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19 Settembre 2008

Educare alla cittadinanza e alla partecipazione

La vivibilità degli spazi, migliorata attraverso una ristrutturazione concertata e partecipata, produce risultati molto positivi sulla qualità educativa

di Maria Grazia Mura

Intervista a Giuditta Previti, Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo Via delle Alzavole di Roma.

Come è nata la partecipazione dei ragazzi?
I ragazzi sono stati i primi soggetti ad esprimere un bisogno, hanno chiesto un intervento urgente e si sono sentiti coinvolti da subito, in prima persona.
Il Dipartimento XII del Comune di Roma ha voluto altrettanto fortemente coinvolgere i ragazzi nella progettazione ed in questo ha trovato l’appoggio degli insegnanti, che hanno colto l’occasione per educare i loro alunni al concetto di partecipazione.
Il messaggio che si è voluto far passare, infatti, è che non si chiede alla Pubblica Amministrazione senza offrire in cambio, almeno, la disponibilità a fare proposte costruttive e a impegnarsi poi a mantenere in buona salute il prodotto di un impegno economico e professionale prestato.

Come avete attuato la partecipazione? Avete incontrato delle criticità in questa fase del lavoro?
Probabilmente per la forte motivazione che ha spinto alunni e personale scolastico, non abbiamo incontrato grosse criticità nella attivazione e attuazione dei processi partecipativi. Anzi, lo scopo pratico è elaborare un progetto per il campetto: è stato utilizzato come occasione di studio e di ricerca tecnica da parte dei ragazzi insieme ai loro insegnanti, quindi anche per il raggiungimento di obiettivi formativi specifici di alcune discipline (in particolare la matematica, le scienze, la tecnica, ma anche la lingua italiana, l’informatica, l’educazione sportiva e alla salute, la convivenza civile).
Perciò, i ragazzi hanno iniziato a lavorare per gruppi, interrogandosi sulle reali necessità  oltrechè sui desideri spontanei che volevano esprimere.
Questo momento iniziale è stato molto importante per sviluppare la capacità di indagare sui bisogni, di fare proposte e di ricercare soluzioni possibili.
I ragazzi hanno utilizzato le conoscenze disciplinari, le competenze teoriche e pratiche e le loro diverse attitudini, in una sinergia di intenti che ha fatto di loro e dei loro insegnanti un unico grande team di lavoro.
Si sono impegnati apportando contributi personali; hanno dovuto accettare le inevitabili difficoltà e gli ostacoli che si frappongono tra alla realizzazione di un progetto.
Hanno imparato, insomma, “un sacco di cose” che la scuola si pone come proprie finalità formative.

Da quali necessità siete partiti?
Per essere più precisi, la nostra scuola media è stata ed è ancora oggetto di due progetti di ristrutturazione: uno riguarda l’edificio scolastico nel suo insieme, vialetto a scuolal’altro il campo sportivo annesso. È proprio dall’esigenza di rendere di nuovo agibile il “campetto”, come siamo soliti definirlo, che è iniziato il nostro rapporto con il Dipartimento XII del Comune di Roma.
Il campetto, appunto, in passato ha conosciuto momenti di intensa attività sportiva scolastica ma poi, purtroppo, un processo irreversibile di degrado lo ha condotto alla totale inagibilità: per anni studenti ed insegnanti hanno assistito impotenti al triste spettacolo di una struttura inutilizzabile.
È stata la tragica scomparsa di un alunno della scuola in un pomeriggio estivo durante una partitella a pallone tra amici per le vie del quartiere, che ha stimolato i ragazzi a formulare all’allora Sindaco Walter Veltroni una richiesta ufficiale di ristrutturazione del campo, affinchè la struttura una volta rinnovata potesse accogliere gli studenti e i giovani del quartiere anche nel tempo libero, evitando che fatti di tale gravità possano ripetersi.

Quale progetto è nato dal lavoro dei ragazzi?
Il risultato di questo breve ma intenso lavoro è stato un progetto che è stato consegnato previo mandato nelle mani dell’architetto Cuccaro e che prevedeva il rifacimento del campo con la predisposizione polivalente per la pallavolo, il calcetto, il basket; e anche il posizionamento di una serra per attività di giardinaggio e la riqualificazione dell’area verde circostante.
Nelle finalità dei ragazzi quindi, c’era lo sport, ma anche l’ecologia e la natura, il divertimento e la possibilità di rilassarsi insieme all’aria aperta.
Sulla scia di questo progetto ed in concomitanza con esso, è partito anche quello di ristrutturazione dell’intero edificio, per il quale minore è stato l’intervento a livello progettuale da parte dei ragazzi, ma più forte il loro coinvolgimento successivo nell’implementazione dei processi di conservazione e di miglioramento degli spazi.

