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E-LEARNING

E-learning: tra successi e questioni aperte

Esperienze, aspettative, problemi, prospettive future, tra soluzioni tecnologiche futuribili e problematiche psicologiche e pedagogiche

di Francesco Di Martile
26 Settembre 2003

Formare e formarsi utilizzando le più moderne tecnologie informatiche. Un motivo che da anni è presente nel dibattito tra insegnanti, formatori, universitari, pedagogisti, politici, aziende. D'altro canto come fare diversamente? Immersi come siamo nella Società dell'Informazione e della Comunicazione, la formazione mediante le tecnologie che il Ventesimo secolo ha affidato all'uomo del Ventunesimo è imprescindibile. L'electronic-learning, o e-learning come si contrae, è sulla bocca di tutti con molte inflessioni e distinguo.
A dare avvio alla nostra inchiesta sull'e-learning è stato il doppio bando di concorso, che la Commissione Europea ha appena concluso, per sollecitare "proposte per azioni preparatorie e innovative". Non si conoscono ancora i risultati di questo bando ma, nel 2002, vennero approvati e finanziati 16 progetti pilota e 4 progetti strategici. L'Unione Europea, in sostanza, punta molte carte sul rinnovamento dei metodi e modi della formazione, confidando sulle Information and Communication Technologies.

I concorsi europei, il decreto sulle università in e-learning, le polemiche
A tal proposito abbiamo chiesto un parere a Maruja Gutierrez-Diaz, che dirige la Divisione Multimedia della Direzione Generale Istruzione e cultura dell'Unione europea.
Anche l'Italia ha moltiplicato i suoi sforzi in tal senso, concentrandosi prevalentemente nella formazione di grado superiore, universitario. Lo scorso mese di aprile i ministri dell'Istruzione, Università e Ricerca, Letizia Brichetto Moratti, e dell'Innovazione Tecnologica, Lucio Stanca, hanno varato un decreto sulle Università a distanza. Inutile dire che l'innovatività dei contenuti ha suscitato interesse e, ovviamente, discussioni. Abbiamo raccolto alcune testimonianze nel corso dell'inchiesta. Certamente i pareri più salaci sono stati espressi da Raffaele Simone e Luigi De Marchi.

La domanda di e-learning in Italia, i primi laureati e le altre esperienze italiane
Di lì a poco la comparsa del decreto vi fu un pullulare di dibattiti pubblici. Tra questi un convegno tenutosi in luglio a Milano, a cura dell'Anee, diede modo di apprendere i risultati quantitativi d'una ricerca che "pesa" l'impegno e l'interesse sia delle istituzioni pubbliche (Università, Ministeri, Enti locali, eccetera) sia delle imprese verso l'e-learning. Con risultati clamorosi: la necessità di formare in fretta oltre trentamila addetti; la possibilità di innovare la Pubblica Amministrazione più velocemente che in passato favorendo, in tal modo, lo sviluppo di competenze "italiane" e la nascita d'una domanda nazionale. Pressoché nelle stesse date vi furono i primi laureati della prima esperienza italiana di università interamente in e-learning organizzata dal Politecnico di Milano. Quale bilancio trarre da tale esperienza? Alberto Colorni, coordinatore della iniziativa meneghina, ci ha raccontato molti particolari.
Via via abbiamo allargato lo spettro d'indagine. Alla università Bocconi di Milano hanno fatto altro genere di esperienze di formazione a distanza o supportata dalle tecnologie Itc; ne abbiamo chiesto testimonianza a Maria Grazia Pastorino, docente del Master On Line Education and Training. A Firenze, poi, nel corso del convegno dedicato all'e-learning all'interno della grande kermesse di Firenze World Vision abbiamo avuto modo di chiedere pareri al professor Antonio Calvani, docente di Tecnologie dell'Istruzione all'Università di Firenze, a  Rosanna Gallo dell'Università Cattolica di Brescia e ad Antonio Gallo dell'ISFOL, Istituto per la Formazione dei Lavoratori, che ha in corso la progettazione e la valutazione di metodi per l'implementazione di corsi in e-learning destinati alla Pubblica Amministrazione Centrale.

