L'editoriale

Processo educativo…

PER L’ACQUISIZIONE DI COMPETENZE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO.

Gli incidenti sul lavoro, gli incidenti stradali e gli incidenti domestici costituiscono alcuni dei maggiori problemi di Salute Pubblica in Europa e in Italia con costi umani, sociali ed economici molto elevati.

La sicurezza trova nella prevenzione la strategia più efficace per la sua attuazione, e la prevenzione a sua volta individua nell’educazione la modalità migliore per aiutare i bambini e i ragazzi a riconoscere le situazioni pericolose e ad adottare comportamenti adeguati per vivere in sicurezza.

La scuola rappresenta un ambiente ideale per costruire competenze che mettano gli alunni in condizione di gestire il rischio, di evitarlo o di saperlo affrontare in maniera efficace, anche in relazione al loro futuro inserimento nel mondo del lavoro.

Gli operatori di Salute Pubblica si possono così affiancare agli insegnanti per contribuire a orientare scelte curricolari e metodologiche che consentano l’introduzione e lo sviluppo del tema della sicurezza nei percorsi didattici dei diversi corsi, dalla scuola dell’infanzia fino alla scuola secondaria di secondo grado.

Questo processo si pone i seguenti obiettivi:

  1. a) costruire e implementare dei curricula per l’educazione alla salute e alla sicurezza che aiutino lo studente a sviluppare conoscenze, attitudini e capacità di comportamento, e gli permettano di adottare e mantenere stili di vita sicuri;
  2. b) scegliere strategie preventive efficaci, fondate sull’Evidence Based Prevention;
  3. c) usare strategie di apprendimento attivo, metodi di insegnamento interattivi coinvolgendo gli studenti ed aiutandoli a sviluppare idee, attitudini e capacità necessari per renderli protagonisti nella prevenzione degli incidenti ( cooperative learning, simulazioni, modeling tra pari o con gli insegnanti, ecc).

La necessità principale per tutti gli operatori è quella di passare da un setting educativo in cui si trasmettono nozioni a un altro in cui vengono promossi valori, stili di vita, capacità e competenze.

La cultura della salute e della sicurezza intesa, quindi, come sviluppo ed espressione di capacità protettive attraverso un percorso fondato sull’esperienza individuale e collettiva, ispirandosi al Michigan Model, adattandolo però al contesto della Scuola italiana.

In tale modello l’obiettivo educativo, affrontato nei diversi livelli cognitivo, attitudinale, valoriale e comportamentale, viene perseguito con un processo “a spirale” nell’arco della scuola dell’obbligo: anno per anno l’argomento viene ripreso, adeguato al nuovo livello psico-affettivo dello studente e approfondito in un continuum.

Per ogni ordine di scuola e ogni area tematica individuata (lavoro, casa, scuola, strada e territorio) è previsto quindi lo sviluppo di competenze relative al sapere (cognitive), al saper fare (attitudinali) e al saper essere (comportamentali).

Sapere significa possedere informazioni (adatte allo sviluppo consono alla propria fascia d’età), saper fare vuol dire avere acquisito competenze operative attraverso esperienze pratiche significative e saper essere coincide con l’avere un atteggiamento personale orientato alla positività.

Questo percorso educativo potenzia quindi la consapevolezza rispetto a un problema passando dal livello cognitivo, ma attraverso esperienze dirette arriva a influenzare attitudini e motivazioni che precludono al comportamento.

Riassumendo quanto fino a qui affermato, le principali impostazioni metodologiche che stanno alla base di un programma di educazione alla sicurezza a scuola sono:

1) il superamento di una logica di occasionalità ed episodicità, vale a dire inserimento dell’intervento all’interno di un progetto ampio, collegato alle attività scolastiche e coinvolgente gli studenti in maniera attiva;

2) il collegamento continuo dei contenuti e della formazione in generale con l’esperienza diretta degli studenti.

Tema centrale su cui si è focalizzata l’attenzione  è stato lo sviluppo della competenza personale degli alunni.

Tale competenza è composta da abilità personali, interpersonali, cognitive e fisiche che consentono alle persone sia di controllare e orientare la propria vita, sia di produrre cambiamenti nel proprio ambiente.

Esempi di competenza personale sono: la capacità di prendere decisioni, la capacità di risolvere i problemi, il pensiero critico e il pensiero creativo, la coscienza di sé e l’empatia, l’abilità nel comunicare e nelle relazioni interpersonali, la capacità di gestire le emozioni e lo stress.

