Approfondimento

Una valutazione sulla sicurezza nei viaggi d’istruzione

Sui viaggi d’istruzione l’unica cosa certa in questo periodo è che l’allerta riguarda insegnanti, genitori e anche studenti. Dall’Associazione nazionale presidi si parla di un netto calo, ma basta scandagliare web e social network per percepire come effettivamente le rinunce saranno molte, dettate anche dai timori dei ragazzi stessi.
Il Ministro Stefania Giannini riferendosi alla situazione di Parigi ha dichiarato: “Sul tema delle gite abbiamo indicato il provvedimento che ha preso il governo francese, in merito a questi particolari giorni, in cui si è sconsigliato alle scuole francesi e dei Paesi europei di far convergere le scolaresche in Francia e in particolare a Parigi. Una volontà del governo francese comprensibile per il lavoro di security in corso”.
È evidente che la capitale francese resta in cima alla “black list” delle città da evitare, ma in realtà spaventano tutte le gite nelle capitali europee, da Berlino a Madrid, da Praga a Vienna, fino ad arrivare a Roma, che a breve inaugurerà il Giubileo. Il prefetto Gabrielli ha sottolineato: “Ricevo lettere da molti dirigenti delle scuole che mi chiedono se venire a Roma è opportuno, se ci sono le condizioni di sicurezza, ma se entriamo in questo loop faremmo quello che questi `signori´ vogliono fare, rendere questa società invivibile. E una società si rende invivibile con la paura”.
Tra confusione, viaggi sospesi, cancellati e rinviati però prevale anche la scelta di qualche dirigente che rimarca come si tratti anche di una questione di rispetto per il lavoro delle forze dell’ordine e non diventare, quindi, un eventuale ostacolo alle operazioni di controllo.

Tuttavia a suscitare preoccupazioni non è solo l’allerta terrorismo degli ultimi tempi.
In Italia, alcuni tragici fatti di cronaca che hanno visto la morte di Domenico Maurantonio ed Elia Barbetti, deceduti a pochi mesi di distanza durante un viaggio d’istruzione, hanno sollevato ulteriori interrogativi: quali misure di sicurezza vanno adottate durante le gite scolastiche? Di chi è la responsabilità di eventuali infortuni? I docenti sono tenuti ad accompagnare i ragazzi?
Non c’è sicurezza” denuncia Michele Moscardi, il dirigente dell’Istituto Tecnico Alberti di Abano Terme,  che il mese scorso si è reso protagonista di un’iniziativa singolare: vietare i viaggi d’istruzione di più giorni ai propri studenti.  “Questa deve essere per tutti una pausa di riflessione. Vogliamo dare un messaggio forte ai ragazzi e alle famiglie. Dobbiamo capire in questo anno scolastico se sarà ancora possibile organizzare le gite, come farle e quale sorveglianza predisporre per garantire la sicurezza degli studenti. Meglio un viaggio d’istruzione in meno, ma i ragazzi tutti a casa e integri.”
Già qualche settimana prima, Giorgio Rembado, il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, aveva dichiarato su La Repubblica la necessità di abolire i viaggi d’istruzione, a suo parere ormai inutili e troppo rischiosi. Secondo Rembado, i ragazzi sono abituati a spostarsi con facilità, viaggiano in autonomia, conoscono l’Europa, pertanto il viaggio d’istruzione ha perso quel suo significato originario. Dunque portare i ragazzi in gita significa correre rischi molti elevati senza che ne valga la pena.
Sui forum e nei gruppi social, diversi sono i docenti che si dichiarano d’accordo all’abolizione dei viaggi, i quali comunque non sono obbligati a partecipare.


Dal punto di vista legislativo, con la Circolare Ministeriale del 2 ottobre 1996 n.623 si è stabilito che “l’intera gestione delle visite guidate e dei viaggi d’istruzione o connessi ad attività sportive in Italia e all’estero rientra nella completa autonomia decisionale e nella responsabilità degli organi di autogoverno delle istituzioni scolastiche. Non deve, quindi, essere  richiesta alcuna autorizzazione ai provveditori agli studi né al Ministero per l’effettuazione delle iniziative in questione”.
E ancora “la scuola determina, pertanto, autonomamente il periodo più opportuno di realizzazione dell’iniziativa in modo che sia compatibile con  l’attività didattica, nonché il numero di allievi partecipanti, le destinazioni e la durata”. Si consiglia “di utilizzare il treno, ogni volta che i percorsi programmati lo consentano, specie per i viaggi a lunga percorrenza”.


