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La valutazione nella progettazione didattica

Un progetto pilota per valorizzare Qualità e Merito

di Francesca Storai
01 Febbraio 2010

Le indagini internazionali come  TIMMS, OCSE Pisa  2006, ma anche la recente “prova nazionale” svolte per gli alunni di  fascia d’età che va dai 13 ai 15 anni, hanno dato tutte lo stesso risultato: la qualità dell’apprendimento, soprattutto in matematica, nel nostro paese non è soddisfacente. Con un punteggio fortemente sotto la media, e grandi differenze tra nord e sud, le performances degli studenti italiani si sono posizionate a livelli molto bassi rispetto ai loro compagni di altre nazioni europee. Un dato oggettivo questo, che fa riflettere e dal quale emerge chiara la necessità di un ripensamento generale dell’intera attività scolastica: se da un lato si rende rende necessaria una  formazione professionale continua e costante per tutto il personale scolastico, dall’altra si inevitabile una rivisitazione di metodologie e strategie didattiche sotto una luce nuova. Non è facile però intervenire in modo efficace all’interno del sistema scolastico che, in quanto sistema complesso, risente di una serie di una serie di variabili come quelle di carattere interno (es. l’auto-organizzazione) o esterno (di raccordo e di rete con altri sistemi organizzati o come l’adattamento all’ambiente).
Tra gli obiettivi del progetto P.Q.M. (Progetto Qualità e Merito) infatti, che per questo primo anno si presenta in forma di progetto pilota e solo sulla matematica, c’è quello di introdurre la valutazione come elemento sostanziale per la progettazione delle attività didattiche, un ottimo proposito, anche se  il vero auspicio è quello che la valutazione diventi in futuro prassi normale all’interno del sistema scolastico, strumento utile al lavoro dell’insegnante ed all’intera scuola.
Ciò permetterebbe per esempio di determinare in modo più oggettivo gli obiettivi che la scuola stessa si prefigge, come per esempio i livelli di apprendimento degli studenti e il miglioramento in generale.
IMMAGINE TRATTA DA DIA INDIREIl progetto PQM, promosso dal MIUR in collaborazione con ANSAS e INVALSI, ormai a metà del suo percorso, ha visto impegnate due classi delle 400 scuole secondarie di primo grado, distribuite in tutta Italia, che si sono candidate nella somministrazione di un test in entrata (che si è svolto in ottobre a cura dell’Invalsi) e che ripeteranno il test in uscita a metà  maggio. Nel lasso di tempo che separa le due verifiche sia i docenti delle classi coinvolte nei test (Tutor d’Istituto), che i docenti che li affiancheranno, supportandoli e sperimentando con loro nuove metodologie di lavoro (Tutor/coach di Progetto), saranno impegnati nella stesura  e nell’attuazione di un piano di miglioramento con lo scopo di potenziare le performances degli studenti.
L’ANSAS è stata impegnata nella formazione degli 80 Tutor/coach di Progetto, che  si è articolata su due piani: disciplinare e metodologico.
Data la complessa architettura del progetto (ad ogni  tutor/coach è affidato un network di cinque scuole, raggruppate su base territoriale) ha richiesto uno sforzo notevole dal punto di vista progettuale: prima tra tutte, nella pianificazione dell’impianto formativo, la difficoltà di riuscire costruire un modello capace di sostenere il docente, affiancarlo nella pratica didattica, di riflettere sulle eventuali innovazioni sul piano della metodologia e dei contenuti.
Basata sulla tesi che considera l’apprendimento di un individuo contemporaneo sottoposto ad una continua trasformazione, la pratica del coaching, per la parte metodologica, è parsa quella più vicina a rispondere alle necessità che si sono presentate. Utilizzata soprattutto nel settore della formazione aziendale, ma anche nello sport e nel mondo dello spettacolo,  l’attività di coaching ha avuto larga diffusione in Gran Bretagna anche in ambito scolastico, dove è stata impiegata nella sperimentazione di un articolato modello basato sull’individuazione ed il perseguimento degli obiettivi (GROW).
