Indire, sito ufficiale
Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa MIUR
immagine di contorno      Formazione separatore dei progetti      Documentazione separatore barra alta      Didattica separatore barra alta      Comunicazione separatore barra alta Europa
contorno tabella centrale
LINGUE STRANIERE

Le lingue straniere, occasioni da cogliere

La conoscenza di almeno una lingua straniera ormai imprescindibile per chi entra nel mondo del lavoro è acquisizione dalle tante implicazioni

di Maria Teresa Calzetti Onesti
27 Aprile 2004

Per sottolineare la presenza di Indire all’Expo dell’Educazione e del Lavoro di Milano, nella sua veste di Istituto impegnato alla costruzione di un'identità sovranazionale e nello specifico europea, riportiamo alcuni stralci della relazione su Il pluralismo linguistico e la dimensione interculturale che Maria Teresa Calzetti Onesti, docente di Didattica della lingua inglese presso la SSIS dell'Università di Cagliari e Presidente dell'Associazione Lingua e Nuova Didattica (LEND) ha tenuto in occasione dell'incontro con i docenti di contatto degli assistenti linguistici Comenius in Italia, organizzato dall'Agenzia Nazionale Socrates Italia. Il programma Socrates offre infatti ai futuri insegnanti di lingua straniera - laureandi o appena laureati - la possibilità di trascorrere un periodo di tempo da 3 a 8 mesi presso una scuola di un altro paese europeo, allo scopo di migliorare le competenze linguistiche degli alunni, di accrescere la loro motivazione ad apprendere le lingue e il loro interesse nei confronti del paese da cui l'assistente proviene, offrendo allo stesso tempo la possibilità al futuro docente di mettere alla prova le proprie capacità didattiche, di migliorare le proprie competenze nelle lingue straniere vivendo, allo stesso tempo, un'esperienza altamente formativa, nonché retribuita (per altre informazioni cliccare qui).

Le competenze linguistiche del cittadino europeo

"Viviamo oggi in una società linguisticamente differenziata: nel nostro paese esistono 11 lingue Archivio Dia, Indireoltre l'italiano, e più di 3.000.000 di persone parlano l'italiano come lingua seconda. L'Unione Europea conta più di 20 lingue, di cui undici ufficiali. Pare utopistico padroneggiarle tutte e trasformare i cittadini europei in "super-poliglotti". Va rimarcato che circa il 90% dei giovani europei ha sì appreso una o più lingue a scuola, ma solo un terzo riesce a conversare in una lingua straniera.

Ci sono studi e ricerche compiute dal Consiglio D'Europa, di cui le più recenti sono riportate nel Quadro comune europeo di riferimento per le lingue  che individuano modalità nuove per realizzare una politica di diversificazione linguistica che porti gradualmente al superamento delle situazioni di monolinguismo in favore di una pluralità di lingue comprese dalla maggior parte dei cittadini europei. La diversificazione linguistica, la differenziazione degli obiettivi di apprendimento, diventa orientamento strategico complessivo dell'Unione in un periodo in cui la lingua inglese si configura come la monolingua seconda nella maggior parte dell'Europa (otto giovani su dieci scelgono l'inglese come L2).

Una della direzioni tracciate dalle ricerche del Consiglio d'Europa è di scomporre le abilità e fissare obiettivi ridotti per mettere in grado i cittadini europei di raggiungere competenze parziali delimitando, ad esempio, lo studio delle lingue a un certo grado di comprensione orale e scritta modulata in funzione dei bisogni di chi apprende. In questo caso si pone l'accento sull'acquisizione di abilità parziali e non più sull'accumulo delle conoscenze. Si passa, insomma, da un apprendimento mirato al prodotto finale ad uno orientato al processo di apprendimento. Un'altra linea di lavoro indicata dalla Commissione Europea e dal Consiglio d'Europa è di utilizzare la lingua straniera nell'apprendimento-insegnamento di materie curricolari. Esistono da alcuni anni, e con buoni risultati, sperimentazioni condotte nelle nostre scuole in questa direzione. Una terza indicazione di lavoro si fonda sul presupposto che la comprensione di più lingue è divenuto un elemento fondamentale della formazione di base del cittadino europeo. In questi ultimi anni ci sono stati esperimenti sia nell'ambito dell'azione Lingua del programma Socrates, che presso università francesi, tedesche e scandinave denominati a volte Intercomprehensione, a volte comprensione reciproca, denominazioni spesso inglobate in un unico termine "comprensione multilingue".

