di Alessandra Mochi
11 Maggio 2004
La conoscenza delle culture dei paesi che compongono l’Europa sta alla base della costruzione della cittadinanza europea e passa inevitabilmente per l’apprendimento delle lingue parlate nell’Unione. L’obiettivo di insegnare/apprendere almeno due lingue straniere in tutte le scuole d’Europa era già stato fissato nel Libro Bianco della commissione europea “Insegnare e apprendere, verso la società conoscitiva” (Bruxelles, 1995), mentre riferimenti certi per l’insegnamento delle lingue e descrizioni delle competenze linguistiche riferite ai livelli riconosciuti in Europa sono contenuti nel Quadro Comune Europeo di Riferimento, predisposto dal Consiglio di Cooperazione Culturale del Consiglio d’Europa .
L'Apprendimento Integrato di Lingua e Contenuto (Content and Language Integrated Learning, CLIL), che permette agli allievi di imparare una o due materie in una o due lingue straniere, può svolgere un ruolo decisivo nella realizzazione degli obiettivi dell'Unione Europea sull’apprendimento delle lingue.
Questo argomento è stato oggetto di un'interessante conferenza intitolata “CLIL una proposta per l’insegnamento delle lingue” organizzata in occasione dell’Expo dell’Educazione e del Lavoro, prima “Mostra dell’istruzione, formazione, università e ricerca, servizi al lavoro, capitale umano”, tenutasi a Milano dal 27 al 30 aprile.
La conferenza, che ha visto intervenire rappresentanti degli IRRE Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, ha messo in luce come tale metodo possa offrire agli allievi l’opportunità di sperimentare subito le nuove competenze linguistiche acquisite, anziché dedicarsi all'apprendimento prima e passare alla pratica poi.
Dalla conferenza è emerso che è possibile insegnare una lingua straniera a qualunque livello, fin dalla scuola primaria, se vengono utilizzate attività adeguate, e che in gran parte ciò dipende dal livello di “contestualizzazione” di queste attività.
E’ emerso che studiare una disciplina in lingua straniera può rafforzare tanto l’apprendimento linguistico quanto quello disciplinare, e l’apprendimento tout court. Soprattutto le materie scientifiche si prestano a questo tipo di approccio perché sono più facilmente “contestualizzabili”, essendo associate all’osservazione diretta dei fenomeni, e possono quindi inserirsi nel contesto di concrete esperienze realizzate a tutti i livelli scolastici. Ciò permette di affrontare contenuti complessi anche con una limitata conoscenza della lingua e quindi far studiare le lingue ad un più ampio numero di allievi. In genere, l’insegnante della materia lavora in stretta collaborazione con un insegnante di lingua anche se con ruoli ben diversi: di definizione di contenuti, esperienze e compiti l’uno, di mediazione, cioè di riformulazione dei contenuti in base alla natura del compito, l’altro. L'Apprendimento Integrato di Lingua e Contenuto risulta essere una risposta valida a un bisogno europeo sempre più forte e per questo sarà oggetto di uno studio specifico che verrà condotto dalla rete Eurydice - data di pubblicazione autunno del 2005 - con l’obiettivo di far luce su questo tipo di offerta educativa ormai molto diffusa nelle scuole d’Europa.
Immagine tratta dall'archivio Dia di Indire
di Alessandra Mochi, Unità italiana Eurydice, Indire
Editing a cura di Francesco Vettori, Ufficio Comunicazione, Indire
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