In Italia non è la prima volta che vi si ricorre, già nel progetto Digiscuola nel 2004, sempre promosso dall’Ansas, il coach aveva il compito di accompagnare il docente nella sperimentazione di una nuova didattica in conseguenza ad una massiccia introduzione di strumenti tecnologici nella scuola. Nel progetto PQM, tale  concetto è stato ripreso e rafforzato: il tutor di progetto/coach, nel periodo di formazione previsto, ha il compito di sostenere e guidare i suoi colleghi del network, titolari delle classi sottoposte al test, verso una nuova ridefinizione dei metodi e delle strategie didattiche sottese agli obiettivi prefissi. L’Ansas ha inoltre  predisposto un ambiente di formazione online che comprende  strumenti di comunicazione sincrona ed asincrona (forum, condivisione materiali) e messo a disposizione dei materiali sia di supporto metodologico sia  disciplinari; quest’ultimi sono stati elaborati da un gruppo di esperti, provenienti da Università ma anche dal mondo della scuola. Il gruppo, che ha lavorato secondo le indicazioni del Prof. Giorgio Bolondi (Università di Bologna), ha sviluppato attività principalmente  su due delle 4 aree (Numeri Spazio e figure Relazioni e funzioni Misure, dati e previsioni) che sono state indicate dall’Invalsi particolarmente deboli: Misure dati e previsioni e Relazioni e funzioni.
Ciò che caratterizza particolarmente queste attività è l’approccio ad una didattica laboratoriale, dove per laboratorio non s’intende un luogo fisico ma, come ben spiega il Prof. Bolondi nel materiale formativo a disposizione di tutor e corsisti: in un laboratorio si parte dal problema, non dalla sua soluzione, nel laboratorio si crea una situazione in cui si opera e si progetta, in un laboratorio ben fatto, il lavoro non è mai individuale, nel lavoro di laboratorio non si riesce a tracciare una linea di demarcazione netta tra teoria e pratica.
I Tutor d’Istituto, docenti in formazione, coadiuvati dai loro Tutor/coach di progetto potranno sperimentare le attività nelle proprie classi, seguendo le metodologie proposte, ed avere così la possibilità di approfondire concetti vecchi sotto una nuova luce, ripensarli  e riproporli in forma diversa. Ed è proprio in questa delicatissima fase che si manifesta in modo particolare la funzione del coach, il cui intervento tenderà a sostenere la professionalità dell’insegnante verso una riflessione sui processi di trasformazione e di miglioramento attivati, fino al consolidamento delle pratiche innovative.
Al Tutor di Progetto/coach, oltre ad un seminario, che si è già svolto nel mese novembre, di approfondimento sulle attività disciplinari proposte dagli esperti, è stata riservata una recente formazione di due giorni concentrata sulle metodologie proprie del coaching, per appropriarsi di metodi e tecniche. Questa esperienza rappresenta per l’Agenzia e per i docenti che la sperimenteranno un modo nuovo di lavoro da cui, ci auspichiamo potranno nascere, anche grazie agli strumenti di condivisione on line,  proposte innovative  che si potranno  inserire di un progetto ben più ampio. E in questa  prospettiva, ci sembra importante mettere a fuoco alcuni concetti chiave come valutazione, ricerca, formazione ed innovazione che si avvicendano all’interno del progetto: la valutazione, che si compone di fasi importanti, come la  predisposizione di schemi per rilevazione dei dati e  l’analisi dei risultati, alimenta il sistema della ricerca di cui  è una delle  parti fondamentali. La ricerca, approfondisce le cause dei risultati, estrae  criticità e positività, ma soprattutto fornisce  modelli trasferibili alla comunità scientifica. Ed infine la formazione, momento fortemente operativo, permette di calibrare gli obiettivi, progettare interventi a breve e a lungo termine, oltre che prevedere i risultati attesi. L’innovazione, intesa come capacità di apportare un cambiamento, come possibilità di ripensare un sistema per migliorarlo, è realizzabile solo se queste componenti lavorano in modo sinergico e costante, se si integrano e si succedono in fasi di lavoro grazie a competenze specifiche e strategie condivise.

 
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