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Conoscere più di una lingua per essere cittadini europei

Maria Teresa Calzetti Onesti, presidente dell'Associazione Lingua e Nuova Didattica, illustra le strategie UE agli assistenti COMENIUS

di Lorenza Venturi
30 Settembre 2003

Come ogni 26 settembre da tre anni a questa parte, oggi si celebra in tutta Europa la Giornata europea delle Lingue: istituita dal Consiglio d'Europa in occasione dell'Anno Europeo delle Lingue 2001, la giornata dedicata alla promozione dell'apprendimento delle lingue e della diversit linguistica e si concretizza attraverso le attivit pi svariate organizzate in tutto il continente, riportate sul sito del European Centre of Modern Languages (ECML) di Graz.  

Per celebrare a nostro modo questa occasione, vogliamo riportare alcuni stralci della relazione su Il pluralismo linguistico e la dimensione interculturale che Maria Teresa Calzetti Onesti, docente di Didattica della lingua inglese presso la SSIS dell'Universit di Cagliari e Presidente dell'Associazione Lingua e Nuova Didattica (LEND) ha tenuto in occasione dell'incontro con i docenti di contatto degli assistenti linguistici Comenius in Italia, organizzato dall'Agenzia Nazionale Socrates Italia lo scorso ottobre. Il programma Socrates offre infatti ai futuri insegnanti di lingua straniera - laureandi o appena laureati - la possibilit di trascorrere un periodo di tempo da 3 a 8 mesi presso una scuola di un altro paese europeo, allo scopo di migliorare le competenze linguistiche degli alunni, di accrescere la loro motivazione ad apprendere le lingue e il loro interesse nei confronti del paese da cui l'assistente proviene, offrendo allo stesso tempo la possibilit al futuro docente di mettere alla prova le proprie capacit didattiche, di migliorare le proprie competenze nelle lingue straniere vivendo, allo stesso tempo, un'esperienza altamente formativa, nonch retribuita (per altre informazioni cliccare qui).

 

Le competenze linguistiche del cittadino europeo

"Viviamo oggi in una societ linguisticamente differenziata: nel nostro paese esistono 11 lingue oltre l'italiano, e pi di 3.000.000 di persone parlano l'italiano come lingua seconda. L'Unione Europea conta pi di 20 lingue, di cui undici ufficiali. Pare utopistico padroneggiarle tutte e trasformare i cittadini europei in "super-poliglotti". Va rimarcato che circa il 90% dei giovani europei ha s appreso una o pi lingue a scuola, ma solo un terzo riesce a conversare in una lingua straniera.

Ci sono studi e ricerche compiute dal Consiglio D'Europa, di cui le pi recenti sono riportate nel Quadro comune europeo di riferimento per le lingue  che individuano modalit nuove per realizzare una politica di diversificazione linguistica che porti gradualmente al superamento delle situazioni di monolinguismo in favore di una pluralit di lingue comprese dalla maggior parte dei cittadini europei. La diversificazione linguistica, la differenziazione degli obiettivi di apprendimento, diventa orientamento strategico complessivo dell'Unione in un periodo in cui la lingua inglese si configura come la monolingua seconda nella maggior parte dell'Europa (otto giovani su dieci scelgono l'inglese come L2).

Una della direzioni tracciate dalle ricerche del Consiglio d'Europa di scomporre le abilit e fissare obiettivi ridotti per mettere in grado i cittadini europei di raggiungere competenze parziali delimitando, ad esempio, lo studio delle lingue a un certo grado di comprensione orale e scritta modulata in funzione dei bisogni di chi apprende. In questo caso si pone l'accento sull'acquisizione di abilit parziali e non pi sull'accumulo delle conoscenze.

Si passa, insomma, da un apprendimento mirato al prodotto finale ad uno orientato al processo di apprendimento.

Un'altra linea di lavoro indicata dalla Commissione Europea e dal Consiglio d'Europa di utilizzare la lingua straniera nell'apprendimento-insegnamento di materie curricolari. Esistono da alcuni anni, e con buoni risultati, sperimentazioni condotte nelle nostre scuole in questa direzione.

Una terza indicazione di lavoro si fonda sul presupposto che la comprensione di pi lingue divenuto un elemento fondamentale della formazione di base del cittadino europeo. In questi ultimi anni ci sono stati esperimenti sia nell'ambito dell'azione Lingua del programma Socrates, che presso universit francesi, tedesche e scandinave denominati a volte Intercomprehensione, a volte comprensione reciproca, denominazioni spesso inglobate in un unico termine "comprensione multilingue".

 

Cos' l'intercomprensione, o comprensione multilingue?

L' intercomprensione o "comprensione multilingue" sostanzialmente l'apprendimento ricettivo di pi lingue mediante lo sviluppo di strategie che consentono di trasferire processi cognitivi, conoscenze, esperienze ed abilit gi acquisite da una lingua all'altra, dalla lingua madre alla prima lingua straniera da queste alla seconda lingua e cos via. Gli esperimenti fin qui condotti ci proiettano in una situazione futura di intercomprensione o comprensione reciproca multilingue in cui gradualmente la maggior parte dei cittadini europei potr esprimersi nella propria lingua e riuscir a comprendere la lingua dei propri interlocutori.

