di Patrizia Lotti
13 Settembre 2003
Abstract dell'intervista di Carlo Dignola, pubblicato in Vita e pensiero.
Edgar Morin, francese, è uno dei maggiori sociologi viventi che abbia saputo dare un contributo significativo e originale in campo filosofico ed epistemologico sul dibattito tra scienza e filosofia.
In questa breve intervista, egli critica un certo fondamentalismo degli scienziati occidentali, i quali vantano di detenere il monopolio della verità.
Dopo un excursus storico su concetti come Ragione, Razionalità e Razionalismo, egli si chiede come mai, nell’ultimo secolo, la scienza abbia tralasciato un serio e auspicabile confronto con la filosofia, nonostante una consolidata tradizione di dialogo. Secondo l’autore, la scienza è vista come qualche cosa di puro, posto al centro di una società impura.
Oggi, la fisica subnucleare o quantistica ma anche l’astrofisica non può fare a meno di interrogarsi sull’eccezionale complessità dell’universo ed è obbligata a porsi domande epistemologiche, metafisiche ma anche ontologiche.
Secondo Morin, viviamo in un mondo "filosofizzato" e pochissimi scienziati ne hanno coscienza, salvo qualche eccezione come Despagna o David Bohm.
Per concludere egli dà una metafora raccapricciate della nave spaziale sulla quale viaggiamo; spinta da quattro motori interconnessi: scienza, tecnica, industria e profitto.
Carlo Dignola, "E la tecnica ucciderà il pensiero", intervista a Edgar Morin, in Vita e Pensiero, anno LXXXVI, n.3, mag-giu 2003.
Abstract a cura di Isabel de Maurissens, progetto RIVI - Indire.
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