Documentare un percorso educativo o documentare è un
percorso educativo?
Come insegna Marina Vriz “gli
strumenti devono servire ad aumentare e stimolare le capacità delle persone”.
Il computer, questo strumento che ormai è nelle case di molte
persone, nella mente di tanti adolescenti e che ci permette di fare molteplici
cose altrimenti impossibili, risulta particolarmente prezioso per la
comunicazione e la documentazione multimediale, molto utile per l’insegnamento
e la didattica.
Se è vero che oggi l’informatica non riguarda più solo il computer ma è un modo di vivere, che oggi la mediazione con
l’ambiente, i mezzi culturali, gli strumenti, i segni delle attività umane ne
sono contraddistinti a tanti livelli, ad un insegnante questi processi
d’innovazione devono essere familiari.
Chi impara è un attivo costruttore di significati che
interagisce e costruisce significati da ciò che è osservato e sperimentato; la
mente e il linguaggio, le conoscenze, i valori e gli atteggiamenti, sono
costruiti attraverso l’interazione cogli altri. Occorre adottare un metodo
duttile e flessibile, servirsi di strumenti che possano
aumentare le forme di comunicazione, e del resto le novità, in genere,
incuriosiscono e stimolano l’attenzione e la partecipazione…
Con questo progetto c’interessava apprendere nuovi modi di
utilizzare alcuni strumenti di tipo multimediale, creare suoni, immagini,
situazioni, attività di laboratorio, documentando il lavoro svolto per più
motivi: per riflettere, far riflettere, apprendere, ricordare, imparare ad
osservare, essere più consapevoli di sé e degli altri.
Documentare serve a mettere un ordine negli avvenimenti ed è
finalizzato alla costruzione del sapere nella propria esperienza.
Può essere utile per valutare le proprie esperienze, quello
che ci soddisfa e quello che vogliamo modificare. Possiamo fare conoscere agli
altri quello che stiamo facendo o abbiamo fatto, ritrovare e approfondire,
trattenere la conoscenza che nasce dal nostro lavoro di tutti i giorni.
Un progetto d’insegnamento e di apprendimento, un lavoro di
gruppo, di informazione, riflessione, azione sul campo, verifica e confronto;
una ricerca di strumenti idonei alle diverse situazioni per cogliere e
valorizzare l’unicità dell’esperienza, la ricchezza di significato,
l’originalità.
L’attenzione all’altro, cogliere la circolarità tra
ascoltare e parlare, tra essere ricevente ed emittente, la ricchezza e la
molteplicità dei linguaggi, sono aspetti della comunicazione importanti, che ci
fanno apprezzare le differenze e migliorano la qualità della vita di tutti noi.
La scuola è un luogo vitale per misurare la capacità di
accoglienza di una comunità, la capacità di dialogare, di educare alla varietà
e alla diversità.
In questo senso, la formazione può configurarsi come un’attività
di ricerca che non mira a generalizzare dati e conoscenze,
ma che tende a evidenziare tutti gli elementi e le variabili presenti in una
situazione educativa e che concorrono a determinarla nelle caratteristiche
positive (da confermare e potenziare) e negative (da evolvere e modificare).
Un’attività che tenta la messa a punto di un’azione di base
rivolta ad aumentare la competenza professionale di insegnanti, educatori e
operatori.
Perché le occasioni di formazione si realizzino in questa
prospettiva è necessaria un’organizzazione che si configuri come la messa in
moto di un’azione di ricerca e non come trasmissione di conoscenze da un luogo
in cui si sarebbero depositate ad un altro.
L’obiettivo della formazione è di rendere padrone ognuno
della propria esperienza, di fargli imparare ad imparare dall’esperienza.
La formazione passa da una situazione frontale ad
un’attività partecipata e condivisa da tutti. Il sapere è un obiettivo comune,
il punto di arrivo.
Impariamo insieme.