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E-LEARNING

Colorni: "Laurearsi online non è una passeggiata"

Dice il direttore del corso di laurea in Ingegneria Informatica del Politecnico di Milano che ha sfornato i primi sette dottori online d'Italia

di Francesco Di Martile
11 Settembre 2003

Alberto Colorni, professore di Ricerca Operativa e direttore del centro Metid (Metodi e tecnologie innovative per la didattica) del Politecnico di Milano, è il "motore", e non solo tecnologico, del primo corso di laurea online in Italia che, nel luglio 2003, ha laureato i primi sette dottori in Ingegneria Informatica conseguita mediante la triennale frequenza esclusivamente "virtuale". Metid, infatti, provvede alla parte più succulenta del corso di laurea: la produzione e gestione dei contenuti dei corsi d'Ingegneria Informatica Online. Con la necessità di porsi e risolvere una notevole quantità di problemi didattici. Sui quali, com'è chiaro, non si finisce mai di progredire. Lo stesso Colorni è prolifico autore di molti contributi sull'e-learning tra i quali segnaliamo l'articolo "Web learning: esperienze, modelli e tecnologie" apparso sulla rivista del Politecnico Mondo Digitale. Ma certamente il fatto più nuovo è la conclusione del primo triennio della laurea online in Ingegneria Informatica con i primi sette laureati lo scorso 21 luglio e la partenza di un nuovo anno accademico.

Chi meglio del Prof.Colorni è titolato per trarre un bilancio da questa iniziativa e primogenitura? E' proprio da una domanda simile che abbiamo avviato la nostra conversazione.
"Il bilancio non può che essere positivo. E questo giudizio non è solo il mio ma di tutti coloro che sono stati coinvolti nel Corso di Laurea in Ingegneria Informatica Online del Politecnico.
Anzitutto perché siamo arrivati in fondo. Queste cose non sono operazioni e processi semplici da gestire e quindi il fatto stesso che ce l'abbiamo fatta è di per sé un fatto importante e positivo. Avendo dovuto fare da apripista su fronti che, quattro anni fa, quando partimmo, erano terreni e argomenti tutt'altro che facili e inesplorati. Noi volevamo fare tutto online e ciò significò affrontare e risolvere problemi anche di natura burocratica: rapporti con la segreteria di facoltà solo online; pagamenti delle tasse mediante carte di credito; la necessità di tenere aperte le aule anche in ora tarda la sera per consentire l'uso di strutture necessarie alla didattica. Insomma, una enorme quantità di problemini e problemoni che oggi, magari, fanno sorridere alcuni ma che quattro anni fa erano ancora scogli da superare.
Il secondo motivo di soddisfazione è la partnership pubblico-privato. Il corso di laurea è nato grazie alla collaborazione con Somedia, del Gruppo Editoriale L'Espresso. E la relazione tra noi che ci siamo occupati della didattica e loro che, oltre a cofinanziare il progetto, si sono accollati oneri organizzativi, ha funzionato".

In che cosa ha consistito il contributo di Somedia?
"E' presto detto: se non ci fossero stati loro non avremmo avuto i soldi per partire. Inoltre, tramite Kataweb, altra società del gruppo L'Espresso, hanno assicurato la continuità del servizio 24 ore su 24; l'organizzazione delle classi virtuali; e altri aspetti organizzativi, insomma. Senza mai interferire nelle nostre scelte didattiche: la scelta dei docenti, le lezioni, eccetera".

Poiché Somedia non è un'opera di beneficenza, si può sapere la dimensione del loro investimento e quello del Politecnico? E quando torneranno almeno in pareggio del loro investimento?
"Beh queste non sono cifre ufficiali. Le basti sapere che siamo nell'ordine dei miliardi, e sottolineo il plurale, di vecchie lire d'investimento: una cifra che in totale è comunque entro i cinque milioni di euro. Come rientreranno dagli investimenti? Dalle tasse pagate dagli studenti che erano, lo scorso anno, tre milioni l'anno per il Politecnico e quattro milioni per Somedia. Certamente i primi due-tre anni Somedia non è rientrata dall'investimento fatto. Ma forse da quest'anno le cose potrebbero incominciare a cambiare. Abbiamo avuto oltre 400 persone che hanno fatto i test di ingresso, ovvero il doppio del 2003, e di solito l'80 per cento di esse perfeziona l'iscrizione. Nel 2002 avevamo avuto 230 iscritti".

Insomma una università online costa, e tanto, per tutti: sia studenti sia organizzatori.
"Non sono d'accordo con quelli che dicono che l'e-learning costa meno. Forse domani, a distanza di anni e quando le cose saranno a regime. Ma per partire l'investimento è micidiale. Pensi solo a quanto costa predisporre, nel senso di progettare, editare, realizzare un formato didattico e solo in forma elettronica, di 25 corsi d'insegnamento. Devi impegnare per mesi team di quattro cinque persone per ogni materia e, giustamente, pagare ognuno. E' un onere micidiale. Senza l'apporto di Somedia il Politecnico non ce l'avrebbe fatta".

Dal punto di vista didattico che cosa cambierete il prossimo anno accademico?
"Due parole sul formato didattico che abbiamo applicato finora.

Lo studente fa tutto online tranne gli esami: una settimana ogni semestre sostiene, in presenza, le prove d'esame assieme e come tutti gli studenti del Politecnico, senza nessuna distinzione. E senza nessuna differenza nella densità degli studi della materia rispetto a chi frequenta in aula. Solo che ogni docente fa alcune verifiche per controllare che chi ha svolto quegli esercizi online sia stato proprio lui e non un altro, che insomma non ci siano stati trucchi. Poi, però, una volta accertato questo fatto, lo stesso docente tiene conto anche della qualità della partecipazione dell'allievo. E questo è una cosa secondo noi molto importante e coinvolge la sensibilità e la formazione del tutor: valutare non solo la correttezza delle risposte ai problemi e la partecipazione alle classi virtuali, ma la qualità di questa partecipazione. E qui dovremo intervenire formando meglio i tutor.