La responsabilità della scuola si concentra quindi anche nell’obbligo di diligenza preventivo, così come stabilito dalla Terza Sezione Civile della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1796/2012 che impone alle scuole di trovare strutture alberghiere il più possibile sicure e di effettuare tramite i docenti dei “controlli preventivi” delle stanze dove alloggiano i ragazzi.
La Cassazione si è espressa in riferimento al ricorso di una studentessa di Udine rimasta totalmente invalida dopo un incidente avvenuto nel marzo 1998 durante una gita scolastica a Firenze. La ragazza era caduta da una terrazza non protetta, precipitando nel vuoto da un’altezza di 12 metri.
Il risarcimento danni viene richiesto nei confronti del Ministero della Pubblica Istruzione, dell’Istituto scolastico, della società che gestiva l’albergo e dei genitori del compagno di classe con cui la ragazza aveva fumato uno spinello. I giudici di merito avevano ritenuto che gli studenti fossero presumibilmente dotati di un senso del pericolo in quanto quasi maggiorenni.
La Cassazione ha ribaltato il verdetto, rinviando gli atti alla Corte d’Appello “proprio perché il rischio che, lasciati in balia di sé stessi, i minori possano compiere atti incontrollati e potenzialmente autolesivi, all’istituzione è imposto un obbligo di diligenza per così dire preventivo, consistente, quanto alla gita scolastica, nella scelta di vettori e di strutture alberghiere che non possano, al momento della loro scelta, né al momento della fruizione, presentare rischi o pericoli per l’incolumità degli alunni”.
La Corte rileva inoltre anche che esiste per la scuola “l’obbligazione contrattuale di garantire l’incolumità dell’alunno dinanzi alla scelta di una struttura alberghiera e, dunque, il personale accompagnatore avrebbe dovuto rilevare, con un accesso alle camere stesse, il rischio della facile accessibilità alla terrazza non protetta, per poi adottare misure in concreto idonee alle circostanze. L’iscrizione a scuola e l’ammissione ad una gita scolastica determinano l’instaurazione di un vincolo negoziale, dal quale sorge a carico dell’istituto l’obbligazione di vigilare sulla sicurezza e l’incolumità dell’allievo nel tempo in cui questi fruisce della prestazione scolastica in tutte le sue espressioni all’allievo compete la dimostrazione di aver subito un evento lesivo durante quest’ultima, mentre incombe all’istituto la prova liberatoria, consistente nella riconducibilità dell’evento lesivo ad una sequenza casuale non evitabile e comunque imprevedibile, neppure mediante l’adozione di ogni misura idonea, in relazione alle circostanze, a scongiurare il pericolo di lesioni derivanti dall’uso delle strutture prescelte per lo svolgimento della gita scolastica e tenuto conto delle loro oggettive caratteristiche”.


Sul tema, il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini è intervenuta ponendo però l’accento anche sui ragazzi, che non vanno deresponsabilizzati, piuttosto educati a un comportamento sicuro: “Le gite non sono in discussione […]. Purtroppo insegnanti e dirigenti scolastici sono spettatori passivi di queste tragedie. Dobbiamo essere lucidi nel valutare i fatti: si tratta della gestione della libertà dei ragazzi, della loro autonomia. Gli strumenti educativi devono riguardare anche questi aspetti.”
La capacità di valutare i rischi e di essere responsabili dei propri gesti sono vere e proprie competenze che possono essere sviluppate e rafforzate con la diffusione della cultura della sicurezza, la cui definizione può essere determinata da due accezioni: una letterale, che riguarda la salute e sicurezza sul lavoro dal punto di vista normativo e l’altra che rintraccia nella sicurezza un costrutto pedagogico, in grado di permeare qualunque situazione e che si traduce nei termini di gestione e responsabilizzazione di sé. La sicurezza è quindi un concetto e una competenza che può essere trasmessa e assimilata anche in modo implicito, con la progettazione di unità didattiche che ne veicolano il messaggio e che possono contribuire a un cambiamento per cui la necessità di sorveglianza viene mitigata dalla capacità di sapersi muovere con consapevolezza nel quotidiano.

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