di Indire Comunicazione
05 Ottobre 2003
Se l'e-learning è creatura dei nostri tempi e deve la sua esistenza in ampia misura all'esplosivo sviluppo tecnologico degli ultimi anni, il suo progenitore più diretto è l'apprendimento a distanza, che ha in realtà radici molto lontane. In teoria, infatti, si possono considerare come primi casi di istruzione a distanza (o apprendimento a seconda del punto di vista) anche i casi epistolari dell'antichità quali le lettere di Platone a Dionigi di Siracusa o quelle di S. Paolo ai cristiani, oppure ancora Cartesio che scriveva a Cristina di Svezia. In realtà - come illustra Antonio Calvani, che nel suo "Fare formazione in Internet" traccia la genesi dell'e-learning e delle sue componenti culturali - "è solo con la diffusione dei moderni sistemi postali che nascono dei sistemi di istruzione a distanza veri e propri" come i primi corsi per corrispondenza in Inghilterra e in Svezia a metà dell'Ottocento. Alla fine del XIX secolo, poi, l'istruzione a distanza prende piede in molti paesi europei e nel Nord America, ma il tutto si risolve nell'invio allo studente di testi.
Dopo vari esperimenti di insegnamento via radio e via telefono, la più significativa svolta si ha con l'avvento della Open University anglosassone, ancor oggi un modello di riferimento. Attualmente, sempre secondo Calvani, "oltre il 90% delle università americane eroga attività educative a distanza", sia in maniera esclusiva che affiancandole ai tradizionali corsi in presenza.
Al di là dell'avvicendarsi dei supporti tecnici, esistono problematiche di ben diverso spessore culturale intessute nello sviluppo della distance education. Molti studiosi (Garrison, Nipper e in Italia in particolare Trentin) concordano nell'individuare tre generazioni: la prima è quella basata sulla sola corrispondenza; la seconda, durante gli anni '60-'70, è invece caratterizzata da una maggiore consapevolezza teorica e da due nuove componenti, cioè da un'infrastruttura di progettazione curricolare analitica in piccoli blocchi e verifiche continue; la terza, infine, prevede l'impiego di reti telematiche ed è quella in cui la comunicazione e l'apprendimento divengono un processo sociale, mentre anche i curricoli sono strutturati in forma più aperta.
Il passaggio sensibile avviene, a ben guardare, fra la seconda e la terza generazione allorché le reti telematiche e l'interattività ad esse collegata permettono di passare da una tipologia comunicativa uno-molti ad una molti-molti, in cui "non solo il discente può interagire più rapidamente con il docente, ma può anche stabilire interazioni e rapporti cooperativi con tutti gli allievi partecipanti". In realtà, la rete telematica non è di per se stessa sufficiente a segnare il passaggio. Quello che conta sono la componente interattiva e la capacità di creare un ambiente emotivamente valido, in una parola il dialogo, se pur a distanza. E' solo in presenza di questi elementi che si possono superare i limiti che hanno frenato l'espandersi della seconda generazione e si può arrivare all'e-learning nel senso pieno del termine. La figura del discente diventa allora, sempre secondo Calvani, "lo snodo di una complessa rete di interazioni che si sviluppano continuativamente sia con figure e ruoli (docenti, esperti, colleghi, comunità virtuali di apprendimento) sia con istituzioni o organizzazioni in grado di produrre ed erogare risorse o formazione più strutturata". Dalla classe, alla rete!
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