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ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO

Primi esiti dell’indagine sugli sbocchi occupazionali degli studenti in alternanza scuola lavoro

Che cosa emerge dalle recenti rilevazioni: alcuni dati su cui riflettere

di Vera Bortot
04 Febbraio 2013

In una recente indagine condotta dall’Istat [1] sulla condizione occupazionale dei diplomati nel 2007, a quattro anni dal conseguimento dal titolo, si afferma, tra le altre cose, che nel 2011 l’occupazione tra i diplomati è calata. Tra i diplomati che hanno scelto di entrare immediatamente nel mercato del lavoro, la tipologia contrattuale prevalente è quella a termine. Per chi ha scelto di proseguire gli studi, la scelta è caduta prevalentemente sui corsi delle facoltà di economia e statistica, ingegneria, medicina, scienze politiche e sociali, e giurisprudenza. Molto basse (appena il 2,5%) le percentuali di chi ha invece scelto un percorso di studi superiori non universitari. Nell’anno scolastico 2011/12, l’Istituto Indire ha condotto una rilevazione nazionale volta ad indagare la condizione occupazionale degli ex studenti delle classi V degli istituti tecnici, degli istituti professionali e dei licei che negli anni scolastici 2009/10 e 2010/11 hanno partecipato ad un percorso di alternanza scuola lavoro ai sensi del d.lgs. n. 77/2005 e D.P.R. n. 87, 88, 89/2010. La rilevazione è nata dall’esigenza di comprendere se e come la partecipazione al percorso di alternanza abbia inciso sull’attuale condizione degli ex studenti. Benché il campo di indagine della rilevazione condotta dall’Indire sia diverso, molto più ristretto e settoriale rispetto all’indagine condotta dall’Istat, vi sono alcuni punti in comune.
Dai dati inseriti dagli istituti che hanno partecipato al censimento emerge innanzitutto che nei due anni scolastici presi in esame si è verificato un forte cambiamento di tendenza tra i diplomati, con uno spostamento verso la prosecuzione degli studi (Università o corso formativo) rispetto all’entrare immediatamente in contatto con la realtà lavorativa, mettendosi alla ricerca di un impiego o scegliendo di partecipare ad uno stage o tirocinio non retribuito (Fig. 1).

La maggior parte degli studenti diplomati nell’a.s. 2009/10 dopo un quinto anno in alternanza è rappresentata in primo luogo dai lavoratori (1.405 su 5.343 [2] censiti complessivamente, pari al 26,3%), poi dagli universitari (1.352, pari al 25,3%). Pochi gli studenti che avevano scelto di frequentare uno stage o tirocinio non retribuito (122 su 5.343, pari al 2,3%) o un corso formativo (55, cioè l’1%). Molto basse anche le percentuali di ex studenti disoccupati (4,8%) e inoccupati (4%) [3].
Nell’a.s. 2010/11, gli studenti che, dopo aver conseguito il diploma, hanno trovato un impiego risultano in calo del 3% rispetto all’anno scolastico precedente, mentre sono aumentati gli studenti che dopo il diploma hanno scelto di frequentare un corso universitario (1.876, pari al + 38,8% rispetto all’anno precedente). In aumento anche gli ex studenti che hanno scelto di frequentare un corso formativo o partecipare ad uno stage/tirocinio non retribuito. Su 6.659 ex studenti censiti, il 5,7% risultava inoccupato, il 5,6% disoccupato. Anche in questo caso, rispetto all’anno precedente il numero di inoccupati è salito del 76,6%, mentre quello dei disoccupati è aumentato del 45,7%. Tuttavia, occorre evidenziare che le percentuali di disoccupati o inoccupati risultano comunque molto basse se paragonate a quelle degli ex studenti che hanno trovato lavoro o che hanno scelto di frequentare un corso universitario.
Relativamente alle categorie “lavoro”, “stage o tirocinio non retribuito”, “università” e “corso formativo”, si nota che le percentuali più alte sono sempre relative agli studenti in uscita dagli istituti tecnici. Questo si spiega con il dato che il maggior numero di percorsi in alternanza per i frequentanti delle classi V viene organizzato in questo ordine di studi.

