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DOCUMENTAZIONE

La scuola tra narrazione, documentazione e costruzione della cittadinanza

Se ne parla nei volumi “Le scuole tra narrazione e documentazione” e “Didattica per cittadinanza e Costituzione: l’esperienza campana” presentati dal Nucleo Territoriale ANSAS Campania.

di Rudi Bartolini e Silvia Panzavolta
12 Settembre 2011

Il Nucleo Territoriale ANSAS Campania presenta due importanti volumi dal titolo “Le scuole tra narrazione e documentazione”, a cura di Gloria Chianese, e “Didattica per cittadinanza e Costituzione: l’esperienza campana”, a cura di Gloria Chianese e Antonella Portarapillo, entrambi editi da Loffredo Editore.

I volumi si concentrano su tematiche solo apparentemente lontane fra loro, ma assolutamente centrali per lo sviluppo del sistema scuola e la formazione dei cittadini di domani.

Il primo, Le scuole tra narrazione e documentazione, affronta i significati del fare documentazione da parte delle scuole. Il volume in apertura tocca alcuni punti focali del rapporto fra documentazione e innovazione. Successivamente, offre una panoramica delle esperienze locali a cura delle scuole stesse, senza trascurare i riferimenti allo scenario nazionale ed europeo. Uno dei valori della documentazione/narrazione, oggi, sta infatti nel farsi strumento di partecipazione alla comunità scolastica e più in generale di dialogo con la società civile, inglobando anche quel senso di accountability che è sempre più elemento portante dell’essere cittadini responsabili (sia nel senso di garantire “responsabilità e trasparenza”, sia nel senso di pretenderle da chi ci governa).

Pertanto, tra il primo e il secondo volume, Didattica per cittadinanza e Costituzione: l’esperienza campana, il lettore troverà numerosi ponti semantici ed esperienziali: concetti come l’uso delle tecnologie per la partecipazione attiva, l’uso dell’informazione nel mondo della globalizzazione, il cambiamento della scuola nell’era della convergenza mediale, la cittadinanza digitale, la riflessione e il confronto come momento di crescita non solo personale ma sociale e civile, i linguaggi della comunicazione nell’etica didattica e molto altro ancora.

Di seguito, con la Prof.ssa Gloria Chianese (1), una delle curatrici del Nucleo Territoriale ANSAS Campania, cerchiamo di affrontare alcuni dei concetti più significativi toccati nelle due opere:

Professoressa, perché è importante documentare e raccontare una buona pratica didattica?

Realizzare un percorso didattico innovativo è operazione complessa, sia che si configuri come microintervento che coinvolge una sola classe di allievi, sia che si strutturi come percorso che pone in rapporto più realtà in un’ottica trasversale e multidisciplinare. Insegnanti, studenti e genitori sono spesso fortemente coinvolti ma in molti casi l’esperienza tende ad esaurirsi rapidamente senza lasciare memoria di sé. Direi quindi che un primo significato della documentazione educativa è proprio nel costruire le condizioni perché le buone pratiche (b.p.) siano lette come tasselli di un patrimonio didattico che si arricchisce e si consolida nel tempo. Il gruppo di lavoro che promuove l’esperienza ha l’opportunità di comunicarla, il che consente di ragionare in termini di comparazione e disamina critica. Ciò implica anche una riflessione sulle modalità con cui l’esperienza viene documentata, vale a dire sulle procedure e i linguaggi prescelti per veicolarla. 
       

Raccontarsi vuol dire anche riflettere su noi stessi, la documentazione didattica è dunque fonte di analisi e riflessione sia per gli insegnanti che per i ragazzi?

Il racconto delle buone pratiche ha una forte valenza di autovalutazione in quanto consente a tutti i soggetti che hanno realizzato il percorso didattico innovativo, di rivisitarlo al di là delle urgenze che spesso ne condizionano lo sviluppo. In particolare per i docenti, l’attività di documentazione fa sì che sia esplicitata la relazione tra esperienze innovative e didattica curricolare individuando  eventuali elementi di criticità In tal senso la b.p. non viene intesa in un’ottica separata ma diventa una proposta di lavoro che può essere generalizzata e, quindi, efficacemente riproposta in altri contesti. Per gli allievi le forme di coinvolgimento sono molteplici. Spesso scolari e studenti raccontano, con linguaggi e sensibilità propri, come hanno vissuto l’esperienza e ne diventano – per lo più attraverso lo strumento intervista – testimoni. In altri casi, soprattutto se si tratta di allievi della scuola superiore, essi collaborano  a realizzare il vero e proprio materiale documentario. Un’ultima notazione investe i genitori. Ripercorrere l’intero iter della b.p. consente di andare oltre una fruizione occasionale ed episodica e diventa invece opportunità per un più efficace rapporto tra scuola e territorio.