Cos'è l'intercomprensione, o comprensione multilingue?

L'intercomprensione o "comprensione multilingue" è sostanzialmente l'apprendimento ricettivo di più lingue mediante lo sviluppo di strategie che consentono di trasferire processi cognitivi, conoscenze, esperienze ed abilità già acquisite da una lingua all'altra, dalla lingua madre alla prima lingua straniera da queste alla seconda lingua e così via. Gli esperimenti fin qui condotti ci proiettano in una situazione futura di intercomprensione o comprensione reciproca multilingue in cui gradualmente la maggior parte dei cittadini europei potrà esprimersi nella propria lingua e riuscirà a comprendere la lingua dei propri interlocutori. L'intercomprensione si fonda sul presupposto che in definitiva le lingue non sono poi così straniere, spesso si conosce qualcosa della lingua da imparare e occorre, quindi, liberarsi da ansie e timori verso le complessità attribuite ad ogni idioma sconosciuto. Si tratta di ridare gusto alla scoperta delle lingue, compresa la propria. Va sottolineato che l'apprendimento di più lingue, se si avvale di contenuti linguistici e approcci metodologici coordinati, mobilita processi di integrazione, rafforza lo sviluppo cognitivo e facilita l'interazione culturale. Più lingue si conoscono, più diventa facile impararne di nuove. Va inoltre smitizzato l'errore ed accettato il rischio di possibili interferenze in particolare fra lingue affini, pericolo questo enfatizzato, nel passato, dagli studiosi di analisi contrastiva. Occorre, inoltre, potenziare "l'autonomia dell'apprendimento" acquisendo consapevolezza dei propri ritmi e stili di apprendimento. Vi è, in genere, scarsa presa di coscienza del proprio modo di apprendere e dell'importanza dell'imparare ad imparare.

Come trasferire le competenze da una lingua all'altra?

E' opportuno far riflettere sui processi di trasferibilità, sulla relazione esistente fra lingua madre e lingue straniere, partendo da una percezione meno superficiale delle caratteristiche della propria lingua e da una maggiore consapevolezza dei processi di apprendimento linguistico, cognitivo, affettivo che entrano in gioco quando si impara una lingua. Si deve prestare molta attenzione al "background linguistico" di chi apprende e valorizzarne la pregressa esperienza conoscitiva. Chi apprende combina, in uno stadio di interlingua, la conoscenza incompleta della nuova lingua con gli elementi di carattere fonetico, lessicale e strutturale e con gli aspetti culturali della lingua materna e di altre lingue apprese in precedenza. Il saper esplorare, comparare, e riutilizzare caratteristiche linguistiche afferenti a lingue diverse è utile per formulare generalizzazioni e trovare somiglianze. Ci sono suoni, vocaboli, forme grammaticali e sintattiche simili o già conosciute che possono essere utilmente "riciclate". Vanno quindi identificate le principali caratteristiche tipologiche (fonologia, morfologia, lessico, sintassi) della lingua che si apprende in rapporto alla propria lingua madre o ad altra lingua già conosciuta. Anche in questo caso va tenuto presente che ogni individuo impara e comprende in ragione di quello che sa e che sa fare. In particolare le abilità generali depositate nella propria "memoria" vanno richiamate e attivate per addestrarsi all'ascolto e alla lettura della nuova lingua. Questo implica, in un percorso di lettura, cogliere il senso globale di un testo, fare inferenze o dedurre significati, anticipare o prevedere a livello di frasi o del testo intero. Va inoltre sfruttato il proprio bagaglio lessicale per trasferirlo alle nuove aree di apprendimento. La comprensione è un processo dinamico e il senso globale di un messaggio viene ricostruito in funzione della capacità di fare inferenze, deduzioni, previsioni. La ricerca di questi ultimi anni ha evidenziato che quando la lingua madre e la lingua straniera condividono un'alta percentuale di elementi di "prossimità" possono essere sufficienti circa 50 ore di apprendimento per raggiungere un livello accettabile di comprensione della nuova lingua. L'intercomprensione può funzionare grazie alle parole "trasparenti" (vocaboli simili alla lingua madre o alla lingua straniera studiata a scuola).