 

Il lavoro
Tra gli studenti che hanno partecipato ad un percorso di alternanza, quelli in uscita dagli istituti tecnici riescono a trovare un impiego con più facilità rispetto agli studenti diplomati presso altri ordini di studio (Fig. 2).
In particolare, gli studenti in possesso di un diploma di tipo tecnico che hanno trovato lavoro sono ulteriormente aumentati dell’1,1% nell’a.s. 2010/11, mentre quelli in possesso di un diploma di tipo professionale risultano in calo del 19,7%. Molto esigui i numeri relativi ai licei ed agli “altri ordini di studio [4]”.
La maggior parte degli studenti in uscita dagli istituti tecnici e professionali impiega generalmente un tempo compreso tra i 2 ed i 6 mesi per trovare lavoro, mentre per gli studenti in uscita dai licei e da altri ordini di studio i tempi si allungano: 7-12 mesi; oltre un anno (Figg. 3-4).

La tipologia di contratto maggiormente diffusa presso i diplomati di tutti gli ordini di studio è il tempo determinato. Seguono il contratto di inserimento/formazione lavoro/apprendistato ed il contratto a tempo indeterminato (Tab. 1). Rispetto all’anno scolastico precedente, nell’a.s. 2010/11 il numero di ex studenti assunti a tempo determinato è salito del 19%, mentre gli ex studenti assunti con un contratto di inserimento/formazione lavoro/apprendistato sono diminuiti del 14,3%. In fortissimo calo anche gli assunti con contratto a tempo indeterminato (-53%).
La modalità prevalentemente utilizzata per la ricerca del primo impiego è il contatto diretto con il datore di lavoro
. Seguono la chiamata diretta da parte delle aziende e la segnalazione dello studente al datore di lavoro da parte dei docenti (Figg. 5-6). Quest’ultimo dato non è da sottovalutare. È interessante ed importante che i docenti che hanno seguito lo studente durante il percorso di alternanza ne segnalino la disponibilità lavorativa direttamente all’azienda. Ciò rappresenta non solo un riconoscimento delle competenze professionali effettivamente acquisite dallo studente durante questa particolare esperienza formativa, ma può anche essere interpretato come indice del legame più o meno stretto tra scuola e azienda.
La maggior parte degli ex studenti lavora nel settore manifatturiero. Il dato non stupisce, se si pensa che nel 2010 le imprese attive nell’industria e nei servizi erano circa 4,5 milioni e occupavano quasi 17 milioni di addetti, che si concentravano principalmente nel settore manifatturiero (23% del totale), nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (20%) e nelle costruzioni (10%). Tuttavia, le difficoltà dei comparti industriali, del commercio e delle costruzioni erano già evidenti[5]. Infatti, nell’a.s. 2010/11 gli ex studenti impiegati in questo settore risultano in calo del 10,3% rispetto all’anno scolastico precedente (Tab. 2). La maggior parte degli ex studenti che hanno trovato lavoro nel settore manifatturiero si concentrano principalmente in Toscana, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, regioni tradizionalmente legate a questo settore dell’industria, mentre in Lombardia gli ex studenti si sono orientati prevalentemente verso il settore terziario. Oltre al settore manifatturiero, gli ex studenti hanno trovato un impiego prevalentemente nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli; e altre attività di servizi.
Una volta conseguito il diploma, gli ex studenti delle classi V che hanno partecipato ad un percorso di alternanza generalmente trovano impiego in una struttura diversa da quella in cui sono state effettuate le ore di stage in alternanza (Figg. 7-8).

 

Gli stage o tirocini non retribuiti
Tra gli studenti che, dopo aver conseguito il diploma, hanno scelto di entrare in contatto con la realtà lavorativa piuttosto che proseguire gli studi, ve ne è una piccola percentuale (2,3% nell’a.s. 2009/10 e 3,3% nell’a.s. 2010/11) che ha partecipato a stage o tirocini non retribuiti (Fig. 9).
In entrambe le annualità prese in esame, la maggior parte degli ex studenti che ha effettuato questa scelta proviene dagli istituti tecnici (86% e 83% rispettivamente).
Diversamente dagli ex studenti che hanno trovato lavoro, in questo caso il settore prevalente è quello delle attività professionali, scientifiche e tecniche (35,2% nell’a.s. 2009/10 e 51,6% nell’a.s. 2010/11), come mostrato nella Tab. 3.