C’è un forte legame fra sperimentazione didattica, documentazione e innovazione, può descriverci sinteticamente le dinamiche di questo rapporto?

Il continuum sperimentazione didattica, documentazione, innovazione si articola in un processo complesso. L’esigenza di documentare richiede di scomporre e ricomporre i diversi passaggi logico-metodologici della b.p.: l’individuazione del problema didattico, le modalità di attuazione, la valutazione degli esiti, gli strumenti didattici. Sollecita inoltre a riflettere sui molteplici ambiti della specifica proposta: i processi di apprendimento cognitivi, la rete di relazioni emotive, i codici comportamentali, il sistema di interazione scuola-genitori-territorio. Le sperimentazione nascono in contesti e con obiettivi quanto mai diversificati e la documentazione, costruendo il racconto dell’esperienza, contribuisce ad elaborare una chiave di lettura metodologicamente efficace. In tal senso è importante sviluppare nei docenti l’abitudine alla documentazione che, accompagnando fin dall’inizio la b.p., tende a diventarne elemento costitutivo. Dunque, si tratta di superare una concezione occasionale ed episodica dell’attività di documentazione che si configura invece come strumento attraverso cui le esperienze sono rielaborate e soprattutto veicolate. A questo punto si pone il problema della scelta dei linguaggi comunicativi più efficaci.

Come i nuovi linguaggi della comunicazione stanno cambiando il modo di documentare e raccontare le esperienze didattiche?

Lo sviluppo della multimedialità ha influenzato profondamente l’intero ambito della documentazione, favorendo la semplificazione delle procedure e l’incremento delle possibilità di fruizione. Medesimo discorso per la documentazione educativa. In particolare può interessare soffermarsi su un aspetto specifico, vale a dire le modalità con cui i linguaggi digitali hanno influenzato il processo di comunicazione. Per dirla in breve, costruire il racconto della b.p. con un video risulta più "intrigante" della consueta modalità che privilegia la scrittura. Documentare con la multimedialità rientra, d’altro canto, nella linea di tendenza che vede la scuola italiana utilizzare in misura crescente la strumentazione digitale. Ai docenti che promuovono percorsi innovativi si chiedono pertanto competenze nell’ambito della documentazione e padronanza dei linguaggi multimediali. Un bel po’ di lavoro, anche se va detto che le competenze digitali tendono a diventare patrimonio di una fascia sempre più ampia di docenti. In tal senso però può essere utile una piccola precisazione: i linguaggi digitali influenzano le modalità di rappresentazione della b.p., ma non l’impianto scientifico e metodologico.

Potrebbe descriverci il “racconto” che emerge dalle buone pratiche delle scuole campane?

La pluriennale esperienza del Progetto GOLD rappresenta un buon osservatorio per leggere in che misura in Campania il sistema scolastico si confronta con le criticità del territorio. Spesso in contesti socioeconomici degradati la scuola accentua il proprio ruolo istituzionale e riesce a svolgere un importante ruolo formativo, favorendo lo sviluppo dell’identità individuale e collettiva di scolari e studenti. Un primo elemento comune nelle b.p. campane è proprio la relazione tra criticità del contesto ambientale ed infittirsi delle sperimentazione  didattiche. Mi limito ad un solo esempio: l’IC “Virgilio 4” (Na), che opera nel problematico quartiere di Scampia, ha elaborato un percorso didattico di geografia, Il Giro del mondo in 60 ore, incentrato sulla dimensione ludica del processo di apprendimento (2). Il racconto delle b.p. in Campania mette in risalto che la sperimentazione didattica non soltanto è finalizzata a sviluppare le capacità cognitive, ma prova anche ad incidere sui modelli culturali e gli stili di comportamento Questo tratto comune viene declinato con grande inventiva privilegiando un taglio laboratoriale di ricerca azione sia nei microinterventi didattici che nelle sperimentazioni di rete. Un’ultima notazione. In Campania permane un problema di visibilità delle pratiche didattiche innovative. Proposte efficaci e ben costruite talora restano confinate in contesti scolastici molto isolati. La rete GOLD si è rivelata in tal senso uno strumento prezioso. E’ il caso dell’IC di Montano Antilia, un piccolo paese del Cilento, dove è stata realizzata l’esperienza Giochi e giocattoli al tempo dei nonni, incentrata sulla storia del giocattolo. I nonni raccontano e i bambini imparano ad apprezzare e a divertirsi con giocattoli e giochi del passato. Attraverso una pluriennale attività  si è creato, all’interno della scuola, un vero e proprio Museo del giocattolo povero. La b. p. ha vinto il concorso GOLD 2009, avendo così la possibilità di essere veicolata su scala nazionale.

