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INIZIATIVE PER LA SCUOLA

Intervista a Manuele De Conti

Una polifonia di voci per un percorso di formazione da condividere

di Francesco Vettori
12 Agosto 2014

Il Torneo di Dibattito, con la Palestra di “Botta e Risposta”, permette di sviluppare molti spunti didattici, oggi particolarmente utili, come quello, per un verso, della verifica delle fonti, su cui impostare le argomentazioni, e della loro sedimentazione storica, per l’altro, che fonda la loro autenticità e autorevolezza. Può spiegare come avete sviluppato questa consapevolezza e come è stata sviluppata dagli studenti, che hanno partecipato al Torneo?

Sempre di più gli studenti svolgono ricerca attraverso internet.
Infatti, grazie alla ricchezza dei documenti reperibili, è possibile stendere elaborati o realizzare approfondimenti anche di apprezzabile completezza. Non sempre però esiste la consapevolezza di quanto siano diffuse in rete informazioni false, infondate e tendenziose o, se non tendenziose, imprecise. Un divertente ma significativo esempio è offerto da una lezione dedicata alla ricerca e valutazione delle fonti tenuta all’interno di un percorso di formazione al dibattito in un istituto superiore di primo grado. La consegna era di capire cosa fossero i lemmini e se fosse vero che a volte, in massa, si lanciano da dirupi ponendo fine alla loro vita. Dopo una prima e rapida conferma da parte degli studenti della veridicità di questa che sappiamo invece essere una “leggenda metropolitana”, alla domanda «chi scrive questo?» seguì la risposta «Roberta».
Roberta, chi è costei?

Questo aneddoto mostra efficacemente quanto i documenti online vengano indistintamente avvertiti come autorevoli e conduce a riflettere su quanto raramente sia valutata la credibilità delle fonti da cui l’informazione proviene. Tali tendenze sono addirittura più marcate quando il medium è la televisione o il libro cartaceo, perché non si deve dimenticare quanto informazioni false o tendenziose circolino anche sul supporto cartaceo, a cui gli studenti possono avere altrettanto facile accesso.
Consapevoli di questi problemi e al tempo stesso della difficoltà di valutare il grado di verità delle affermazioni, che richiede spesso molto tempo e competenze specialistiche, all’interno del percorso di preparazione al dibattito regolamentato Palestra di Botta e Risposta vengono dedicate delle lezioni alla valutazione delle fonti, alla ricerca di informazioni partendo da fonti autorevoli [1], al confronto incrociato di informazioni di fonti diverse e soprattutto alla valutazione delle informazioni reperite anche alla luce del bagaglio culturale che ciascuno studente possiede. Infatti, solo a partire da informazioni attendibili è possibile costruire buoni argomenti, elaborare una linea argomentativa solida e prendere decisioni ragionate.

Tra i vari tipi di fonti, il riferimento a scrittori o pensatori autorevoli, anche del passato, è esplicitamente richiesto da alcuni interventi del protocollo di dibattito adottato dal progetto Palestra di Botta e Risposta, ossia il Patavina Libertas [2]. L’intervento di apertura del dibattito, o intervento di prologo, richiede agli studenti anche di problematizzare la questione dibattuta, ossia di ricercare i vari interrogativi che l’argomento dibattuto pone. Ciò può avvenire attraverso la contestualizzazione della questione da dibattere oppure mediante la ricostruzione storica delle posizioni che si sono alternate sul tema. Proprio quest’ultima scelta offre un’eccellente opportunità allo studente di avvertire lo spessore storico di molti temi attuali, di sorprendersi di quanto tali posizioni autorevoli possano essere utili alla comprensione del tema dibattuto, di confrontarsi con alcune di tali autorità, come fossero presenti e reali controparti, coadiuvando l’allievo ad appropriarsi dei contenuti considerati e a prepararsi al confronto con le altre squadre partecipanti al torneo.

Un altro tema importante è quello della motivazione, del coinvolgimento emotivo, della competizione e infine, in una parola, dell’organizzazione del gioco, che è cosa estremamente seria: quali sono gli aspetti organizzativi e comunicativi che avete valorizzato per preparare un’esperienza didattica come quella del dibattito, di cui il lavoro in gruppo e il decentramento dei punti di vista sono caratteri distintivi?

