Volendo trarre alcuni insegnamenti da un’esperienza che si è
strutturata in modo ricco e articolato lungo tutto il corso di un anno
scolastico, con ricadute positive sul piano della partecipazione e
dell’integrazione di tutte le persone coinvolte, occorre fare una breve
carrellata (sic!) dei punti più importanti.
Il primo riguarda i codici di comunicazione usati.
Le immagini digitali si prestano ad un uso flessibile, sono
malleabili, non richiedono particolari trattamenti una volta che si hanno a disposizione
gli strumenti per produrle ed elaborarle.
Hanno una valenza importante perché sono parte
dell’esperienza quotidiana dei giovani, fanno parte, meglio, sono il loro mondo
(anche il nostro ovviamente), hanno un alto valore simbolico: sono indispensabili
per “esserci” fanno sentire in qualche modo protagonista della propria vita,
danno consistenza a sogni, desideri d’immedesimazione, permettono di recitare,
di condurre dei ruoli, di provare ad essere in un certo modo, in un periodo
della vita in cui ci si chiede cosa fare da grandi, quali modelli incarnare.
Incarnare, dare corpo ai propri fantasmi, agire un vissuto di cui resta
traccia, ma senza rischiare di pagare uno scotto se si compiono degli sbagli,
fare delle prove, delle simulazioni virtuali.
Un’arena, una palestra ma anche un laboratorio di produzione
di realtà, di possibilità, d’immagini che danno senso e arricchiscono la vita
vissuta, come da sempre avviene con l’arte e la letteratura.
Sognare e progettare.
Un cantiere, ad impresa avviata, diventa un luogo dove
fervono le attività e fermenta il mosto dell’invenzione.
La creatività ha bisogno d’occasioni per dispiegarsi nelle
sue possibilità; senza che vi sia una chiara intenzione, senza essere
indirizzata in modo prestabilito, gli stimoli di una messa in situazione, la
rendono fervida e le offrono più occasioni di mettersi alla prova, di prodursi.
Senza la poesia e la bellezza che vita sarebbe?
Creare un prodotto che resta, da condividere con gli altri.
È un modo per esserci, molto importante in una società
definita già da tempo come mediatica, una civiltà
delle immagini pervasiva e spesso intrusiva, da cui
bisogna proteggersi, ne sono un esempio la legge sulla privacy e le recenti
vicende politiche, ma che accresce allo stesso tempo le opportunità per
ciascuno.
Inoltre quello che si produce può trovare un reimpiego nel lavoro quotidiano proprio e di altri ed anche
nel lavoro futuro.
Apprendere ad interagire con strumenti adeguati.
La conoscenza tecnica degli strumenti facilita l’autonomia
di chi documenta, rende consapevoli di come si possano
costruire diverse tipologie di messaggi, e di conseguenza anche di come vadano
letti e decodificati evitando di esserne succubi.
Quindi apprendere a valutare ed acquisire un metodo: mettere
un ordine finalizzato alla costruzione del sapere nella propria esperienza,
valutarla, scegliendo quello che ci soddisfa e quello che vogliamo.
Il gruppo di lavoro, le Istituzioni, la rete delle risorse,
il territorio.
La disponibilità, a cominciare dalle famiglie, non è
mancata.
Il Comune di Imola ha risposto positivamente, con
sensibilità ed interesse, fornendo un aiuto economico che ha permesso la
partecipazione dell’educatrice allo stage di Rimini.
Hanno collaborato diverse associazioni, anche costituite da
volontari, come l’UNITALSI che sia ad Imola sia a Rimini ha messo a
disposizione un pulmino attrezzato con autista per il trasporto dell’allievo in
carrozzina.
Le ricadute sulle persone coinvolte
Raccontare e farlo con modalità proprie e originali, il
potersi raccontare, potersi riascoltare, potersi rivedere, offrire la
possibilità di essere partecipe di una documentazione ed anche protagonista,
autore, ha favorito l’accrescimento della stima verso sé e verso gli altri, ha
stimolato la ricerca della propria identità, ha permesso di esprimersi, di
ricercare i canali più adatti attraverso cui esprimersi.
Produrre tracce materiali, lasciar precipitare il proprio
agito a sedimentarsi in forme significative, innesca le funzioni della memoria
che conserva e rielabora, accrescendo la sensazione di percorrere strade
conosciute e già esplorate, consentendo di ritrovare nell’esperienza degli
altri la propria, aiutando a sentirsi meno soli.
Le immagini inserite nel
testo, tranne quelle dello stage a Rimini, si riferiscono tutte alla XIV Giornata FAI di Primavera, alla
Rocca di Imola, il 25 e 26 marzo del 2006, alla quale hanno partecipato, come
accompagnatori, diversi allievi delle classi IIIF e IVF.