Indire, sito ufficiale
Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa MIUR
immagine di contorno      Formazione separatore dei progetti      Documentazione separatore barra alta      Didattica separatore barra alta      Comunicazione separatore barra alta Europa
contorno tabella centrale
MEDIA EDUCATION

L'esperienza della scuola pilota Lilla Frederick di Boston

A colloquio con Debra Socia, responsabile del progetto di sperimentazione didattica nella sua scuola

di Elena Mosa e Giusy Cannella
28 Aprile 2009

Da cosa è scaturita la necessità di cambiare l’assetto organizzativo e didattico della vostra scuola?

Un paio di anni fa è stato avviato in Massachussets un progetto pilota che prevedeva la dotazione di un computer portatile per ciascun studente nelle scuole cittadine. Vivo a Boston, una città molto grande, e la nostra scuola è stata scelta per partecipare. Prima di questa iniziativa la maggior parte degli studenti non aveva facilità di accesso al computer. Abbiamo investito molto tempo nella organizzazione e nella programmazione del progetto ma anche nell’adozione di misure di sicurezza.
La nostra scuola ha 650 studenti di età compresa tra i 13, 14 e 15 anni. Molti dei nostri studenti sono madrelingua inglese ma abbiamo anche molti ragazzi che parlano in spagnolo o in somalo. A questi si aggiungono i numerosi ragazzi diversamente abili. Il nostro istituto ospita la più alta percentuale di studente provenienti da famiglie a basso reddito tra le scuole di Boston. Ci siamo resi conto che i metodi di insegnamento tradizionale non sono in grado di aiutare i ragazzi a migliorare i risultati, per queste ragioni abbiamo dovuto cercare un metodo innovativo per incoraggiare l’apprendimento.
Siamo riusciti ad ottenere finanziamenti statali, da benefattori privati in aggiunta a quelli della nostra scuola. Una volta costituito il budget abbiamo spostato la spesa dal libro di testo e dai supporti cartacei in favore di quelli digitali.
Abbiamo scelto di adottare la tecnologia MAC perché in grado di supportare tools innovativi quali iMovie, Garage Band ecc. Crediamo che fornisca un valido supporto ad un utilizzo più creativo della tecnologia a scuola.
Abbiamo così acquistato 750 portatili Mac Book. Ad oggi non abbiamo perso nessuno di questi laptop e ci siamo accorti che richiedono una bassissima assistenza.

L’introduzione delle ICT nella didattica ha richiesto una gestione diversa da lei, prof. Socia, in qualità di Dirigente, e da parte dei docenti nelle loro attività quotidiane? Ci può dire qualcosa del setting della scuola (classi, aree comuni, aula docenti…).

L’impiego dei laptop ha richiesto un ripensamento profondo dell’organizzazione della nostra scuola. Sono cambiate le modalità di comunicazione tra di noi. Tutto il nostro staff usa le applicazioni che Google mette a disposizione per la didattica .
È un’opportunità grandiosa. Consente alle persone di operare in collaborazione. Possiamo quindi lavorare sullo stesso documento anche quando siamo lontani fisicamente o quando vogliamo lavorare insieme in tempo reale, possiamo caricare documenti, compilare fogli di calcolo a più mani... Cambia così anche il modo con il quale i nostri insegnanti comunicano e lavorano insieme. Quando abbiamo una riunione ci troviamo già avvantaggiati con una buona parte del lavoro svolto on line. Diventa così anche un’opportunità per razionalizzare meglio il tempo e diventare più efficienti.
Tutto lo staff possiede un account mail fornito da Google (gmail), quindi possiamo chattare con Google Talk e fare conversazioni per ottenere risposte immediate.
Un altro valore aggiunto dato dall’uso di MAC sta nel fatto che possiamo usare Apple Remote Desktop (ARD), sistema che mi consente di controllare ogni portatile affidato agli studenti per verificare in tempo reale cosa stanno facendo. Nel caso in cui il ragazzo non stia facendo il suo dovere posso bloccargli il computer o comunicare con lui complimentandomi per il buon lavoro o riportandolo all’ordine. È un ottimo strumento di gestione.