La competitività è un elemento fondamentale per la funzione educativa del dibattito: promuove l’identità di gruppo e di squadra favorendo la cooperazione, stimola gli studenti a prepararsi con profonda dedizione e insegna ad accettare che, per quanto lo si desideri, non sempre si raggiungono esiti positivi. Tuttavia focalizzarsi sulla competizione, piuttosto che sulle ricadute educative del dibattito, è un errore da evitare perché conduce a ricadute opposte a quelle che si desidera ottenere col suo impiego. Infatti, attitudini negative come la rigidità mentale, ossia l'incapacità di integrare informazioni e punti di vista dissonanti dai propri, o l'aggressività, sarebbero promosse al di sopra degli atteggiamenti più importanti. Tanto più queste tendenze si accentuano tanto più chi discute si allontanerà dal punto di vista dell'interlocutore fraintendendo quanto dice e considerandolo prevenuto. Tale comportamento, di riflesso, ricadrà sulla controparte che inizierà a considerare anch’essa il proprio interlocutore prevenuto, dando vita in tal modo inizio a un circolo vizioso capace di incrementare il livello di aggressività della discussione (Kennedy e Pronin, 2008, 2012). In questo modo, anziché imparare ad affrontare positivamente i conflitti e i disaccordi li si alimenterà e anziché valutare obiettivamente la portata conoscitiva dei punti di vista e delle ragioni in discussione si criticherà l’interlocutore.

Per evitare che la metodologia del dibattito conduca a questi esiti indesiderati la competizione viene utilizzata come strumento educativo e non come un fine a sé a cui, a malincuore, alcuni istituti sembrano invece tendere. Le attività dibattimentali dovrebbero essere proposte e guidate nell’interesse degli studenti e non in quello delle scuole di costruirsi una reputazione.

Concretamente, nel progetto Palestra di Botta e Risposta, per raggiungere questo obiettivo, gli interventi di formazione al dibattito, che sono quattro e comprendono lezioni di argomentazione, ricerca e valutazione di informazioni e ragioni, organizzazione dei discorsi, comunicazione non verbale ed esercitazioni pratiche, sono tenute da docenti universitari, dottori di ricerca o comunque da figure professionali che da decenni lavorano in ambito educativo e dibattimentale e che cooperano tra loro con la consapevolezza che il linguaggio impiegato può determinare le reazioni e i comportamenti di chi ascolta. Mentre in ambito giornalistico ma anche tra chi si occupa di questa disciplina, è diffusa la tendenza a riferirsi al contesto dibattimentale in termini bellici impiegando parole quali "scontro", "nemici", "avversari", "sconfiggere", tra le altre, le lezioni che vengono organizzate, per evitare di inasprire la competitività, si riferiscono al contesto dibattimentale impiegando termini più neutri e positivi. Così "scontro" diviene "confronto", termine che lascia aperta la possibilità di riflettere su quanto detto durante il dibattito; "nemici" o "avversari" diventano "controparte", "compagni" o "interlocutore", lasciando intendere il rispetto che deve esserci nell'esercizio di questa attività; "vittoria" o "sconfitta" diventano l'"esito" positivo, felice o meno, a cui il dibattito può andare incontro e che rinvia a una lettura imparziale del dibattito, piuttosto che alla qualifica faziosa di chi è rigidamente schierato. Anche il termine “critica” viene sostituito con i più tenui e tecnici “replica” o “obiezione”.

Questo atteggiamento, tratteggiato ora in uno dei suoi aspetti più prettamente linguistici, innerva l’intero progetto Palestra di Botta e Risposta: i giudici sono preparati per valutare professionalmente quanto detto dagli studenti da un punto di vista argomentativo e comunicativo evitando di generare sterili o addirittura controproducenti paragoni tra loro; i professori vengono incoraggiati ad intraprendere con gli studenti analisi distaccate e obiettive dei dibattiti nonché ad avviare sugli stessi meta-discussioni avvalendosi delle riprese audiovisive che vengono effettuate degli incontri; gli organizzatori e formatori, infine, sono motivati ad essere quanto più possibile disponibili a riflettere direttamente con gli studenti dopo gli incontri, in classe o per e-mail, al fine di favorire un clima di rispettosa condivisione della prospettiva educativa da cui il progetto deriva.

