Ricerca e innovazione per la scuola italiana

"Educazione è compenetrazione di anime"

Il lavoro per la scuola, la famiglia e gli amici di Giuseppe Lombardo Radice (1879-1938) attraverso le immagini dell'archivio Indire

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  1. Introduzione

    L’archivio «Giuseppe Lombardo Radice» conservato in Indire si articola in due parti1: una documentaria (lettere, scritti ed appunti autografi, relazioni, fotografie) ed una bibliografica (composta dalle collezioni complete delle riviste che lui diresse, ovvero: Nuovi Doveri e L’Educazione Nazionale e dalla sezione pedagogica). Il fondo trae origine dalla mostra documentaria Il tempo, la vita, il pensiero e l’opera di Giuseppe Lombardo Radice, organizzata nel 1980, in occasione del centenario della nascita, dalla Biblioteca di documentazione pedagogica nazionale, oggi Indire. I documenti forniti dalla famiglia Lombardo Radice in occasione della mostra suddetta vennero in un primo tempo lasciati in deposito e, infine, nel 1982 definitivamente donati all’ente fiorentino. Nel corso del 2003 e poi del 2009 ulteriori donazioni da parte della famiglia hanno implementato il fondo. Tutto il materiale è riordinato e munito di un dettagliato elenco di consistenza. Di recente si è concluso il ricondizionamento complessivo dei materiali fotografici provenienti dalle varie donazioni, realizzato attraverso la sua articolazione in sottocategorie, riguardanti le memorie fotografiche familiari e la ritrattistica, l’esperienza al fronte durante la prima guerra mondiale e i rapporti con la Scuola.

    La sezione fotografica del fondo viene adesso messa a disposizione sul web attraverso una scelta delle immagini più significative corredate da un commento e un inventario a cura di Pamela Giorgi e Irene Zoppi. Si auspica che la sequenza delle immagini esposte sia l’occasione per ricordare alcuni momenti salienti della biografia di Giuseppe Lombardo Radice, di cui si offre un pendant visivo attraverso una particolare fonte storica: quella fotografica.

  2. Memorie fotografiche della famiglia di origine di Giuseppe Lombardo Radice

    Tra le fotografie conservate a Indire vi è un piccolo nucleo relativo ai ritratti di componenti della famiglia di origine di Giuseppe Lombardo Radice, terzogenito di sette figli, nato a Catania il 24 giugno 1879 da Luciano Lombardo, impiegato, e da Nunziata Radice1.

    Le fotografie sono in maggior parte in formato cabinet, incollate su cartoncino ed eseguite in studio da fotografi professionisti nei primi anni del Novecento. Sul verso vi sono date, dediche e riferimenti ai personaggi ritratti nelle fotografie che, verosimilmente erano state inizialmente destinate alle pagine di un album o incorniciate, dato che su alcune son ancora visibili i segni di incollature. Questi oggetti fotografici sono quindi stati poi scelti quale dono per memoria e augurio a Giuseppe Lombardo Radice, come si deduce ad esempio dai due ritratti di Antonio Lombardo Radice sul cui verso si trovano scritti pensieri dedicati al matrimonio e alla nascita della prima figlia di Giuseppe:

    «Con l’augurio di lunga e serena vita al fianco della fanciulla che hai scelto a compagna, baciandoti fraternamente, tuo Nino. Roma, 27-7-911»

    e

    «A Peppino e Gemma il futuro… padrino… con sincero affetto ed amore offre Nino. Roma, 16-2-911»

    Anche la fotografia della madre di Giuseppe Lombardo Radice rivela sul verso un pensiero scritto per le due nipotine, figlie di Giuseppe, a cui la nonna, Nunziata Radice, inviava nel 1914 questo suo ritratto quale dono.

    1Per la stesura del presente lavoro e la biografia di Lombardo Radice, è stata di riferimento la voce curata da F. Cambi, Lombardo-Radice Giuseppe, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 65, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2005, p. 541.

  3. Memorie fotografiche della famiglia di origine di Gemma Harasim

    Insieme alle memorie della famiglia di Giuseppe troviamo anche un nucleo di fotografie della moglie, Gemma Harasim2, nata a Fiume il 15 luglio 1876, figlia di Venceslao, capitano marittimo di lungo corso di origine boema, e di Antonia Lucich. Compiuti gli studi magistrali, Gemma lavorò quale insegnante presso la scuola cittadina e nel 1906 pubblicò Sull'insegnamento della lingua materna, testo che inviò a Benedetto Croce il quale le offrì la possibilità di entrare in contatto con Giuseppe Lombardo Radice.