L'intercomprensione si fonda sul presupposto che in definitiva le lingue non sono poi cos straniere, spesso si conosce qualcosa della lingua da imparare e occorre, quindi, liberarsi da ansie e timori verso la complessit attribuite ad ogni idioma sconosciuto. Si tratta di ridare gusto alla scoperta delle lingue, compresa la propria. Va sottolineato che l'apprendimento di pi lingue, se si avvale di contenuti linguistici e approcci metodologici coordinati, mobilita processi di integrazione, rafforza lo sviluppo cognitivo e facilita l'interazione culturale. Pi lingue si conoscono, pi diventa facile impararne di nuove.

Va inoltre smitizzato l'errore ed accettato il rischio di possibili interferenze in particolare fra lingue affini, pericolo questo enfatizzato, nel passato, dagli studiosi di analisi contrastiva. Occorre, inoltre, potenziare "l'autonomia dell'apprendimento" acquisendo consapevolezza dei propri ritmi e stili di apprendimento. Vi , in genere, scarsa presa di coscienza del proprio modo di apprendere e dell'importanza dell'imparare ad imparare.

 

Come trasferire le competenze da una lingua all'altra?

E' opportuno far riflettere sui processi di trasferibilit, sulla relazione esistente fra lingua madre e lingue straniere, partendo da una percezione meno superficiale delle caratteristiche della propria lingua e da una maggiore consapevolezza dei processi di apprendimento linguistico, cognitivo, affettivo che entrano in gioco quando si impara una lingua. Si deve prestare molta attenzione al "background linguistico" di chi apprende e valorizzarne la pregressa esperienza conoscitiva. Chi apprende combina, in uno stadio di interlingua, la conoscenza incompleta della nuova lingua con gli elementi di carattere fonetico, lessicale e strutturale e con gli aspetti culturali della lingua materna e di altre lingue apprese in precedenza. Il saper esplorare, comparare, e riutilizzare caratteristiche linguistiche afferenti a lingue diverse utile per formulare generalizzazioni e trovare somiglianze. Ci sono suoni, vocaboli, forme grammaticali e sintattiche simili o gi conosciute che possono essere utilmente "riciclate".

Vanno quindi identificare le principali caratteristiche tipologiche (fonologia, morfologia, lessico, sintassi) della lingua che si apprende in rapporto alla propria lingua madre o ad altra lingua gi conosciuta. Anche in questo caso va tenuto presente che ogni individuo impara e comprende in ragione di quello che sa e che sa fare.

In particolare le abilit generali depositate nella propria "memoria" vanno richiamate e attivate per addestrarsi all'ascolto e alla lettura della nuova lingua. Questo implica, in un percorso di lettura, cogliere il senso globale di un testo, fare inferenze o dedurre significati, anticipare o prevedere a livello di frasi o del testo intero. Va inoltre sfruttato il proprio bagaglio lessicale per trasferirlo alle nuove aree di apprendimento. La comprensione un processo dinamico e il senso globale di un messaggio viene ricostruito in funzione della capacit di fare inferenze, deduzioni, previsioni.

La ricerca di questi ultimi anni ha evidenziato che quando la lingua madre e la lingua straniera

condividono un alta percentuale di elementi di "prossimit" possono essere sufficienti circa 50 ore di apprendimento per raggiungere un livello accettabile di comprensione della nuova lingua.

L'intercomprensione pu funzionare grazie alle parole "trasparenti" (vocaboli simili alla lingua madre o alla lingua straniera studiata a scuola).

 

L'apprendimento di lingue affini

La comprensione viene agevolata se si stabiliscono analogie e gradi di prossimit fra lingue che sono storicamente affini come, ad esempio, l'olandese e il tedesco o l'italiano e lo spagnolo. Si sono gi sperimentate tecniche e metodologie per identificare similitudini (ad esempio suoni e vocaboli simili) fra lingue appartenenti allo stesso "albero genealogico", come il ceppo germanico, quello scandinavo, romanzo e slavo.

E' possibile, comunque, far emergere analogie sul piano fonologico, morfo-sintattico, discorsivo e retorico anche fra lingue appartenenti a ceppi linguistici diversi. L'obiettivo, in questo caso, di distinguere ci che generale nell'organizzazione linguistica e quindi trasferibile da ci che specifico di quella particolare lingua. Ad esempio tutte le lingue hanno un loro ordine nel disporre le parole e nel costruire la frase, tutte hanno sostantivi ed aggettivi, ma la posizione e l'uso degli stessi varia da lingua a lingua

 

Un aiuto anche dalla comunicazione non verbale e dalla pre-esposizione

E' importante decodificare gli elementi paralinguistici, quali gesti, espressioni facciali, movimenti del corpo, che possono in certi casi facilitare la comprensione del messaggio orale, in altri, se male interpretati, provocare malintesi, confermare stereotipi e creare incidenti culturali nell'ambito del lavoro e degli scambi. Anche l'aspetto non verbale pu appianare alcune difficolt di comprensione ed evitare conflitti culturali.

