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MEDIA EDUCATION

Il webquest

Uno strumento didattico con molte potenzialità ancora da scoprire

di Alexandra Tosi
06 Settembre 2007

Il webquest è una metodologia didattica formalizzata nel 1995 da Bernie Dodge della San Diego State University e successivamente perfezionata da Tom March a partire dalle teorie pedagogiche del costruttivismo e dell’apprendimento cooperativo. Essa si basa sull’uso del computer e di internet e ha lo scopo di sviluppare nell’allievo delle capacità di analisi, sintesi e valutazione. Il discente, attraverso una ricerca “guidata” in internet su siti preselezionati dal docente, deve svolgere un compito (ricerca-azione) che parte dalla rielaborazione delle informazioni raccolte per arrivare alla realizzazione di un prodotto finale, che può essere un “oggetto multimediale”, un testo, una presentazione o qualsiasi altra elaborazione. L’esercitazione può essere creata utilizzando uno dei tanti siti gratuiti e template disponibili in internet.
Di norma l’attività di un webquest è suddivisa in 6 sezioni:

1. Introduzione: fornisce le informazioni di base, introduce i partecipanti nella situazione proposta e spesso propone la simulazione di una situazione simil-reale per rendere più attraente il compito proposto (“sei un giornalista…” “fate parte della commissione parlamentare per…” “il mondo è minacciato dalla terza guerra mondiale, il presidente degli Stati Uniti convoca una Commissione…” )

2. Compito: definisce cosa deve essere prodotto durante i lavori. Non viene ancora descritto come dovrà essere svolto il compito ma solo quale sarà. (“devi convincere il capo redattore dell’importanza dell’articolo con un’esposizione orale di 10 min.…devi scrivere un articolo per il giornale…devi preparare una lezione di 30 min. con l’ausilio di una presentazione multimediale…”, “la commissione dovrà presentare alla fine dei lavori: una relazione…un vademecum…una lista di quesiti rimasti senza risposta…”, “ipotizzate 3 possibili soluzioni pacifiche con l’ausilio di diagrammi di flusso o mappe concettuali… preparate il discorso alla nazione del presidente per illustrare la situazione, i potenziali pericoli e la soluzione scelta…preparate il discorso del presidente con la potenza nemica…”)

3. Risorse: vengono indicate le risorse web da consultare, che possono essere uniche per tutti i discenti o suddivise per gruppi ed elencate a seconda delle funzioni. Si tratta di risorse liberamente fruibili in rete, precedentemente visitate e recensite dal docente, oppure preparate appositamente e inserite su un sito web, oppure ancora altre informazioni come indirizzi mail o numeri telefonici di esperti a cui potersi rivolgere per ricercare la risposta ai quesiti posti. A seconda della materia trattata e del compito assegnato vi possono essere diversi “gradi di apertura” delle risorse esplorabili, essendo il webquest uno strumento didattico altamente personalizzabile. Le fonti possono infatti essere totalmente preselezionate, come nel webquest classico, oppure si può decidere di lasciare ai discenti il compito di integrarle parzialmente con la ricerca libera su internet per la soluzione di determinati problemi o la ricerca di informazioni particolari; questa fase può infatti essere utile per sviluppare negli allievi le capacità di organizzazione delle informazioni, di sistematizzazione e di sintesi (purché si tratti di un compito “residuo”, ben definito e “guidato”, che non comporti una deviazione dal compito assegnato e una dispersione inutile di energie e tempo, e in questo sta naturalmente l’abilità di chi prepara il webquest). Se il compito è stato “arricchito” con l’utilizzo di videoconferenze, qui si troveranno le istruzioni e gli indirizzi per utilizzare correttamente questo strumento. Le fonti possono essere integrate anche con materiali cartacei quali fotocopie o libri; è tuttavia importante che l’utilizzo del web sia fondamentale per svolgere il compito, che altrimenti non avrebbe bisogno di essere svolto sotto forma di webquest

