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STRATEGIE COMUNICATIVE

Ernesto Balducci Edgar Morin, Ripensare la politica - (1)

Dialogo del 17 Gennaio 1991 nella trasmissione "Le tribù della Terra" sulla Terza Rete Rai - Presentazione

di Patrizia Lotti
10 Ottobre 2003

Questa interlocuzione tra padre Balducci e il sociologo francese Edgar Morin, a cui do il benvenuto, si svolge la sera del 17 gennaio del 1991, primo giorno della guerra nel Golfo. E' necessario più che mai rispondere con la parola al mostro della guerra, tentare cioè di discernere quell'uccello di Minerva che vola al crepuscolo, una figura dell'Occidente che Morin ama e che incarna una prospettiva così diversa dal volo notturno degli uccelli tecnologici, carichi di volontà di dominio, nel cielo di Baghdad. L'Occidente può riflettere tutte le sue contraddizioni in questa vicenda in un'area che è incrocio tra modrnità e fondamentalismo, tra Nord e Sud, tra laicità politica e integralismo politico-religioso, tra mondo islamico e mondo cristiano, tra nazionalismi giovani e progetti neo-coloniali globali.

Un aforisma caro a Morin e tratto da Holderlin: "Là dove cresce il pericolo cresce anche ciò che salva". Avrà occasione di giustificare questa speranza apocalittica che noi condividiamo. Si è convenuto di assegnare a lui più tempo nell'ora in programma; è consenziente padre Balducci il cui pensiero è ormai familiare al pubblico che lo segue in questi appuntamenti da oltre tre anni.

Qualche cenno su Edgar Morin, molto fuggevole ma necessario. Il tema fondamentale della sua opera è da tempo la trasformazione della complessità planetaria di tutto ciò che è umano in dimensione politica. Una società, dice, può progredire in complessità solo se progredisce in solidarietà, la solidarietà non imposta ma interiormente sentita e vissuta come fraternità. Egli sostiene che "la presa di coscienza del problema della solidarietà deve condurre alla volontà - cito - di farlo uscire dai bassifondi infrapolitici nei quali è rimosso, e di farne un problema centrale". E' il potere politico uno dei luoghi che egli vede come luoghi di frattura, oggi.

Il tema di questa sera, 'Ripensare la politica', si accende di bagliori tragici di urgenze politiche. In questa terra di nessuno che è diventata la politica gli interrogativi che poniamo assumono un carattere estremo. Il primo: quali indicazioni può darci la crisi del Golfo e la guerra attuale per la trasformazione della pratica politica e della scienza politica? Come trasformare la solidarietà da principio etico a scienza politica?

Il secondo: se il diritto non può confondersi con la spada - una spada che potrebbe essere atomica - con quali mezzi scientifici, etici, simbolici si può pensare di raggiungere la fondazione di un nuovo diritto che sia adeguato alla coscienza e alla complessità strutturale dell'uomo planetario, più di quanto lo sia quello fondato, come sua fonte, come suo soggetto privilegiato, sulla sovranità nazionale? Con la fine dell'equilibrio bipolare molti hanno l'impressione che l'egemonia globale di una sola grande potenza stia scatenando una anarchia giuridica nel senso che il criterio costitutivo delle relazioni non è tanto la regola giuridica o morale che si dice di voler intronizzare ma la pura forza.

Terzo: come produrre - tema che emerge nelle più recenti riflessioni di Edgar Morin - un deperimento consistente dello stato nazionale per costruire un soggetto politico mondiale, un soggetto politico cioè idoneo al governo effettivo di problemi ormai irriducibili alla scala regionale?
Cito fra alcuni maggiori la tutela ambientale, la questione energetica, la sicurezza, la distruzione egualitaria delle risorse materiali della terra.

Sono temi emergenti nella dottrina di Morin, nella riflessione di padre Balducci, nella coscienza collettiva di oggi. Ringrazio Morin di aver accettato di venire da Parigi per riflettere con noi su questo nostro futuro ed ho l'onore di dargli la parola.

Giancarlo Zizola

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