• it
Ricerca per l'innovazione della scuola italiana

indireinforma

28 Ottobre 2011

Il successo della scuola finlandese

Intervista a Marco Orsi, responsabile di "Senza Zaino"

di Maria Grazia Mura

Il prof. Marco Orsi, che segue il progetto italiano “Senza Zaino“, descrive i punti di forza delle scuole finlandesi, considerate tra le migliori del mondo. Una sezione di “Abitare la Scuola” commenta queste considerazioni con una galleria fotografica.

 

Professor Orsi, quali sono i punti di forza della scuola finlandese?

In primo luogo la formazione dei docenti: l’ottima preparazione universitaria di tutti i docenti, dalla primaria alla secondaria, ed il rapporto stretto, il forte interscambio, tra ricerca universitaria e attivitàdidattica.

Ad esempio nella città di Jouensuu, che ho visitato, accanto alla facoltà universitaria dove studiano i futuri docenti sono state costruite una scuola primaria e una secondaria. Qui i docenti che insegnano alla scuola primaria e secondaria insegnano anche all’università, e gli studenti universitari vanno nelle scuole a vedere le pratiche didattiche. Altro punto di forza è l’attenzione alle nuove tecnologie. Nelle classi che abbiamo visitato c’è sempre una LIM e ci sono i computer, in tutte le aule sia della primaria che della secondaria. I computer sono a disposizione anche negli spazi comuni. Soprattutto nella secondaria i ragazzi possono accedere in ogni momento ad internet per attività didattiche o ricreative. Altro punto di forza è l’attenzione alle attività manuali: è una delle cose che più mi hanno colpito. L’utilizzo delle ICT a tutto campo, sia da parte dei ragazzi che dei docenti, tutti preparatissimi ad utilizzarle, si unisce ad un grande valore che viene dato nel curricolo alle attività manuali e laboratoriali. In tutte le scuole, primarie e secondarie, ci sono i laboratori di falegnameria, che poi diventano, quando i ragazzi sono più grandi, laboratori del ferro. Quindi i ragazzi sono abituati a lavorare con macchinari di una certa complessità come pialle a spessore, seghe a nastro, saldatori, ecc. tutti quegli oggetti utilizzati normalmente in una officina meccanica e in una falegnameria e che da noi sarebbero impensabili non tanto per ragioni di budget quanto per una visione eccessiva circa le questioni della sicurezza. Poi hanno il laboratorio di taglio e cucito e il laboratorio di arti grafiche. E comunque l’importanza data alla manualità è uno degli aspetti che ho visto più sviluppato anche rispetto agli altri paesi europei. Sappiamo che l’uso delle mani è uno degli ingredienti per lo sviluppo dell’intelligenza, anche se questo importante aspetto della formazione non è messo in rilievo nei tanti rapporti sulla Finlandia. Ma qui, in questa scuola di eccellenza, che per tre volte è risultata in cima alla classifica OCSE PISA rispetto a tutte le scuole del mondo, questo aspetto viene riconosciuto e praticato. Ai laboratori di musica viene dato molto peso, dai 7 ai 16 anni i ragazzi frequentano laboratori di musica attrezzatissimi, anche nelle scuole più periferiche. Ci sono ad esempio un numero di chitarre, tastiere, percussioni, strumenti a fiato, sufficiente a poter far lavorare tranquillamente 20 – 25 ragazzi. E come sappiamo il curricolo musicale è uno dei fondamenti dei saperi disciplinari, connesso agli apprendimenti di discipline come la matematica o la lingua: avere un buon curricolo di musica è centrale in una scuola di qualità. Infine troviamo molta attenzione alla attività teatrale.

Un altro elemento significativo è l’attenzione alle piccole scuole periferiche, situate nei villaggi, nelle foreste, nei laghi, scuole che noi chiameremmo pluriclassi. Mentre in Italia le pluriclassi non sono sostenute, in Finlandia sono supportate da molti finanziamenti e dotate di tutta la strumentazione possibile perchè risultino scuole di qualità. Qui da noi le pluriclassi sono ritenute scuole di secondo livello, si pensa che l’attività didattica seria si faccia solo nelle scuole a classe unica. Questa attenzione alle pluriclassi tra l’altro l’ho riscontrata anche nel viaggio che ho fatto successivamente nella Repubblica Dominicana: si chiamano scuole multigrado ed hanno dei sostegni ministeriali e dei finanziamenti della cooperazione internazionale dedicati. L’attenzione alle scuole pluriclassi l’ho trovata quindi sia in un paese in via di sviluppo, sia in un paese al top della classifica mondiale, e mi ha colpito molto, perchè la scuola in queste realtò periferiche è fondamentale ed è quindi essenziale che sia di qualità. Un altro aspetto caratteristico della Finlandia è l’autonomia dei ragazzi, che vanno da soli a scuola, e questa autonomia l’ho riscontrata anche in Repubblica Dominicana, dove è dettata da necessità economiche. Ad esempio sia in un paese che nell’altro i ragazzi andando a scuola da soli acquisiscono un’autonomia che i nostri ragazzi non hanno. Per non dire dei comportamenti a cui sono abituati durante l’attività scolastica.

 

Ci racconta di alcune modalità di fare didattica che ha trovato più interessanti?

