Approfondimento

Storytelling, un’opportunità didattica. Capitolo 2: Saper correre i rischi, i calchi di Pompei.

Storytelling: un’opportunità didattica
Pubblichiamo un percorso a puntate per ricostruire le evoluzioni della cultura della sicurezza, come esempio di progettazione didattica basata sulla narrazione.
Al termine della lettura, un gioco per scoprire nuove prospettive attraverso l’associazione di idee. Troverete le soluzioni nel prossimo capitolo.

Capitolo 2: Saper correre i rischi. I calchi di Pompei.
“Finora si è scoverto templi, case ed altri oggetti che interessano la curiosità delle persone colte, degli artisti e degli archeologi; ma ora tu, o mio Fiorelli, hai scoverto il dolore umano, e chiunque è uomo lo sente.” (Luigi Settembrini)

Scavi di Pompei, 1863.
Nove metri di cenere ricoprono da quasi duemila anni buona parte dei resti di una delle città simbolo dell’impero romano.
Gli operai stanno scavando un vicolo tra le insulae VII 9 e VII 14 quando notano delle ossa nascoste in fondo a una cavità. Il responsabile dei lavori non sa che quella scoperta sta per cambiare la sua vita.
Giuseppe Fiorelli è da poco alla guida degli scavi, è animato da curiosità, ma anche dalla volontà di sperimentare un nuovo metodo rispetto al passato, fissando obiettivi precisi.
Nel secolo dei lumi le scoperte di Pompei avevano alimentato una vera e propria corsa in Italia, contribuendo al mito del gran tour, anche grazie alla presenza di Johann Winckelmann a Roma.
Quando dopo l’Unità d’Italia, la gestione dei lavori è affidata a Giuseppe Fiorelli,  le tecniche sono già state abbastanza perfezionate, in modo da non essere invasive ed evitare le frane. L’attrattività di Pompei è ormai nota nel mondo, ma il metodo somiglia spesso a un’avventura esplorativa che parte dal fronte stradale e prosegue caoticamente, alla ricerca di materiali preziosi da esporre nelle abitazioni nobiliari.
Fiorelli invece divide schematicamente l’area in regiones (quartieri) e insulae (isolati) ancora ricoperte di lava, numerando gli ingressi degli edifici per localizzare con precisione ogni reperto.
Quando gli scavatori scoprono le cavità, Fiorelli intuisce che l’impronta è stata fissata nella cenere che avvolge i corpi, pian piano è stata indurita dallo scorrere del tempo. Come imprigionarla per sempre?
Tra il 2 e il 5 febbraio del 1863,  il rigore scientifico di Fiorelli è illuminato da un lampo di genio: provare a riportare alla luce quei reperti colando del gesso liquido nella cavità in modo da restituire spessore ai resti dei cittadini. Si tratta di traslare una tecnica già nota verso altri impieghi. Un’intuizione trasforma così la lava che aveva distrutto un’intera città in uno strumento d’indagine.
La più fortunata delle sue invenzioni fu la immagine autentica che diede della catastrofe vesuviana, colando nel masso di cenere che copriva  gli scheletri il gesso liquido, per cui questi rivivono nelle forme e nelle contrazioni della loro agonia.”
(Gaetano De Petra, successore di Fiorelli).
Rinvenuti i corpi di quattro individui ed eseguiti i primi calchi, alcune caratteristiche somatiche perfettamente conservate lasciano esterrefatti Fiorelli e i suoi assistenti.
Un uomo, una donna riversa sul fianco destro, una fanciulla caduta con il capo sul braccio sinistro, un’altra con l’addome gonfio, conosciuta da lì in poi come la “donna incinta”.
Procedendo lungo i vicoli, si incontrano sempre più cittadini di Pompei. La scoperta è sbalorditiva. Personaggi colti in un fermo-immagine iniziano a popolare lo scenario surreale di una città che man mano riemerge dal manto di lapilli. Negli anni, Fiorelli compila uno scrupoloso inventario di tutto il sito esplorato, disegnando piante e copiando pitture e oggetti. Fa realizzare un plastico in sughero della città, tutt’oggi conservato al Museo Archeologico di Napoli.
Si deve a Fiorelli l’idea di fissare un biglietto di ingresso per il grande pubblico e quindi la valorizzazione di Pompei come bene culturale collettivo di cui fruire.
Con Fiorelli alla guida, lo scopo degli scavi è innanzitutto la conoscenza: localizzare i reperti, cercarli, catalogarli, comprenderli e predisporne eventualmente il restauro. Ogni nuovo metodo è una sfida con il passato, l’approccio sistematico di Fiorelli ha aggiunto valore scientifico al rigore d’indagine affrontando l’impresa di oggettivare le emozioni per assumersi il rischio del cambiamento.
Alla luce di quanto hai letto, prova a tracciare dei parallelismi con i personaggi svelandone le identità.

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Di seguito il link del capitolo precedente e sotto le soluzioni 

http://www.indire.it/memorysafe/approfondimenti/storytelling-unopportunita-per-la-progettazione-didattica/

Giacomo Leopardi. Ramazzini dedica un capitolo del suo trattato alle malattie professionali dei letterati. “Si dedichino dunque allo studio con la moderazione dettata da una guida irreprensibile, e non siano così esclusivamente applicati a coltivare la propria anima da trascurare la cura del corpo, ma si mantengano in equilibrio come nel mezzo di una biga, in modo che anima e corpo, in una convivenza fedele di ospite ed albergatore, si scambino tra di loro i servigi e non si logorino vicendevolmente”. Giacomo Leopardi ne è un chiaro esempio.
Plinio Il Vecchio. Nel Naturalis Historia, Plinio Il Vecchio testimonia come già a quei tempi fosse conosciuto l’amianto. Il suo utilizzo aveva diversi impieghi: dal manto funebre per le cremazioni dei sovrani a strumento per attutire il rumore degli alberi che cadono, senza tuttavia aver idea dei danni che può causare.
Lucy Deane Streatfeild. È stata una della prime lavoratrici a sollevare dubbi sull’uso dell’amianto e dei possibili danni per la salute. Era il 1898.
Filippo Brunelleschi. Nei 20 anni di progettazione e costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore, si contarono solo 1 morto e 8 feriti: Brunelleschi ideò infatti un dispositivo per tutelare l’incolumità delle maestranze che partecipavano a una costruzione imponente, come quella di Santa Maria del Fiore. All’epoca, infatti, gli infortuni sul lavoro erano molto frequenti, soprattutto per la mancanza di protezione sulle impalcature, con conseguente emarginazione degli infortunati dal mondo del lavoro.
Augusto Righi. La fama di Righi è legata soprattutto agli studi sulla radioattività. Nella citazione riportata, il fisico rimarca l’importanza delle scoperte dei coniugi Curie per i loro studi sulle radiazioni e per la scoperta del radio e del polonio.

Immagini calchi pompei