Documentazione e narrazione sono fondamentali per alimentare conoscenza e memoria condivisa e, conseguentemente, per la formazione dei cittadini di domani: che ruolo gioca la documentazione delle buone pratiche nell’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”?

Il Progetto “Cittadinanza e Costituzione” è stato sviluppato in Campania da dodici scuole che hanno realizzato itinerari didattico-formativi differenti, ma con un unico filo conduttore, vale a dire lo sviluppo di una cultura della democrazia improntata al sistema valoriale della Costituzione italiana. Ciò ha implicato una grande attenzione per pratiche di cittadinanza attiva sui temi della legalità e dell’inclusione. La documentazione ha acquisito, direi, un valore aggiunto perché ha contribuito ad esplicitare la valenza didattica delle b.p. ed inoltre il frequente ricorso ai linguaggi multimediali ha consentito più efficaci livelli di fruizione. Il racconto delle b.p. campane di C&C pone in risalto alcuni tratti comuni:

  1. il rimando forte al tema della legalità che nel sistema scolastico regionale non nasce ex novo ma ha una consolidata tradizione didattica;
  2. la comparazione tra approcci diversi nella disamina della coppia inclusione/esclusione, che di volta in volta è stata declinata sul piano storico, giuridico, ambientale;
  3. la consapevolezza che le sperimentazioni effettuate andavano “restituite” alla comunità scolastica e territoriale.

Diverse esperienze descritte nel volume “Didattica per Cittadinanza e Costituzione: l’esperienza campana” si concentrano sul rapporto con la comunità e il territorio di appartenenza, può spendere qualche parola su questo?

Il rapporto scuola/territorio è un nodo che ritorna di frequente nella tradizione didattica locale. Nel caso dell’Educazione alla Cittadinanza ciò ha significato porre tra gli obiettivi formativi lo sviluppo del sentimento di appartenenza alla comunità vicina. Scolari e studenti sono stati stimolati non soltanto a conoscere il territorio ma anche ad agire in esso, facendosi portatori di istanze e bisogni delle comunità. Particolarmente efficaci sono state le simulazioni del “gioco della politica” come dimostrano, ad esempio, le ripetute esperienze di Consigli comunali dei ragazzi, che spesso si sono concluse con l’elaborazione di  proposte, presentate poi agli organi di governo locale.

Chi fosse interessato può richiedere i volumi rivolgendosi direttamente alla Prof.ssa Gloria Chianese, referente della documentazione del Nucleo Territoriale Ansas Campania: mail saglona@libero.it, tel. 081/440803.

 

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(1) L’Ansas Campania ha favorito la riflessione sull’esperienza GOLD e sul Progetto Cittadinanza e Costituzione in Campania con la pubblicazione dei volumi:
Gloria Chianese (a cura di), Buone Pratiche nelle scuole della Campani. La documentazione tra memoria e innovazione, Napoli, Luciano Editore, 2009; Gloria Chianese (a cura di),  Scuola e documentazione. Le Buone Pratiche in Campania e nel Mezzogiorno, Napoli, Loffredo, 2010; Gloria Chianese (a cura di), La scuola tra narrazione e documentazione, Napoli, Loffredo, 2011; Gloria Chianese e Antonella Portarapillo (a cura di), Didattica per Cittadinanza e Costituzione. L’esperienza campana, Ansas-Nucleo territoriale della Campania, Ufficio scolastico regionale della Campania, Napoli, Loffredo, 2011.

(2) La buona pratica è risultata vincitrice nel concorso nazionale Gold 2010.

 
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