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FORMAZIONE

La scuola come sistema aperto

Esperienze innovative di collaborazione fra scuola e territorio nell'ambito dell'idea "Dentro/fuori la scuola" del Movimento delle Avanguardie educative

di A. Anichini, S. Chipa, L. Orlandini
10 Aprile 2015

“Dentro/fuori la scuola” è una delle 12 idee proposte dal Movimento delle Avanguardie educative per favorire il processo di innovazione nella scuola italiana. 

Il Movimento è nato dall’iniziativa di Indire e di un gruppo di 22 scuole italiane, ciascuna delle quali ha sperimentato almeno una delle 12 idee, intese come tessere di un mosaico per introdurre cambiamenti sostanziali nel tempo, nello spazio e nell’organizzazione del fare scuola.

In Italia, i provvedimenti legati all’autonomia scolastica (1999), l’accordo Stato-Regioni (2000), l’accordo Miur-Enti Locali (2001) e le indicazioni europee (2012) hanno accentuato un processo di ridefinizione delle componenti educative e formative del territorio (scuola, famiglia, enti locali, associazionismo, strutture ricreative, mondo del lavoro). In questi ultimi anni, la tematica è ritornata prepotentemente al centro delle riflessioni sul futuro della scuola italiana.
Nel 2012 l’allora Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Francesco Profumo aveva sottolineato l’esigenza che le scuole si configurassero come centri civici: «La scuola, come luogo fisico, diventerà un ambiente di interazione allargata e di confronto, che mano a mano supererà gli spazi tradizionali dell’aula e dei corridoi. La immaginiamo come un vero e proprio Hub della conoscenza. Aperto agli studenti e alla cittadinanza, centro di coesione territoriale e di servizi alla comunità, un vero e proprio centro civico» (Profumo 2012). Lo stesso Ministero dell’Istruzione, nel corso del 2008, aveva promosso il progetto “Scuole Aperte”, tutt’ora attivo, inteso a raccogliere e raccontare alcune esperienze di scuole che hanno aperto i loro edifici per renderli disponibili (sia come spazi interni che esterni) allo svolgimento di attività che coinvolgono il territorio. Anche nelle recenti consultazioni legate a “La Buona Scuola” si parla, oggi, delle possibili declinazioni di una scuola aperta tutti i giorni e con orari dilatati.

L’immagine di una scuola che si apre al territorio è dunque presente nelle intenzioni dei decisori politici del nostro Paese e recupera una linea di pensiero che ha già una lunga storia. Alla base dell’idea possiamo indicare l’opera di John Dewey che nel 1916 scriveva: «la scuola stessa diventa una forma di vita sociale, una comunità in miniatura, una comunità che ha un’interazione continua con altre occasioni di esperienza associata al di fuori delle mura della scuola» (in Democrazia e educazione). 

Scuola e territorio rivestono un ruolo complementare nel funzionamento del sistema educativo, così come nella sua auspicata trasformazione. Seppure in misura diversa, in funzione delle proprie peculiarità, ciascuna entità è coinvolta in un’azione di corresponsabilità educativa nei confronti degli studenti, secondo un’ottica sinergica che ha come obiettivo superare la frammentazione e il policentrismo degli interventi formativi.

Fuori dai confini nazionali è possibile far riferimento al modello delle scuole intese come civic center, in Europa, e a quello delle community school, nel contesto nord americano. Entrambi si caratterizzano per la visione di una scuola che interpreta, oltre al tradizionale ruolo di agenzia formativa, anche quello di connettore socioculturale e di luogo di aggregazione per la comunità di riferimento. Al centro dell’interesse c’è sempre lo studente e il suo successo scolastico: «strategy for organizing the resources of the community around student success. [...] Through extended hours, services and relationships, community schools reconceive education as a coordinated, child-centered effort in which schools, families and communities work together to support students’ educational success, build stronger families and improve communities» (Building Community Schools: A Guide For Action, 2011). Lo stesso principio informa le open schools, movimento attivo negli Stati Uniti a partire dagli anni Settanta del Novecento (Bader & Blackmon, 1978) e le school-community partnership, presenti in area anglofona. Quest’ultimo modello si basa sulla necessità di ridurre al minimo il disagio sociale inteso come abbandono scolastico; nasce per rispondere in particolare alle esigenze delle scuole situate in aree geograficamente svantaggiate, come quelle che si trovano presso le isole o in zone montane (Black, Lemon e Walsh, 2010).