Le ricerche fin qui compiute hanno sottolineato l'opportunit di far precedere l'apprendimento di una nuova lingua da una "pre-esposizione" alla stessa con un approccio mirato alla comprensione multilingue che potrebbe nel corso degli anni trasformarsi in apprendimento all'intercomprensione lungo tutto l'arco della vita.

 

L'approccio di comprensione multilingue non la panacea che risolve tutti i problemi legati alla comunicazione linguistica e culturale, ma pu consentire a un gran numero di cittadini di essere presenti sulla scena multilingue, di conoscersi e di tessere rapporti fra loro, di identificarsi in una prospettiva storica comune senza per questo dover rinunciare alla possibilit di potersi esprimere nella propria lingua. L'intercomprensione garantisce la sopravvivenza delle lingue di scarsa diffusione nel farle oggetto di studio e riflessione e rassicura cos milioni di cittadini europei che vedono minacciata la dignit della loro lingua dallo strapotere delle cosiddette lingue "maggiori".

 

Come diffondere questo tipo di competenze?

Per raggiungere questi obiettivi occorrono strumenti didattici, docenti formati ad hoc e soprattutto centri di risorse con dizionari multilingue ed enciclopedie multimediali, software finalizzato, strumenti e materiale che agevolino la conoscenza almeno "passiva" di pi lingue.

L'approccio multilingue un elemento di identit, caratteristica peculiare della cittadinanza

europea, anche condizione essenziale per l'appartenenza a quella societ conoscitiva

propugnata nel Libro Bianco di Edith Cresson. Una pluralit di lingue porta a reagire positivamente alle culture "altre", poich ogni lingua portatrice ed espressione di identit culturale ed etnica. Lingua e cultura strettamente interrelate ed intrecciate sollecitano a riconoscere la propria appartenenza ad una realt culturale storicamente determinata e fanno prendere coscienza dell'esistenza di modi diversi di relazionarsi, di affrontare e risolvere i problemi. Forzano, in un certo senso, a decentrare il proprio punto di vista attraverso una progressiva messa a fuoco della propria identit culturale. Nel passato non era cos importante essere consapevoli dei propri sistemi di comportamento, poich il contatto con l'altro avveniva di rado ed il comportamento della maggior parte delle persone era prevedibile. Oggi, invece, ci troviamo sempre pi ad interagire con la diversit e per non esserne schiacciati, dobbiamo uscire dal nostro sistema culturale ed essere capaci di analizzare dati, di capire ed interpretare la nostra e le altre culture. Dobbiamo prendere atto che il nostro pensiero e i nostri atteggiamenti sono determinati culturalmente e che occorre relazionarsi e mediare con gruppi etnici o culture altre che non condividono il nostro sistema di valori e di credenze.

 

Altri aspetti della comunicazione interculturale

La comunicazione interculturale ha aspetti cognitivi, affettivi, relazionali, agisce sulla dimensione psicologica delle persone e sul loro atteggiamento nei confronti delle conoscenze. Chi ha sviluppato una competenza interculturale sa guardare a oggetti culturali, propri ed altrui, da diversi punti di vista, capace di rapportarsi in modo aperto a realt differenti dalla propria, senza atteggiamenti di rifiuto a priori, ed in grado di reagire positivamente alle novit presenti in ambienti diversi, ad accettare positivamente le differenze e di cooperare nella costruzione e realizzazione di progetti comuni.

Un approccio multilingue 'strumento' di comunicazione ed interazione con gli 'altri' perch sviluppa la creativit e la curiosit per la scoperta linguistica e culturale, e fa prendere coscienza della ricchezza e flessibilit della lingua e dell'esistenza di modi diversi di esprimersi e comunicare.

Le lingue moderne sono ambito privilegiato, ma non certo unico di sviluppo della prospettiva

plurilingue e della competenza interculturale; anche le altre discipline sono chiamate a cimentarsi con esperienze di contatto, confronto con persone appartenenti ad altre culture sia nell'ambito dei programmi europei di Socrates, Leonardo, Giovent che in altri contesti transnazionali e multilaterali.

Le esperienze di confronto, i contatti diretti con persone appartenenti ad altre culture, se lasciati alla spontanea dialettica interpersonale, non garantiscono come risultato il decentramento, la capacit di adottare punti di vista diversi, l'apertura e la curiosit per l'altro. Essi possono invece produrre da un lato atteggiamenti di naturale difesa della propria identit, dall'altro l'incapacit di leggere la cultura dell'altro oltre il filtro della propria. E' necessario intervenire con azioni didattiche, con l'analisi riflessiva delle esperienze di contatto con l'altro, con veri e propri interventi di pedagogia interculturale. E' un interessante, anche se a volte faticoso, processo di incontro/confronto con la diversit linguistica e culturale che attende il docente di contatto Comenius nel lavoro con i propri studenti e con tutti gli altri attori del progetto educativo.

 
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