    Nel 1908 la Harasim scrisse per Nuovi Doveri alcuni articoli, mentre negli anni accademici 1907-1909, fruendo di una borsa di studio visse a Firenze frequentando i corsi universitari. Qui si legò al gruppo de La Voce e, tornata nella città natale, scrisse e inviò a Prezzolini per tale rivista, le Lettere da Fiume, in cui presentava la situazione della zona del Quarnaro caratterizzata dalla particolare compresenza delle tre culture diverse italiana, croata e ungherese. Dopo il matrimonio la Harasim avvenuto nel 1910 collaborò con il marito nella sua elaborazione pedagogica, ma senza rinunciando mai all'espressione delle proprie idee.

    Nelle fotografie del fondo sono riconoscibili la figura dell’intraprendente maestra alle prese con i propri alunni, la giovane donna ritratta negli anni fiorentini in cui collaborò con La Voce, ma vi si riscontrano anche aspetti più intimi, quando è ritratta ad esempio, con le proprie figlie appena nate, nel momento dell’allattamento. Interessante la fotografia realizzata in studio, databile tra il 1909 ed il 1910, che la ritrae con un’inquadratura a piano americano, e che sul verso riporta la scritta «La fidanzata», rivelando di essere stata conservata da Giuseppe quale memoria della sua futura compagna di vita. Sposarsi porterà la Harasim a lasciare Fiume ed il suo incarico d’insegnante, ricordato dalla nota sul verso della bella fotografia che la ritrae in posa tra le sue alunne, “la sua ultima classe prima del matrimonio”.

    Nei soggetti e nella tipologia stessa delle fotografie conservate da Gemma Harasim si riconosce anche il suo forte legame con la città natale e la famiglia, lasciate con dolore per vivere a Catania con il marito. Nostalgica la fotografia del lungomare Colombo, così come lo si vedeva da casa Harasim. Sebbene sia evidente, anche nei materiali fotografici, che Gemma conservò sempre forti legami con la famiglia, con il fratellastro Riccardo Lenac, con gli amici e che sovente tornò a Fiume. . Qui ad esempio si trova nel settembre 1912 nel secondo anniversario di matrimonio con Giuseppe, come rivela la nota sulla fotografia, datata e timbrata da uno studio fotografico di Fiume, che la ritrae in studio insieme alla figlia Giuseppina.

    2Per la stesura del presente lavoro e la biografia di Gemma Harasim, è stato di riferimento N. Sistoli Paoli, Gemma Harasim: l'impegno educativo. Antologia di scritti su cultura, scuola, famiglia, Roma, Aracne, 2009.

  4. Ritratti di Giuseppe Lombardo Radice (1886-1930)

    Interamente incentrata sulla figura del Lombardo Radice è la serie del fondo che riunisce i suoi ritratti fotografici, dalla sua infanzia e gioventù negli anni precedenti alla nascita dei figli, fino gli anni Trenta. Si tratta sia di ritratti giovanili e scatti amatoriali realizzati per dono a parenti, sia di ritratti più maturi, opera di fotografi professionisti, realizzati presumibilmente quale propria immagine ufficiale negli anni di in cui svolse la sua attività di pedagogista e ricoprì incarichi al Ministero.

    La fotografia più antica è in formato cabinet e lo ritrae a soli sette anni in posa in uno studio fotografico catanese, mentre è ritratto adolescente con un suo compagno di studi a Messina. Giuseppe iniziò, infatti, gli studi secondari al liceo Spedalieri di Catania, ma con il trasferimento del padre alla dogana marittima di Messina, completò qui, nel 1897, la sua formazione al liceo Maurolico. Una terza fotografia giovanile lo ritrae durante una gita a Taormina. Quest’ultima accompagna una lettera del 1923 indirizzata ai figli in cui “papà” si descrive quale sedicenne, raccontando l’incontro con un vecchio amico avvenuto qualche giorno prima a Roma.

    Risalente a gli anni successivi alla maturità è una fotografia cabinet dello studio Grita di Catania, inviata però alle sorelle Maria e Rosa nell’ottobre 1899, quando era già divenuto allievo, vincitore del concorso per alunno interno, presso la Scuola normale superiore di Pisa. Sono molte del resto le fotografie di questo nucleo che risultano esser state donate dal Lombardo Radice ad amici per poi ritornare in possesso dell’archivio familiare.

    Tra i foto-ritratti vi sono anche due scatti del Lombardo Radice trentatreenne ripreso con Gemma nel suo studio nel 1911, inserita in questa sezione archivistica perché ancora appartenente agli anni precedenti alla nascita dei figli, e una cartolina del giugno 1912 indirizzata al collega e amico insegnante Enrico Burich, tornato a Fiume dagli studi a Budapest, proprio in quell’anno. Donato all’amico di Fiume è anche un suo ritratto più maturo, realizzato a Catania. La dedica che correda la fotografia riporta però «Al carissimo Rico, amico di tutte le ore, e liete e tristi […] Roma, 1925» rivelando quindi di essere stata realizzata negli anni in cui il Lombardo Radice lavorò al Ministero della Pubblica Istruzione, anni in cui il pedagogista condusse la sua battaglia per il rinnovamento della scuola, ma anche in cui andava affermandosi il suo passaggio all'antifascismo con la stesura nel 1924 del saggio Accanto ai maestri.

