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DOCUMENTAZIONE

Il knowledge management nel sistema scolastico

PuntoEdu e Gold argomenti di discussione all'Expo 2004

di Marisa Trigari
25 Maggio 2004

La scuola di massa, che è oggi anche la scuola dell’autonomia in pieno processo di riforma, deve coniugare in modo nuovo il problema della formazione degli insegnanti e quello della elaborazione, rappresentazione e trasmissione  della conoscenza professionale sperimentata nella pratica didattica.

I suggerimenti  per un approccio diverso alla gestione della conoscenza in termini di risorsa nel campo educativo sono venuti nel corso del tempo dal mondo dell’economia non meno che da quello sociologico e filosofico. Se Benjamin deplorava nel mondo della produzione di massa la dicotomia tra Erlebnis (esperienza ‘pubblica’ in termini di generalizzazione e riproduzione ideologicamente connotate)  ed Erfahrung, (l’esperienza privata originale e creativa,  Abfall – rifiuto dimenticato e accantonato nella massificazione), proprio l’industria di epoca post-fordista, dove la risorsa ‘informazione’ è oggi più importante della risorsa hardware e software, ha gradualmente dovuto riscoprire l’importanza di quella che si usa chiamare ‘conoscenza tacita’, un patrimonio che appartiene ai singoli, non riconducibile a procedure standard, non identificabile in manuali, non coincidente con la ricerca di base, eppure cruciale per lo sviluppo e l’innovazione. Essa si affianca alla ricerca ‘istituzionale’, la integra e crea occasioni per una sua rivitalizzazione. Ed è ancora dal mondo della produzione che viene l’idea che essa debba coniugarsi con il potenziamento della competenza sociale, relazionale, capace di produrre le occasioni nell’ambito delle quali la ‘conoscenza tacita’ si applica e si trasmette, l’informazione circola e produce nuova conoscenza.    

Nella scuola della riforma, che ha capovolto un approccio dirigistico ed eterodiretto, non vi è minore necessità – anzi - di produrre conoscenza intrecciando ricerca pedagogica e  buone pratiche, recuperando e rappresentando adeguatamente la ‘conoscenza tacita’ dell’insegnante professionista, maturata all’interno della sua esperienza didattica e nello scambio quotidiano con gli studenti e con altri docenti.

E tuttavia questo processo non si determina spontaneamente, ‘naturalmente’, neppure nell’era di Internet, in cui l’accesso all’informazione è aperto a chiunque. Richiede organizzazione e riflessione, partecipazione consapevole e definizione di ruoli.

INDIRE ed IRRE, in qualità di istituti di documentazione nazionale il primo, di ricerca educativa i secondi, hanno elaborato nel tempo i termini di un loro ruolo congiunto in questo campo: 

 

·     è necessario pensare ad una formazione iniziale ed in servizio di ampio respiro, che metta in comunicazione la ricerca con la pratica, il locale con il globale, ispirata al knowledge management e a pratiche di ricerca-azione;

·     è necessario identificare e ‘stanare’  le buone pratiche, consapevoli del fatto che non ogni pratica è sempre buona pratica e del fatto che sulla definizione non pacifica di buona pratica un dibattito va aperto e mantenuto ad alti livelli;

·     bisogna creare nella scuola le situazioni che favoriscono le buone pratiche, creando occasioni sempre rinnovate di ricerca-azione, formazione continua, confronto e  sperimentazione;

·     vanno costruiti i luoghi nuovi della rappresentazione delle conoscenze e dello scambio professionale: il problema chiave dell’informazione/documentazione non è più il problema dell’accesso, ma quello della qualità, dell’interattività e del delicato equilibrio tra libertà di descrizione dell’esperienza e fruibilità della medesima da parte di un pubblico più ampio attraverso una strutturazione dell’informazione;

·     va inserita la competenza della ‘documentazione’ efficace dell’esperienza tra le competenze dell’insegnante nell’ambito della sua formazione;

·     va progressivamente ridotto il digital divide che vede ancora molti e validi insegnanti restii a condividere la loro expertise professionale perché ancora estranei alle modalità di comunicazione digitale, oggi inevitabili per una circolazione dell’informazione su larga scala;

·     va ricordata l’osservazione di un teorico del knowledge management, Nonaka, che condividere conoscenza professionale non è un atto ovvio ed istintivo, e richiede un surplus di lavoro, sicché va incoraggiato con riconoscimenti tangibili, senza i quali la motivazione non si manterrà nel tempo;

·     è necessaro affrontare i problemi della responsabilità intellettuale ed editoriale che il libero scambio su supporto digitale determina.

 

Questi solo alcuni dei punti della riflessione teorica sottostante ai progetti Gold e PuntoEdu, sui quali si è avuto modo di confrontarsi durante la manifestazione milanese. Gold è stato riconfermato come il luogo di rappresentazione della ‘conoscenza tacità’ dei docenti; PuntoEdu come l’ambiente di apprendimento in cui questa conoscenza rifluisce come contributo alla formazione e all’innovazione educativa e in cui nuova conoscenza si crea nella stessa ottica di costruzione sociale e condivisione.

 

Se INDIRE ed IRRE sono già presenti insieme istituzionalmente nel sistema documentario della scuola italiana di cui Gold è gran parte, dopo l’incontro di Milano anche Puntoedu si avvia a diventare terreno comune per una collaborazione istituzionale strutturata, capace di integrare le esigenze territoriali di base con la necessità di una condivisione di significati in ambito nazionale.

 

Le scommesse PuntoEdu e Gold restano importanti: non sembra possibile affrontare adeguatamente le emergenze dell’oggi  prescindendo dal contesto completamente nuovo di produzione e comunicazione delle conoscenze in cui quelle emergenze si iscrivono.        

di Marisa Trigari, coordinatrice della Sezione Documentazione, Indire  

 
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