Un altro canale formativo che abbiamo utilizzato è il CdRom delle lezioni, che abbiamo dato come strumento fisico, tangibile: lo studente non ha i libri ma deve avere la possibilità di rivedere e ristudiare le lezioni. Quest'anno, però, abbiamo in progetto di mettere online gran parte di ciò che è sul supporto fisico per maggiore economicità nella revisione e aggiornamento delle lezioni.

Altro canale utilizzato per il corso sono le sessioni live. La piattaforma di aula virtuale è Learning Space di Ibm, acquistata e scelta da Somedia. Ogni settimana vi sono almeno due sessioni, da un'ora-un'ora e mezza, con il tutor specialista della materia per ciascuna delle classi virtuali, composta in media da 25 studenti . Nell'ora concordata tra tutti. Poiché l'85-90 per cento degli studenti dello scorso anno erano persone che lavoravano e con una età media superiore ai 30 anni, le sessioni live sono state tenute per lo più la sera, con sforamenti addirittura fino alle 23. Durante quest'ora sifanno esercizi, ci si aiuta reciprocamente tra gli studenti, si pongono domande al tutor. Ecco: il nostro obiettivo 2003 è, come dicevo, migliorare la qualità dei tutor, che sono l'elemento cardine della buona riuscita del corso".

Ce ne spieghi meglio l'utilizzo
"Abbiamo due tipologie di tutor: quelli esperti nella disciplina che conducono le sessioni live. E dei tutor "di processo": tre persone che hanno una funzione di supporto pratico dello studente. E' la persona dalla quale avere suggerimenti per formulare il piano di studi commisurato al tempo e all'impegno che il singolo può dedicare allo studio; la persona che consiglia e insomma umanizza, rende meno lontana l'istituzione Politecnico: l'amico sulla cui spalla piangere se le cose non vanno bene, insomma. Noi abbiamo fatto un breve corso di formazione per i primi tutor, che sono ricercatori e dottorandi del Politecnico in quella disciplina. Ma temo che l'importanza di quei corsi sia stato sottovalutato da alcuni di essi. E invece i corsi migliori sono stati proprio quelli dove il tutor ha avuto la capacità di cogliere e valutare anche il grado di coinvolgimento nell'apprendere di ciascuno studente della classe virtuale. Come? Dalla partecipazione ai forum, alle chat, dall'email, dai colloqui. E' lì che dobbiamo migliorare".

Lei parla di corsi da migliorare. Ma come ha fatto a giudicare i corsi?
"Ci siamo avvalsi di un osservatore terzo. Abbiamo coinvolto l'Osservatorio sulla Comunicazione dell'Università Cattolica che, mediante focus group, test, interviste "a sorpresa" agli studenti, ha steso un lusinghiero rapporto sul corso. Evidenziando anche le principali difficoltà degli studenti".

Quali sono state?
"Anzitutto il carico di lavoro. Un corso fatto in tre anni richiede un impegno a tempo pieno, ovvero la necessità di ritagliare dalla propria settimana uno spazio di 40-50 ore da dedicare allo studio. E dalle interviste è proprio emerso questo: per seguire il nostro corso di laurea online ci si fa un mazzo così. Ed è quello che ho sottolineato anche a chi ha fatto i test di ammissione: laurearsi online non è una passeggiata. Pensateci bene prima.
Poi alcune critiche si sono appuntate sulla disparità di qualità dei tutor. Ma, come dicevo, è l'area in cui intendiamo migliorare con una formazione specifica. D'altro canto abbiamo, come Metid, anche l'esperienza maturata con i corsi Mathonline: brevi corsi che preparano i ragazzi dell'ultimo anno di scuole superiori, che hanno intenzione di venire al Politecnico, a valutare e migliorare le proprie competenze matematiche. In quel caso abbiamo fatto formazione di docenti di superiori e prodotto courseware adatti all'età dei ragazzi. Utilizzeremo quell'esperienza pe migliorare la formazione dei tutor del corso di laurea online".

Nel decreto che istituisce la possibilità delle università online si fa cenno a strumenti automatici che traccino il percorso formativo degli allievi. Ne avete fatto uso?
"Poiché la nostra scelta era stata di dare materialmente nelle mani degli studenti il CdRom con le lezioni non avremmo mai potuto sapere quando e per quanto tempo l'allievo è su una lezione. Se non con i test di verifica durante le sessioni live. Il passaggio dei materiali dal Cd all'online ci consentirà anche di avere questo controllo. Ma il nostro modello non si affida molto a questo genere di calcoli e report. Come dicevo, il nostro modello didattico confida di più sulla interazione col tutor, sulla qualità della partecipazione dell'allievo".

Lei pensa che la vostra esperienza possa essere replicata in altri ambiti disciplinari?
"Non credo certamente a un corso di laurea online in Medicina. Ma pressoché tutte le discipline del Politecnico possono essere anche insegnate online. Penso ad Architettura, Ingegneria Gestionale, Design, eccetera. C'è poi il discorso delle facoltà umanistiche e giuridiche. Non dappertutto, forse, ma molte discipline potrebbero trarre molto vantaggio dal supporto online. Certamente resta il problema dei laboratori: posso avere un laboratorio virtuale d'informatica o di robotica, difficile fare online un laboratorio di meccanica".

E quindi al Politecnico di Milano state per varare nuovi corsi di laurea online?
"Non da quest'anno, ovviamente, ma dall'anno prossimo".

 
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