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INIZIATIVE PER LA SCUOLA

Acchiappanuvole. Studenti e Scuole nell'era digitale

Intervista ad Alessandra Cenerini, Presidente dell'Associazione Docenti e Dirigenti scolastici italiani

di Francesco Vettori
06 Febbraio 2014

La prima sessione del seminario internazionale “Acchiappanuvole. Studenti e scuole nell’era digitale” porta il titolo “ Modelli di scuole del 21° secolo”. Quali, fra questi modelli, sono i più innovativi ed efficaci?

A livello internazionale ci sono parecchi modelli di scuole efficaci, una raccolta esemplare è stata fatta dall’OCSE in collaborazione con la Pearson Foundation, dal titolo Strong Performers and Successful Reformers in Education (Studenti capaci e riformatori efficaci).
Dovendo scegliere, porrei l’accento su quei modelli che hanno messo profondamente in discussione l’organizzazione scolastica tradizionale, quella che dalla Ratio Studiorum dei gesuiti (1599) è arrivata al XXI secolo, attraversando indenne mezzo millennio di storia. Un’organizzazione nei confronti della quale centinaia di migliaia di studenti manifestano da tempo intolleranza e noia, e dalla quale si allontanano con enormi danni e perdite in termini di capitale umano ed economico.
Qui vorrei ricordare la recentissima esperienza inglese delle Studio Schools, che si ispirano alle botteghe del Rinascimento, quando lavoro ed apprendimento si identificavano. Al seminario ne parla David Nicoll, amministratore delegato della Studio Schools Trust. Si tratta di scuole pubbliche statali che godono di grandissima autonomia, di dimensioni relativamente piccole, non più di 400 studenti dai 14 ai 19 anni. Circa l’80% del curricolo è svolto attraverso progetti pratici, autentici, lavorando su commissione di imprese pubbliche e private. Grande importanza è assegnata allo sviluppo di competenze non cognitive, sviluppate sulla base di un quadro di riferimento denominato CREATE (Communication, Relating to people, Enterprise, Applied skills, Thinking skills and Emotional intelligence).
La Studio School dà accesso all’Università o ad ulteriore formazione postsecondaria o al lavoro.

Nei nuovi modelli che ruolo gioca il cosiddetto mondo digitale? In che misura la tecnologia digitale ha influenzato i cambiamenti didattici più significativi di questi ultimi anni?

Tutti i modelli scolastici che saranno presentati al seminario Acchiappanuvole, da Singapore alla Germania, fanno grandissimo uso della tecnologia digitale. Singapore è l’esempio più eclatante. E’ grazie alla tecnologia digitale che a Singapore, uno dei Paesi con i più alti risultati in PISA, gli insegnanti riescono a gestire classi numerosissime (la media a Singapore è di 36 alunni per classe).
Ciò premesso, non avrei dubbi ad affermare che di tutti i cambiamenti didattici ascrivibili alla tecnologia digitale, il più interessante è rinvenibile nella sua intrinseca capacità di scardinare l’antico modello standardizzato di insegnamento: classe-lezione frontale-orario scandito dalla campanella-libro di testo-compiti a casa-verifiche in classe uguali per tutti svolte per tutti nello stesso tempo.
La tecnologia digitale permette di apprendere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo e avere verifiche personalizzate nei contenuti e nei tempi.
Ma non solo, capovolge il ruolo dello studente che da passivo ascoltatore della lezione si fa padrone del proprio apprendimento in una relazione interattiva con i suoi pari e con gli insegnanti.
I ragazzi, fin da piccoli, hanno un’altissima capacità di apprendere autonomamente dagli strumenti digitali e da internet come è stato dimostrato dall’affascinante esperimento "A hole in the wall", (Un buco nel muro), dell’indiano Sugata Mitra, ora professore all’Università di Newcaste in Inghilterra e vincitore nel 2013 del premio TED.
Nel 1999 Sugata Mitra e i suoi colleghi fecero “un buco nel muro” in uno slum urbano a New Delhi, e vi installarono un PC connesso ad internet e lo lasciarono li, posizionando una telecamera nascosta.
Ciò che videro fu sorprendente.
I bambini si avvicinavano e giocavano con il computer e, mentre giocavano, imparavano ad usarlo e a navigare in internet da soli.
Videro anche che chi aveva imparato insegnava ai compagni.
Sugata Mitra ha rifatto molte volte lo stesso esperimento, variandone le condizioni, e ha sempre verificato lo stesso fenomeno. Ha scoperto che un software di riconoscimento vocale induceva i bambini a imparare una pronuncia migliore dell’inglese per riuscire a far funzionare il programma. Ha visto bambini privi di qualsiasi nozione di biologia imparare i più recenti sviluppi della genetica usando il computer, caricato delle necessarie informazioni. I bambini sono capaci di imparare in modo diverso, aiutandosi tra loro e divertendosi, instaurando un rapporto assolutamente innovativo con il docente. L’ambizione di Sugata Mitra è ora di costruire scuole “in the cloud”, nella nuvola. A questo è ispirato il titolo del Seminario “Acchiappanuvole”.