4. Processo: si descrivono nel dettaglio le attività che gli studenti devono svolgere per  portare a termine il compito. È importante che questa sezione sia chiara e ben progettata, che contempli l’eventuale suddivisione in sottogruppi e preveda esercitazioni pratiche e un ruolo attivo dei discenti. Si dovrà: * descrivere le fasi del lavoro, ovvero suddivisione in gruppi, distribuzione dei compiti, consultazione web in gruppi, discussione in classe, esercitazioni pratiche, studi sul campo o ricerca-azione, interviste etc.; * organizzare gli eventuali ruoli dei partecipanti, affidando a ciascuno responsabilità proprie o di gruppo e fornendo tutte le informazioni necessarie per svolgere il compito attraverso la simulazione

5. Suggerimenti: si possono inserire dei consigli per aiutare i discenti a organizzare le informazioni raccolte fornendo per es. degli elenchi di domande a risposta più o meno guidata, griglie organizzative, mappe concettuali, scalette temporali etc. Questi strumenti forniscono una guida agli studenti e permettono loro di raggiungere risultati che altrimenti non sarebbero probabilmente in grado di raggiungere, con il doppio vantaggio di fornire dei modelli di apprendimento che potranno utilizzare in altri contesti. È altresì utile inserire in questa sezione una griglia che espliciti fin da subito i criteri di valutazione delle attività assegnate. Questo aspetto è particolarmente utile soprattutto se si considera che l’attività svolta non è di tipo tradizionale ed è più difficile da “misurare” e valutare; i criteri di valutazione possono essere complessi e soggettivi ed è dunque importante esplicitarli all’inizio dell’attività, sia per il docente che per gli studenti. Proponendo una griglia di valutazione si permette di suddividere l’attività nei vari aspetti che la compongono (analisi, sintesi, lavoro di gruppo, uso tic, elaborazione prodotto etc.) e di individuare i punti di forza e i punti deboli dei lavori svolti, facilitando il feedback del docente e l’avvio di un processo di miglioramento continuo. Per gli studenti questo permette di capire bene quali sono gli aspetti su cui focalizzare l’attenzione e cosa ci si aspetta da loro, fungendo dunque da guida per il loro lavoro e attutendo la classica paura del docente e della sua valutazione. Infine la presenza di una griglia di valutazione permette anche a soggetti terzi di comprendere e valutare il compito affidato per meglio coglierne il valore pedagogico

6. Conclusione: è il momento in cui si riepiloga che ricorda agli studenti cosa hanno imparato e li si consiglia su come successivamente ampliare l'esperienza per acquisire ulteriore conoscenza.

Secondo Dodge si possono distinguere due tipologie di webquest, quelli di breve durata e quelli di lungo termine. I primi vengono realizzati nell’arco di 2 o 3 lezioni, propongono un compito meno complesso che comporta l’acquisizione di nuove informazioni e il loro utilizzo in classe attraverso una rielaborazione semplice. Nel caso invece del webquest di lungo periodo, i discenti affrontano a fondo un argomento, reperendo tutte le informazioni e rielaborandole per la realizzazione del compito assegnato e applicando e sviluppando capacità di pensiero e competenze ben più sofisticate. Il tempo necessario per lo svolgimento di questi compiti varia di norma tra una settimana e un mese. Ai fini di questo articolo questa distinzione non è particolarmente rilevante, dunque quando parleremo di webquest faremo riferimento principalmente a quello del lungo periodo.

Come suggeriscono Bernie Dodge nel suo primo articolo sui webquest e Tom March nei suoi successivi elaborati, il massimo potenziale di questo strumento didattico può essere raggiunto, se il contesto lo permette e lo rende opportuno, arricchendo l’esercitazione con accorgimenti quali il lavoro di gruppo, l’incentivo motivazionale e la scelta di tematiche interdisciplinari di particolare interesse per i discenti. Benché i webquest possano essere utilizzati anche nella formazione a distanza o per lavori “individuali”, il lavoro di gruppo si confà particolarmente a questo tipo di attività e la rende più efficace e stimolante: i discenti possono essere suddivisi in gruppi assegnando a ciascun discente/gruppo un ruolo e responsabilità proprie che concorrono all’esecuzione dell’esercitazione complessiva. Gli studenti acquisiscono così abilità di tipo relazionale e, percependosi come membri di un team che condivide delle responsabilità e degli obiettivi comuni, prendono dimestichezza con il funzionamento di situazioni sociali e di meccanismi di lavoro collaborativo.
Altro elemento importante, benché anche questo non imprescindibile, è l’incentivo motivazionale. Spesso si ottengono risultati migliori se si introducono elementi particolarmente accattivanti come un ruolo da giocare e impersonare, una missione “simil-reale” da svolgere in prima persona, un compito da svolgere attraverso l’interazione con personalità del mondo reale (un professionista, un genitore, un altro professore etc), l’uso di strumenti telematici come la videoconferenza o la chat che permettono l’interazione per es. anche con altri coetanei e quant’altro si adatti particolarmente al contesto.

