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IFTS-FORMAZIONE POST-SECONDARIA NON UNIVERSITARIA

Sistema integrato per il diritto all'apprendimento

Il sistema, i bisogni del cittadino, le reti, le istituzioni: l'Educazione degli Adulti nella prospettiva toscana.

di Catia Cantini
26 Marzo 2004

Nei laboratori tematici del Convegno di Borgo San Lorenzo "Lifelong Learning: la via toscana al sistema formativo integrato" si è parlato di alcuni aspetti significativi dell’educazione lungo tutto l’arco della vita alla luce dell’esperienza toscana, che può essere assunta a modello per l’intero paese. Quattro gli argomenti chiave: "il territorio come luogo di integrazione", "la programmazione interistituzionale", "la gestione in rete" e "la valutazione di sistema".

Il primo gruppo di lavoro, che aveva il compito di discutere su “come leggere i bisogni integrati del territorio”, ha sviluppato il concetto di integrazione a partire dalla centralità del soggetto e dei suoi fabbisogni, la cui corretta messa a fuoco potrebbe essere raggiunta mediante tre strategie: individuando azioni funzionali alla rilevazione dei fabbisogni, valorizzando ciò che è già in atto e organizzando incontri di tipo assembleare che mettano in contatto il privato con il pubblico. Pare soprattutto importante rilevare i bisogni inespressi, in modo da intaccare il muro dell’emarginazione sociale, compito che potrebbe essere assolto dalla scuola e dalle associazioni, ovvero dai primi attori in grado di capire e indurre la domanda. Una rilevazione che nasce, dunque, dal basso e vuole essere funzionale alla progettazione in un contesto di condivisione di informazioni e procedure, anche da parte delle istituzioni (troppo spesso inclini ad innestare meccanismi di delega). L’attenzione al soggetto in formazione può essere stimolata anche attraverso le misure di accompagnamento che facilitano il lavoro educativo sul territorio: accoglienza, ascolto e orientamento. Cercando dei possibili prototipi da utilizzare per il loro potenziale di trasferibilità sono stati citati i Comitati locali, quali esperti di programmazione integrata, e i Circoli di studio, la cui conoscenza del territorio li rende una valida cabina di regia dei progetti.   

Il secondo gruppo di lavoro si è occupato della programmazione interistituzionale ricercando i punti di forza e di debolezza della realtà toscana: una realtà avanzata che si fa portavoce di politiche tese a superare le divisioni interistituzionali e che combatte il rischio di autoreferenzialità dei vari attori (soprattutto della scuola) per sostenere il processo di integrazione in atto. D’altra parte non mancano punti di criticità: è auspicabile, ad esempio, che sia rafforzata la funzione dell’associazionismo e degli organismi terzi, attenti mediatori tra i bisogni espressi dal basso e le istituzioni che governano il sistema. È stato, inoltre, evidenziato il bisogno di maggiori risorse certe da distribuire ai sistemi locali (anche tramite criteri di incentivazione e co-finanziamento): non si può dimenticare che al di là del Fondo Sociale Europeo  - che non è una fonte certa - il processo di crescita si realizza innanzitutto a partire dal tessuto socioculturale del territorio stesso.

Il terzo gruppo ha affrontato il tema “come lavorare in rete” ponendo quale valore primario il fatto che una rete vive innanzitutto di relazioni: essa è una forma di relazione tra realtà tendenzialmente omogenee. È, quindi, necessario creare un clima relazionale che tenga conto della professionalità degli attori, nel rispetto dei ruoli di ciascuno: questo significa chiarezza, trasparenza e responsabilità. Nel concetto di rete sembrano convergere due diversi modelli: la rete territoriale e quella telematica. Se la prima ha un approccio legato soprattutto alle realtà locali e può quindi garantire un’importante mappa concettuale, la seconda risponde a un quadro di lavoro ben più vasto, consentendo il riconoscimento del patrimonio del cittadino e rendendo visibile su vasta scala la rappresentatività di ogni realtà. La rilevazione dei fabbisogni locali, spesso operata dalle reti territoriali, è un elemento indispensabile per migliorare la ricollocazione dell’adulto che rientra in formazione, rientro che dovrebbe mirare non solo all’occupabilità ma anche allo sviluppo della cittadinanza attiva e alla lotta contro l’esclusione sociale. La rete telematica, intesa come ipostasi della rete territoriale, svolge funzioni differenti e non meno significative: partecipa all’ottimizzazione, distribuzione e valorizzazione delle risorse e si pone come spazio aperto di discussione su una delle tematiche più delicate e urgenti dell’educazione degli adulti: il riconoscimento delle competenze. Costruire una moneta di scambio europea sulla validità delle certificazioni è, infatti, uno dei principali obiettivi da raggiungere in una società flessibile e in continua espansione come quella attuale. Per fare questo serve un governo dei sistemi che consenta il raccordo dei soggetti a vari livelli: nazionale, regionale, provinciale e locale. In tal senso la rete informatica è uno strumento potenzialmente adeguato a condividere le pratiche di gestione garantendo un minimo di unitarietà al sistema (naturalmente, nel pieno rispetto delle diversità di ciascuno); uno dei rischi che si corrono è, infatti, quello della polverizzazione delle procedure e delle esperienze.

Il quarto gruppo, il cui focus era “come valutare il sistema”, ha evidenziato la necessità di un rinnovamento culturale che superi il vecchio retaggio della valutazione scolastica (dove valutare significa giudicare), cogliendo nella valutazione il suo valore di ‘attribuzione di significato’, di ricerca e di ricomprensione del sistema. Intesa come facilitazione allo sviluppo del sistema, la valutazione viene ad intrecciarsi al concetto di e-governance: è stato ricordato che i sistemi che vivono più a lungo sono quelli che si autoregolano. Questo implica uno sforzo orientato a costruire i presupposti che rendano possibile una maggiore chiarezza degli obiettivi e delle linee strategiche, anche attraverso la comparabilità e la trasparenza dei risultati. Ciò che invece va evitato è l’autoreferenzialità del sistema che si fonda spesso su logiche in cui le risorse sono distribuite proprio dove c’è meno bisogno.

Grazie all’attenzione esclusiva riservata alla persona e alle sue esigenze, l’educazione degli adulti non è un semplice settore del Lifelong Learning: ne è piuttosto il paradigma, e potrebbe quindi indicare all’intero sistema i percorsi esemplari da seguire, anche nell’ottica della lotta all’esclusione sociale.


 

Catia Cantini, Servizio EdA [c.cantini@indire.it]

 
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