Per maggiori dettagli si può consultare il sito della nostra scuola
Non consentiamo ai ragazzi di portare i laptop a casa per questioni di sicurezza. Ad esempio potrebbero dare nell’occhio ad estranei che desiderino impadronirsi del portatile. Per questa ragione abbiamo iniziato ad utilizzare un programma sviluppato da Mayor’s office a Boston, si chiama “Technology Goes Home” (la tecnologia va a casa) e fornisce un supporto per le famiglie che sono destinatarie di formazione e, in seguito, di un portatile da tenere a casa.
 
E’ previsto un programma di formazione per gli insegnanti? Se sì, che tipo di modello di formazione avete previsto (es: formazione tecnica, metodologica o on the job?)

Abbiamo coinvolto gli insegnanti nel processo di innovazione fin dall’inizio. Abbiamo creato un gruppo decisionale di cui io, come direttrice, sono membro. I docenti formulano proposte, le vagliano e scelgono la soluzione, infine fanno da guida ai colleghi. Il gruppo ha schedato una serie di risorse documentando il processo di selezione del software in modo da determinare quale pacchetto rispondeva maggiormente alle necessità del momento.
Diciamo sempre ai nostri insegnanti che non si attende da loro la perfezione nelle prime fasi, li incoraggiamo a crescere e a rischiare livelli di complessità gradualmente maggiori, consapevoli del fatto che molti colleghi sono pronti a fornire un supporto o un aiuto.

Come hanno reagito i docenti di fronte alla vostra esperienza innovativa?

I componenti del gruppo erano in ansia nelle prime fasi ma non si sono dimostrati resistenti al cambiamento. Lo staff della nostra scuola è abbastanza giovane, quindi l’impatto con la tecnologia è stato mitigato dal fatto che i suoi componenti sono cresciuti usandola. Ho insegnato per 30 anni prima di diventare dirigente e sono rimasta sorpresa nel notare l’assenza di resistenze culturali di fronte ad un cambiamento di queste proporzioni. Abbiamo previsto un supporto per il gruppo (in piccoli gruppi o individuale). Abbiamo differenziato la formazione in modo da raggiungere una più ampia varietà di bisogni. Un modo per aiutare i docenti è stato grazie agli incontri “Bagels and Laptops”.
Ogni venerdì mattina un docente volontario insegna ai colleghi come utilizzare il portatile (il suo software o le strategie di gestione della classe con le ICT).
Vogliamo che tutti i docenti abbiano il proprio sito e che lo aggiornino regolarmente.
Ci siamo accorti che una volta che gli insegnanti hanno imparato ad usare una funzione, risparmiano tempo la volta successiva. Si appassionano all’uso. Il loro lavoro non è un’ “aggiunta a…” ma un “invece di”, che risulta essere molto più efficace.
I docenti devono usare il computer per comprenderne il valore aggiunto. Aiuterebbe poter osservare le dinamiche in classe dove vengono usati tanti portatili quanti sono i ragazzi. Riceviamo visite regolarmente dal Massachusetts ma anche dal resto degli Stati Uniti e le persone che vengono a trovarci ritornano convinte che questa modalità innovativa costituisce un potenziale notevole per l’apprendimento.

Secondo lei l’introduzione delle ICT a scuola richiede un ripensamento dell’ambiente di apprendimento?

Abbiamo recentemente potenziato il sistema wireless del nostro istituto e questa azione ha richiesto una grossa spesa. Facciamo un uso molto differenziato della struttura poiché non ci occorre più uno spazio specifico per il laboratorio informatico. Usiamo questo spazio solo per ricaricare i portatili. Abbiamo reso idoneo e sicuro l’ambiente ed abbiamo previsto un sistema di ricarica a rotazione per tutti i 650 portatili che vengono ricaricati ogni notte.

Come è iniziata la vostra avventura verso l’innovazione?

Prima di dare avvio al nostro programma, abbiamo visitato scuole nel Maine, a New York e nell’Ovest del Massachusetts dove esistono già da tempo modelli di didattica 1:1. Abbiamo anche verificato se in letteratura fossero documentati casi di successo nell’impiego di questo modello ed abbiamo trovato risultati incoraggianti e un possibile miglioramento delle performance degli studenti.
Abbiamo notato che ogni azione intrapresa dai ragazzi include l’utilizzo di computer e crediamo così che l’insegnamento del ventunesimo secolo rappresenti una grande priorità.
Stiamo partecipando ad un gruppo di ricerca (Research Damian Bebell at Boston College) per studiare le implicazioni dell’uso della tecnologia e per determinarne l’impatto sui risultati degli studenti. Non abbiamo ancora dati sui risultati, perché l’introduzione delle ICT è recente, ma sappiamo che abbiamo diminuito discipline referrals del 30% e che abbiamo incrementato le presenze del 2%. Siamo in attesa dei risultati di un’indagine su studenti e staff che sarà a breve disponibile.