Che cosa succede oltre confine e che cosa fanno alcune imprese
E siamo andati, ovviamente, oltre confine. Anthony Basiel, ricercatore presso la School of Lifelong Learning and Education della Middlesex University di Londra, ci ha fornito i risultati di alcune indagini riguardanti i corsi a distanza organizzati, da decenni, dalla sua università. Parlando, poi, con alcuni insegnanti del CRITE, Centre for Research in I. T. in Education del Trinity College University di Dublino abbiamo voluto sintetizzare i risultati presentati al Governo irlandese dal Lifelong Learning Group of the Information Society Commission, dal titolo "Comparative International Research on Best Practice and Innovation in Learning". Abbiamo anche cercato il parere di Robert McCormick, della inglese Open University che è universalmente nota per essere stata avanguardia nella didattica a distanza. Come pure in Spagna abbiamo toccato la UNED, l’Università Nazionale di Educazione a Distanza, che dal 1972 propone e genera corsi usando telefono, radio, internet, incontri faccia a faccia, ogni mezzo, in sostanza, per raggiungere il proprio scopo istituzionale con decine di migliaia di persone formate con i suoi corsi.
E-learning

E l'industria privata? La Fiat ha l'istituto ISVOR che propone una propria piattaforma tecnologica di e-learning alle aziende esterne al gruppo automobilistico. Federica Garbolino ne è responsabile e a lei abbiamo chiesto alcune valutazioni sulla loro esperienza. Altre imprese hanno sperimentato e sfruttano la formazione assistita dal computer e a distanza e, man mano, aggiungeremo anche le loro esperienze alla nostra indagine.

Il futuro è negli Oggetti Didattici? E dal punto di vista psicologico?
Ci siamo posti, però, anche alcuni quesiti di fondo che ruotano intorno all'e-learning.
Molto si discute, per esempio, sulla necessità-possibilità di sfruttare la conoscenza e il sapere incapsulandoli in Oggetti Didattici (Learning Object) da condividere e scambiare liberamente affinché i formatori concentrino la propria attenzione sul loro assemblaggio più opportuno, ritagliato sulle necessità del discente. Su ciò la ricerca pedagogica più avanzata europea discute moltissimo e INDIRE vanta competenze e partecipazione mediante il progetto CELEBRATE. A tale proposito abbiamo raccolto i primi pareri emersi da due incontri tra insegnanti svoltisi a Nancy e, soprattutto, alcune loro voci in presa diretta chiedendo a chi vive la scuola in varie nazioni europee se e come la loro vita d'insegnante cambierà mediante l'uso di Oggetti Didattici.
Altrettanto molto si discute su quali siano le materie d'insegnamento più idonee ad essere apprese in modalità e-learning. O, ancor più, se il vero nocciolo della questione ruota più intorno alla materia di studio oppure alla modalità. E quindi abbiamo coinvolto nella nostra ricerca Anna Fata, psicologa ed esperta di formazione a distanza mediata via computer. Come pure un altro psicologo esperto di Fattori Umani, Daniele Baranzini, che lavora presso il Department of Psichology del Trinity College a Dublino dove sta partecipando al progetto europeo di Advanced Integrated Training in Aeronautics Maintenance: la formazione di manutentori di aerei sfruttando tecnologie immersive, caschi e guanti sensibili che fanno apprendere il reale in un mondo ridisegnato in Realtà Virtuale.

E il ventaglio di argomenti e temi, come si vede, man mano è lievitato e si è accresciuto d'interrogativi e risposte. Sovente parziali o, altre volte, ancor più dense d'interrogativi che all'inizio. E quindi la nostra ricerca non può che essere un "work in progress", un mai finito, sempre pronto a riprendere le fila di antichi discorsi. Come le origini stesse dei problemi connessi a voler insegnare qualche cosa a qualcuno che è lontano da noi. Come un dizionario di terminologia riguardante l'e-learning che mai trova pace e la parola fine.

 
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