poi un gruppo proveniente da un unico progetto con 1 prova di preselezione, 1 di selezione e 1 griglia di colloquio motivazionale. In tutti gli altri casi si tratta di documenti singoli, non collegabili ad altro.
Dalla lettura dei verbali iniziali apprendiamo che i criteri di selezione e di attribuzione di punteggio variano da progetto a progetto.
Le voci prese in esame per l’attribuzione di punteggio sono disparate, non sempre corrispondenti  tra progetti:
  • titolo di studio: compare in tutti, ma il punteggio attribuito è diverso tra un progetto e l’altro;
  • titolo di studio tecnico professionale, specifico dell’argomento trattato nel corso: compare e gli viene attribuito punteggio in aggiunta a titolo di studio generico in un solo progetto;esperienza professionale (valutata  con punteggio in un solo corso);
  • condizione lavorativa (valutata con punteggio in un solo corso- 1 punto in più ai disoccupati);
  • test:  compaiono e vengono valutati in tutti i progetti, ma con punteggio diverso;
  • motivazioni: compaiono e vengono  valutate in tutti i progetti, ma con  punteggio diverso;
  • attitudine al ruolo: valutata in un solo corso;
  • crediti formativi  in persona non in possesso di diploma: valutati in un solo corso.

Un solo verbale (a cui però non si collega nessun altro tipo di documentazione) ci fornisce qualche informazione in più sul modo di procedere della commissione: la quale “ procede ad elaborare n° 36 item di verifica articolati per macroaree di competenza (lingua italiana, matematica, diritto ed organizzazione aziendale, informatica, lingua straniera, turismo e territorio, cultura generale) ed una scheda individuale di analisi delle competenze (articolata nelle seguenti voci: competenze di base, tecnico-professionali, trasversali, altre competenze, carattere, motivazioni ed interessi professionali e attitudini”.
Purtroppo mancano sia i test che le schede.
Il medesimo verbale, poi, il più descrittivo delle modalità usate, afferma che “la prova orale  consisterà in un colloquio motivazionale” con i seguenti indicatori: motivazione (fino a punti 20); capacità argomentative (fino a punti 10); spigliatezza nel risolvere eventuali situazioni proposte (fino a punti 10).
Sembrerebbe che test e colloqui motivazionali ricalchino il vecchio schema dell’esame orale e scritto.

La griglia per il colloquio motivazionale più completa compare identica in due progetti; deve venire riempita dal candidato; resta da sapere se questa scheda venga poi supportata da un vero e proprio colloquio motivazionale (dal verbale più lungo e dettagliato veniamo però a conoscenza del fatto che 9 candidati, i quali avevano fatto richiesta di sostenere il colloquio motivazionale in data diversa dagli altri - per motivi congrui e fondati, sono  stati “colloquiati” in un’ora).
La legge sulla privacy rappresenta un ostacolo per l’utilizzo anche per scopi scientifici di dati come quelli che compaiono nelle griglie, ma l’indicizzazione delle domande rivolte ai corsisti permetterebbe a coloro che partecipano al progetto di dare un buon contributo alla ricerca.

Per esempio, tra le voci della griglia compaiono:

Come è venuto a conoscenza del corso?

Pubblicità murale
Istituto scolastico
Amici
Altro

Quanti candidati hanno indicato l’una o l’altra opzione?

Che informazioni ha sul corso?

Finalità del corso
Durata
Contenuti
Articolazione

Quanti candidati hanno indicato l’una o l’altra o più d’una opzione?

Il fatto che si pongano queste domande è già di per sé significativo di come e perché si acceda ai corsi IFTS; per questo sarebbe importante sapere come si articolano quantitativamente le risposte e il dato potrebbe essere usato sia per allargare il reclutamento, sia per finalizzare meglio l’organizzazione dei corsi.
Lo stesso procedimento potrebbe essere applicato alle altre voci della scheda, il che, senza violare la privacy  di nessuno, ci permetterebbe di sapere, per esempio, se le competenze di base dei candidati in lingua e informatica sono o no certificate, se i candidati hanno in precedenza frequentato altri corsi di formazione, se hanno, o hanno avuto esperienze lavorative…

Il progetto che ha il maggior numero di allegati relativi alla valutazione iniziale (5 verbali, 1 test di selezione, 1 griglia per colloquio motivazionale) divide nel verbale iniziale il percorso valutativo in due fasi: valutazione dei titoli e dei crediti formativi certificati; test di selezione attitudinali, a risposta  multipla, di cultura generale, di comprensione verbale, logico-matematici e specifici del corso in oggetto.
Poiché possediamo il test di selezione indicato, abbiamo modo di analizzarne il contenuto.
La prova di selezione, da svolgersi in 30’, è un test con 35 quiz a risposta multipla, di cui 15 di competenza linguistica (di vocabolario) e di tipo “logico”; 7 logico-numerici e di organizzazione spaziale; 3 di informatica; 2 di economia-diritto; 8 relativi alla professionalità specifica del corso.