Al di là dell’esperimento “A hole in the wall”, basta guardare all’enorme sviluppo della Khan Academy per rendersi conto che la tecnologia digitale può rivoluzionare gli antichi schemi dell’istruzione.
La Khan Academy è un eccezionale progetto, ideato quasi casualmente da Salman Khan, un ingegnere americano di madre indiana, che vive a New Orleans.
Nel 2004 cominciò a dare ripetizioni di matematica a sua cugina Nadia. Quando anche altri cugini gli chiesero nuove ripetizioni, egli decise di registrarle e distribuirle attraverso Youtube.
Il successo di queste lezioni, di cui ormai usufruivano tantissimi altri studenti, lo convinse a lasciare il suo lavoro per dedicarsi totalmente a questa nuova impresa: distribuire gratuitamente lezioni attraverso internet.
Il progetto, che oggi conta 200 milioni di visite, è sostenuto da molte donazioni, tra cui quelle della Fondazione di Bill e Melinda Gates e di Google.
I video di Khan sono tutti disponibili su YouTube e hanno una durata massima di 10/15 minuti; all'inizio erano solo lezioni di matematica, ora spaziano su tutte le discipline, per tutte le classi, dalla prima elementare all'ultimo anno delle superiori. La novità è costituita da un sistema di esercizi graduati interattivi, che permette agli studenti di esercitarsi e di ricevere feedback nel rispetto dei ritmi di apprendimento di ciascuno.
La Khan Academysi sta diffondendo anche in Italia, grazie al nuovo servizio che permette di vedere tutti i filmati con la sottotitolatura in qualsiasi lingua. Ci sono inoltre volontari italiani che stanno facendo anche la traduzione audio, come si può vedere dal sito Khan Academy-italiano.

Sulla stessa linea si colloca anche il grande sviluppo dei MOOC’S, un acronimo che significa ”Massive Open Online Courses” (Corso Online Massivo Aperto), al momento in uso per le università, ma passeranno in breve alla scuola secondaria superiore.
Le grandi università americane - MIT, Harvard, Berkeley, Stanford - sono in gara tra loro, i filantropi e le fondazioni danno finanziamenti, start-up neonate offrono i loro servizi per mettere a punto applicazioni capaci di coinvolgere centinaia di migliaia di studenti “on-line”.
In genere, gli studenti iscritti a questi corsi devono visionare una cortissima lezione video (della durata massima di 10- 15 minuti), svolgere esercizi assegnati online e valutati online.
Si è ancora all’inizio di questa evoluzione, ma, soprattutto negli Stati Uniti, si ha l’impressione che sia stata operata una svolta decisiva nel mondo universitario. La grande differenza con i corsi avviati circa un decennio fa dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) con l’ “OpenCourseWare” (OCW) sta nel fatto che la maggioranza del materiale dell’OCW non era nient’altro che la riproduzione di dispense, di appunti di lezioni, di presentazioni di diapositive. Dieci anni fa nessuno pensava di dare agli studenti esercizi online come avviene ora e non esistevano le tecnologie adeguate per verificare se gli studenti avessero appreso i concetti presentati nel corso, come invece avviene con i MOOC’s.

Quali sono, a suo avviso, le esperienze didattiche più innovative che in Italia fanno uso del digitale?

In questi ultimi anni c’ è stata, nel nostro Paese, un’accelerazione sul fronte dell’introduzione del digitale nella scuola con il “Piano Nazionale Scuola Digitale” (PNSD) lanciato nel 2007, la cui peculiarità rispetto al passato risiede nel fatto che le TIC sono previste nelle classi e non solo nei laboratori e coinvolgono tutte le discipline, non solo quelle scientifiche.
Pur tuttavia l’Italia è ancora molto indietro rispetto ad altri Paesi, come è stato evidenziato dalla recentissima indagine Eurispes, Rapporto Italia 2013, nonché dalle indicazioni dell’ OCSE in Review of the Italian Strategy for the digital schools 2013.
Ciò premesso, fra gli esperimenti didattici che utilizzano la tecnologia digitale, il più interessante ed innovativo è, a mio avviso, la Flipped class, La classe capovolta, molto diffusa all’estero, specialmente negli Stati Uniti, lanciata in Italia dall’ADi al Seminario residenziale del 2012, Il fascino indiscreto dell’innovazione, che ha poi sviluppato in diverse scuole e tradotto in un progetto europeo FLI-SPA 2013.

In estrema sintesi: la Flipped class prevede di capovolgere (flip) i momenti classici dell'attività didattica, la lezione frontale a scuola e lo studio individuale a casa. Le lezioni dell’insegnante si trasformano in video che possono essere fruiti ovunque e in qualsiasi momento, mentre in classe il tempo viene utilizzato per attività più significative e più critiche per l'apprendimento, ossia la riflessione, il confronto, la discussione con gli altri nonché l’esercitazione pratica delle conoscenze apprese.
Il ruolo dell’insegnante in classe si trasforma e si valorizza, da divulgatore di conoscenze a guida dell’apprendimento.
E si modifica anche il lavoro collegiale fra gli insegnanti che, abbandonati i tradizionali ritualismi, diventa una costruzione comune di video lezioni, uno scambio e una reciproca valutazione di quanto si produce e di quanto gli studenti apprendono.
Si veda sul sito ADI “10 interessanti motivazioni per flip”. Anche di questo si parlerà nel Seminario.


Alessandra Cenerini è Presidente nazionale dell’ADI, Associazione Docenti e Dirigenti scolastici Italiani. E’ autrice di numerosi articoli e saggi sulla scuola, caratterizzati da una costante impostazione comparativa internazionale. Ha pubblicato, con Rosario Drago, Professionalità e codice deontologico degli insegnanti (Erickson, 2000), e Insegnanti professionisti (Erickson 2001), con Norberto Bottani, Una pagella per la scuola (Erickson 2003).

Sitografia

 

 

 

 

 

 

 
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