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E-LEARNING

Isfol: Il blended learning è l'e-learning che funziona

Antonio Gallo, dell'Istituto per la formazione dei lavoratori, è esperto di formazione a distanza nella pubblica amministrazione, trae un bilancio

di Claudia Chellini
24 Settembre 2003

In occasione del convegno "E-learning, apprendimento, società della conoscenza" tenutosi a Firenze il 5 settembre scorso, abbiamo voluto approfondire il discorso sull' e-learning con Antonio Gallo - esperto di formazione a distanza nella pubblica amministrazione, dell'Isfol.


L'ISFOL (Istituto per la formazione dei lavoratori) (www.isfol.it) si occupa fin dalla fine degli anni Settanta di ricerca scientifica sulla formazione professionale, in collaborazione con il Ministero del lavoro, altre amministrazioni dello stato e le regioni. In questa veste, l’Isfol si è interessato dell’e-learning per la formazione professionale e in particolare di formazione dei formatori attraverso il progetto FADOL (www.fadol.it

Nella nostra conversazione, Gallo ha sottolineato l’importanza della personalizzazione del percorso formativo per avere un e-learning di qualità.

Come si può valutare quali siano i benefici che sono stati tratti dagli utenti formati in e-learning?

“Malgrado esistano alcune ricerche ed alcuni modelli, questi non sono ancora né consolidati, né utilizzati in maniera diffusa. Per questo l’Isfol nei prossimi mesi si occuperà di produrre un manuale per valutare i vari progetti. Lo scopo è di arrivare a 'monitorare l’utente attraverso il processo formativo', servendoci delle molteplici tecnologie utilizzate fino a questo momento. 

Il ritorno all’aula dopo un periodo di autoformazione o di formazione online assistita da un tutor, ovverosia il blended learning di cui si parla tanto, potrebbe essere per esempio un modello formativo capace di valutare se l’utente ha veramente appreso”.

 

E questa potrebbe essere la risposta alle critiche di chi giudica l’e-learning non molto “umano”?

“Il futuro è miscelare aula, presenza, apprendimento collaborativo, auto-apprendimento. Il mix di tutto questo potrebbe essere l’e-learning che funziona”.

 

Dal punto di vista dei costi questa miscela costa di più?

“Questo è un errore che continuiamo a ripetere. Continuiamo a pensare che fare e-learning, fare formazione a distanza, possa servire ad abbattere i costi. In realtà non possiamo pensare alla formazione solo dal punto di vista dell’abbattimento dei costi. In alcune grandi aziende l’abbattimento dei costi c’è stato, ma sono casi. Soprattutto per chi opera nella pubblica amministrazione quello che conta è l’accrescimento professionale dell’individuo e l’aver acquisito nuove competenze. Puntare troppo sulla riduzione dei costi può essere negativo, anche se nel lungo periodo ci sarà anche questo effetto”.

 

In Italia sono mature le condizioni per l’utilizzo dell’e-learning?

“L’Osservatorio Anee [Associazione Nazionale dell'Editoria Elettronica. N.d.R.] ha rilevato che c’è stata una crescita del 100% degli investimenti fatti sull’e-learning. 

Nella Pubblica Amministrazione se ne parla molto e ci sono molte esperienze in corso. Alcune Regioni, al pari della Pubblica Amministrazione Centrale, stanno lavorando per implementare una direttiva che dia linee guida progettuali per chi nella PA intenda fare percorsi di e-learning. Tutto questo fa pensare che ci siamo: le tecnologie sono sicuramente mature e le istituzioni sono pronte per accettare percorsi formativi in e-learning.”

 

 
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