    Infine, troviamo anche due ritratti di Lombardo Radice più maturo, databili agli anni 1925-1930, presenti in questo nucleo in doppia copia e conservati insieme ai loro negativi originali su pellicola e su vetro.

  5. La famiglia: i ritratti della moglie e dei figli di Giuseppe Lombardo Radice

    All’ambito più strettamente personale e privato appartiene un’ulteriore sottocartella relativa alla ritrattistica della famiglia Lombardo Radice è dedicata a gli scatti di Giuseppe con Gemma e con i figli, e ai ritratti in studio dei bambini. Anche in questo caso ciò che unisce questi documenti è la tematica del ritratto fotografico di famiglia, seppure la cronologia degli scatti attraversa più anni e contesti diversi.

    In formato cabinet è un doppio ritratto realizzato da due negativi diversi, che compone la coppia di Gemma e Giuseppe l’uno accanto all’altro, databile al 1910, anno del loro matrimonio.

    Tra i ritratti realizzati in studio, anche uno scatto di Giuseppe con le figlie databile intorno al 1915, all’indomani dello scoppio della prima guerra mondiale e della sua decisione di arruolarsi, seguendo un corso di allievi ufficiali a Catania per poi partire per il fronte. Nel settembre 1917 infatti sarà inviato con il grado di sottotenente nella zona di Vallarsa, e risale a quello stesso anno una fotografia scattata con le figlie, durante una breve licenza a Roma, di cui nel fondo Lombardo radice di Indire si conserva solo il negativo.

    Si può supporre che alcune di queste fotografie possano provenire dall’album fotografico preservato nel fondo, e relativo alle memorie fotografiche della famiglia Lombardo Radice. Molte di esse sul verso presentano infatti, tracce di supporti cartacei dello stesso colore delle pagine dell’album, che presenta peraltro molte pagine vuote con segni di scollature.

  6. Gli amici di Giuseppe Lombardo Radice

    Dal fondo archivistico relativo alla ritrattistica fotografica è stata creata una sezione che riunisce 13 fotografie d’amici, colleghi e personaggi dell’ambiente culturale frequentato dal pedagogista. Si tratta sia di fotografie in forma di ritratti opera di fotografi professionisti, sia di scatti amatoriali realizzati in occasioni d’incontro informale con lo stesso Lombardo Radice.

    Insieme alle fotografie di famiglia e alla documentazione del proprio lavoro, egli conservava anche un ritratto di Scipio Slataper, scrittore triestino che come Lombardo Radice collaborò con La Voce e, allo scoppio della prima guerra mondiale, si arruolò volontario nel Regio esercito italiano, rimanendo ucciso al fronte.

    Nelle memorie fotografiche di Lombardo Radice anche due stampe che ritraggono Giovanni Gentile, con cui fin dal 1910 maturò un rapporto amichevole e di collaborazione, traducendo la Critica della ragion pura di Kant, e avvicinando così il suo idealismo pedagogico a quello gentiliano. Ne fu prova, anni dopo, il volume L'ideale educativo e la scuola nazionale: lezioni di pedagogia generale fondata sul concetto di autoeducazione (Firenze 1916), in cui l'eco dell'attualismo era assai forte.

    Una fotografia non datata ritrae Gentile con alcuni intellettuali, con dedica sul recto: «al suo carissimo Giuseppe. Giovanni». L'altra fotografia è un giovanile ritratto in formato cabinet realizzato nello studio fotografico pisano Donnini. Interessante notare che quest’ultima fotografia reca su verso del supporto cartaceo, una dedica autografa di Gentile, datata 1897 e indirizzata però non al Lombardo Radice ma all’amico Fortunato Pintor, bibliografo e bibliotecario che proprio in quegli anni stava terminando i sui studi all’Università degli studi di Pisa.

    Insieme a quelle di Gentile vi sono nella sezione, anche due fotografie che ritraggono l’altro filosofo ispiratore dell’opera di Giuseppe Lombardo Radice, Benedetto Croce. Uno, è uno scatto che ritrae Croce durante una visita di Ravenna nel 1925, anno in cui tra l’altro si manifestarono le divergenze tra Croce e Gentile per i sopravvenuti dissensi sul Fascismo, nonostante fossero stati a lungo uniti in una forte amicizia e nel comune impegno contro vari aspetti della vita culturale e civile dell’Italia dei primi decenni del Novecento.