Queste competenze di vita (life skills) sono presentate come abilità che i ragazzi possono acquisire e consolidare con l’apprendimento e l’esercizio, e che possono essere inserite nei programmi scolastici: gli alunni vengono coinvolti in un processo dinamico di insegnamento e di crescita. I modelli didattici utilizzati sono attivi e partecipativi.

I metodi più utili a questo scopo sono i lavori in piccoli gruppi o a coppie, il brainstorming, il problem solving, i giochi , le simulazioni, oltre che le conversazioni e i dibattiti.

Sottoporre agli studenti situazioni problematiche li stimola infatti a trovarne le soluzioni e a prendere decisioni responsabili al riguardo.

Per gli alunni è un fondamentale strumento di apprendimento e di crescita il poter sperimentare la propria abilità nell’organizzare e realizzare azioni per perseguire i risultati prefissati; la tecnica educativa del problem solving ricrea un contesto protetto adatto.

Viene così potenziato il loro senso di autoefficacia, che è la percezione che ha l’individuo di poter avere un consapevole controllo sugli eventi.

Il senso di autoefficacia si struttura attraverso l’acquisizione di strumenti cognitivi, comportamentali e di autoregolamentazione utili alla gestione delle diverse situazioni in cui ci si imbatte.

Un modalità è quella dell’ispirarsi a modelli vicini al proprio modo di essere (modeling), per cui osservare una persona simile a sé che raggiunge obiettivi aumenta la convinzione di possedere le capacità necessarie per riuscirci.

Per questo durante le attività i ragazzi possono lavorare insieme in piccoli gruppi, scambiandosi competenze, attorno a un dato quesito.

La motivazione e le aspettative sono il presupposto all’azione, ma nello stesso tempo risultano influenzate dal risultato.

Anche l’emotività, l’umore e lo stato fisico influiscono sulla propria autoefficacia.

Alcuni insegnanti hanno scelto di lavorare infatti sui vissuti emotivi dei ragazzi riguardo a situazioni di pericolo o simulando infortuni in palestra.

Il ricreare a scuola condizioni favorevoli all’apprendimento favorisce lo sviluppo dell’autoefficacia degli studenti.

La convinzione di avere un controllo su di sé facilita l’adozione di comportamenti a sostegno della propria e altrui salute, sia permettendo di indirizzare le proprie azioni, sia dando la forza di mantenere il cambiamento ottenuto.

3) il raggiungimento delle figure significative (genitori, parenti, amici) per i destinatari del programma e del loro contesto di vita attraverso interventi a diversi livelli. In alcuni casi si può fare ricorso alle competenze e alla disponibilità di attori impegnati nello stesso ambito come i Vigili del Fuoco, la Protezione Civile, la Polizia Municipale, i “nonni vigile”, i funzionari del Comune di appartenenza.

Qualsiasi  attività e progetto di promozione della cultura della sicurezza deve essere stabilmente inserito nei Piani dell’offerta formativa di ogni ordine scolastico, diventando parte integrante dei percorsi formativi ed educativi delle singole scuole, tenuto conto dell’età degli allievi, della specificità dell’istituzione scolastica, degli indirizzi ed attività delle scuole. Nella programmazione e nello svolgimento di queste attività è necessario garantire la costante integrazione tra i seguenti ambiti riferiti alla sicurezza: lavoro didattico, formazione del personale, azioni di prevenzione e di gestione.

E’ indispensabile assicurare che l’azione educativa si svolga in un contesto coerente con le indicazioni  di legge che, per tale ragione, renda credibile il modello culturale promosso.

E’ inoltre  opportuno che i progetti sulla sicurezza siano il più possibile sostenibili, innovativi, riproponibili ed esportabili. E’ determinante che tutti i docenti concorrano in maniera cooperativa alla progettazione e alla realizzazione dei percorsi curricolari attraverso la concreta applicazione  dei principi della sicurezza nei contesti ambientali e di apprendimento. Tutte le discipline concorrono a far sì che gli allievi sviluppino e potenzino le proprie competenze in tema di sicurezza e salute e si arricchiscano con i necessari riferimenti culturali ed etici.

Relatori Convegno Bologna

Giuliana Rocca, Responsabile del Servizio Medicina Preventiva di Comunità dell’ ASL di Bergamo Enea Bove, Docente di Impianti Elettrici