Come è stato possibile integrare il software e l’hardware nelle attività curriculari?

Negli Stati Uniti abbiamo standard sia a livello nazionale che a livello internazionale. I miei ragazzi non hanno ancora incrociato questi standard. Come direttrice ho alcuni margini di autonomia nel modo in cui costruiamo il nostro curriculo, in questo modo possiamo essere creativi. Gli standard sono difficili da raggiungere perché sono molto ampi e diventa difficile insegnare ed apprendere tutto ciò che vi è contenuto. Tuttavia, se i nostri studenti non raggiungono questi standard, rischiamo di perdere un po’ della nostra autonomia, quindi significa che i risultati sono molto importanti.
Abbiamo previsto una vasta gamma di strumenti “del ventunesimo secolo” per supportare i nostri studenti. Tra questi, programmi che differenziano l’insegnamento in base ai bisogni del singolo studente. Tutti i docenti hanno un proprio sito web che gli studenti devono visitare e possono subito mettersi al lavoro. I nostri ragazzi usano i blog, creano filmati (iMovies) su una vasta gamma di tematiche, prendono appunti.
Noi usiamo i computer in due modi differenti. Il primo è fare la stessa cosa in modo diverso, come prendere appunti sul computer. Il processo di scrivere sulla tastiera anziché a mano è diverso, ma il risultato è lo stesso.
Il secondo modo è pensato per fare cose diverse: i contenuti presentati ed compiti assegnati non potrebbero essere svolti senza il supporto del computer. Ad esempio, abbiamo un proiettore WiFi e i ragazzi usando iStumbler connettono i propri laptop alla rete testano il livello di connettività delle reti vicine a loro. Hanno poi creato un IMovie, caricato il risultato in Google App. (Google Application) e prodotto una presentazione. Gli studenti hanno poi illustrato il lavoro al Sindaco e ai tecnici del servizio WiFi e alla stampa. Questo progetto non sarebbe stato possibile senza i computer.
Poiché i nostri studenti non possono portare i computer a casa, spesso assegniamo i compiti in modo differenziato. I docenti postano on line i loro programmi, quindi se gli studenti hanno accesso ad internet da casa possono continuare ad usare questo metodo per completare il loro lavoro.

Cosa ci dice dei libri di testo?

Non acquistiamo più libri di testo. Scegliamo risorse on line perché sono più economiche ma anche perché sono meno soggette a diventare “obsolete” nei contenuti come accade per il libro di testo.
Abbiamo scelto di lavorare in un altro modo. Ecco un esempio. I nostri studenti producono dei testi che sottopongono ai docenti i quali li commentano restituendoli ai ragazzi. Queste azioni potrebbero essere svolte con carta e penna. Ma in seguito i ragazzi usano il blog e guardano i lavori dei compagni. Editano, commentano e condividono informazioni. E questo non potrebbe essere fatto senza il computer. Quando chiediamo ai ragazzi perché amano scrivere sul blog rispondono: “Posso condividere quello che faccio con i compagni e per questo faccio più attenzione a quello che scrivo perché so che tutti possono vederlo”.
La natura pubblica del loro impegno cambia così anche il loro atteggiamento nei confronti del compito ed influenza il tempi di restituzione.

Qual è il modello pedagogico che sottende questi metodi di insegnamento/apprendimento?

Nella nostra scuola incoraggiamo i nostri docenti ad essere unici. Siamo sempre in cerca di modalità che, grazie alle ICT, possano migliorare l’insegnamento, non lo facciamo per moda o per essere al passo coi tempi. Se esiste un modo più efficace per insegnare qualcosa, usando un tool o un software, allora dovremmo farlo. Cerchiamo di trasmettere nei nostri studenti la passione per la lettura, per questo abbiamo molti romanzi. Sappiamo che alcuni studenti amano leggere on line ed altri su carta, quindi incoraggiamo entrambe le modalità. Lo strumento deve essere in linea con l’obiettivo.

Cosa ne pensano i docenti, gli studenti ed i genitori di questa esperienza innovativa? Si sentono a loro agio? Quali cambiamenti ha rilevato? Sono mutati i risultati degli studenti?