Dal parlare in pubblico, per sostenere argomenti anche di stretta attualità, ad un atteggiamento convinto di cittadinanza attiva il passo non è lungo: il mondo della scuola e quello dell’extra scuola sono più vicini di quel che sembra? Come hanno risposto, in primis gli studenti, alle sollecitazioni ricevute?

L’obiettivo di ogni percorso d’istruzione è generare competenze che, valutate e certificate all’interno della scuola, abbiano ricadute nel mondo extra-scolastico sia nella vita del singolo studente sia, di riflesso, nel contesto sociale e culturale in cui esso si trova inserito. Così è per Palestra di Botta e Risposta. La “palestra” mentale e comportamentale, che il progetto promuove, favorisce e integra le competenze alla cui acquisizione l’istruzione, oramai da intendersi in senso europeo, tende. Ragionare in modo critico, saper presentare le proprie idee, ascoltare le idee altrui, comprendere le dinamiche del dibattito e saper risolvere conflitti e disaccordi argomentando, sono alcune delle abilità e attitudini fondamentali, promosse dal dibattito regolamentato e riconosciute come Competenze Chiave − ossia le competenze fondamentali per affrontare la complessità delle attuali sfide – elaborate e promosse dall’Organization for Economic Co-operation and Development ([OECD], 2005; Rychen & Salganik, 2003). In questo quadro i concetti di «comunicazione» e «gestione del conflitto» acquistano un’importanza centrale.

Trasmettere e ricevere, farsi capire o comprendere, ragionare in modo critico e argomentare, abilità promosse in misura significativa dal dibattito regolamentato, sono condizioni per la stessa esistenza sociale e fondamentali in un quadro di cooperazione, soprattutto in una realtà sempre più complessa, articolata, mutevole ed esigente a causa dell’unificazione dei mercati, dell’abbattimento delle barriere spaziali dovuto alle tecnologie e dei massicci flussi migratori e di conoscenza da essi determinati.

In questo quadro in cui la conflittualità si presenta come un elemento fisiologico e vitale sia per le persone sia per le società e potenziale per la crescita ed il cambiamento, l’abilità del role taking percettivo, cognitivo ed emozionale, e le capacità logiche di decentramento emotivo e cognitivo, che il dibattito può favorire (Cfr. Tjosvold e Johnson, 1977; Tjosvold, Johnson & Lawrence, 1980), sono indispensabili per permettere di entrare efficacemente e fruttuosamente in relazione a livello cognitivo, emotivo e sociale con chi costituisce il proprio mondo.
E questo gli studenti, entuasiasticamente, lo avvertono e lo assimilano.
Trascurando in questa sede un’esposizione delle più rilevanti indagini empiriche sulle ricadute del dibattito, a cui peraltro si rimanda, gli studenti stessi, e spesso i loro genitori o professori testimoniano l’efficacia di questo percorso. La partecipazione ai dibattiti stimola intellettualmente gli studenti; più frequentemente del solito intraprendono con amici e in famiglia approfondite discussioni anche su temi diversi da quelli affrontati nei dibattiti.
Inoltre, modifica il loro modo di relazionarsi anche sensibilizzandoli all’altrui diritto di parola e all’ascolto degli altri; le regole delle gare, infatti, impongono questo comportamento rispettoso che viene mantenuto anche fuori dal contesto torneale.
Simpaticamente, a una nostra domanda sulle ricadute avvertite dalla partecipazione al progetto, una ragazza raccontò: «Non è che abbia smesso di contrappormi ad alcune richieste dei miei genitori che non condivido. Ma almeno adesso li lascio parlare prima di presentare le mie ragioni».
E ancora, il progetto di dibattito e la preparazione dei singoli incontri dota gli studenti di strumenti utili in molte discipline scolastiche e per gli esami di maturità. Non di rado le tesine o i lavori di ricerca scolastici seguono la struttura espositiva che il dibattito permette loro di conoscere, con prologo e narrazione, argomentazione, analisi e individuazione delle debolezze delle posizioni alternative ed epilogo conclusivo. Inconsapevolmente imparano quella che gli antichi retori consideravano la forma ideale a cui un discorso dovrebbe conformarsi e che favorisce anche la stesura delle prove scritte di italiano. Imparare a costruire buoni argomenti e a valutarli permette loro di affrontare con più facilità le discipline in cui il discorso argomentativo è fondamentale (scienze, filosofia, matematica, etc.).
Tra le abilità che apprendono e che modificano il loro approccio alle discipline e il loro rendimento c’è anche quella di saper fare domande. Grazie a tale abilità, acquisita mediante il dialogo socratico, gli studenti sono in grado di formulare domande pertinenti e finalizzate a comprendere i contenuti presentati a lezione, anche cercando di risolvere le eventuali contraddizioni che in loro emergono quando contenuti incoerenti si affacciano alla loro mente. Addirittura professori che non sono a conoscenza della partecipazione della loro classe a questa iniziativa avvertono ugualmente e con sorpresa il cambiamento positivo nella sua modalità d’affrontare la lezione.