    L’altra fotografia è un ritratto di Croce con dedica autografa sul recto «al caro amico Giuseppe Lombardo […]», datata maggio 1933, anno difficile per il Lombardo Radice che, nonostante avesse prestato il giuramento di fedeltà al regime fascista, si vide comunque muovere persecuzioni. Nell’aprile 1933 il prefetto di Roma gli comunicò infatti la decisione di sospendere le pubblicazioni dell'Educazione nazionale e il successivo 17 maggio il ministro dell'educazione nazionale, Pietro Fedele, gli comunicò l'intenzione di proporre al Consiglio dei ministri di esentarlo dal servizio per avere «fatta mostra, ad ogni proposito, di assoluta e incondizionata adesione verso chi ha assunto aperto e tenace atteggiamento di recisa opposizione al fascismo»3. Fu grazie all’intercessione di alcuni amici quali Volpe, Prezzolini, lo stesso Gentile, Caviglia e Razza, che il provvedimento non ebbe seguito.

    La presenza delle fotografie di Croce e Gentile tra la documentazione fotografica privata di Giuseppe Lombardo Radice conferma l’importanza che i pensieri dei due ebbero nella formazione e nella vita del pedagogista, non solo quali collaboratori ma quali personalità che esercitarono su di lui una forte influenza culturale, seppur in un'epoca di profonde contraddizioni in cui il Lombardo cercò di essere un intellettuale «coerente nella sua onestà», «nelle sue sensibilità», nella sua «operosità infaticabile e animatrice della scuola del popolo».

    La sua ricerca intellettuale, tra gli altri lo vide avvicinarsi anche all’antifascista e positivista Gaetano Salvemini, anch’egli presente tra i ritratti fotografici di questo fondo. Con lui militò nelle file della Federazione Nazionale Insegnanti Scuole Medie (FNISM) nata nel 1902, assumendo un ruolo centrale di critico della formazione dei maestri.

    Sono infine state inserite in questo gruppo anche le immagini fotomeccaniche pubblicate su un giornale della Svizzera italiana nel luglio 1935 che ritraggono il pedagogista in Canton Ticino con il poeta Francesco Chiesa. Visitò infatti quel luogo per la prima volta nel 1923, anno della Riforma Gentile, proprio su invito del poeta e in seguito tornò più volte chiamato dal chiamato dal governo del Canton Ticino per svolgere un’opera di sostegno ai maestri e di osservazione delle scuole del territorio, come nel 1936, quando fu incaricato di redigerne i programmi scolastici. Il suo impegno in quei luoghi fu dovuto, non solo al dovere lavorativo, ma ai legami affettivi che lo legarono alle persone e all’ambiente pedagogico del Cantone, motivo che lo portò a visitare la zona in molteplici viaggi, anche in compagnia della famiglia, e che giustifica la presenza di molte fotografie scattate nel Ticino e inserite anche nell’album familiare, tra cui anche lo scatto in compagnia di Chiesa.

    Insieme ai ritratti di intellettuali che Lombardo Radice conobbe nella sua carriera lavorativa, vi sono in questa sezione anche fotografie in cui la presenza di personaggi storicamente noti si lega a un ambito più intimo e amicale con la famiglia dello studioso. Ne è un esempio la fotografia scattata nel 1914 a villa La Foce, presente in questa sezione in quanto vi sono ritratti, oltre alla famiglia Lombardo Radice anche l’intellettuale Aldo Mieli e l’amico insegnante Enrico Burich, ma presente in una seconda copia, anche nell’album di famiglia, con la didascalia «Giuseppina accanto alla colonna fra i genitori e Rico».

    3In Nel trentennio della morte: Giuseppe Lombardo Radice, a cura di C. Ingrao, L. Lombardo Radice, in Riforma della scuola, XIV (1968), n. 8-9, p. 116.

    4Cfr. G. Cives, Attivismo e antifascismo in Giuseppe Lombardo Radice: critica didattica o didattica critica, Firenze, La Nuova Italia, 1983.

  7. Località

    Nella sezione denominata “Località” sono raggruppate 22 fotografie che ritraggono momenti diversi della vita di Giuseppe Lombardo Radice suddivise cronologicamente in base ai luoghi in cui è stato realizzato lo scatto. I soggetti riguardano ritratti amatoriali realizzati in momenti di vacanza, fotografie di famiglia, e anche paesaggistica. Il ricondizionamento di questa cartella si è basato sulla precedente esistenza, al momento dell’acquisizione del fondo, di più raggruppamenti di fotografie relativi ad una medesima località ritratta: si supponeva infatti, che tali suddivisioni potessero essere state volute da Lombardo Radice stesso e dai familiari che negli anni hanno custodito il materiale fotografico, si è proceduto così mantenendo intatte le cartelle e riunendole sotto un’unica sezione.