 

L’Università
In merito alla scelta di proseguire gli studi dopo il diploma le percentuali maggiori, anche in questo caso, sono rappresentate dagli studenti in uscita dagli istituti tecnici (Fig. 10).
Gli indirizzi di studio universitario scelti dagli ex studenti afferiscono principalmente all’area economico-statistica, architettura ed ingegneria civile, ingegneria industriale e dell’informazione.
Per l’anno scolastico 2009/10, gli ex studenti che si sono iscritti ad un corso universitario afferente all’area economico-statistica sono stati il 25,2%, architettura ed ingegneria civile è stata scelta dal 15,7% dei diplomati, mentre ingegneria industriale e dell’informazione rappresenta l’11,9% (Tab. 4). Gli stessi indirizzi sono stati scelti anche dagli studenti che si sono diplomati nell’anno scolastico 2010/11. Rispetto all’anno scolastico precedente, risultano in aumento gli studenti che hanno scelto di iscriversi all’area giuridica (+45%).

 

I corsi formativi
Tra i diplomati che hanno scelto di proseguire gli studi optando per un percorso alternativo a quello universitario, vi è una piccola percentuale (1% nell’a.s. 2009/10 e 2,3% nell’a.s. 2010/11) che si è iscritta ad un corso formativo.
Nell’anno scolastico 2009/10, la quasi totalità (80%) dei diplomati che avevano scelto di frequentare un corso formativo proveniva dagli istituti tecnici, mentre il restante 20% dagli istituti professionali (Fig. 11).
Nell’anno scolastico 2010/11 gli ex studenti che hanno scelto di frequentare un corso formativo hanno subito un forte aumento. Come nell’anno scolastico precedente, la maggior parte proviene dagli istituti tecnici (77%) e dagli istituti professionali (18%). A differenza dell’anno scolastico precedente, nell’a.s. 2010/11 vi è stata anche una piccola percentuale di studenti provenienti dai licei e da “altri ordini di studio” (3% e 2% rispettivamente) che hanno optato per questa tipologia di percorso di studio (Fig. 12).
Diverse sono le opzioni non universitarie che un diplomato può scegliere per proseguire la propria formazione: corsi ITS o IFTS, corsi di formazione professionale, ecc.
Nell’anno scolastico 2009/10 la maggior parte dei diplomati, ed in modo particolare gli studenti in uscita dagli istituti tecnici, ha scelto di iscriversi ad un corso di formazione professionale (Fig. 13), mentre nell’anno scolastico 2010/11 la scelta si è rivolta principalmente ad un corso diverso da ITS, IFTS e formazione professionale (Fig. 14). Questo dato stupisce, soprattutto se si pensa che gli ITS [6] sono fondazioni molto più stabili sul territorio rispetto agli enti erogatori di corsi IFTS e formazione professionale. Gli ITS sono un canale formativo di istruzione terziaria non universitaria e mirano a formare tecnici specializzati in settori considerati prioritari per lo sviluppo economico. Al termine dei percorsi il titolo di studio rilasciato è perciò superiore rispetto a quello che si consegue al termine di un corso IFTS o di formazione professionale. Stupisce meno che i corsi ITS siano stati scelti solo dagli studenti in uscita dagli istituti tecnici in entrambe le annualità prese in esame.
Nel quadro complessivo attuale di disagio che incontrano i giovani che cercano lavoro, la situazione dei diplomati degli istituti tecnici, dei professionali e dei licei, ex studenti di classi in cui è stata attuata la metodologia dell’alternanza, è indubbiamente marginale, considerato che si tratta ancora di una esigua minoranza rispetto al numero dei diplomati negli stessi anni. Ci è parso tuttavia interessante entrare nel dettaglio della presente indagine, la cui significatività risiede nel fatto che ci può far intuire una certa maggiore consapevolezza, negli ex studenti di alternanza, di che cosa significhi l’entrata nel mondo del lavoro.
Tra loro, chi prosegue gli studi pare ben orientato nella scelta: si cerca cioè di perfezionare in una qualche opzione di formazione superiore – universitaria o non universitaria – la competenza acquisita negli anni di scuola superiore. Chi invece trova lavoro, spesso lo trova – con basse percentuali di inoccupati o disoccupati – attraverso articolate strategie di ricerca. Possiamo dire, “interpretando” in certa misura i dati raccolti, che l’alternanza è una metodologia didattica che prepara i giovani alle successive scelte con maggiore aderenza alla realtà esterna alla scuola. Una metodologia la cui diffusione, come avviene in altri Paesi europei, potrebbe produrre nel sistema scuola/territorio una maggiore efficienza ed efficacia nella distribuzione delle risorse nei luoghi in cui sono richieste. Così, per esempio, avviene in Germania, dove l’alternanza di periodi di insegnamento pratico in azienda e periodi di insegnamento teorico a scuola (cosiddetto “sistema duale”) rende l’apprendimento molto più funzionale e la transizione dalla scuola all’azienda molto più agevole.
Si noti che l’art. 1 del d.lgs. 77/2005 prevede la possibilità che “gli studenti che hanno compiuto il quindicesimo anno di età [..] possano presentare la richiesta di svolgere […] l'intera formazione dai 15 ai 18 anni o parte di essa, attraverso l'alternanza di periodi di studio e di lavoro, sotto la responsabilità dell'istituzione scolastica o formativa”. In Italia il fenomeno è ancora piuttosto marginale, sia come dimensioni complessive, sia perché la scelta adottata dalle scuole è stata di praticare la metodologia dell’alternanza solo per una parte minore della formazione. In questo senso, il sistema duale tedesco potrebbe forse rappresentare un modello da cui trarre spunti e riflessioni.