Ma la partecipazione ai progetti di dibattito come Palestra di Botta e Risposta favorisce anche la resilienza degli studenti, che dovendosi confrontare anche con fallimenti individuali e di squadra, sono chiamati a riflettere positivamente sull’esperienza dibattimentale superando l’iniziale sconforto. Concentrandosi sugli elementi che permettono di intraprendere un percorso migliorativo, neutralizzano la delusione indotta dall’esito infelice del dibattito e si rimotivano lungo un percorso che è sia di miglioramento tecnico sia di crescita personale.
Infine l’esperienza di Palestra di Botta e Risposta rende gli studenti responsabili. Dalla preparazione dei primi incontri, in cui la presenza e la scansione dei tempi di lavoro è seguita e sollecitata dal professore, sempre più gli studenti diventano autonomi nella preparazione dei dibattiti e consapevoli delle esigenze richieste da un fruttuoso lavoro di squadra. Questo spirito di responsabilità arriva addirittura a sfociare nel desiderio di intraprendere all’interno dei singoli istituti percorsi di supporto per gli studenti più giovani che si avvicinano al dibattito fino a ricoprire in modo “professionale”, come riportato da alcuni docenti, il ruolo di giudice per gli incontri che le singole scuole decidono di realizzare, autonomamente, al loro interno, prima di partecipare a Palestra di Botta e Risposta.

E’ importante affrontare anche il tema della valutazione, e affrontarlo nel contesto del Dibattito.
Chi è che valuta, e in base a che finalità? La valutazione interviene alla fine o nel corso del “Botta e Risposta”, si privilegia cioè una valutazione “sommativa”, che sancisce il termine del processo educativo, o “formativa”, consentendo retroazioni e aggiustamenti in corso d’opera?

La valutazione del dibattito è estremamente importante e delicata. Essa è importante perché si configura come un’occasione unica di formazione in cui viene fornita agli studenti una chiave di riflessione sulla loro preparazione al dibattito, sul loro operato durante l’incontro e sulle dinamiche argomentative e comunicative in generale. Inoltre, questi momenti, che avvengono al termine di ciascun confronto del torneo, ossia in itinere, integrano e approfondiscono la precedente formazione ricevuta dagli studenti: vengono evidenziate le difformità dei loro discorsi dal protocollo del dibattito, sono corrette eventuali formulazioni imprecise, viene guidata l’attenzione degli studenti sugli argomenti da loro impiegati mostrandone i punti di forza o di debolezza, e quando un dibattito ha avuto uno sviluppo confuso ne vengono esposti i motivi affinché, consapevoli, le volte successive gli studenti agiscano in autonomia per porvi rimedio.

Generalmente nei progetti di dibattito regolamentato la valutazione degli incontri avviene ad opera di una giuria. La valutazione compiuta da questa giuria, però, non si basa, e non deve basarsi, su di un’impressione estetica o soggettiva del dibattito, ma da un’accurata e meditata analisi in termini dialettici, retorici e logici dei singoli discorsi esposti durante il dibattito, alla luce dello svolgimento dell’intero incontro. Adottando un parallelismo con i tipi di discorso che Aristotele usava distinguere, l’esposizione che poi il giudice deve fare della sua analisi non deve avere l’obiettivo di accusare o biasimare gli studenti, bensì di fornire consigli che orientino il loro apprendimento e il loro operato verso l’acquisizione di una compiuta competenza argomentativa e comunicativa.