    Insieme a due fotografie di un soggiorno estivo del 1913 a Fiume, e a quelle della famiglia ritratta nel 1924 nella casa di Quercianella, è in questa sezione che si trovano le fotografie dell’ultimo viaggio nel Canton Ticino, nel quale il Lombardo Radice trovò la morte il 16 agosto 1938 a Cortina d'Ampezzo, durante un'escursione verso il rifugio Croda da Lago. Nelle fotografie scattate il pedagogista è ritratto durante una gita sul Lago Maggiore, solitario davanti al paesaggio del San Gottardo, e insieme ai figli e alla moglie durante una passeggiata sulle Dolomiti. Anche una fotografia datata pochi anni prima, nel 1935, lo ritrae negli stessi luoghi insieme al figlio Lucio. Sul verso della stampa, la malinconica nota manoscritta dal Lombardo Radice stesso: «Stanco e invecchiato, una sosta col figlio nei Piani di Danta (Cadore)».

    La prevalenza in questa sezione, di fotografie relative proprio al territorio del Ticino conferma il suo amore per questi luoghi, vissuti inizialmente in veste d’incaricato dal governo del luogo, per sostenere e monitorare la loro didattica, e poi frequentati in compagni dei propri cari quali luoghi di vacanza e personale raccoglimento.

  8. L’album fotografico di famiglia

    Nel fondo fotografico dell’archivio depositato a Indire troviamo anche un album fotografico di 100 pagine, con copertina in cartone, appartenuto alla famiglia Lombardo Radice. I soggetti riguardano i momenti di vacanza, l’estati a Fiume e Quercianella, i soggiorni a Gaeta o Formia, le escursioni nel Ticino e sulle Dolomiti, i ritratti in studio dei figli e le foto di gruppo con gli amici. Le fotografie sono corredate in modo discontinuo da didascalie apposte sulle foto stesse e, in pochi casi, anche sulle pagine dell’album. Talvolta è stato possibile datare gli scatti e individuarne i soggetti, solo dalle note manoscritte sul verso delle stampe, quando non incollate. Alcune delle pagine dell’album presentano segni di incollatura nonostante siano prive di fotografie e si può quindi presumere che alcune stampe siano andate perse o siano state staccate e in parte riconducibili ai gruppi di fotografie sciolte presenti nel fondo archivistico.

    La tipologia stessa dell’album fotografico si contraddistingue quale fonte documentale dai singoli documenti e dalle singole stampe, in quanto è un raccoglitore unitario, in cui le fotografie sono state appositamente scelte e collocate in una specifica sequenza, che ne determina la lettura quale una narrazione inscindibile. Lo schema organizzativo adottato per l’inserimento delle fotografie entro le pagine dell’album sembra che abbia voluto definire una sorta di cornice narrativa e cronologica che connettesse i diversi protagonisti ritratti e appartenenti alla vita sia pubblica che privata di Lombardo Radice. Vi si trovano infatti, in maggior parte fotografie del contesto familiare, ma tra queste sono inserite anche fotografie di persone non ‘ufficialmente’ della famiglia, scattate in occasioni diversificate, quali gli incontri informali del pedagogista con amici e colleghi o gite e riunioni con i gruppi scolastici e di ex allievi, in cui venivano coinvolti anche i figli e la moglie. L’album fotografico del resto, per sua stessa natura, quale raccolta ordinata di fotografie, si colloca in uno spazio ‘medio’ che corre tra lo spazio pubblico e privato.

    Fin dall’Ottocento, con la nascita del formato a carte de visite nasce la moda dell'album fotografico, esposto nei salotti e quindi destinato ad un gruppo di spettatori, seppur ristrettissimi e appartenenti alla famiglia e alle cerchie di conoscenti. Ciò comporta anche che la collocazione di fotografie in un album, seppur apparentemente realizzata per preservare una memoria ‘privata’, abbia sempre avuto anche l’intenzione di proiettare verso l’esterno la dimensione intima del nucleo familiare, ed evidenziarne stili di vita e frequentazioni.

    L’autore delle fotografie dell’album in oggetto è in prevalenza sconosciuto, tranne i casi di fotografie realizzate e timbrate da studi professionali; è tuttavia ipotizzabile che molte siano state scattate da amici di famiglia o direttamente dal Lombardo Radice e dai figli, con la loro macchina fotografica personale. Da alcune inquadrature è possibile riconosce il soggetto realizzatore dello scatto, la cui ombra entra nell’inquadratura e rivela l’uso di una macchina fotografica a cassetta, mentre il figlio Lucio è talvolta ritratto dotato di reflex, in scatti databili agli anni Trenta. Tra le fotografie probabile opera diretta dei coniugi Lombardo Radice, vi è la sequenza di uguale formato di stampa di 5,6 x 8 cm, ritraente Giuseppina e Laura in posa o intente a giocare, tra le mura domestiche.