A seconda dell’obiettivo prefissato e una volta presa confidenza con il webquest e la sua realizzazione, si possono inoltre sviluppare dei webquest interdisciplinari con la collaborazione di altri colleghi. Questi infatti si adattano meglio all’eterogeneità del mondo reale esterno alla scuola e all’applicazione di competenze trasversali come il pensiero critico e le capacità di analisi e sintesi e risultano dunque spesso più efficaci e stimolanti rispetto a quelli che si limitano al coinvolgimento di una sola materia curriculare. Tuttavia è sempre consigliabile cominciare con un webquest semplice, di breve durata, in una materia e su un argomento ben conosciuto dal docente. Solo successivamente e con l’aiuto di altri colleghi è opportuno avventurarsi in imprese più complesse. L’importante in tutti i casi è utilizzare il webquest come uno strumento didattico innovativo ben integrato nel curriculum scolastico, collegato alle altre attività della classe e al programma svolto, così da non farne un’esperienza isolata fine a se stessa ma un nuovo modo di insegnare da abbinare a quello più tradizionale.

È bene non confondere una webquest con una semplice ricerca su internet. Questa infatti si limita a una raccolta dati, spesso molto dispersiva, che incentiva facilmente l’uso del copia incolla per la realizzazione del compito, senza che vi sia stato una effettiva rielaborazione delle informazioni raccolte ma solo, nella migliore delle ipotesi, una loro sintesi. L’uso libero dei motori di ricerca può essere inoltre “pericoloso” in termini di navigazione di siti sconvenenti e non idonei all’età scolare, minaccia di virus e altro ancora ed è difficilmente controllabile dal docente in aula. Le informazioni che si trovano sono inoltre spesso troppe ed è difficile valutarne l’attendibilità per i non avvezzi. Insegnare a usare in modo corretto i motori di ricerca, svolgere ricerche avanzate e valutare l’attendibilità dei siti web è molto importante, ma si tratta di un esercizio totalmente diverso dal webquest, così come lo è la c.d. caccia al tesoro. L’utilizzo di un webquest ha invece il vantaggio di rendere particolarmente efficace il tempo speso dagli allievi nella navigazione in internet, permettendo di integrare in maniera ottimale l’uso delle tic nella didattica.

Un webquest ben preparato va dunque ben oltre la semplice ricerca e facilita lo sviluppo di competenze cognitive e metacognitive più elevate richiedendo l’utilizzo di capacità intellettuali quali la comparazione, la classificazione, l’induzione, la deduzione, l’analisi degli errori, il sostegno di una tesi, l’astrazione e l’analisi delle prospettive. Gli allievi infatti provvedono non solo a reperire da soli le informazioni ma anche a rielaborarle e a usarle per pervenire alla soluzione del compito assegnato. Le informazioni raccolte dunque altro non sono che “dei puntelli utili a costruire ipotesi, a funzionare da mattoni per la costruzione d'una architettura conoscitiva, la cui responsabilità risiede negli alunni. Con il webquest gli allievi strutturano un loro armamentario concettuale che, essendo avvenuto attraverso il meccanismo della scoperta, si presenta solido e suscettibile di essere dinamicamente riadeguato man mano che, nel proseguimento della vita, incontreranno elementi conoscitivi suscettibili di integrarsi ad esso.” (Vedi l'articolo di Tom March).
I webquest favoriscono dunque l’apprendimento in un contesto “ludico”, stimolante e innovativo che elimina o smorza gli aspetti più tradizionali dell’insegnamento, quali lo studio passivo, il lavoro individuale e lineare, il ricorso a una sola fonte di informazioni, il rapporto gerarchico docente-discente, il timore del giudizio e fa invece leva sulla naturale motivazione dei discenti all’apprendimento, sviluppando la competenza base per eccellenza: apprendere ad apprendere. Esso valorizza dunque le capacità autoformative degli allievi e facilita l'uso delle tecnologie pur non rinunciando alla funzione di guida, orientamento e valutazione del docente, il cui ruolo cambia ma è pur sempre fondamentale.