L’attività didattica è molto scandita: ho assistito a diverse lezioni, sia nella primaria che nella secondaria e ho visto che generalmente si svolgonarredo scuola: armadioo in 3 passaggi. All’inizio l’intervento del docente – che non dura più di un quarto d’ora – poi il coinvolgimento degli alunni attraverso un’attività, un lavoro di gruppo o una presentazione, e infine si passa alla terza fase che è realizzativa e che può essere di tipo laboratoriale. Per esempio ho assistito in una secondaria ad una lezione di fisica: dapprima il professore spiegava l’argomento con una presentazione al computer, poi ha chiamato un alunno che ha commentato l’argomento utilizzando la LIM, infine la classe si è trasferita in laboratorio per costruire degli esperimenti pratici. Nella scuola elementare, si ripeteva lo stesso schema: spiegazione, lavoro di gruppo, sintesi. Quando i ragazzi erano impegnati nel lavoro di gruppo, l’insegnante è andato via dalla classe e ci ha accompagnato a visitare la scuola. Una volta ritornati gli alunni tranquillamente svolgevano il loro compito: sono abituati ad essere autonomi e indipendenti. Il tema della sorveglianza non è cosi stringente, non è forte come in Italia, sia negli spazi di raccordo interni all’edificio, sia negli spazi esterni. Ancora una volta èimportante sviluppare l’autonomia: non dimentichiamo che le competenze sulle quali oggi insistiamo per il processo di apprendimento si basano sull’autonomia, non esiste la competenza se non c’è il soggetto autonomo. Quindi questo sviluppo dell’indipendenza, del saper fare da sè senza che necessariamente ci sia la presenza costante e vigile del docente è uno degli ingredienti fondamentali per la riuscita del sistema – Finlandia.

 

Come è ritmato il tempo della scuola?

Il tempo scuola è diverso dal tempo di lezione: questo è un altro aspetto molto importante. Mi spiego: in Italia noi abbiamo un sistema molto rigido, la scuola comincia quando suona la campanella, cioè quando inizia la lezione, quando il docente entra in classe. Questo non avviene in molti paesi scandinavi e anglosassoni, dove la scuola inizia quando i ragazzi arrivano a scuola. Fuori in giardino o dentro l’edificio, nell’atrio e negli spazi di raccordo -quindi non in aula- gli alunni trovano ambienti confortevoli e attrezzati per attività libere, per studiare, giocare o leggere un libro, parlare con i compagni, suonare la chitarra. Anche gli intervalli tra una lezione e l’altra vengono utilizzati in questo modo. Questo vale anche per i docenti, che se ad esempio lavorano 25 ore, stanno a scuola per un tempo più consistente. Nonostante le attività parallele all’insegnamento siano meno che in Italia, i docenti normalmente si recano a scuola prima e ne escono dopo, perchè trovano un ambiente attrezzato e accogliente, che favorisce le attività di studio e approfondimento, di relazione con i colleghi e soprattutto con i ragazzi, di riordino dei materiali.

 

L’ambiente didattico che ruolo ha in tutto questo? Con una sezione del sito Abitare la Scuola strutturata come una galleria fotografica, abbiamo cercato di far conoscere le scuole da lei visitate. Le chiedo un ulteriore commento.

postazioni computer comuniLa scuola è una comunità di vita, come direbbe Dewey, dove l’ambiente è fondamentale. Sono rimasto colpito da una scuola primaria dove ogni classe era attrezzata con materiali didattici, la LIM, 2 o 3 PC, uno stereo, e una cucina che serve ai ragazzi per fare piccole torte o per attività pittoriche. Aggregato all’aula c’è uno spazio più piccolo dove il docente può incontrare 2 o 3 alunni in modo separato per colloqui o attività più individualizzate. È dotato di vetrate in modo da permettere al docente di vedere contemporaneamente l’attività che si svolge in classe. Gli arredi nelle aule sono di qualità. Si usano generalmente banchi singoli, di varie forme assemblabili. Quello che è davvero diverso sono gli spazi di raccordo, che diventano piacevoli angoli di incontro, attrezzati con tavoli, divani, con una attenzione alle relazioni fondamentale. La scuola qui è davvero un luogo di vita.

 

Qualche osservazione sulla valutazione dei docenti?

Gli insegnanti vengono valutati da parte degli alunni attraverso questionari on-line che costituiscono motivo di studio e riflessione per il dirigente ed il suo staff. È una cosa che viene fatta con la massima serenità. La valutazione del dirigente sui docenti ha anche un peso sullo stipendio, anche questo è vissuto in modo sereno.

 

Quali aspetti e quali modalità possono essere più facilmente trasferibili per favorire il cambiamento nella scuola italiana?

Quasi tutto può essere trasferibile, anche se non può essere realizzato un modello finlandese tout-court. Ad esempio sarebbe utile studiare come favorire quella modalità per cui la scuola non inizia con la lezione, ma quando arrivano gli studenti, attrezzando davvero gli spazi di raccordo. Un altro punto è insistere molto di più sulle attività musicali e manuali, ad esempio anche di cucina. E infine un altro aspetto fondamentale è insistere sull’autonomia, come diceva Maria Montessori. Oggi, che si parla di “didattica secondo compiti autentici”, è ancora più importante. Se saremo capaci di innescare certi processi e favorire alcuni cambiamenti, tra qualche anno potremo raggiungere certi obiettivi.

 

Foto I.C. G. Mariti di Fauglia (Scuola Senza Zaino) (Credit G. Moscato)