    Occasioni per scattare fotografie sono state soprattutto i momenti di svago della famiglia e le gite, durante le quali sono stati ritratti i figli in posa davanti a monumenti e ai paesaggi. Si può notare come, anche nelle fotografie dei viaggi, nella scelta dei luoghi e dei soggetti visitati e fotografati, possa esser riconosciuta la figura del pedagogista, seppur qui nel ruolo di padre, e di ciò che animò la sua ricerca dei fondamenti per una formazione spirituale e sociale dell’uomo che si potesse sviluppare attraverso occasioni stimolanti e istruttive. Pensieri che Lombardo Radice riportò sia nel suo ruolo educativo e formativo di insegnante, come nella propria vita quotidiana di genitore.

    Dalle date riportate sul recto delle fotografie è curioso anche notare come ai momenti importanti della vita professionale del Lombardo Radice, segnati anche da situazioni politicamente difficoltose, corrispondono momenti di vita familiare privati e apparentemente spensierati riconoscibili negli scatti di questo album. Ne è un esempio la serie di fotografie realizzate a Firenze e datate tra il 20 e il 23 maggio 1933, pochi giorni dopo esser stato informato da Fedele dell’intenzione di proporre al Consiglio dei ministri la sua sospensione dall’incarico. Nelle fotografie, in cui però il pedagogista non è ritratto, si riconoscono i figli intenti a visitare la chiesa di Santa Croce, foto di gruppo con amici a Fiesole e le figlie sorridenti al parco delle Cascine durante la locale Festa del Grillo. Agli anni 1927-1930 corrispondono invece un folto gruppo di fotografie che si susseguono tra le pagine dell’album e che ritraggono lo scorrere quotidiano della vita familiare nelle estati ad Abbadia San Salvatore, a Quercianella e a Fiuggi, nel periodo che seguì la promulgazione delle leggi eccezionali, e l’inclusione del Giuseppe Lombardo Radice alla sorveglianza della polizia politica.

    L’album di famiglia Lombardo Radice può così essere riconosciuto come un contenitore di memorie fotografiche private, ma anche una testimonianza strutturata delle relazioni sociali e pubbliche del pedagogista e della sua famiglia, che permette una lettura più articolata e visivamente inedita della biografia storica della figura pubblica dell’intellettuale.

  9. Le fotografie del periodo al fronte (1915-1918)

    Nella sua vita Giuseppe Lombardo Radice si è rivelato «uomo non senza contraddizioni, […] socialista e idealista, meridionalista e interventista democratico, monista e pluralista, ispirato a Gentile e a Croce ma anche al realista e positivista Salvemini»5 aderente al Partito Socialista Italiano (PSI) ispirato proprio da posizioni salveminiane, si era impegnato nel 1910 in prima persona nella lotta politica per la città di Catania, fondando il Fascio delle Organizzazioni Professionali e Politiche Democratiche con lo scopo di eliminare dall'amministrazione della città le vecchie clientele.

    Fu con lo scoppio della prima guerra mondiale, che l'impegno politico di Lombardo Radice, subì una svolta. Come molti altri democratici, tra i quali Salvemini, si convinse della necessità dell'intervento in guerra dell'Italia contro gli Imperi centrali, andando a scontrarsi anche con la moglie Gemma, di idee socialiste, e in disaccordo con le sue posizioni interventiste.

    Dimessosi nel settembre dal PSI, dopo l'intervento italiano, chiese di partire volontario per il fronte; inizialmente la sua domanda fu respinta, sia perché per la sua forte miopia era già stato riformato alla visita di leva, sia perché il Ministero della Pubblica Istruzione lo dichiarò indispensabile per l'università sia perché il Ministero della Pubblica Istruzione lo dichiarò indispensabile per l’università. Fu infine arruolato dopo avere minacciato le dimissioni dall'insegnamento, e dopo aver seguito un corso per allievi ufficiali a Catania. Con il grado di sottotenente dal settembre 1917 fu inviato sul monte Pasubio, nella zona di Vallarsa presso il comando del genio del V corpo d'armata facente parte della I armata.

