immagine palazzo INDIRE rovinato

L’alluvione del 4 Novembre 1966

testi patrimonio INDIRE rovinati

Dalle fotografie scattate all’indomani dell’alluvione del 1966 è possibile vedere il grande portone di Palazzo Gerini di via Buonarroti abbattuto dalla violenza delle acque. Del resto tutto il quartiere di Santa Croce, dove è situato il palazzo, era stato duramente colpito. L’ingresso del palazzo era interamente invaso dal fango e dalla nafta. Niente era stato risparmiato.

Nelle sale storiche del piano terreno il patrimonio era quasi interamente perduto: mobili, dipinti, lampade, il materiale librario e documentario, le collezioni rare del Cinquecento e Seicento, le miscellanee del Settecento e dell’Ottocento, i calchi in gesso, le riproduzioni rare, tutto era distrutto, semi-distrutto e ricoperto da una coltre di melma.

Rimaneva ben poco di quanto era stato raccolto in anni di pazienti ricerche e attente scelte di acquisti di antiquariato del libro e dell’illustrazione. La sala che ospitava le raccolte più preziose, quella del Rinascimento, era un’intera rovina: dall’acqua si era salvato solo l’antico soffitto dipinto a tempera. La grande vetrina degli incunaboli – tra cui quelli rarissimi del Vergerio – era rovesciata a terra, gli armadi laccati, sfondati dall’acqua, erano stati completamente svuotati del loro contenuto.

uomini al lavoro per la ricostruzione dell'edificio INDIRE

La saletta del Seicento, dove si trovavano fra le altre cose i documenti autografi del Collegio Ghisleri e numerose stampe originali dell’epoca, era una di quelle che riportavano maggiori danni: i pesanti scaffali sollevati dall’acqua erano incastrati nel soffitto, i mobili erano a pezzi, i quadri e le vetrine erano accatastati.

stanza Rinascimento del Palazzo INDIRE rovinata dall'alluvione del 1966

Nonostante la gravità dell’evento, già le foto del 5 dicembre del 1966 attestano un portone ritornato sui cardini e all’interno un fervente lavoro di ricostruzione e di ripristino: molte le persone al lavoro, i volumi appena estratti dal fango cosparsi di segatura e posti verticalmente sugli scalini del palazzo, i locali rimasti asciutti adattati ad asciugatoi. Volontari e personale del CDNSD si prodigarono infatti per salvare le opere preziose della storia della scuola: dopo qualche settimana di estenuante lavoro si riuscì a estrarre dalla melma la maggior parte delle opere a stampa e a iniziare immediatamente l’opera di restauro.

Tuttavia, l’Arno aveva distrutto la più grossa parte del vecchio Museo della scuola, rovinando irreparabilmente una delle più ricche raccolte europee dedicate alla storia dell’educazione e dell’istruzione.