L’idea “Dentro/fuori la scuola” sostiene la concezione di un’istituzione scolastica intesa come “sistema aperto”, capace di allargare il proprio orizzonte formativo e operativo al contesto sociale, economico e territoriale (Brint, 2007) e di esercitare verso di esso un ruolo attivo e propositivo. Obiettivo ultimo è porre lo studente al centro del progetto educativo e creare le condizioni ottimali per garantirgli il successo scolastico (e non solo), contrastando l’abbandono e contribuendo alla sua piena realizzazione sociale e come cives (Goodlad, 1984). La scuola e le altre istituzioni costituiscono un “sistema duale” costituito dal “dentro”, ossia da tutto ciò che attiene alla scuola vera e propria ed è generato all’interno degli edifici scolastici, così come dal “fuori”, rappresentato dalle iniziative promosse dalle istituzioni, dalle associazioni, dalle aziende e da tutte quelle entità, più o meno formali, che con la scuola possono interagire e collaborare.

Sono sette le scuole italiane del Movimento delle Avanguardie educative che per il momento hanno attivato processi di questo tipo: l’IC “Cadeo e Pontenure” di Piacenza, IC N°9 di Bologna, l’ISIS “Arturo Malignani” di Udine, il Liceo “Attilio Bertolucci” di Parma, il Liceo Linguistico e Tecnico Economico “Marco Polo” di Bari, l’ISI “Sandro Pertini” di Lucca, l’ISI “Carlo Piaggia” di Viareggio. Ciò che accomuna le loro esperienze è una visione aperta della scuola, e delle relazioni che essa instaura con il mondo esterno. Questo legame fra scuola e territorio si muove in una prospettiva che supera l’adempimento normativo e si configura come affermazione di un nuovo paradigma caratterizzato dalla collaborazione e dall’arricchimento reciproco. Ciò che differenzia questo paradigma da qualunque altra forma di collaborazione fra istituzioni è il fatto di presentarsi come il risultato di un processo di messa a sistema delle relazioni che intercorrono tra la scuola e i diversi attori che operano sul e nel territorio. Si tratta di collaborazioni progettate e strutturate sulla base di obiettivi comuni e orientati: ad esempio la personalizzazione dei processi di educazione e formazione, la creazione di servizi specifici per la comunità, l’ampliamento dell’offerta formativa, il sostegno al sistema di apprendimento lungo tutta la vita. 

Alcuni esempi concreti di collaborazioni sperimentate dalle sette scuole capofila riguardano: 

  • l’apertura e l’utilizzo degli spazi della scuola per lo svolgimento di attività extracurriculari e extrascolastiche rivolte non solo agli studenti e alle loro famiglie, ma anche alla comunità esterna alla scuola (ad esempio: corsi di lingua italiana nei territori ad alta densità extracomunitaria, corsi di alfabetizzazione informatica, ecc.);
  • la progettazione da parte della scuola di soluzioni specifiche per rispondere alle necessità del territorio e per integrare l’offerta di formazione e i servizi (ad esempio: la biblioteca, l’erogazione di servizi specifici di accoglienza, la promozione e la valorizzazione del territorio come fattore di aggregazione per la comunità); 
  • la promozione e la valorizzazione delle attività degli studenti che diventano protagonisti attivi di queste esperienze;
  • la scuola come centro di aggregazione sociale che offre occasioni formative orientate allo sviluppo di competenze di cittadinanza attiva e all’inclusione;
  • la scuola come comunità che si avvale della collaborazione delle famiglie (attraverso, ad esempio, la costituzione di associazioni) nella gestione e promozione di esperienze di integrazione con la comunità territoriale di riferimento. 

L’IC “Cadeo e Pontenure” di Piacenza, ad esempio, attraverso l’idea “Dentro/fuori la scuola” ha trasformato un bisogno del territorio in una risorsa per la scuola stessa e per la sua comunità. La biblioteca “La chiameremo Osvaldo” nasce dalla mancanza di un servizio analogo all’interno del contesto di riferimento. La sua realizzazione ha permesso alla scuola di diventare un centro di aggregazione, essa infatti svolge la funzione di biblioteca interistituzionale (gestita da personale scolastico, aperta 6 giorni la settimana e 11 mesi all’anno), fornendo servizi a tutti i cittadini del paese oltre che ai docenti e agli alunni. Oggi, la biblioteca ospita eventi culturali, occasioni formative, incontri per i genitori, rappresentando un punto di riferimento culturale per il territorio. “Osvaldo”, quindi, da un servizio ad accesso esclusivo per gli studenti è diventato nel tempo un’occasione per la cittadinanza, trasformando la biblioteca in un luogo di crescita e di incontro per tutta la comunità. 