    Nel fondo fotografico di Indire troviamo le testimonianze della sua esperienza al fronte raccontate attraverso le immagini e le parole scritte su verso delle fotografie inviate di Lombardo Radice alla famiglia tra il 1915 ed il 1918. Tra le fotografie, molti i suoi ritratti in divisa, nonostante dichiari di non amare le ‘civetterie’ imposte dai fotografi professionisti e senza compiacersi troppo della sua immagine. Inviando i propri foto-ritratti, scrive alle figlie, mantenendo sempre vivo il suo ruolo di paterno educatore: «Alla Giuseppina in premio della sua seconda lettera ‘da scolara’, papà» e dedica messaggi rassicuranti alla moglie: «Un pensiero dai miei bei roccioni protettori. Vivi sempre serena sul mio conto. Peppino».

    Non mancano, nelle dediche sul verso delle fotografie, riferimenti ad aspetti sereni e scherzosi vissuti o volutamente esposti alla famiglia per stemperare la difficoltà della situazione, quale la foto del cane Leno, ‘amico’ di trincea inviato alle bambine o l’ironia dello stesso Lombardo Radice riguardo la sua impostata posa fotografica da generale. I luoghi descritti nelle lettere e solo immaginati dalla famiglia nei lunghi mesi di lontananza del capofamiglia, sono raffigurati nelle fotografie dei luoghi della Vallarsa, luogo di rifugio per lunghi mesi in quanto territorio di scontro. Il pensiero di Lombardo Radice ancora va ai figli quando invia la fotografia della casa sul Lago di Speccheri, dedicandola a Giuseppina che precedentemente ne aveva immaginato le fattezze in un disegno inviato al padre.

    Subito dopo Caporetto su sua richiesta, Lombardo Radice fu addetto al servizio di propaganda per il quale ideò gli Spunti di conversazione coi soldati indirizzati a tutti gli ufficiali dei reparti del corpo d'armata. Il progetto prevedeva lezioni per gli ufficiali e conversazioni per i soldati, utilizzando parole e retorica adeguate alla loro preparazione. Alla base del pensiero di Lombardo Radice vi era una ‘pedagogia di guerra’, che sosteneva la necessità per tutta la nazione di appoggiare lo sforzo bellico della nazione. Nel febbraio 1918, quando il comando supremo istituì presso tutte le armate le sezioni P (Servizio di informazioni, assistenza e propaganda), per di migliorare le condizioni morali e materiali di soldati e popolazioni dei territori coinvolti, il pedagogista fu chiamato a organizzare il centro di collegamento con la prima linea presso il X corpo d'armata. Nel luglio fu infine chiamato a dirigere il Servizio P della VIII armata comandata dal generale Enrico Caviglia. Nell'ottobre, trasferito su sua richiesta, divenne capo sezione P presso la III armata e poté così partecipare alla battaglia di Vittorio Veneto.

    Alla fine della guerra, ritornato alla vita civile Lombardo Radice elaborò, sulla base dell’esperienza positiva fatta al fronte, un progetto di propaganda educativa, da avviare tramite la realizzazione di un centro appositamente adibito a Roma, con il compito di elaborare progetti, ricerche, statistiche e iniziative propagandistiche, nell'ottica di formare tra i giovani italiani lo spirito nazionale di cui il Paese era carente. Discusso durante un incontro nel 1919 con il ministro della Pubblica Istruzione Agostino Berenini, il progetto non ebbe però seguito, osteggiato dalla burocrazia ministeriale. Nonostante questa battuta d'arresto, nel maggio 1919 Lombardo Radice avviò la pubblicazione della rivista, L'Educazione nazionale, in cui sosteneva i principi dell'idealismo, indicando proprio nell'opera educativa la via necessaria per «l'intimo rinnovamento dell'anima italiana» e costituendo a tal fine il Fascio di Educazione Nazionale, a cui aderirono tra gli altri Ernesto Codignola, Giovanni Gentile, Piero Gobetti e Giuseppe Prezzolini. La rivista si occupò inoltre di documentare e collaborare con le altre esperienze di rinnovamento didattico di matrice attivistica presenti in Italia, da Maria Boschetti Alberti a Giuseppina Pizzigoni, alle sorelle Agazzi, e ha rappresentato l’esperienza in cui si definì il pensiero antifascista del Lombardo Radice, sviluppatosi poi dal 1924.

    5Cfr. G. Cives, Attivismo e antifascismo in Giuseppe Lombardo Radice: critica didattica o didattica critica?, Firenze, La Nuova Italia, 1983.

  10. Giuseppe Lombardo Radice e la Scuola

    Sono state inserite in questo categoria le fotografie che narrano del rapporto di Giuseppe Lombardo Radice con il mondo della scuola in tutti i suoi risvolti, quale insegnante nelle scuole secondarie, poi a Roma professore di pedagogia presso l'Istituto superiore di magistero e, dal 1923, direttore generale per l’istruzione primaria, incarico durante il quale, si occupò di elaborare i programmi per la scuola elementare6.