Sono le difficoltà del compito del giudice, unite a quelle intrinseche alla valutazione e alla sua ricezione, a rendere estremamente delicata la valutazione del dibattito. Infatti, se la valutazione non offre una lettura dell’incontro attenta, imparziale, trasparente e traducibile in concrete azioni migliorative, si rischia di frustrare gli sforzi compiuti dagli studenti e generare risentimenti e demotivazione, inibendo così qualsiasi loro aspirazione al perfezionamento, se non addirittura la prosecuzione del progetto.

Per questo motivo, nel progetto Palestra di Botta e Risposta, la giuria è composta da tre componenti qualificati e opportunamente preparati a svolgere questo compito. Due dei tre componenti valutano sia gli aspetti argomentativi sia quelli contenutistici; il terzo giudice, invece, si concentra sugli aspetti para verbali e non verbali della comunicazione. Scelti tra professori universitari, dottori di ricerca, professori di istituti di secondo grado ed ex dibattenti, i componenti della giuria, dopo un corso finalizzato a comprendere i criteri di valutazione del dibattito, le modalità di analisi dello scambio dibattimentale, le specifiche strategie decisionali della giuria, nonché la finalità e la modalità di condivisione della loro valutazione e del verdetto, affiancano in dibattiti di simulazione giudici già esperti per arrivare preparati agli incontri del torneo. In tal modo il momento di valutazione al termine dei dibattiti è in grado d’offrire a tutti gli studenti l’opportunità di affrontare al meglio i successivi incontri del torneo, veicolando la loro attenzione sul percorso di continua crescita e d’apprendimento personale e di gruppo, in cui consiste il progetto di dibattito regolamentato Palestra di Botta e Risposta.

Note

[1] A questo riguardo una semplice pagina del sito del progetto propone già alcuni siti e strumenti attendibili per avviare la preparazione al dibattito.

[2] Il protocollo è l’insieme di regole che permettono al dibattito di avere uno svolgimento ordinato, articolato e conclusivo.


Manuele De Conti è Dottore di Ricerca in Scienze Pedagogiche, dell'Educazione e della Formazione presso l'Università di Padova con la tesi "Il dibattito regolamentato come metodo per acquisire competenze per la gestione di conflitti e disaccordi".
Si è laureato in filosofia con la tesi “Disaccordi e disaccordo di fondo: una risposta etica e pratica". Dal 2004 si occupa dello studio e della promozione del dibattito regolamentato con l’iniziativa “Incontri di Disputa Filosofica” e partecipa al progetto “Palestra di Botta e Risposta” in qualità di organizzatore, coordinatore, formatore e giudice.
Svolge inoltre attività di formazione al dibattito e di giudice, riconosciuto dal World Debate Institute, Università del Vermont (U.S.A).
Tra le sue pubblicazioni, citiamo Come difendersi dalle pseudoscienze. Le fallacie argomentative del discorso pseudoscientifico (Limina Mentis, 2014) e Didattica, dibattito, fallacie e altri campi dell'argomentazione (Ed. Loffredo, 2012).

Bibliografia

Cattani, A. (2012). Dibattito. Doveri e diritti, regole e mosse. Napoli, Loffredo Editore University Press.

De Conti, M. (2014). Il dibattito regolamentato come strumento educativo. "Orientamenti pedagogici", 2014/1, 35-52.

Kennedy, K. A., & Pronin, E. (2008). When disagreement gets ugly: Perceptions of bias and the escalation of conflict. "Personality and Social Psychology Bulletin", 34, 833–848.

Kennedy, K. A., & Pronin, E. (2012). Bias perception and the spiral of conflict. In J. Hanson, Ed., Ideology, Psychology, and Law. New York: Oxford University Press.

Organization for Economic Co-operation and Development (2005). The Definition and Selection of Key Competencies. Executive Summary.

Rychen, D. S., & Salganik, L. K. (Eds.). (2003). Key Competencies for a Successful Life and a Well-Functioning Society. Cambridge: Hogrefe & Huber.

Tjosvold, D., & Johnson, D. W. (1977). Effects of Controversy on Cognitive Perspective Taking. "Journal of Educational Psychology", 69(6), 679-685.

Tjosvold, D., Johnson, D. W., & Lawrence, J. F. (1980). Effects of Controversy and Defenseveness on Cognitive Perspective-Taking. "Psychological Reports", 47, 1043-1053.

Sitografia

Palestra di Botta e Risposta http://www.educazione.unipd.it/bottaerisposta/



 
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