I 15 test che rappresentano la maggioranza delle domande hanno le caratteristiche negative generali che esamineremo più oltre: vediamo intanto di che si tratta.
La messa alla prova per la competenza linguistica passa attraverso l’uso di vocaboli rari: p. es. si chiede quale parola ha lo stesso significato di “laconico” e la scelta deve cadere su “stringato”: ora le due parole (che possono considerarsi sinonimi, ma non si può dire che abbiano  proprio lo stesso significato) non appartengono, nessuna delle due, al vocabolario di base presumibile nei corsisti; lo stesso può dirsi di irrisione e scherno, e così via.
Si incontrano poi paralogismi del tipo “cornice sta a quadro come finestra sta a…”. Parrebbe, visto che si deve scegliere tra porta, vetro, davanzale, parete, persiana, che la risposta voluta sia “vetro”; ma la finestra , che come oggetto è l’insieme di un telaio e di una lastra di vetro, non è la cornice del vetro.
Oppure “età sta ad anni come esperienza sta a…”: in questo caso, dovendo scegliere tra tempo, errori, prove, ricordi, capacità, il quiz si presta semmai ad un’elegia sull’esperienza che nasce nel tempo tra errori prove e ricordi e ci dona la capacità di sopportare (i test), piuttosto che ad una dimostrazione di possesso di capacità logiche.
È questo un tipo di prove che dilaga, grazie forse al proliferare su internet di suggerimenti ed offerte in merito, ma che andrebbe assolutamente scartato come strumento da utilizzare in contesti formativi,  visto che vi si considera legittimo sbizzarrirsi con spunti umoristici di bassa lega ottenuti proponendo risposte totalmente incongrue come i monsoni popolo della Mongolia o laghi della Nuova Zelanda; la fattura emessa dal fattore, la logorrea malattia venerea.
Purtroppo invece questi sono i quiz che incontriamo nelle prove di selezione ed altri ancora più deprimenti, come quello che chiede di completare l’emistichio “nel mezzo del cammin di nostra vita”  scegliendo tra 4 possibilità, di cui quella che più si avvicina al vero, ma è comunque inesatta, è “mi ritrovai in una selva oscura”; oppure quello in cui si chiede di scegliere (tra direttore d’orchestra, scultore, fondatore del Corriere della Sera, premio Nobel) che cosa  “ è stato” Salvatore Quasimodo. Forse prima del premio Nobel è voluto essere poeta?
Il fatto che i test di inglese o di informatica  risultino al lettore meno ostici e sgradevoli dipende dal loro maggiormente avvicinarsi alla regola aurea delle prove di valutazione: che sia chiaro il patto formativo che prevede per chi affronta la prova un pacchetto di conoscenze e competenze irrinunciabili, ma  condivise  tra esaminatore e esaminato, il quale ha il diritto di sapere su cosa verrà messo alla prova, senza neanche la possibilità di un dubbio che la risposta a qualche domanda possa dipendere non da conoscenze condivise, ma da opinioni e pregiudizi di chi pone le questioni.

Un’indagine sulle prove di inizio, se tutti i progetti le avessero allegate, permetterebbe di verificare il grado di uniformità/diversificazione delle prove stesse, in vista di un futuro gruppo di ricerca mirato all’approvazione di criteri di valutazione uniformi e coerenti con le finalità dei corsi. Le  risposte fornite (che mancano: i facsimili delle schede distribuite ai corsisti sono solo entro certi limiti indicativi di azioni didattiche connesse, mentre le schede  compilate, o almeno l’indicizzazione delle risposte, potrebbero avere un reale valore di documento), messe a confronto, ci  offrirebbero un quadro sinottico:

  • della potenziale cultura linguistica e contenutistica di base degli utenti del progetto;
  • della rispondenza dei contenuti dei test di valutazione al corredo culturale di base necessario ad un utente IFTS (così, attingendo ad un esempio che non appartiene ai 75 progetti esaminati, ma  che scegliamo perché calzante: un aspirante bibliotecario per l’infanzia  deve essere competente solo per i classici della letteratura mondiale “per adulti”, come richiede un test  tra quelli postati alla Banca Dati, o la sua competenza di base deve allargarsi a comprendere nello specifico la letteratura per l’infanzia/adolescenza? Il secondo punto ha risvolti collegabili alla motivazione, cioè all’interesse, all’attitudine ad immaginare, esplorare, ricercare, comprendere, rappresentarsi cosa può motivare un ragazzo alla lettura: il test di selezione può così meglio affiancarsi al test psicoattitudinale per una valutazione complessiva della persona).

Come abbiamo visto, però, esistono solo pochissimi esempi “vuoti” di quanto è stato sottoposto ai corsisti.

 

L'articolo completo con tutti i grafici e le tabelle è disponibile in formato pdf.

 

 

 
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