All’interno del Liceo "Attilio Bertolucci" di Parma l’idea “Dentro/fuori la scuola” si declina in una visione ampia e complessiva della scuola, da cui deriva l’intera progettazione formativa. Nel Piano dell’Offerta Formativa (POF) del Liceo si legge, infatti, che la scuola e il territorio sono in costante interazione e che essa si configura come la “piazza ideale” di un territorio fisico, elemento aggregante, propulsore e trainante, in grado di offrire servizi, mettere a disposizione risorse, cooperare nella lettura dei bisogni culturali e formativi collaborando alla co-costruzione delle reti di capitale sociale. Per la realizzazione di questa visione ampia di scuola aperta, il Liceo utilizza diversi strumenti, ad esempio: convenzioni con realtà territoriali su progetti formativi e socio-culturali e con soggetti economici e culturali impegnati nell’orientamento professionale. 

Il Liceo Linguistico e Istituto Tecnico Economico Statale "Marco Polo" di Bari ha attivato due percorsi: il primo, “Alternanza Green”, è un progetto finalizzato ad ampliare l’offerta formativa della scuola con attività di apprendimento in situazione che consentono ai ragazzi di acquisire competenze specifiche del settore della green-economy al fine di favorirne il successivo posizionamento nel mondo del lavoro. Il secondo, “Classroom Anywhere”, si configura come un percorso di apprendimento in situazione e di educazione alla cittadinanza attiva, finalizzato alla valorizzazione e alla certificazione delle competenze acquisite all’esterno della scuola. 

L’ISI "Sandro Pertini" di Lucca con il progetto “Il Pertini sul territorio” favorisce e stimola l’utilizzo di metodologie didattiche per competenze strutturate con attività trasversali e professionalizzanti, grazie alla programmazione di attività di apprendimento in situazione. Tali esperienze, inoltre, sono realizzate in collaborazione con le realtà economiche presenti sul territorio al fine di consentire agli studenti di acquisire una maggiore conoscenza del contesto di riferimento attraverso la consapevolezza del valore del patrimonio turistico, culturale e delle attività produttive presenti su di esso. 

L’ISIS "Arturo Malignani" di Udine ha attivato un corso che consente ai propri studenti di ottenere la certificazione energetica “Casa Clima” spendibile anche nel mercato del lavoro. La particolarità dell’iniziativa sta nel fatto che il corso viene svolto in orario curricolare e all’interno degli spazi della scuola. Le lezioni sono tenute da esperti dell’APE (l’Agenzia per l’Energia del Friuli Venezia Giulia), con la compresenza degli insegnanti che così possono usare quanto viene detto in aula per creare percorsi trasversali alle materie curricolari. Al termine del percorso formativo, se completato con successo, gli studenti ottengono un attestato di frequenza che consente loro di accedere al Corso Avanzato Casa Clima per conseguire il titolo di “Esperto Casa Clima”. Il progetto è rivolto alle classi quinte dell’Istituto Tecnico di indirizzo CAT. L’esperienza è stata progettata per migliorare le competenze degli studenti in un settore, come quello energetico, con importanti possibilità professionale.

L’Istituto Comprensivo N. 9 di Bologna si trova in un quartiere periferico e accoglie studenti prevenienti da comuni limitrofi e molti figli di famiglie immigrate. Per questa ragione una delle priorità è rendere la scuola un fattore di aggregazione non solo in situazioni particolari, ma in modo continuativo e per tutti i componenti della comunità di riferimento (studenti, famiglie, docenti e collaboratori esterni). In questo senso, l’IC N. 9 ha utilizzato le potenzialità della Rete e degli strumenti di collaborazione online per un’apertura della scuola verso l’esterno, non solo come mezzo di comunicazione fra l’Istituto, gli alunni e le famiglie per conoscere le attività e scambiare informazioni di tipo didattico (ad esempio con il registro elettronico), ma anche come modo per far conoscere e confermare la presenza della scuola oltre i confini del territorio circostante. L’obiettivo è proporre modelli didattici, e più generalmente culturali, per stimolare la partecipazione. Ad esempio, vengono organizzati corsi regionali aperti a tutti per l’alfabetizzazione digitale (“Pane e Internet”), i docenti della scuola formano altri docenti all’uso di strumenti didattici digitali come la LIM e Moodle e, inoltre, condividono le proprie esperienze aderendo a progetti di reti nazionali e internazionali (AcerEUN Tablet Pilot, EU GoLab, ecc.), i genitori degli studenti partecipano alle attività didattiche quando queste hanno attinenza con le proprie esperienze professionali (ad esempio i laboratori della Fondazione IBM).