L'apprendimento di lingue affini

La comprensione viene agevolata se si stabiliscono analogie e gradi di prossimità fra lingue che sono storicamente affini come, ad esempio, l'olandese e il tedesco o l'italiano e lo spagnolo. Si sono già sperimentate tecniche e metodologie per identificare similitudini (ad esempio suoni e vocaboli simili) fra lingue appartenenti allo stesso "albero genealogico", come il ceppo germanico, quello scandinavo, romanzo e slavo. E' possibile, comunque, far emergere analogie sul piano fonologico, morfo-sintattico, discorsivo e retorico anche fra lingue appartenenti a ceppi linguistici diversi. L'obiettivo, in questo caso, è di distinguere ciò che è generale nell'organizzazione linguistica -e quindi trasferibile- da ciò che è specifico di quella particolare lingua. Ad esempio tutte le lingue hanno un loro ordine nel disporre le parole e nel costruire la frase, tutte hanno sostantivi ed aggettivi, ma la posizione e l'uso degli stessi varia da lingua a lingua.

Un aiuto anche dalla comunicazione non verbale e dalla pre-esposizione

E' importante decodificare gli elementi paralinguistici, quali gesti, espressioni facciali, movimenti del corpo, che possono in certi casi facilitare la comprensione del messaggio orale, in altri, se male interpretati, provocare malintesi, confermare stereotipi e creare incidenti culturali nell'ambito del lavoro e degli scambi. Anche l'aspetto non verbale può appianare alcune difficoltà di comprensione ed evitare conflitti culturali. Le ricerche fin qui compiute hanno sottolineato l'opportunità di far precedere l'apprendimento di una nuova lingua da una "pre-esposizione" alla stessa con un approccio mirato alla comprensione multilingue che potrebbe nel corso degli anni trasformarsi in apprendimento all'intercomprensione lungo tutto l'arco della vita. L'approccio di comprensione multilingue non è la panacea che risolve tutti i problemi legati alla comunicazione linguistica e culturale, ma può consentire a un gran numero di cittadini di essere presenti sulla scena multilingue, di conoscersi e di tessere rapporti fra loro, di identificarsi in una prospettiva storica comune senza per questo dover rinunciare alla possibilità di potersi esprimere nella propria lingua. L'intercomprensione garantisce la sopravvivenza delle lingue di scarsa diffusione nel farle oggetto di studio e riflessione e rassicura così milioni di cittadini europei che vedono minacciata la dignità della loro lingua dallo strapotere delle cosiddette lingue "maggiori".

Come diffondere questo tipo di competenze?