Quali ricadute ha avuto nella quotidianità della vita della scuola il rinnovamento dell’edificio attuato secondo questo processo? Possibile promuovere il cambiamento attraverso gli spazi?
È risultato evidente come l’edificio rinnovato abbia stimolato la cura per la scuola stessa, il cui interno, dopo quasi due anni dalla conclusione del lavoro, è ancora praticamente intatto. Prima dell’intervento, certe forme di disprezzo e incuria verso gli ambienti erano quasi quotidiane. Dopo è cambiato tutto: la vivibilità degli spazi si ‘ riflessa sui comportamenti. Il gusto di mantenere bene, in buone condizioni, la struttura è stato accompagnato dal desiderio di abbellirla e di personalizzarla. Sono stati prodotti dagli alunni quadri e altri lavori che fanno bella mostra di sè alle pareti dei corridoi, sotto la luce di faretti opportunamente posizionati come da progetto;  sono stati allestiti “angoli” per piccole mostre occasionali e permanenti; a lato dell’ingresso principale campeggia  “l’albero delle stagioni e degli eventi” che si veste periodicamente di addobbi natalizi e pasquali, di foglie multicolori, di fiori e di frutti a seconda delle ritmiche cadenze dell’anno, ma anche di biglietti, di foto, di desideri espressi dai ragazzi in  occasioni particolari.
I lavori non sono ancora terminati: manca la ristrutturazione degli esterni, la scala d’emergenza, l’ascensore, la consegna degli arredi per le aule e gli altri locali.
Tuttavia il più grande obiettivo è stato già raggiunto: cioè quello di avvicinare o meglio di assimilare il più possibile la cosa pubblica alla cosa privata.
La scuola è oggi per noi, alunni, insegnanti, collaboratori scolastici, genitori, per me dirigente, come una casa in perenne costruzione, a cui tutti  teniamo perchè ci viviamo veramente, perchè ci piace e la sentiamo nostra.
Del resto le richieste che sono state fatte ai progettisti sono state accolte e realizzate quasi tutte, almeno nei limiti del possibile in termini logistici ed economici; sono state altresì migliorate dal loro contributo esperto e dall’opportunità concessa di rimodulare alcune parti del progetto in corso d’opera.
Alcuni aspetti di criticità sono emersi successivamente alla progettazione, come ad esempio l’attesa per la realizzazione delle opere (i tempi tecnici non corrispondono quasi mai alle aspettative e, ad esempio, e i ragazzi che avevano richiesto la ristrutturazione del campo sono ormai quasi diplomati).
Altra problematica da affrontare è stato il disagio durante i lavori, in particolare sull’edificio: spazi agibili ridotti, necessità di spostare alcune classi ad altro plesso, un po’ di rumori, massima attenzione alla sicurezza. Tuttavia, è apparsa evidente fin dall’inizio la disponibilità di tutti, insegnanti, alunni, famiglie ad avere pazienza , in vista di un risultato tanto atteso e auspicato.

È possibile insegnare l’ecologia ai ragazzi utilizzando anche l’edificio scolastico?
ingresso accoglienza a scuola
Vorrei sottolineare quanto la ristrutturazione dell’edificio scolastico abbia influito sull’aspetto ecologico del sistema.
Non solo l’allocazione della grande serra esterna accanto al campetto e la distribuzione di piccoli ma numerosi spazi verdi intorno a tutto l’edificio favoriscono l’insegnamento ecologico-naturalistico attraverso lo studio delle piante dalla semina alla messa a terra.
È stata implementata la dimensione ecologica nell’accezione più ampia e completa del termine, come rapporto tra esseri viventi;in questo caso alunni e personale scolastico – e ambiente in cui vivono – in questo caso la scuola.
È ecologica la scelta dei materiali usati, dei colori delle pareti, degli arredi, degli spazi e loro utilizzo. È ecologica la distribuzione degli ambienti: da quello sportivo, quello scientifico, quello linguistico, quello tecnico-pratico, agli angoli  per la ricreazione e per la socializzazione.
L’ecologia degli  spazi nella scuola significa appunto, l’adeguamento, cioè degli stessi alle esigenze di vita delle persone che li frequentano.

Quali caratteristiche dovrebbero avere gli spazi della scuola secondaria?
Se la nostra scuola media ha vissuto l’epoca tradizionale degli spazi chiusi e separati, dell’uso univoco dei locali a disposizione, degli arredi fissi che impediscono l’adattamento a situazioni e a necessità diverse dei ragazzi  e anche dei docenti, oggi si può dire che stiamo facendo le prime esperienze, di spazi più aperti e flessibili.
Infatti, i ragazzi specie nell’età della scuola secondaria hanno sicuramente bisogno di punti di riferimento fermi e stabili, nello spazio come nei rapporti, ma questi punti fermi devono essere connotati dalla massima flessibilità, devono facilitare la possibilità di creare.
Le caratteristiche, infatti, che dovrebbero avere gli spazi scolastici, e che sono prepotentemente emerse dal lavoro di progettazione partecipata dei ragazzi, sono:

  • l’essenzialità nelle aule, la semplicità e la funzionalità degli arredi, le scelte cromatiche che favoriscono la calma e la concentrazione, elementi che permettono ai ragazzi di sfruttare al meglio l’aula di studio della classe;
  • l’ampiezza e l’apertura degli spazi comuni (atrii, pianerottoli,  corridoi, sale), per favorire la socializzazione con i compagni delle altre classi;
  • la presenza di molte vetrate: avere tutto il più possibile “a vista” consente di avere sempre un quadro di insieme, oltre a permettere la possibilità di controllo e autocontrollo e maggior capacità di movimento fisico e visivo
  • la plurifunzionalità nell’utilizzo di alcune sale/laboratorio, utilissima per sfruttare appieno lo spazio a disposizione , ma anche per creare occasioni di incontro tra gruppi di alunni e scambi di apporti disciplinari, per favorire la capacità di lavorare insieme, di lavorare accanto senza disturbarsi.

Per concludere si  può affermare che migliorare la qualità degli spazi, se condotto in modo partecipativo e responsabilizzante nei confronti dei ragazzi, porta risultati fortemente positivi non solo rispetto alla vivibilità, ma anche in termini educativi.