Anche la formazione dei docenti deve essere diversificata e la nostra scuola ha fatto grandi investimenti in questa direzione. Organizziamo spesso  workshop brevi che proseguono con un supporto individualizzato. All’inizio, invece, abbiamo fatto un unico, grande, seminario per dare a tutti le medesime informazioni di avvio, appena sono arrivati i portatili.
Se dovessi dare un consiglio a chi deve iniziare ora questo processo di innovazione, incoraggerei la costituzione di un gruppo decisionale composto dagli stessi docenti che diano una linea di indirizzo allo sviluppo professionale e incoraggino i colleghi a partecipare. Sarebbe anche utile trovare una forma di compenso per questa attività extra del gruppo.
Analizziamo sempre i dati ed i risultati prodotti dalla sperimentazione, per orientare le scelte future e per individuare le “migliori pratiche”.
Oggi abbiamo una nutrita lista di attesa di studenti che vorrebbero iscriversi alla nostra scuola. Abbiamo anche vinto un riconoscimenti nazionale per il livello di coinvolgimento delle famiglie nelle azioni promosse dalla nostra scuola.

Il Prof. Ronald Miles ci spiega il software Class Drive. Si tratta di una piattaforma che consente a studenti e genitori di interagire on line. Gli insegnanti possono costruire il sito della classe e creare attività per la classe oltre a comunicare sia con gli studenti che con i genitori. Il software consente agli insegnanti di creare dei percorsi curriculari per gli studenti e gli studenti dal canto loro possono scaricare le attività assegnate e interagire con gli insegnanti per ricevere i compiti corretti. Questa piattaforma viene considerata una sorta di “collante” tra le attività didattiche in una scuola come la nostra nella quale tutti gli studenti hanno un laptop.

Altri docenti della scuola rispondono ad alcune domande….il Prof. Jermaine Newman

Qual era la sua posizione quando è stato avviato il processo di innovazione e cosa ne pensa adesso?

Ero molto entusiasta dell’opportunità offerta di integrare le nuove tecnologie nelle attività didattiche quotidiane. Ed in effetti i miei studenti hanno migliorato i loro risultati scolastici grazie all’uso delle tecnologie in classe. Sono stato sempre un sostenitore delle tecnologie e quindi ero molto entusiasta dell’iniziativa. Poi, dopo aver visto le risposte dei miei studenti, non ho avuto alcun dubbio rispetto all’efficacia delle tecnologie!

Può descriverci la reazione dei genitori e degli studenti rispetto a questo profondo cambiamento nell’organizzazione delle attività didattiche?

Gli studenti hanno apprezzato moltissimo questo cambiamento soprattutto perché fornisce un’alternativa a quegli studenti che, con i metodi tradizionali, non riescono a raggiungere risultati accettabili. Gli altri accolgono l’uso delle tecnologie nelle attività didattiche come una sfida divertente. E’ semplice stimolare di più gli studenti a raggiungere buoni risultati se possono vedere immeditamente la valutazione del compito (noi utilizziamo un programma che consente di vedere in tempo reale i risultati di tutti gli studenti).
I genitori sono entusiasti come gli studenti. Molti genitori sono connessi alla nostra scuola con una certa frequenza perché da noi ci sono molte tecnologie disponibili. Noi infatti teniamo dei corsi per i genitori, chiamati "Technology Goes Home" (la tecnologia entra in casa), che vogliono imparare ad usare il computer.

In che misura le famiglie hanno collaborato allo sviluppo di queste attività?

Le famiglie erano al corrente dell’iniziativa, era difficile non conoscerla. La stampa pressava perché la nostra scuola fosse attrezzata con le nuove tecnologie e un rappresentante del Marie St.Fleur era alla guida del progetto. E’ più semplice quando dalla tua parte hai tutto questo sostegno.

Qual’è il valore aggiunto apportato dalle nuove tecnologie?

La tecnologia rende tutto più immediato e molto dinamico per gli studenti. Nell’arco di un trimestre gli studenti sono in grado di scrivere una tesina, inviare al docente il testo per la valutazione e verificare il voto ricevuto. Direi che è più di un cambiamento!
Gli studenti sono più coinvolti e motivati a partecipare alle lezioni e si appropriano del percorso educativo. Inoltre il tempo per la valutazione si riduce.

Avete nostalgia dei libri di testo? Se no, perché?

