di Rudi Bartolini
07 Settembre 2007
Un nuovo anno scolastico è alle porte. Nei prossimi giorni 57.000 scuole, fra statali e non, accoglieranno circa 9 milioni di studenti. Una macchina imponente, dalla quale però scende, prima di giungere ‘all’arrivo’, il 20,6% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni, senza né qualifica né diploma ed in possesso della sola licenza media. A questi vanno aggiunti i circa 19.000 che 'scompaiono' dopo essersi iscritti al primo anno superiore.
Un dato ben al di sopra della media europea e molto lontano dall’obiettivo del 10% fissato a Lisbona nel 2000. Una “dispersione fisica e mentale” non più tollerabile per il Ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni, che nella conferenza stampa di introduzione all’anno scolastico ha illustrato il nuovo obbligo di istruzione a 16 anni. Una misura volta a contrastare questa ‘fuga’ e che contiene indicazioni precise sulle competenze e i saperi che i ragazzi devono possedere a 16 anni, indipendentemente dalla scuola frequentata.
Il nuovo obbligo di istruzione fa esplicito riferimento ad otto competenze chiave di cittadinanza che tutti, oggi, devono acquisire per entrare da protagonisti nella vita di domani:
- Imparare ad imparare: ogni giovane deve acquisire un proprio metodo di studio e
di lavoro. (Oggi molti di loro si disperdono perché non riescono ad acquisirlo).
- Progettare: ogni giovane deve essere capace di utilizzare le conoscenze apprese
per darsi obiettivi significativi e realistici. Questo richiede la capacità di individuare priorità, valutare i vincoli e le possibilità esistenti, definire strategie di azione, fare progetti e verificarne i risultati. (Oggi molti di loro vivono senza la consapevolezza della realtà e delle loro potenzialità).
- Comunicare: ogni giovane deve poter comprendere messaggi di genere e
complessità diversi nella varie forme comunicative e deve poter comunicare in modo efficace utilizzando i diversi linguaggi. (Oggi i giovani hanno molte difficoltà a leggere, comprendere e a scrivere anche testi semplici in lingua italiana).
- Collaborare e partecipare: ogni giovane deve saper interagire con gli altri
comprendendone i diversi punti di vista. (Oggi i giovani assumono troppo spesso atteggiamenti conflittuali e individualistici, perché non riconoscono il valore della diversità e dell’operare insieme agli altri).
- Agire in modo autonomo e responsabile: ogni giovane deve saper riconoscere il
valore delle regole e della responsabilità personale. (Oggi spesso i giovani agiscono in gruppo per non rispettare le regole e per non assumersi responsabilità).
- Risolvere problemi: ogni giovane deve saper affrontare situazioni problematiche e
saper contribuire a risolverle. (Oggi i giovani tendono, spesso, ad accantonare e a rinviare i problemi per la situazione di malessere esistenziale che vivono nell’incertezza del futuro).
- Individuare collegamenti e relazioni: ogni giovane deve possedere strumenti che
gli permettano di affrontare la complessità del vivere nella società globale del nostro tempo. (Oggi molti giovani non possiedono questi strumenti).
- Acquisire ed interpretare l’informazione: ogni giovane deve poter acquisire ed
interpretare criticamente l'informazione ricevuta valutandone l’attendibilità e l’utilità, distinguendo fatti e opinioni. (Oggi molti giovani sono destinatari passivi di una massa enorme di messaggi perché sono sprovvisti di strumenti per valutarli).
Queste competenze di cittadinanza possono essere acquisite dai giovani attraverso conoscenze e abilità che si articolano lungo quattro assi culturali cardine:
- asse dei linguaggi: prevede come primo obiettivo la padronanza della lingua italiana, come capacità di gestire la comunicazione orale, di leggere, comprendere e interpretare testi di vario tipo e di produrre lavori scritti con molteplici finalità. Riguarda inoltre la conoscenza di almeno una lingua straniera; la capacità di fruire del patrimonio artistico e letterario; l’utilizzo delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione.
- asse matematico: riguarda la capacità di utilizzare le tecniche e le procedure del calcolo aritmetico ed algebrico, di confrontare e analizzare figure geometriche, di individuare e risolvere problemi e di analizzare dati e interpretarli, sviluppando deduzioni e ragionamenti.
- asse scientifico-tecnologico: riguarda metodi, concetti e atteggiamenti indispensabili per porsi domande, osservare e comprendere il mondo naturale e quello delle attività umane e contribuire al loro sviluppo nel rispetto dell’ambiente e della persona. In questo campo assumono particolare rilievo l’apprendimento incentrato sull’esperienza e l’attività di laboratorio.
- asse storico-sociale: riguarda la capacità di percepire gli eventi storici a livello locale, nazionale, europeo e mondiale, cogliendone le connessioni con i fenomeni sociali ed economici; l’esercizio della partecipazione responsabile alla vita sociale nel rispetto dei valori dell’inclusione e dell’integrazione.
L’obbligo di istruzione è uno strumento in più per un maggior impegno nella formazione dei giovani, per essere più vicini ai loro stili cognitivi e rappresenta una base comune affinché essi siano in grado di muoversi con maggior consapevolezza nella società di domani. Ma, è importante precisare, non significa che gli studenti possano smettere di studiare a 16 anni, il diritto-dovere all’istruzione continua: tutti i giovani devono continuare a studiare fino a 18 anni per conseguire un titolo di studio o una qualifica professionale.
Per quanto riguarda i docenti, l’obbligo di istruzione a 16 anni vuole valorizzare ancore di più la loro centralità all’interno del percorso formativo e la loro professionalità, impegnandoli ad utilizzare metodologie e modelli innovativi nell’organizzazione della didattica.
Nella maggior parte dei paesi europei, l’istruzione obbligatoria dura 9 o 10 anni, e prosegue almeno fino ai 15 o 16 anni d’età. Nei sistemi educativi europei sono individuabili tre principali modelli strutturali del ciclo dell’obbligo (unico, bipartito, tripartito); il modello di istruzione italiano è di tipo tripartito, cioè articolato su tre livelli scolastici differenziati – primario, secondario inferiore e secondario superiore. Il sistema educativo italiano risulta così rafforzato e allineato ai modelli strutturali del ciclo dell’obbligo europei.
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