L’ISI "Carlo Piaggia" di Viareggio ha ripensato il classico strumento del tirocinio nella relazione scuola/lavoro, partendo dalle competenze richieste dal mercato del lavoro, ma centrandole su un processo di rilettura e riappropriazione delle risorse da parte dei giovani, visti come protagonisti e non semplici spettatori. Il territorio è gradualmente divenuto orizzonte di senso: spazio di vita, ambito di studio, luogo delle trasformazioni in cui sperimentare una cittadinanza attiva e critica e forme di imprenditorialità. La scuola è diventata istituzione propositiva di servizi utili al territorio, progettati da “giovani che si rivolgono ad altri giovani” (“Y4Y” Young for Young). In questo senso sono stati sviluppati dall’ISI Carlo Piaggia alcuni servizi per la valorizzazione e la promozione di una villa liberty, Villa Argentina: un servizio di guide turistiche disponibile tutti i sabati pomeriggio, le domeniche e i giorni festivi; la realizzazione di un’applicazione audioguida multilingue, del sito web della villa, del servizio di social media marketing e di un ebook in formato epub3 per gli store Apple e Android. 

In tutte queste esperienze la scuola stabilisce un legame biunivoco con il territorio, attingendo da esso in termini culturali e finanziari, e proponendosi, a propria volta, come reale opportunità, come soggetto in grado di rispondere alle richieste provenienti dal contesto, superando l’autoreferenzialità che talvolta la caratterizza. In questo modo la scuola diventa attore creativo e attivo all’interno del territorio, verso il quale si pone in posizione di ascolto e di monitoraggio, coglie e interpreta i bisogni e le opportunità e li trasforma in un progetto educativo (Piano dell’Offerta Formativa) che traduce le necessità reali in attività e azioni educative specifiche.

L’impatto che queste sperimentazioni hanno evidenziato è riconducibile alle tre dimensioni caratterizzanti il processo di innovazione che il Movimento delle Avanguardie educative vuole promuovere, ovvero: il tempo, che si dilata oltre l’orario scolastico tradizionalmente inteso, lo spazio dell’insegnamento e quello delle relazioni che si arricchiscono della partecipazione di soggetti molteplici (ruolo maggiormente attivo delle famiglie, aziende che entrano in contatto con le istituzioni scolastiche, ecc.) e la didattica che, in questa nuova visione, si orienta verso il superamento dei modelli trasmissivi e si apre a scenari di sperimentazione che superano lo spazio fisico dell’aula. 

I benefici sono significativi e investono la scuola, i suoi diversi attori (dirigente scolastico, docenti, studenti, personale tecnico-amministrativo) e il contesto di riferimento (famiglie, stakeholder, enti locali, ecc.) nella progettazione partecipata di una nuova idea di “comunità educante” (Rapporto Faure, 1972). 

 


Normativa di riferimento

Autonomia scolastica: L. n. 59 del 15/3/1997 e relativo decreto attuativo (D.P.R. n. 275 dell’8/3/1999)

Decreto che disciplina il conferimento di funzioni e compiti amministrativi alle regioni, alle province, ai comuni, alle comunità montane o ad altri enti locali: D. Lgs. n. 112 del 31/3/1998

Accordo Stato-Regioni del 2/3/2000


Bibliografia e sitografia

Bingler S., Quinn L., Kevin S. (2003), Schools as Center of Community: a citizen’s guide for planning and design, National Clearinghouse for Educational Facilities, Washington DC. 

Black, R. Lemon, B. Walsh, L. (2010), Literature Review and Background Research for the National Collaboration Project: Extended Service School Model, Melbourne, Foundation for Young Australian.

Brint S., Scuola e società, Il Mulino, Bologna 2007. 

Faure E., Rapporto sulle strategie dell’educazione, UNESCO, Parigi 1972, ed. it. Armando, Roma 1973. 

Cantisani, G. (2014), Scuole Aperte. Luoghi della partecipazione. Quaderno Movi, Strada n. 2 - Cura dei beni comuni, Riappropriarsi degli spazi comuni.

Castells, M., (2008), The New Public Sphere: Global Civil Society, Communication Networks, and Global Governance, The Annals of the American Academy of Political and Social Science, vol. 616, no. 1, pp. 78-93.

Commissione Europea, Rethinking education.

Dewey, J., The School as Social Centre, 1902 

Dewey, Democrazia e educazione, Firenze, La Nuova Italia, 1994

Discorso del Ministro Prof. Francesco Profumo per l'Inaugurazione dell'Anno scolastico 2012-2013, Palazzo del Quirinale – Roma, 25 settembre 2012, pag. 3-4

Goodlad J. I., A Place Called School, McGraw-Hill, 2004 (1st edition 1984)

Tolstoj L., Quale scuola?, cit., pp. 116-117

Toschi, L., Scuola di comunicazione, in La comunicazione generativa, Apogeo, Milano 2011.

 

 
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