Tutti i testi si trovano on line e ciascuno studente può comodamente scaricarli sul proprio computer senza timore di smarrirli. L’uso delle tecnologie ha consentito un risparmio economico anche se solo da qualche anno.
Molte delle attività curricolari sono in formato digitale. Inoltre, stiamo lavorando per digitalizzare tutto il piano delle attività didattiche in modo da creare una comunità di pratica che condivide e impara in modo reciproco.

E della modalità tradizionale di fare didattica?

No, perché riesco ad integrare il metodo tradizionale con metodologie innovative introdotte dalle nuove tecnologie. In più, se un giorno gli studenti hanno difficoltà ad usare una certa tecnologia, nulla mi vieta di utilizzare la metodologia tradizionale. L’ho anche fatto nel passato.
 
Ha pensato di integrare nuovi media e media tradizionali (libri, lavagna, lezioni frontali)?

Lo faccio tutti i giorni. E’ difficile insegnare a leggere senza leggere testi (ci sono molte pubblicazioni on line).

Ha rilevato miglioramenti nei rendimenti scolastici degli studenti?

Sì, negli ultimi anni ci sono stati dei reali miglioramenti nel rendimento degli studenti. Inoltre, gli studenti hanno manifestato un maggiore coinvolgimento e motivazione, oltre alle loro capacità organizzative.
Sono veramente sorpreso dalle capacità con cui gli studenti riescono a cogliere le sfide e migliorare il rendimento grazie all’ambiente di apprendimento che prevede un computer per studente. In certi casi sembra quasi che gareggino per creare il prodotto migliore.

Può farci un esempio di attività digitale (Learning Object) e descriverci come viene utilizzato nelle attività didattiche quotidiane?

Un esempio è l’esercizio “DO NOW”. L’obiettivo di questo tipo di attività è quello di valutare il livello di conoscenza acquisita riguardo la lezione. Carico sul sito tutti gli esercizi di questo tipo per consentire agli studenti di scaricarli e di rispondere alle domande strutturate in base alla lezione. In questo modo ho la possibilità di verificare in tempo reale i progressi degli studenti e verificarli al termine di un’unità di apprendimento per eventuale recupero.
Uno degli esercizi preferiti dagli studenti è il ReadAbout. Si tratta di un software che consente agli studenti di esercitarsi in attività di lettura e gli consente di imparare strategie per migliorare le competenze relative.


LINK UTILI

Intervista in versione originale
http://breeze.indire.it/p85128992/ 

Sito della scuola
http://www.lgfnet.org/

Sito della Prof.ssa Debra Socia
http://dsocia.lgfnet.org/

Presentazione della scuola
http://www.lgfpms.org/whoweare.html 

Lavagne interattive multimediali
http://www.eschoolnews.com/current/
(vedi pag 10 e seg. del file in PDF)

 

 
Articoli correlati

Social network, narrazioni e identità digitali
di Redazione (15 Giugno 2015)

Il tablet e l’inclusione scolastica
di Silvia Panzavolta (31 Ottobre 2014)

Manipolare quel che si crea, un altro modo per imparare
di Lorenzo Guasti (18 Luglio 2014)

Quando la classe è digitale
di Elena Mosa (01 Luglio 2013)

Soluzioni di apprendimento e tecnologie didattiche
di M. Gentile, G. Filosi, M. R. Gaetani, F. Pisanu (12 Dicembre 2012)

Rappresentare la conoscenza
di Francesco Vettori (05 Luglio 2012)

Dalle mappe concettuali allo spazio digitale
di Francesco Vettori (03 Luglio 2012)

I database digitali e la carta geografica
di Francesco Vettori (03 Luglio 2012)

Dalle digital skills alla digital competency
di Elena Mosa (02 Aprile 2012)

Il contributo dell’Unione Europea per ogni europeo digitale
di Fiora Imberciadori (02 Aprile 2012)

A colloquio con l’Europa sulle classi creative
di Elena Mosa (01 Aprile 2012)

Intervista al Prof. Alfonso Molina
di Francesco Vettori (30 Marzo 2012)

Il valore educativo delle dinamiche del gioco
di Andrea Benassi (21 Febbraio 2012)

Visible Thinking, Slow Learning
di Isabel de Maurissens (30 Gennaio 2012)

Crossmedialità e apprendimento
di Isabel de Maurissens e Silvia Panzavolta (30 Settembre 2011)