Per raggiungere questi obiettivi occorrono strumenti didattici, docenti formati ad hoc e soprattutto centri di risorse con dizionari multilingue ed enciclopedie multimediali, software finalizzato, strumenti e materiale che agevolino la conoscenza almeno "passiva" di più lingue. L'approccio multilingue è un elemento di identità, è caratteristica peculiare della cittadinanza europea, è anche condizione essenziale per l'appartenenza a quella società conoscitiva propugnata nel Libro Bianco di Edith Cresson. Una pluralità di lingue porta a reagire positivamente alle culture "altre", poiché ogni lingua è portatrice ed espressione di identità culturale ed etnica. Lingua e cultura strettamente interrelate ed intrecciate sollecitano a riconoscere la propria appartenenza ad una realtà culturale storicamente determinata e fanno prendere coscienza dell'esistenza di modi diversi di relazionarsi, di affrontare e risolvere i problemi. Forzano, in un certo senso, a decentrare il proprio punto di vista attraverso una progressiva messa a fuoco della propria identità culturale. Nel passato non era così importante essere consapevoli dei propri sistemi di comportamento, poiché il contatto con l'altro avveniva di rado ed il comportamento della maggior parte delle persone era prevedibile. Oggi, invece, ci troviamo sempre più ad interagire con la diversità e per non esserne schiacciati, dobbiamo uscire dal nostro sistema culturale ed essere capaci di analizzare dati, di capire ed interpretare la nostra e le altre culture. Dobbiamo prendere atto che il nostro pensiero e i nostri atteggiamenti sono determinati culturalmente e che occorre relazionarsi e mediare con gruppi etnici o culture altre che non condividono il nostro sistema di valori e di credenze.

Altri aspetti della comunicazione interculturale

La comunicazione interculturale ha aspetti cognitivi, affettivi, relazionali, agisce sulla dimensione psicologica delle persone e sul loro atteggiamento nei confronti delle conoscenze. Chi ha sviluppato una competenza interculturale sa guardare a oggetti culturali, propri ed altrui, da diversi punti di vista, è capace di rapportarsi in modo aperto a realtà differenti dalla propria, senza atteggiamenti di rifiuto a priori, ed è in grado di reagire positivamente alle novità presenti in ambienti diversi, ad accettare positivamente le differenze e di cooperare nella costruzione e realizzazione di progetti comuni. Un approccio multilingue è 'strumento' di comunicazione ed interazione con gli 'altri' perché sviluppa la creatività e la curiosità per la scoperta linguistica e culturale, e fa prendere coscienza della ricchezza e flessibilità della lingua e dell'esistenza di modi diversi di esprimersi e comunicare. Le lingue moderne sono ambito privilegiato, ma non certo unico di sviluppo della prospettiva plurilingue e della competenza interculturale; anche le altre discipline sono chiamate a cimentarsi con esperienze di contatto, confronto con persone appartenenti ad altre culture sia nell'ambito dei programmi europei di Socrates, Leonardo, Gioventù che in altri contesti transnazionali e multilaterali. Le esperienze di confronto, i contatti diretti con persone appartenenti ad altre culture, se lasciati alla spontanea dialettica interpersonale, non garantiscono come risultato il decentramento, la capacità di adottare punti di vista diversi, l'apertura e la curiosità per l'altro. Essi possono invece produrre da un lato atteggiamenti di naturale difesa della propria identità, dall'altro l'incapacità di leggere la cultura dell'altro oltre il filtro della propria. E' necessario intervenire con azioni didattiche, con l'analisi riflessiva delle esperienze di contatto con l'altro, con veri e propri interventi di pedagogia interculturale. E' un interessante, anche se a volte faticoso, processo di incontro/confronto con la diversità linguistica e culturale che attende il docente di contatto Comenius nel lavoro con i propri studenti e con tutti gli altri attori del progetto educativo.

Maria Teresa Calzetti Onesti, Associazione Lingua e nuova didattica - Lend

Editing a cura di Lorenza Venturi, Agenzia Socrates Italia e Francesco Vettori, Ufficio Comunicazione Indire

 
Articoli correlati

Seminario a Firenze sull'insegnamento delle lingue straniere
di Rudi Bartolini & Elena Maddalena (28 Settembre 2009)

Insegnamento/Apprendimento delle Lingue Straniere in Italia
di Tiziana Mezzi (24 Agosto 2009)

Una sinfonia di 20 lingue, un solo spartito: Lingu@net
di Silvia Dell Acqua (20 Luglio 2006)

Risorse in rete per gli insegnanti di lingue
di Maddalena Francavilla (29 Maggio 2006)

Slash21: la strada vincente?
di Donatella Nucci e Lucia Giannini (05 Ottobre 2005)

Uno strumento per migliorare il processo di apprendimento
di Alessandra Mochi (11 Maggio 2004)