I discenti applicano e sviluppano nuove competenze che si aggiungono a quelle tradizionali e che meglio si adattano alle nuove sfide che dovranno affrontare in futuro:

1. uso interattivo e articolato degli strumenti a disposizione, quali il linguaggio e i simboli, la conoscenza e le competenze acquisite, le informazioni, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Il webquest non è dunque il luogo di apprendimento del funzionamento dei singoli strumenti ma quello della loro applicazione interattiva e ragionata a casi concreti;

2. interazione in contesti eterogenei: attraverso la suddivisione in gruppi e la partecipazione a un lavoro condiviso per il raggiungimento di obiettivi comuni, si sviluppano competenze sociali quali gestione delle relazioni interpersonali, lavoro di gruppo, cooperazione e risoluzione dei conflitti.

3. autonomia e partecipazione attiva: a partire dalla presa di coscienza del contesto sociale, anche se simulato e in piccola scala, e del ruolo che si svolge in esso, si sviluppa la capacità di pianificare, e di agire per il conseguimento di obiettivi, di prendere coscienza delle proprie responsabilità, di farsi un’opinione e prendere delle decisioni, di partecipare attivamente, di scoprire e rafforzare la propria identità in relazione agli altri.


Un altro vantaggio del webquest è il fatto che si tratta di uno strumento di apprendimento particolarmente gradito ai discenti del nuovo millennio. L’apprendimento incontra dunque minore opposizione grazie a elementi quali il ricorso a simulazioni e contesti accattivanti, l’introduzione di elementi del gioco nel processo di apprendimento, la possibilità di applicare immediatamente a casi concreti le informazioni ottenute, il ricorso a situazioni che rispecchiano la vita reale, il lavoro di gruppo, il ruolo attivo del discente che da solo ricerca le informazioni e non si limita all’apprendimento passivo (il docente in questo contesto, dopo aver accuratamente preparato il lavoro, diviene semplice facilitatore), l’applicazione del problem solving e l’utilizzo di internet e di eventuali altri strumenti TIC.
È importante sottolineare infine che attraverso questo strumento gli studenti non fanno più riferimento solo a risorse pensate unicamente per loro, quali i libri scolastici, ma hanno anche la possibilità di si misurarsi con la realtà esterna alla scuola attingendo a informazioni universalmente fruibili. Possono relazionarsi con istituzioni, esperti e persone esterne alla scuola e interagire con i loro pari, acquisendo delle abilità che serviranno loro durante tutto l’arco della vita.

Esempi di webquest:
• http://www.thematzats.com/radio/  (EN)
• http://www.powayschools.com/projects/dolly (EN)
• http://www.kn.pacbell.com/wired/China/ChinaQuest.html  e http://www.kn.pacbell.com/wired/democracy/debtquest.html  sono i due Webquest più “famosi”, realizzato da Tom March, uno degli ideatori del Webquest (EN)
• http://www.columba.it/e_prof/metti_la_tua_scuola_sul_web/index.htm, commentato sul medesimo sito http://www.columba.it/e_prof/webquest.html  (IT)
• http://quarini.scuole.piemonte.it/webquest/civprec/index.htm (IT)

Le fonti dell' articolo:
http://webquest.sdsu.edu/about_webquests.html   e
http://www.webquest.it/articolo_dodge.php3
http://www.tommarch.com
http://www.columba.it/e_prof/webquest.html
http://www.ozline.com
http://www.webquest.it/
http://nuke.salvatorecolazzo.info/Portals/0/Webquest_Studi_e_ricerche.pdf
http://webquest.sdsu.edu/necc98.htm
http://nuke.salvatorecolazzo.info/Portals/0/Webquest_Studi_e_ricerche.pdf
http://www.circolo1pioltello.it/documenti/2006_2007/Internet%20e%20bambini.pdf

 
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