Per ulteriori approfondimenti, si rimanda al rapporto di monitoraggio completo: “Alternanza scuola lavoro: lo stato dell’arte. Rapporto di monitoraggio 2012”, di prossima pubblicazione all’indirizzo www.indire.it/scuolavoro

 

Si legga, in formato .pdf, l'articolo completo di Grafici (le Figure di cui si fa menzione nel corpo del testo) e Tabelle.


 

[1] “I percorsi di studio e di lavoro dei diplomati. Indagine 2011 sui diplomati del 2007”, reperibile all’indirizzo http://www.istat.it/it/archivio/78617
[2] Nell’anno scolastico 2009/10, gli studenti delle classi V che hanno partecipato ad un percorso di alternanza scuola lavoro ai sensi del d.lgs. 77/2005 e D.P.R. n. 87, 88, 89/2010 sono stati 7.344 (v. Esiti monitoraggi nazionali, sezione “Utenza”, all’indirizzo www.indire.it/scuolalavoro). Il numero di studenti diplomati (5.343) rilevati nella sezione relativa agli sbocchi occupazionali risulta inferiore, in quanto non tutti gli istituti che avevano realizzato percorsi di alternanza scuola lavoro per gli studenti delle classi V hanno compilato la scheda relativa agli sbocchi occupazionali, mentre altri l’hanno compilata solo parzialmente. Lo stesso discorso vale anche per l’anno scolastico 2010/11, dove gli studenti delle classi V che hanno partecipato ad un percorso di alternanza scuola lavoro ai sensi del d.lgs. 77/2005 e D.P.R. n. 87, 88, 89/2010 sono stati 10.735, contro i 6.659 rilevati nell’indagine sugli sbocchi occupazionali.
[3] La categoria “Irreperibile” non verrà trattata.
[4] Questa voce comprende gli istituti d’arte e gli ex istituti e scuole magistrali.
[5] Fonte: Istat, “Struttura e dimensione delle imprese”, Comunicato stampa del 5 giugno 2012, reperibile all’indirizzo http://www.istat.it/it/archivio/64179
[6] Gli ITS sono stati istituiti dal DPCM del 25 gennaio 2008.

 

Editing a cura di Francesco Vettori, redazione Indire.

 
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