    A partire dagli anni Venti condusse la sua battaglia per il rinnovamento della scuola, pubblicando una serie di testi fondamentali quali Nuovi saggi di propaganda pedagogica (Torino 1922); Educazione e diseducazione (Firenze 1923); Accanto ai maestri (Torino 1925); Athena fanciulla (Firenze 1926); Scuole, maestri e libri (Palermo 1926); Saggi di critica didattica (Torino 1927); Il nostro Pestalozzi (Roma 1927). Opere che approfondivano ulteriormente la sua concezione di ‘scuola serena’, già teorizzata nel 1913 in Lezioni di didattica, e sempre più contraddistinta dalla centrale idea del ruolo attivo e critico dell'insegnante.

    I programmi per le scuole elementari del 1923, in cui Lombardo Radice sottolineava quali centrali all’attività scolastica le attività espressive del bambino e la comunicazione tra insegnante e classe, risentirono dei rapporti intrapresi con le scuole rurali dell’Agro Romano, le scuole ticinesi di Maria Boschetti Alberti e con la scuola della Montesca visitata per la prima volta nel 1915, esperienze educative che illustrò al grande pubblico nel suo Athena Fanciulla (1925). Nel fondo si trovano le testimonianze fotografiche che documentano i rapporti e gli incontri del pedagogista con quelle realtà rurali, oltre che fotografie di documentazione delle esperienze educative là svolte, da lui raccolta. Nei soggetti fotografici si può riconoscere quella campagna indicata dal Lombardo Radice quale luogo privilegiato di formazione per eccellenza, in cui era possibile svolgere una didattica che formasse i giovani in libertà e armonia, e in cui fondare una Scuola, non destinata più solo ai contadini, ma capace di fornire indirizzi utili da seguire anche nell’insegnamento nelle scuole urbane.

    Il coinvolgimento di Lombardo Radice nel contesto di un esperienza pedagogica quale quella della Montesca, e le forme che portarono alla sua visita a Città di Castello derivano dalla sua partecipazione all’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia (Animi), di cui Leopoldo Franchetti era presidente e Lombardo Radice consigliere fin dalla sua fondazione nel 1910, dando largo impulso alla diffusione dell’istruzione popolare e alla lotta contro l’analfabetismo. L’idea di privilegiare una ‘scuola pratica’ nasce e si sviluppa quindi per Lombardo Radice proprio grazie all’esperienze di conoscenza diretta con le scuole rurali e della Montesca, da cui elabora i principi della sua didattica intesa quale esperienza attiva sia del maestro che dell’alunno.

    La visione pedagogica di Lombardo Radice, rifletteva sulla creazione di una scuola in cui lo spirito infantile potesse liberamente manifestarsi e la creatività non fosse ostacolata né soffocata dagli adulti, secondo il mito della ‘scuola serena’ teorizzato dal pedagogista siciliano, ovvero un «modello di scuola nuova o attiva in cui al centro si trovano l’attività del bambino, ma anche il maestro come quale sollecitatore dell’impegno del bambino»7. Questa visione era al centro della sua opera sull’istruzione primaria, sviluppata nel corso del suo incarico di direttore per l’istruzione primaria al Ministero. Esperienza che vide la sua conclusione il 6 giugno 1924, quattro giorni prima dell'assassinio di Giacomo Matteotti, quando il Regime espresse apertamente la sua intransigenza totalitaria e Lombardo Radice decise di abbandonare la sua collaborazione al governo per essere reintegrato nella carriera universitaria. Relativamente a questa impostazione attivistica di Lombardo Radice è possibile riconoscere nel fondo archivistico in esame, molta documentazione fotografica in parte relativa ai metodi Agazzi e Montessori: le fotografie, non datate, probabilmente inviate su richiesta di Lombardo Radice, provengono da due istituti di Brescia e dell’Agro Romano, e ritraggono le attività dei bambini e l’ambiente in cui esse si sviluppano, ideato quale un luogo familiare, semplice e composto di materiali che fanno parte della quotidianità dei fanciulli.

    6G. Lombardo-Radice, Esame dei programmi per la scuola elementare e testo dei programmi ufficiali del 1923 e del 1924, Milano 1937.

    7In F. Cambi, Lombardo-Radice Giuseppe, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 65, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2005, p. 541.

  11. Mostra a cura di: Pamela Giorgi e Irene Zoppi

    Progetto grafico pubblicazione: Gabriele Pieraccini

    Sviluppo grafico e multimediale: Vieri Pestelli

    Comunicazione: Antonella Sagazio e Patrizia Centi

    Crediti fotografici: Fondo "Giuseppe Lombardo Radice" sezione fotografica, Archivio storico Indire